Beethoven, Ravel & Mahler

Maxime Pascal, direttore

Alberto Ferro, pianoforte

Otto Katzameier, basso-baritono

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    07 Dicembre 2018

    Ore

    21,00

    Durata

    80min.

    Prezzi

    6 - 25 €

    Calendario

  • Giorno

    Domenica
    09 Dicembre 2018

    Ore

    17,30

    Durata

    80min.

    Prezzi

    6 - 25 €

    Calendario

7° Concerto in abbonamento

Direttore:
Maxime Pascal

Pianoforte:
Alberto Ferro

Basso-baritono:
Otto Katzameier

Per i “Giovani interpreti italiani per Beethoven”, debutta a Palermo il catanese ventenne Alberto Ferro che con la sua interpretazione del Quarto concerto ha vinto l’altr’anno il Primo premio all’importante concorso internazionale di Bonn intitolato a Beethoven. L’esecuzione del raro pezzo Blumine di Mahler, frammento espulso dalla Sinfonia n.1, farà da preludio ai Canti del Viandante, nella versione orchestrale dell’autore, uno dei grandi cicli di Lieder dell’ultimo dei grandi classici viennesi dell’Ottocento e primo visionario del XX secolo.

  • Programma

  • Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Concerto n. 4 in sol magg. Op.58 per pianoforte e orchestra

    Allegro moderato

    Andante con moto

    Rondò (Vivace

     

    Composto tra il 1805 e il 1806, in un periodo particolarmente felice per Beethoven, che stava vivendo un intenso quanto importante idillio con Josephine Brunswick, il Quarto concerto per pianoforte e orchestra con il carattere lirico di alcuni suoi temi sembra rappresentare fedelmente la gioia del compositore che, dopo la morte del primo marito della donna, il vecchio e geloso Deym, avrebbe voluto sposarla. Il Concerto fu eseguito per la prima volta in forma privata nella casa del principe Lobkowitz nel mese di marzo del 1807 e in pubblico il 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien nella famosa Accademia in cui il compositore presentò anche la Quinta e la Sesta e di cui ci ha lasciato un resoconto molto dettagliato il compositore Johann Friedrich Reichard in una sua lettera nelle quale afferma che Beethoven lo eseguì «in un tempo allegrissimo e con una maestria da sbalordire». Anche l’anonimo giornalista dell’«Allgemeine Musikalische Zeitung», rivista sempre puntuale nel recensire le nuove composizioni di Beethoven, affermò: «Questo concerto è il più ammirevole, singolare, artistico e complesso di tutti i concerti di Beethoven».

    Il carattere innovativo del Concerto emerge nelle prime battute del primo movimento, Allegro moderato, nelle quali il pianoforte fa il suo ingresso immediatamente esponendo il tema e quasi preparando l’intervento dell’orchestra, limitata ai soli archi. Non è soltanto questa novità strutturale a dare la sensazione di essere di fronte ad un’opera profondamente innovativa, ma, soprattutto, la scrittura sia della parte solistica che dell’orchestra, dal momento che il virtuosismo è qui piegato all’espressione di un sentimento lirico, al quale partecipa in alcuni passi la dolcezza dei legni e il sospiroso tema iniziale con i suoi suoni ribattuti e le appoggiature pieni di pathos. Questo inciso iniziale, che ricorda vagamente quello della Quinta sinfonia, perde qui tutta la sua tensione drammatica per dare l’avvio ad un movimento nel quale manca quasi totalmente ogni elemento di conflitto dal momento che il pianoforte è trattato quasi come uno strumento dell’orchestra con la quale non si pone in contrasto. Di difficile identificazione formale è il breve secondo movimento, Andante con moto, che si pone nettamente al di fuori dagli schemi consolidati dalla tradizione. L’orchestra, ridotta ai soli archi, espone un tema nervoso con la sovrabbondanza dei ritmi puntati; ad essa risponde con un nuovo tema il solista, che non si mescola mai con l’orchestra, se non nella parta conclusiva che termina in modo pensoso e interrogativo. L’ultimo movimento è, infine, un Rondò di carattere brillante in cui il pianoforte e l'orchestra dialogano e si integrano perfettamente.

