Da Weber a Liszt, con qualche sorpresa

Pubblicato il 21 Giugno 2018

Ventotto appuntamenti in quattro province della Sicilia: è il programma estivo dell'Orchestra Sinfonica Siciliana che prende il via sabato 23 giugno, alle ore 21, in piazza Ruggiero Settimo con la siciliana Maria Luisa Macellaro La Franca sul podio, considerata una delle direttrici d'orchestra più interessanti della nuova generazione.

Palermo - 21 giugno 2018 - Sabato 23 giugno, alle ore 21, in piazza Ruggiero Settimo, al via il programma estivo dell'Orchestra Sinfonica Siciliana. Si tratta di 28 appuntamenti che vedranno l'Orchestra protagonista in quattro province, sino al 5 agosto. L'Orchestra sarà diretta da Maria Luisa Macellaro La Franca. In programma: Weber, Invito alla danza; Franz Liszt (1811-1886), Les Préludes, Méphisto-Walzer; Rapsodia ungherese n. 2 in do diesis minore.

Maria Luisa Macellaro La Franca. Acclamata dalla critica internazionale, é considerata una delle direttrici d'orchestra più interessanti della nuova generazione. Nativa di Villabate, si è formata al Conservatorio "Bellini" di Palermo, ma ha svolto tutta la sua attività all'estero. Oltre a dirigere Maria Luisa Macellaro La Franca è affermata pianista, il suo repertorio spazia dalla musica antica su strumenti d'epoca, alla musica moderna. Si è perfezionata nella prestigiosa Zurich Musik Hochschule di Zurigo dove si è diplomata anche in composizione jazz, musica da camera e musica antica. E' vincitrice di innumerevoli premi in concorsi pianistici nazionali ed Internazionali. Maria Luisa vive a Bordeaux dove ha fondato il Festival "Autour du piano et de la harpe". Dal settembre 2015 Maria Luisa é Direttore Principale della prestigiosa Orchestra Unisson Acme di Bordeaux.  Nel febbraio 2015 ha vinto la selezione IBM International, premio che le ha permesso di dirigere la Berliner Sinfonietta nella Sinagoga di Berlino.

Biglietto unico 5 euro.

Biglietti al Botteghino del Politeama Garibaldi

Info:
biglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it
www.orchestrasinfonicasiciliana.it
www.vivaticket.it
091 6072532.

L'Ufficio stampa
(Mario Pintagro)

Note biografiche

Maria Luisa Macellaro La Franca, direttore
Acclamata dalla critica internazionale, é considerata una delle direttrici d'orchestra più interessanti della nuova generazione. Oltre a dirigere Maria Luisa Macellaro La Franca è affermata pianista, il suo repertorio spazia dalla musica antica su strumenti d'epoca, alla musica moderna. Comincia lo studio del pianoforte, della composizione e della direzione d'orchestra al Conservatorio V. Bellini di Palermo dove consegue nel 2000 il diploma col massimo dei voti. Si perfeziona quindi nella prestigiosa Zurich Musik Hochschule di Zurigo dove si diploma anche in composizione jazz, musica da camera e musica antica, con il massimo dei voti. Vincitrice di innumerevoli premi in concorsi pianistici nazionali ed Internazionali (Osimo Coppa Pianisti d'Italia 1996, IBLA Grand Prize 2000, Elsy Mayer Stiftung 2003) comincia giovanissima una carriera che l'ha portata ad esibirsi in diversi paesi e teatri quali il Teatro Politeama di Palermo, l'Opera di Bordeaux, Teatro del museo MAM e Istituto di Cultura Italiano di Rio de Janeiro, Sinagoga di Berlino e Halle del Conservatorio Superiore di Düsserldorf, Auditorium de Los Andes Mendoza, Halle del Banco Hipotecario Lujan in Argentina, Grosser Saal Zurich, Teatro di Ligerz, Teatro Boccadoro di Lugano , Centro di Cultura Collado Villalba di Madrid, Grand Theater Osaka in Giappone, Sala presidenziale di Ankara (Turchia).

Come compositrice Maria Luisa è stata premiata con diversi riconoscimenti: per la "Cantate pour la mort de Falcone et Borsellino" ha ricevuto il premio " Envie d'Agire" come migliore creazione musicale nel 2009, LABEL IDDAC 2009 come migliore opera teatrale francese 2009 ed è stata quindi nominata Ambasciatrice di Cultura nel mondo 2012 per l' Italia. Per la composizione "Emes Symphonie" ha ricevuto il Prix du Conseil General de Gironde, Ambassador Human Rights I.H.R.O.2013, Ambassador for the women rights in Music 2014, International Human Rights Commission IGO as Goodwill Ambassador for Peace.

