Casale, Nono & Mahler

Marco Angius, direttore 

Damiana Mizzi, soprano 

Luigi Petroni, tenore

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    08 Febbraio 2019

    Ore

    21,00

    Durata

    100min.

    Prezzi

    12 - 25 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    09 Febbraio 2019

    Ore

    17,30

    Durata

    100min.

    Prezzi

    12 - 25 €

    Calendario

13° Concerto in abbonamento

Direttore:
Marco Angius

Soprano:
Damiana Mizzi

Tenore:
Luigi Petroni

Un’opera di Luigi Nono torna a Palermo: più di mezzo secolo è trascorso dalla prima italiana di questo pezzo al teatro Massimo nell’ottobre del 1962, per la terza Settimana di Nuova Musica, eseguito dall’Orchestra Sinfonica Siciliana da poco costituita, ma diventata in breve un crogiuolo per i compositori di Nuova Musica di tutto il mondo. Per rinverdire quella tradizione il concerto si aprirà con una novità assoluta del catanese Emanuele Casale, commissionata dalla FOSS nel 60° anniversario dell’Istituzione. Conclude il Mahler “celestiale” della Quarta Sinfonia.

  • Programma

  • Emanuele Casale
    Catania, 1974

    Variazioni sulle cose (prima esecuzione assoluta)

    1. Come tenere una mano

    2. Viva le cose

     

    «Variazioni sulle cose è un brano quasi interamente costruito su scale, cioè quel materiale sonoro che solitamente ha un'utilità più teorica che "musicale" in senso stretto. L'idea di base e, allo stesso tempo, la sfida era quella di ottenere scale in continua trasformazione e nel contempo tentare l'avvicinamento a una sonorità intimista e poetica, come a voler ritrovare una presunta "bellezza perduta" ('primo movimento), e approdando poi all'ironia e all'espressione ludica (secondo movimento). I primi sette/otto minuti del brano sono una pacata riflessione su  "come tenere una mano" raccontata attraverso la rarefazione e le scale ascendenti. Qui domina la ricerca dell'essenza delle cose, ossia il voler mostrare i suoni nella loro statica purezza. Nel secondo movimento ho cercato il clima della vivacità plateale, a tratti forse irridente e qualche volta festosa, richiamando tutti gli strumenti al gioco e al dialogo serrato».

    Con queste parole lo stesso compositore Emanuele Casale ha descritto Variazioni sulle cose, composta su commissione dell'Orchestra Sinfonica Siciliana che la eseguirà in prima assoluta in quest'occasione. Già noto al pubblico palermitano per Esercizio sul risveglio eseguito nel mese di dicembre 2017, Casale, che è stato incluso da una commissione presieduta dal giornalista e critico musicale Angelo Foletto tra i vincitori del progetto SIAE/Classici di oggi, in questo suo lavoro crea un suggestivo contrasto tra la ricerca dell'essenza delle cose e della loro bellezza attraverso una scrittura intimistica e una dimensione ludica della quale sono protagonisti tutti gli strumenti.

    Durata: 15'

    Luigi Nono
    Venezia, 1924 - Venezia, 1990

    Canti di vita e d’amore: sul ponte di Hiroshima per soprano tenore e orchestra

    Sul ponte di Hiroshima, su testo tratto da Essere o non essere – Diario di Hiroshima e Nagasaki di Günther Anders

    Djamila Boupacha su testo tratto da Esta Noche di Jesús López Pacheco

    Tu su testo tratto da Passerò per Piazza di Spagna di Cesare Pavese

     

    «Intolleranza 1960 è il destarsi della coscienza di un uomo, che, ribellatosi a una costrizione del bisogno – emigrante minatore –, ricerca una ragione un fondamento umano di vita, per cui “all’uomo un aiuto sia l’uomo” (Brecht).

    Questa tematica si sviluppa in Sul ponte di Hiroshima – Canti di vita e d’amore, composti nella primavera del ’62, su commissione del Festival di Edinburgo, come possibilità dell’amore nella coscienza della realtà di oggi (“no more Hiroshima” – la lotta antifascista e anticolonialista in due episodi, Spagna e Algeria) come risultante necessaria nella lotta per la vita di oggi».