    Durata: 32'

    Maurice Ravel
    Ciboure, 1875 - Parigi, 1937

    Pavane pour une infante défunte (Pavana per una infanta morta) per piccola orchestra

    Come molti altri lavori di Ravel, anche la Pavane pour une infante défunte corrisponde  alla versione orchestrale, effettuata nel 1910, di un precedente brano per pianoforte composto nel 1899 ed eseguito, per la prima volta, solo tre anni dopo dal pianista spagnolo Ricardo Viñes a Parigi alla Société Nationale de Musique il 5 aprile 1902. In questo brano composto da Ravel quando frequentava, come studente di composizione, il Conservatorio di Parigi nella classe di Gabriel Fauré, si riscontra la determinante influenza, mai ammessa dal compositore, della Pavane del suo insegnante. Ravel, del resto, su questo suo lavoro espresse un giudizio molto severo in un suo commento uscito sulla «Revue Musicale» nel 1912 ben tredici anni dopo la sua composizione: “Da questa distanza  non posso più vedere le sue qualità. Ma, ahimè, non posso certo vedere i suoi difetti: la troppo palese influenza di Chabrier e la sua costruzione debole”.

    Non si conoscono nemmeno le ragioni del titolo della composizione anche se, secondo  un’ipotesi abbastanza suggestiva quanto inattendibile, sembra che Ravel abbia fatto riferimento alla celebre e storica residenza, vicina alla casa natale del compositore, della Maison de l’Infante a St-Jean-de-Luz, dove l’infanta Maria Teresa di Spagna aveva incontrato nel 1660  il suo futuro sposo Luigi XIV, il re Sole. Secondo quest’ipotesi l’infanta morta sarebbe proprio Maria Teresa di Spagna, la cui bellezza, riprodotta in un dipinto di Velásquez che la ritraeva all’età di 14 o 15 anni, aveva affascinato il compositore. Ravel, tuttavia, non fece mai riferimento esplicito a questa Maison e tantomeno all’infanta, affermando anzi che il titolo gli era stato suggerito dal fatto che le parole disposte in quel modo suonavano bene.

    Certamente questa Pavane ha poco di spagnolo, dal momento che la pavana, chiamata anche padovana, è una danza antichissima in voga nelle corti rinascimentali italiane; al carattere nobile, che trae dalla sua forma originaria, si aggiunge, in questa Pavane, un clima elegiaco ed evocativo ad essa conferito da una tenerissima melodia esposta inizialmente dai corni su un’armonia arcaizzante che dà all’ascoltatore la sensazione di assistere ad un’antica cerimonia funebre nella Spagna del passato.

    Durata: 7'

    Gustav Mahler
    Kaliště, 1860 - Vienna, 1911

    Blumine (dalla prima versione della Sinfonia n.1)

    Andante Allegretto

     

    Come si apprende dal manoscritto del 1893 relativo alla Sinfonia n. 1 in re maggiore, Blumine corrispondeva in origine al secondo movimento rispetto ai cinque complessivi di cui si componeva la sinfonia. In questa forma la sinfonia fu eseguita, per la prima volta, a Budapest il 20 novembre 1889 sotto la direzione di Mahler, che lasciò inalterata la partitura per la seconda esecuzione avvenuta ad Amburgo nel 1893. Tre anni dopo, preparando una nuova edizione per l’esecuzione della sinfonia a Berlino, Mahler operò la scelta, che ad alcuni musicologi e musicisti apparve sorprendente, di eliminare definitivamente il brano che, tuttavia, sarebbe stato reinserito da B. Britten durante l’esecuzione della sinfonia il 18 giugno 1967 al Festival di Aldeburgh nel Suffolk. La decisione di Mahler di eliminare Blumine ha indotto molti musicologi a ritenere che il compositore l’abbia presa contro voglia o perché condizionato dal giudizio poco lusinghiero della critica o dietro il suggerimento dell’editore che nel 1899 pubblicò la sinfonia nella versione in quattro movimenti. È, tuttavia, poco plausibile la tesi secondo cui Mahler si sarebbe fatto condizionare dal giudizio della critica, sia perché egli ne ebbe sempre una scarsa considerazione, sia perché non reintegrò il brano nella struttura della sinfonia nemmeno quando diventò un direttore e un compositore di fama internazionale. Per queste ragioni la decisione di molti direttori di integrare il brano all’interno della sinfonia risulta arbitraria, soprattutto in virtù del fatto che Blumine originariamente faceva parte delle musiche di scena scritte per Der Trompeter von Säkkingen di Joseph Viktor von Scheffel e che Mahler l’aveva introdotta nella sinfonia solo per preservarla da un eventuale oblio.  Il compositore, inoltre, decise di togliere dalla struttura della sinfonia il brano, al quale aveva dato pure un titolo, Una ghirlanda di fiori, che, in qualche modo, avrebbe potuto essere compatibile con il programma della sinfonia, in quanto lo ritenne avulso dal contesto anche per ragioni di carattere prevalentemente musicale. Se, infatti, la tonalità di do maggiore, completamente diversa da quella di re maggiore, tonalità d’impianto della sinfonia, può essere spiegata con un salto di tonalità tipico della produzione del compositore boemo, lo stesso non si può certo dire per la struttura melodica nella quale è totalmente assente l’intervallo di quarta giusta che caratterizza la Prima sinfonia.

