Mozart & Chačaturjan

Dmitri Jurowski, direttore

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    01 Aprile 2022

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Giorno

    Domenica
    03 Aprile 2022

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Programma

  • Wolfgang Amadeus Mozart
    Salisburgo 1756 – Vienna 1791

    Sinfonia n.41 in do maggiore KV 551 "Jupiter"

    Allegro vivace

    Andante cantabile

    Menuetto (Allegretto)

    Molto allegro

     

    “La sinfonia Jupiter di Mozart è l’opera più bella che io abbia mai ascoltato”.

    È impossibile non sottoscrivere queste parole espresse da Richard Strauss a proposito di quest’ultimo lavoro sinfonico di Mozart che, per la grandiosità dei suoi temi e della sua architettura musicale, fu soprannominata dall’impresario londinese Peter Salomon, in un’edizione postuma di una trascrizione pianistica, Jupiter. Completata il 10 agosto del 1788, la Jupiter chiude un bimestre prodigioso e straordinariamente creativo per Mozart che in brevissimo tempo aveva scritto i suoi tre ultimi capolavori sinfonici come si evince dalle date di composizione di questi lavori che furono completati nell’ordine: la Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K. 543 il 26 giugno e la Sinfonia in sol minore il 25 luglio 1788, meno di un mese prima della Jupiter. Il 1788 non fu un anno favorevole per il compositore che, sebbene particolarmente ispirato, non aveva visto ripetersi, per il suo Don Giovanni, nella rappresentazione viennese del 7 maggio di quell’anno al Burgtheater, il successo ottenuto a Praga e che non si trovava in floride condizioni economiche nonostante i 225 fiorini percepiti per la sfortunata rappresentazione nella capitale asburgica. Il 1788 fu, dunque, per Mozart un anno di grandi delusioni le cui tracce, rinvenibili nella precedente Sinfonia in sol minore ricca di pathos, sono del tutto dissipate nella Jupiter. Queste due sinfonie, pur così vicine dal punto di vista cronologico, sono sostanzialmente diverse sia per la tonalità, che nella Jupiter è costituita dal solare e perentorio do maggiore, sia per l’organico orchestrale che prevede l’inserimento delle trombe e dei timpani conferendo al brano un carattere marziale.

    L’affermazione trionfale e perentoria della regalità, che molto probabilmente indusse Salomon a soprannominare la sinfonia Jupiter, è racchiusa già nella semifrase iniziale del primo tema del primo movimento (Allegro vivace) che ricorda da vicino l’incipit dell’ouverture dell’Idomeneo con le terzine di semicrome che risolvono sulla tonica. A questa semifrase, così perentoria, risponde una seconda dotata quasi di una serenità olimpica e maestosa nell’elegante canto dei primi violini. Il carattere marziale del movimento è confermato nell’esposizione di questo primo tema soprattutto nei ritmi puntati affidati a legni e ottoni, mentre il secondo tema si evidenzia per una scrittura più distesa che trasfigura in modo elegante il ritmo puntato. Nella coda dell’esposizione viene introdotta infine un terza idea tematica, vera e propria protagonista dello sviluppo e tratta dall’arietta Un bacio di mano composta tre mesi prima. Il secondo movimento Andante cantabile è una pagina di straordinario lirismo che contrasta con il primo movimento anche per l’utilizzo di un organico orchestrale ridotto per la mancanza dei timpani e delle trombe; questo movimento, estremamente libero dal punto di vista formale con un’esposizione ben marcata, in cui sono presentate tre diverse idee tematiche, un breve sviluppo, ed una ripresa con il primo tema che ritorna nella parte conclusiva quasi in eco, si evidenzia per un carattere disteso, ma al tempo stesso pensoso solo appena turbato dalla seconda idea tematica dall’andamento angosciante nella scrittura sincopata degli archi. Con il successivo Menuetto ogni tipo di angoscia appare bandito e il clima festoso del primo movimento si afferma con una straordinaria eleganza che coinvolge anche il Trio diviso in due sezioni, delle quali la prima è strutturata in un dialogo tra flauti, fagotti e corni da una parte e oboe e archi dall’altra, mentre la seconda espone il motivo di quattro suoni su cui si fonda l’ultimo movimento. L’ultimo movimento, Molto allegro, è, infine, una mirabile sintesi tra scrittura contrappuntistica e forma-sonata configurandosi come un testamento sinfonico di altissimo valore;  il primo tema, costituito da appena quattro suoni (do-re-fa-mi), è immediatamente riesposto nella forma di uno stretto di fuga a cinque parti e lascia il posto ad una nuova idea civettuola che svolge la funzione di transizione al secondo tema di carattere lirico. Nello sviluppo emerge la grande perizia contrappuntistica di Mozart attraverso un gioco imitativo che trova la sua espressione più completa nella coda del movimento dove, in un poderoso fugato, appaiono tutti i motivi di questo Finale amalgamati in una straordinaria e suggestiva sintesi.