    Così lo stesso Nono ha presentato i suoi Canti di vita e d’amore: sul ponte di Hiroshima per soprano, tenore e orchestra che, eseguiti per la prima volta il 22 agosto 1962 ad Edimburgo con Dorothy Dorow, Richard Lewis e la London Symphony Orchestra diretta da John Pritchard, costituiscono il suo terzo importante lavoro per voce e orchestra dopo Il canto sospeso (1956) e Intolleranza 1960 (1960-1961). Eseguiti per la prima volta in Italia per le Settimane Internazionali di Nuova Musica dall'Orchestra Sinfonica Siciliana presso il Teatro Massimo di Palermo l’8 ottobre 1962 (direttore: Daniele Paris, tenore: Herbert Handt, soprano: Liliana Poli),  I canti si pongono con le opere precedenti, come ebbe modo di affermare sempre lo stesso compositore, in una forma di continuità «di testimonianza del nostro tempo, non riflessa, ma attiva non solo sul piano tecnico-linguistico (limite di comodo per chi in esso si adagia metafisicamente o da ‘puro esteta’) ma anche e necessariamente nella problematica umana attuale».

    Dal punto di vista formale i Canti di vita e d'amore, dove l'amore non è una forma di «sospensione o fuga dalla realtà», ma è vissuto nella coscienza di vita, si compongono di tre parti delle quali la prima, Sul ponte di Hiroshima, scritta su un testo tratto da Essere o non essere – Diario di Hiroshima e Nagasaki di Günther Anders e musicalmente realizzata per campi sonori ora fissi ora articolati in modo diverso in base ai vari intervalli, si riferisce al ponte della città nipponica distrutta dalla bomba atomica che nessuno di noi vuole più oltrepassare, come affermato sempre da Nono, «'esorcizzando il pericolo’ di venir con esso distrutti per la follia criminale di alcuni civili e di alcuni militari». La seconda,  Djamila Boupacha, che si avvale di un testo da Esta Noche di Jesús López Pacheco, è un canto di speranza, che, intonato da Djamila Boupacha, una donna torturata dai Paras in Algeria, assurge a simbolo di una via d’amore e di libertà contro ogni forma d’oppressione neonazista. Infine  Tu, su un testo tratto da Passerò per Piazza di Spagna di Cesare Pavese, è come affermato dallo stesso compositore, «un canto allelujatico per una possibilità e nuova necessità amorosa» del quale protagonisti sono gli archi i quali, quasi «unicamente percossi con la mano sulle corde in varie posizioni (sul tasto, al centro, verso il ponte), non si trasformano in strumenti a percussione, ma generano altra possibilità timbrica di campi sonori».

    In questo brano la parte vocale è trattata in modo semplice e si configura come un lamento di grande umanità e di intensa forza espressiva che emerge gradualmente dall'orchestra per trovare il suo punto culminante nella seconda sezione, vero centro emotivo dell'opera, per scomparire in seguito. In definitiva anche questo lavoro rappresenta perfettamente il pensiero di Nono secondo cui «la musica è espressione-testimonianza di un musicista-uomo nella realtà attuale».

    Durata: 18'

    Gustav Mahler
    Kaliště, 1860 - Vienna, 1911

    Sinfonia n. 4 in sol maggiore

    Bedächtig, Nicht eilen, recht gemächlich (Riflessivo, Non affrettato, Molto comodo)

    In gemächlicher Bewegung, Ohne Hast (Con movimento tranquillo, Senza fretta)

    Ruhevoll (Calmo)

    Sehr behaglich (Molto comodamente), “Das himmlische Leben” (La vita celeste) per soprano solo, da «Des Knaben Wunderhorn»

     

    “Un giorno mi portò la sua Quarta Sinfonia. Non si confaceva al mio gusto di allora. Me ne suonò dei brani e mi domandò se mi piaceva. Risposi francamente: «Le stesse cose le ha scritte Haydn, e meglio.» Si mise a ridere e disse che un giorno avrei pensato diversamente. Lo stesso giorno la suonammo ancora a quattro mani. Saltai una semicroma. Disse ridendo: «Ti regalo questo sedicesimo, anche se fosse un ottavo, anche un quarto, anzi – l’intero me stesso!» Quando, dopo aver suonato, raggiungemmo la mamma, disse: «Mamma, dopo aver suonato, ti chiedo ancora una volta la mano di tua figlia»”(A. Mahler, Gustav Mahler, Ricordi e lettere, a cura di Luigi Rognoni, trad. di Laura Dallapiccola, Il Saggiatore, Milano 1976, p. 27).

