Respighi, Rossini & Liszt

Daniel Smith, direttore

Giovanni Bertolazzi, pianoforte

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    14 Dicembre 2018

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    6 - 25 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    15 Dicembre 2018

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    6 - 25 €

    Calendario

8° Concerto in abbonamento

Direttore:
Daniel Smith

Pianoforte:
Giovanni Bertolazzi (premio “Crescendo” 2018)

Per ricordare il 150° anniversario della morte di Rossini, che si celebra quest’anno in tutto il mondo, un programma di sinfonie tra le più famose e l’omaggio del più popolare compositore italiano del primo Novecento, suo conterraneo, Ottorino Respighi. Composta su suggerimento di Djagilev per i Balletti Russi, come orchestrazione di pagine pianistiche poco conosciute del Pesarese, La Boutique Fantasque riscosse ovunque un enorme successo.

  • Programma

  • Ottorino Respighi
    Bologna, 1879 - Roma, 1936

    La Boutique Fantasque, suite dal balletto

    Ouverture: Tempo di marcia

    Tarantella: Allegro con brio

    Mazurka: Vivo

    Danse cosaque: Allegro marcato

    Can-Can: Allegretto grottesco

    Valse lente: Andantino moderato

    Nocturne: Andantino

    Galop: Vivacissimo

     

    Quando Diaghilev, nel 1918, propose a Respighi di comporre un balletto su alcuni Pechés de vieillesse, piccoli pezzi per pianoforte, di Rossini, egli rimase affascinato dall’umorismo di quei brani che vedeva adatti al suo carattere e al suo stile di strumentazione. Nacque, così, la Boutique fantasque che, alla prima rappresentazione, il 5 giugno 1919, al Theatre Alhambra di Londra con la Compagnia dei Ballets Russes di Diaghilev e le coreografie di Leonide Massime,ebbe un'accoglienza trionfale destinata a ripetersi nel corso degli anni in quanto la musica, in perfetta adesione alla coreografia, esprime il grande sentimento e la gioia di vivere che pervade le protagoniste del balletto, bambole danzanti, create da un costruttore di giocattoli di fama mondiale, che si esibiscono nel suo negozio davanti ai clienti.

    La Suite, tratta dal balletto,ne ripropone tutti i brani, ma tagliati; si apre, infatti, con l'ouverture, un'ironica marcia che, grazie alla raffinata orchestrazione nella quale spiccano le punteggiature dei fiati, sembra venire da lontano e avvicinarsi sempre di più al pubblico con l'aumento del volume sonoro. Il secondo brano è costituito dalla celeberrima e briosaTarantella di raffinata eleganza, mentre la Mazurka è tutta giocata sul contrasto tra il leggero tema dei violini e gli interventi goffi di fagotti, tuba e contrabbassi. Alla brillante Danse cosaque, che sembra più occidentale che russa nonostante qualche ritmo e qualche cadenza richiamino il grande paese dell'Est, segue il frenetico Cancan, nel quale la deformazione ironica è realizzata anche con l'uso dei clacson delle automobili. In un'atmosfera notturna resa da 10 rintocchi della campana che scandisce all'inizio le ore, il Valse lente si segnala per il suo carattere malinconico e languido dal sapore cajkovskiano, evidente nell'episodio in pizzicato, mentre in Nocturne Respighi, attraverso una raffinata orchestrazione, disegnò una pagina di incanto caratterizzata dagli interventi solistici del violino e del violoncello. Conclude la suite il travolgente Galop finale.

     

    Durata: 21'

    Franz Liszt
    Raiding, 1811 - Bayreuth, 1886

    Totentanz (Danza macabra), parafrasi sul "Dies irae" per pianoforte e orchestra S 126

    Andante-Vivace-Allegro moderato-Poco più mosso-Animato-Allegro vivace-Lento-Presto-Vivace-Maestoso-Andante-Più mosso-Tempo I-Vivace-Allegro animato

     

    Nel 1838, Liszt, visitando il Camposanto di Pisa insieme alla sua compagna, la Contessa d'Agoult, rimase colpito dal Trionfo della morte, l'affresco del XIV sec., la cui paternità, ancora oggi oggetto di discussione, all'epoca era attribuita ad Andrea di Cione detto l'Orcagna. La visione di questo affresco lo impressionò a tal punto da ispirargli la composizione di Totentanz che, però, lo impegnò per circa un ventennio. La partitura, completata, infatti, in una prima stesura nel 1849 e rivista nel 1853 e nel 1859, fu eseguita, per la prima volta, il 15 aprile 1865 all'Aia sotto la direzione di H. Verhulst con Hans von Bülow in qualità di solista.

    Costruito sul tema della sequenza liturgica del Dies irae, al quale dalla quinta variazione Liszt affiancò, in modo piuttosto insolito, un altro tema tratto anch'esso dal repertorio gregoriano, il brano, che si apre con un'introduzione alla quale seguono tre blocchi di variazioni, separati da due cadenze del pianoforte, e una coda, si inserisce perfettamente in quel filone diabolico e macabro che caratterizza tutta la produzione lisztiana dalla Faust-symphonie al Mephisto-Walzer. Questo lavoro, che evoca un Medioevo da leggenda e rappresenta la morte con grande forza icastica, si segnala per un uso percussivo del pianoforte che anticipa gli esiti a cui sarebbe giunto Béla Bartók.