E' regolarmente artista invitata in differenti festival internazionali sia come pianista che come direttore d'orchestra : Rio International Harp Festival (Brasile), Swiss Harp Festival, Festival de Arles, Semaine Musical de Bayonne, Estivales en Charente Maritime, Cap Ferrat Music Festival (Francia), Armonie d'Autunno (Italia), French Festival Theater, Aan het Vrijthof (Maastricht), IBM International Berlin (Germania).

Maria Luisa vive a Bordeaux dove ha fondato il Festival "Autour du piano et de la harpe".

Per la stagione 2011 /2012 é stata direttore stabile dell'orchestra "Molto Assai" con la quale si é esibita in diverse tournée nella Francia del sud. Dal settembre 2015 Maria Luisa é Direttore Principale della prestigiosa Orchestra UNISSON ACME di Bordeaux.

Le sue opere liriche originali sono regolarmente rappresentate in teatri francesi ed Italiani (Casino Bordeaux, Jean Vilar Eysines, Bellegrave Pessac, Golden Palermo) ed i suoi pezzi di musica da camera eseguiti da grandi personalità francesi: il suo ultimo pezzo per Violoncello "Sharade" è stato registrato ed eseguito in una tournée mondiale dal grande violoncellista francese Etienne Peclart ed inciso con l'etichetta Triton.

Nel febbraio 2015 Maria Luisa ha vinto la selezione IBM International, premio che le ha permesso di dirigere la Berliner Sinfonietta nella Sinagoga di Berlino.

Maria Luisa ha inciso nel 2017 per la Da Vinci Classic Osaka, "Liszt Erard 1852" su fortepiano Erard e nel 2018 un CD con i Notturni di Fauré et Charlotte de Rotschild. A dicembre 2017 ha fatto il suo debutto in Giappone con un recital sul repertorio romantico al Grand Front Theater di Osaka. In aprile 2018 ha debuttato come direttore d'orchestra a Ankara (Turchia) dirigendo la Baskent Akademik Orkestra.

Maria Luisa é direttore invitato del progetto internazionale IME (Orchestra Sinfonica San Remo) e direttore invitato dalla Rotterdam Kamerata Stradivarius e Orchestra Sinfonica Siciliana oltre ad avere inviti per recital pianistici in Cina, Libano e Australia.

Note di sala a cura di Riccardo Viagrande

Carl Maria von Weber
(Eutin, Lubecca, 1786 – Londra 1826)
Invito alla danza (AufforderungzumTanze) op. 65
Moderato, Allegro vivace, Vivace, Moderato
Durata: 12'

Composto nel 1819 per pianoforte da Weber, Invito alla danza è una pagina di musica a programma nella quale è rappresentata una scena in cui un cavaliere invita una dama inizialmente recalcitrante a ballare un valzer. Divenuto famosissimo e soprattutto entrato nel repertorio di tutti i grandi pianisti dell'Ottocento, tra cui Franz Liszt, questo lavoro, classificabile dal punto di vista formale sia come valzer che come rondò brillante, ha goduto di una grande popolarità anche grazie alla versione orchestrale che Berlioz ne fece nel 1841. In questa versione l'opera si apre con uno splendido assolo del violoncello, quasi un recitativo strumentale, che dà voce al cavaliere, al cui invito la dama sembra inizialmente mostrarsi ritrosa nel dolce suono dei legni. Poco dopo la dama cede agli inviti del cavaliere e si fa coinvolgere nel vorticoso ritmo della danza, all'interno della quale spicca il celebre tema centrale che ricorda i primi valzer di Johann Strauss Padre; nel finale il cavaliere non può far altro che ringraziare la dama con un inchino reso sempre dal violoncello solista.

Franz Liszt
(Raiding 1811 – Bayreut 1886)
Les préludes (d'après Lamartine), poema sinfonico S 97
Andante maestoso, Allegro tempestoso, Allegretto pastorale, Allegro marziale animato, Vivace, Andante maestoso
Durata: 18'

"Non è forse la nostra vita una serie di Preludi a quel canto di cui la morte intona la prima nota solenne? L'amore è l'aurora incantata di ogni esistenza; ma qual è la vita le cui voluttà di gioia non sono interrotte da qualche uragano che con soffio mortale dissipa le sue belle illusioni e con folgore fatale distrugge il suo altare, e qual è l'anima crudelmente ferita che, uscendo da una di queste tempeste, non cerca di riposare i suoi ricordi nella calma dolce della vita dei campi? Tuttavia l'uomo non si rassegna a lungo a gustare il tepore benefico che all'inizio lo aveva allettato in seno alla natura, quando la tromba ha dato il segnale d'allarme, egli corre all'avamposto pericoloso quale sia la guerra che lo chiama, per ritrovare nella lotta la piena coscienza di se stesso e il completo possesso delle sue forze".