    Durata: 42'

    Aram Il'ič Chačaturjan
    Tblisi 1903 - Mosca 1978

    Spartacus, suite

    1. Introduzione

    2. - Via Appia e danza dei pastori

         - Variazione dello schiavo e danza degli scudi

    3. – La strategia di Aegina

         - Adagio di Spartacus e Phrygia

    4. – Scena di seduzione

         - Ultimo combattimento e morte di Spartacus

         - Requiem

     

    “La meravigliosa capacità di Aram Chačaturjan di caratterizzare i suoi eroi con immagini e temi distinti è più evidente che mai nel suo nuovo balletto, Spartacus, nel quale con abilità combina i principi dello sviluppo sinfonico con le specifiche richieste della coreografia. La musica, inoltre, è anche notevole per l’inusuale e originale ricchezza di colori dell’orchestrazione… Mi sembra che una delle migliori caratteristiche della musica di Chačaturjan nel complesso e di Spartacus in particolare, sia il suo spirito popolare… È un grande e gioioso evento nella nostra vita musicale”. 

    Queste parole di elogio espresse nei confronti di Spartacus da Šostakovič nel 1955 descrivono perfettamente il linguaggio musicale del poco più anziano collega Aram Il’ič Chačaturjan, compositore georgiano di nascita, ma di origine armena, che nella musica sovietica del Novecento fu una voce originale proprio per la scelta di avvalersi di elementi popolari. Rappresentato per la prima volta a Leningrado il 27 dicembre 1956 presso il Teatro Kirov, attuale Mariinskij Teatr con la coreografia di L. V. Jakobson, Spartacus ebbe, però, una gestazione piuttosto lunga e complessa. La prima idea di comporre un balletto che avesse come tema quello della rivolta degli schiavi, avvenuta tra il 73 e il 71 a. C. e capeggiata da Spartacus, risale, infatti, al 1938 quando Nikolai Volkov aveva proposto a Chačaturjan questo soggetto ispirato al romanzo storico Spartaco (1873) dello scrittore italiano Raffaello Giovagnoli che circolava in una traduzione in russo del 1880-1881. Il compositore, però, non intraprese il lavoro prima dell’estate del 1950, portandolo a termine nel 1954, nonostante “un sentimento di grande eccitazione”, di cui si legge in una nota inserita nella prima pagina del manoscritto, lo avesse pervaso sin dall’inizio. Il tema della rivolta degli schiavi aveva, comunque, affascinato Chačaturjan che, a proposito di questo suo capolavoro, affermò:

    “Volevo che la partitura esprimesse con chiarezza il dramma della sceneggiatura. Credo che il tema di Spartacus e della rivolta degli schiavi nell’antica Roma abbia oggi grande importanza e attrazione. Pensavo a Spartacus come a un affresco monumentale capace di descrivere la potente valanga dell’antica ribellione degli schiavi per l’affermazione dei diritti umani… L’era di Spartacus fu molto importante nella storia dell’umanità. Oggi, quando la maggior parte dei popoli oppressi nel mondo stanno combattendo con intensità per la liberazione nazionale e l’indipendenza, l’immagine immortale di Spartacus ha acquistato un significato particolare. Quando ho composto la partitura del balletto e ho cercato di catturare l’atmosfera dell’antica Roma per portare in vita le immagini di un passato remoto, non ho mai cessato di sentire l’affinità spirituale di Spartacus con il nostro tempo”.

    Protagonista della vicenda è Spartacus che, condotto a Roma dal generale romano Crasso in condizione di schiavitù insieme alla moglie Phrygia, si pone al comando della rivolta degli schiavi. Inizialmente le sorti del conflitto sembrano volgere a favore di Spartaco che circonda la residenza del generale romano, dove è prigioniera la moglie, costringendo alla fuga Crasso e la sua concubina Aegina. Alla fine, però, vittima di un raggiro, Spartaco è sconfitto e crocifisso.

    Del balletto è proposta un’ampia selezione dei brani più famosi a partire dall’Introduzione che celebra, in modo magniloquente, i trionfi di Crasso nella lontana Frigia. Dal secondo atto sono tratti Via Appia e danza dei pastori, nel quale Spartaco convince pastori e contadini incontrati sulla Via Appia a seguirlo nella rivolta, e la Variazione dello schiavo e danza degli scudi.  Tratti dal terzo atto sono il successivo brano Strategia di Aegina, la concubina di Crasso, e il celebre e poetico Adagio di Spartacus e Phrygia che, utilizzato anche come colonna sonora del film Mayerling, si distingue per lo struggente tema dalla struttura anametrica e per la raffinatissima orchestrazione. Concludono la suite La scena di seduzione, Ultimo combattimento e morte di Spartacus e il Requiem, brani tratti tutti e tre dal quarto atto.   

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 45'