    Durata: 17'

    Semiramide, sinfonia. La scala di seta, sinfonia. Guglielmo Tell, sinfonia

    Semiramide, sinfonia(Allegro vivace, Andantino, Allegro)

    La scala di seta, sinfonia (Allegro vivace, Andantino, Allegro)

    Guillaume Tell sinfonia  (Andante, Allegro, Andante, Allegro)

     

    “Dopo la morte di Napoleone c’è stato un altro uomo del quale si parla ogni giorno a Mosca come a Napoli, a Londra come a Vienna, a Parigi come a Calcutta. La gloria di quest’uomo non conosce limiti, se non quelli del mondo civile, ed egli non ha ancora trentadue anni!”

    Quando nel 1823 Stendhal pubblicò la sua Vita di Rossini, dalla cui prefazione sono tratte queste entusiastiche parole, Rossini era già al culmine del successo nonostante la giovanissima età e nulla faceva presagire che, soltanto sei anni dopo, ancora nel fiore degli anni, il compositore pesarese avrebbe volontariamente abbandonato le scene con l’ultima sua opera, il Guglielmo Tell, lasciando, come aggiunse sempre lo scrittore francese, il ricordo delle sensazioni piacevoli di cui colma il cuore di tutti. Genio precocissimo, Rossini, dopo aver esordito a 18 anni al Teatro San Moisè con La cambiale di matrimonio, ottenne subito i favori del pubblico imponendosi soprattutto con opere buffe, che gli garantirono una fama duratura presso i posteri contribuendo a tramandare l’immagine leggendaria e, quindi, poco rispondente al vero, di un uomo dedito ai piaceri della vita e amante della burla. Non tutte le opere di Rossini sono entrate nel repertorio e solo di recente sono state riprese, ma molte delle sinfonie, da lui composte e, a volte, trasferite da un’opera all’altra indipendentemente dal genere di appartenenza, sono sopravvissute alle opere. Le sinfonie rossiniane hanno quasi tutte una struttura formale piuttosto fissa con un’introduzione lenta a cui segue un Allegro in forma-sonata privato della sezione dello sviluppo e con il celebre crescendo che anima la coda sia dell’esposizione che della ripresa. Nelle sinfonie Rossini attuò nel modo più compiuto e perfetto la sua concezione della musica fondata sul ritmo, come egli ebbe modo dire al suo biografo Zanolini: l’espressione musicale sta nel ritmo, nel ritmo tutta la potenza della musica.

    Composta su commissione della Fenice di Venezia, la Semiramide su testo di Gaetano Rossi, ultima opera italiana di Rossini, alla prima rappresentazione avvenuta il 3 febbraio 1823 con la poco convincente interpretazione della Colbran, lasciò deluso il pubblico veneziano, sparendo presto dai cartelloni. Nel repertorio sinfonico si è affermata la sua sinfonia che,aperta da un tipico crescendo, prosegue con uno splendido corale dei corni, tratto dal finale dell’atto primo, che rivela l’ottima conoscenza di Rossini di questo strumento, suonato dal padre e da lui stesso quando era bambino, e con l’Allegro che si impone grazie al brillante primo tema e al frizzante secondo tema.

    Il ritmo informa la sinfonia della Scala di seta, farsa comica in un atto rappresentata nel 1812 al Teatro San Moisè di Venezia, di carattere brioso sin dal sorprendente inizio costituito da rapidissimi disegni di notine affidati agli archi. All’Andante introduttivo, di cui sono protagonisti i legni e corni, segue l’Allegro in forma-sonata.

    Andato in scena il 3 agosto 1829 all’Opéra di Parigi, Guillaume Tell è l'ultima opera di Gioacchino Rossini che ad appena 38 anni chiuse la sua carriera di compositore piena di successi. L'opera si presenta perfetta nella cura dei particolari a dimostrazione che Rossini aveva ormai raggiunto una maturità di stile che gli permetteva di cimentarsi con ampie strutture in cui l’ambiente naturale e i personaggi sembravano muoversi in sintonia nella celebrazione della libertà, quella libertà il cui anelito aveva fatto capolino già nel Moïse. Nell’opera, aderente al momento storico attuale, sono presenti temi divenuti cari a Rossini: amor di patria, libertà, lotta per il riscatto, natura come elemento vitale dell’ambiente.Questi temi sono già definiti nei quattro quadri di cui si compone la celeberrima Sinfonia: la malinconia dell’attesa, realizzata dal quintetto dei violoncelli, la violenta esplosione dell’uragano che segna l’inizio della rivolta, la visione idillica del paesaggio alpino che fa da sfondo all’azione con il corno inglese a cui risponde il flauto in un gioco di richiami paesaggistici, e, infine, l’inno della vittoria, aperto da una trionfale fanfara di trombe e corni a cui si uniscono alla fine anche i timpani.

    Riccardo Viagrande

    Durata: 30'

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