Queste domande retoriche, che scaturiscono dalle riflessioni del compositore sullo stretto rapporto tra la vita e la musica, evidenziano la fonte ispiratrice di questo poema sinfonico oltre ad indicare le tracce programmatiche di Les préludes proposte al pubblico durante la sua prima esecuzione. Questo programma, pur essendo un libero commento alla Méditation quinzième tratta dai Préludes di Alphonse de Lamartine, in realtà non ci fornisce notizie chiare sulla genesi dell'opera che risaliva a qualche anno prima ed era ispirata ad un altro testo sicuramente meno noto di quello del suddetto poeta romantico. In origine questo lavoro era stato concepito, con l'aiuto di August Conradi che collaborava con Liszt per mettere a punto l'orchestrazione, come un'ouverture alla composizione corale Les quatre éléments su testo del poeta provenzale Joseph Autran conosciuto personalmente dal compositore a Marsiglia nel 1844. L'opera, in realtà, non trovò subito la sua forma definitiva, in quanto nel 1850 Joachim Raff, assistente di Liszt a Weimar e suo collaboratore nella stesura dei lavori sinfonici, riorchestrò la partitura dando, nello stesso tempo, lo spunto al compositore ungherese per un nuovo e definitivo rifacimento realizzato tra il 1852 e il 1854. L'opera, in questa nuova versione con il titolo di Préludes suggerito, con riferimento al poema di Lamartine, dalla principessa Sayn-Wittgenstein, a cui la composizione era dedicata, fu eseguita per la prima volta a Weimar sotto la direzione dell'autore il 23 febbraio 1854; nel programma di sala non c'era più traccia né di Autran né dei suoi Quatre éléments, ignorati anche nella prefazione alla prima edizione a stampa del 1856.

Proprio per questa ambiguità nella concezione dell'opera la critica lisztiana si è divisa sulla fonte d'ispirazione del poema sinfonico; una parte, infatti, faceva riferimento al testo di Autran, l'altra al poema di Lamartine. Le due tesi, sebbene diverse, contengono un nocciolo di verità, in quanto, se da una parte nel poema sono riconoscibili i quattro temi che identificano altrettanti elementi di Autran, corrispondenti a Les aquilons, a Les flots, a Les astres, il cui tema informa di sé l'intera composizione, e a La terre, chiaramente identificabile nella parte dell'Andante maestoso, dall'altra la musica sembra seguire perfettamente il testo di Lamartine.

Il poema sinfonico si apre con un'introduzione, costituita dalle prime venti battute, che sembra ispirarsi all'invocazione alla musa con cui si apre il poema di Lamartine, e prosegue con la rappresentazione dell'amore, a sua volta citato da Liszt nel programma, dove si fa evidente la minaccia di un pensiero doloroso che ne rivela il carattere caduco e rende possibile la transizione verso la rappresentazione del destino, protagonista della parte iniziale dell'Allegro tempestoso. La reazione al destino si manifesta nella volontà, da parte di Lamartine e di Liszt, di rifugiarsi nella quiete della vita campestre, rappresentata da un tema in arpeggio discendente e segnata nella partitura con l'andamento Allegretto pastorale; le loro aspettative vanno incontro, tuttavia, ad una cocente delusione e Liszt, seguendo scrupolosamente il testo poetico, avverte il bisogno di rituffarsi immediatamente nella lotta rappresentata perfettamente da una marcia che si esaurisce quando nella parte finale la musa sembra separarsi sia dal poeta che dal compositore.