    Dal punto di vista formale Blumine presenta una struttura tripartita in cui emerge il tema principale, affidato alla tromba, di carattere gradevole e, al tempo stesso, semplice, che ritorna dopo un breve sviluppo. Pur essendo stata eliminata dalla sinfonia, Blumine fa sentire la sua dolce e delicata presenza in alcuni interessanti richiami negli altri movimenti e, in particolare, alla misura 18 dello Scherzo, dove appaiono le prime sei note del tema in una diversa veste ritmica.

    Mahler amò questa composizione tanto da definirla: «Una serenata al chiaro di luna suonata da una tromba oltre le rive del Reno». Sono parole che evocano l’incanto del paesaggio rischiarato dalla luce lunare e le suggestioni  musicali di una tromba solitaria e lontana.

    Durata: 8'

    Gustav Mahler
    Kaliště, 1860 - Vienna, 1911

    Lieder eines fahrenden Gesellen (Canti di un viandante) per baritono e orchestra

    Wenn mein Schatz Hochzeit macht (Quando il mio amore andrà a nozze)

    Ging heut' morgen übers Feld (Questa mattina andavo per i prati)

    Ich hab' ein glühend Messer (Ho un coltello rovente)

    Die zwei blauen Augen (Gli occhi azzurri del mio tesoro)

     

    Composti in una settimana tra il Natale del 1884 e il Capodanno del 1885, ma pubblicati nella versione per canto e pianoforte, 12 anni dopo, nel 1897, i Lieder eines fahrenden Gesellen, il cui titolo può essere tradotto con Canti di un giovane in viaggio o Canti di un viandante o Canti di uno in cammino, oltre a rappresentare il primo ciclo liederistico composto da Mahler, costituiscono un unicum nella sua produzione; essi sono, infatti, gli unici suoi Lieder i cui testi furono scritti dallo stesso Mahler che, però, forse per una questione di gusto o per una forma di discrezione, non volendo dare adito ad interpretazioni autobiografiche, non rivelò mai di esserne l'autore. In effetti elementi autobiografici sembrano trasparire nei testi di questi Lieder la cui versione orchestrale, pubblicata postuma nel 1912, fu completata, molto probabilmente, nei giorni precedenti la prima esecuzione, avvenuta a Berlino il l6 marzo 1896 con i Berliner Philharmoniker diretti dallo stesso compositore in un concerto in cui furono anche eseguiti la Prima sinfonia e il primo movimento della Seconda.    

    Nel primo Lied, Wenn mein Schatz Hochzeit macht (Quando il mio amore andrà a nozze), il dolore per l'abbandono da parte della donna amata che sta convolando a nozze con un altro uomo si esprime attraverso un iniziale Schneller (Più rapido) che esprime l'agitazione dell'uomo per le imminenti nozze. Nell'ultima parte del Lied, marcata dall'andamento Sanft bewegt (Delicatamente mosso), quest'agitazione fa posto ad un'illusoria rappresentazione dell'ingresso della primavera tra rimpianti e ironia. Nel secondo Lied, Ging heut' morgen übers Feld (Questa mattina andavo per i prati), nel quale appare un tema che Mahler utilizzò anche nella Prima sinfonia, è espresso il contrasto tra i ridenti e ottimisti messaggi della natura, rappresentati dal richiamo del cuculo, dal saluto del fringuello e dalla campanula, e la consapevolezza di una felicità definitivamente perduta. Le conseguenze di questo conflitto sono espresse nel terzo Lied, Ich hab' ein glühend Messer (Ho un coltello rovente), nel quale il compositore afferma di avere un coltello piantato nel petto, mentre l'ultimo Lied, Die zwei blauen Augen (Gli occhi azzurri del mio tesoro, è una marcia funebre con la quale il viandante dà il definitivo addio al suo amore.

     

    Riccardo Viagrande

     

    La versione eseguita nel concerto del 7 e 9 dicembre con l'Orchestra Sinfonica Siciliana è stata trascritta appositamente per voce di basso da Otto Katzameier

    Durata: 18'

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