    Non certo lusinghiero e forse un po’ affrettato fu questo giudizio sulla Quarta sinfonia di Mahler, da parte di Alma Schindler, sua futura moglie, la quale, in seguito, avrebbe imparato ad apprezzare la musica del marito senza liquidarla in modo così semplicistico come nel suddetto brano tratto dai suoi ricordi. In effetti la Sinfonia, composta tra il 1899 e il 1900, non ottenne il successo sperato alla prima esecuzione avvenuta il 25 novembre 1901 sotto la direzione dell’autore; fu, infatti, clamorosamente fischiata salvo poi ad affermarsi come uno dei lavori più eseguiti di Mahler già sin dalle successive esecuzioni a Berlino e a Vienna, delle quali l’ultima ebbe luogo il 12 gennaio 1902.

    Indicata dalla critica come la composizione che chiude il ciclo delle Wunderhorn-Symphonien, al cui mondo è legata per la presenza del Lied Das himmlische Leben (La vita celeste) composto nel 1892 e tratto proprio dal Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo), la Quarta sinfonia, intitolata in origine Symphonie Humoreske in riferimento alla gaiezza della Gaia scienza di Nietszche, fu il risultato di un lungo processo di maturazione compositiva iniziato quando Mahler stava già lavorando alla Seconda e alla Terza; nel progetto originario dell’autore la Quarta sinfonia avrebbe dovuto comprendere sei movimenti: Die Welt als ewige Jetztzeit (Il mondo come eterno presente); Das irdische leben (La vita terrena); Charitas; Morgenglocken (Le campane Das irdische leben del mattino); Die Welt ohne Schwere (Il mondo senza peso) e, infine, Das himmlische leben (La vita celeste); tuttavia nella versione definitiva Mahler conservò soltanto i due movimenti estremi, lasciando in forma di Lieder il secondo Das irdische leben e spostando il quarto e il quinto rispettivamente nella Terza e nella Quinta sinfonia, mentre il materiale musicale composto per il terzo movimento fu ripreso molto probabilmente nell’Ottava. Non si conoscono le ragioni per le quali Mahler decise di modificare il progetto originario, ma probabilmente ciò accadde perché i tre Lieder, che avrebbero dovuto costituire il nucleo centrale con il loro contenuto tragico gravitante intorno al tema della morte dei bambini, potevano risultare pesanti. È anche probabile che  nel frattempo Mahler, componendo la Terza sinfonia, sia venuto a contatto con la forma sinfonica classica, al punto da scrivere una composizione dallo spiccato carattere haydniano, non a caso notato da Alma Mahler e da molti critici.

    Il carattere classico, quasi haydniano, trova la sua espressione più compiuta nei primi tre movimenti, dei quali il primo, Bedächtig, Nicht eilen, recht gemächlich (Riflessivo, Non affrettato, Molto comodo), in una classica forma-sonata evidente nel rapporto tonale tra il primo e il secondo tema esposto nella tonalità della dominante (re maggiore), si apre con un tema che ritorna anche nel Finale. Di carattere espressivo è il secondo tema molto importante sia nello sviluppo che nella ripresa. Il secondo movimento, In gemächlicher Bewegung, Ohne Hast (Con movimento tranquillo, Senza fetta), uno Scherzo dalle tipiche movenze del Ländler, si presenta, dal punto di vista formale, come un Rondò con variazioni. Il principio della variazione, particolarmente caro a Mahler e combinato con la scrittura liederistica, informa anche il terzo movimento, Ruhevoll (Calmo), costruito intorno a due temi, sottoposti a variazione, dei quali il primo è una lunga melodia, trattata in forma liederistica, mentre il secondo è un recitativo mosso. Estremamente interessante è la struttura formale dell’intero movimento che inizialmente sembra snodarsi nella tradizionale forma-sonata per proseguire con una serie di variazioni sui due temi. L’ultimo movimento, Sehr behaglich (Molto comodamente), costituito dal Lied Das himmlische Leben (La vita celeste) per soprano solo, il cui titolo originario era Der Himmel hängt voll Geigen (Tutto è rose e fiori), propone, con una garbata ironia, un paradiso infantile dove ogni cosa diventa gioco e danza. 

    Riccardo Viagrande

    Durata: 54'