Franz Liszt
(Raiding 1811 – Bayreut 1886)
Méphisto-Walzer (Secondo) per orchestra S 111
Allegro vivace – Quasi lo stesso tempo, un poco moderato
Durata: 12'

Risale al 1830 l'interesse di Liszt per il mito di Faust che conobbe grazie a una traduzione francese di Gérard de Nerval del poema di Goethe in seguito ad un suggerimento di Hector Berlioz il quale avrebbe dedicato al compositore ungherese la sua Damnation de Faust, composta nel 1846. Il costante interesse di Liszt nei confronti di questo mito, è testimoniato da alcuni lavori, come la Faust-Symphonie, composta nel 1854, ma più volte rivista, e gli Zwei Episoden aus Lenau Faust (Due episodi dal Faust di Lenau) del 1860. Alla figura di Mefistofele Liszt dedicò ben quattro Méphisto-Walzer, del quale l'ultimo è rimasto incompiuto, mentre il primo, inserito come secondo brano dei Zwei Episoden aus Lenau Faust, è certamente il più famoso. Il secondo, composto per pianoforte nel 1880 e orchestrato nel 1881, è anch'esso famoso distinguendosi per una scrittura che mescola elementi sensuali a momenti di forte aggressività. Eseguito a Budapest il 9 marzo 1881 e dedicato a Camille Saint-Saëns, questo Méphisto-Walzer presenta un carattere diabolico che trova il suo punto culminante nella parte conclusiva dove è utilizzato da Liszt il tritono (si-fa), chiamato diabolus in musica dalla trattatistica tardo-medievale per la sua difficile intonazione.

Franz Liszt
(Raiding 1811 – Bayreut 1886)
Rapsodia ungherese n. 2 in do diesis minore
Durata: 14'

Nonostante siano nate dall'errato convincimento di Liszt secondo il quale la musica folkloristica magiara doveva essere identificata con la tradizione musicale tzigana, le Rapsodie ungheresi sono tra le sue opere più celebrate e famose con le quali egli volle mostrarsi romanticamente rapsodo della sua gente di cui cercò di rappresentare i sentimenti, la vita spirituale, l'anima. Egli stesso ebbe modo di affermare nel suo saggio Des Bohémiens et de leur musique en Hongrie:

"Questi frammenti non raccontano dei fatti [...] ma orecchie che sappiano ascoltare trarranno da essi l'impressione di diversi stati d'animo nei quali si è riassunto l'ideale di una nazione".

Come è stato dimostrato dagli studi di etnomusicologia e da Béla Bartók, la tradizione popolare magiara non poteva identificarsi con quella tzigana, anche se l'errore in cui era caduto Liszt era per certi aspetti giustificabile. Lo stesso Bartók affermò a tale proposito:

"Ai tempi di Liszt il folklore musicale, quale disciplina scientifico-sistematica, non esisteva affatto; nessuno aveva la più pallida idea del faticoso lavoro che esso richiede e lavoro, s'intende, condotto con metodi scientifici su ampie raccolte di dati. All'epoca di Ferenc Liszt mancava assolutamente la possibilità di vedere chiaramente simili problemi, così che le idee su di essi erano le più assurde. Non si sospettava nemmeno che ogni forma di manifestazione dell'arte popolare fosse, originariamente, collettiva; né si pensava che quell'arte avesse avuto una funzione sociale. Nulla si sapeva delle sue forme, delle sue possibilità e dell'importanza delle influenze reciproche fra i vari canti. È quindi comprensibile che nemmeno Liszt abbia potuto capire bene i problemi del folklore musicale, e quindi tanto meno quello così complesso, e in ultima analisi di dettaglio, dell'origine della cosiddetta musica tzigana."

Comprensibilmente caduto in un errore al quale difficilmente si sarebbe potuto sottrarre, Liszt, credendo di dare forma all'ideale di una nazione, compose ben 19 Rapsodie ungheresi raccolte in due serie, delle quali la prima, pubblicata tra il 1851 e il 1853, è costituita da 15 lavori e la seconda dai quattro dati alle stampe tra il 1882 e il 1885. In questi lavori Liszt pensò di ricreare la brillantezza della musica tzigana grazie ad una scrittura virtuosistica che poteva esprimersi perfettamente attraverso la libertà formale della rapsodia. Non si conosce con precisione quando Liszt decise di orchestrare sei delle 19 rapsodie pianistiche e sembra poco attendibile la notizia secondo la quale sia stato il flautista Franz Doppler, il cui nome è stato introdotto dallo stesso compositore sul frontespizio delle trascrizioni, a dare veste orchestrale a questi lavori.

La Rapsodia ungherese n. 2 in do diesis minore, una delle più famose, si apre con una celebre introduzione in stile recitativo che sfocia in una danza lenta e mesta all'interno della quale si avvertono echi della parte introduttiva. Segue una friska, una brillante danza che diviene sempre più concitata e sfocia nella travolgente coda conclusiva.