Šostakovič /Čajkovskij/Dvořák

Srba Dinič, direttore

Baucina - Piazza Santa Fortunata

  • Place

  • Baucina - Piazza Santa Fortunata

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Saturday
    28 June 2025

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Dmitrij Dmtrevič Šostakovič
    San Pietroburgo, 1906 - Mosca, 1975

    Ouverture festiva op. 96 (50° anniversario della morte)

    Allegretto, presto

     

    Composta originariamente nel 1947 per celebrare il trentesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, l’Ouverture festiva venne eseguita, però, solo 7 anni dopo il 6 novembre 1954 al Bol'šoj di Mosca sotto la direzione di Aleksandr Melik-Pashajev in occasione del trentasettesimo anniversario. Il direttore del teatro moscovita, Vasily Nebolsin, non avendo un pezzo con il quale aprire questo importante concerto che si sarebbe dovuto tenere pochi giorni dopo, si rivolse a Šostakovič il quale, come ricordato dal musicologo oltreché amico e biografo del compositore russo Lev Nikolayevič Lebedinsky, scrisse il brano in breve tempo: «Dmitrij Dmtrevič, con quel suo carattere strano, imprevedibile, quasi schizofrenico pensava che io gli portassi fortuna, per quanto io sapessi di non avergli mai portato particolare fortuna. Egli disse: «siediti qui accanto a me e scriverò l’ouverture in men che non si dica». Iniziò allora a comporre e la velocità con la quale scrisse fu veramente stupefacente».

    In realtà Šostakovič ritoccò semplicemente una sua vecchia composizione, mentre da Nebolsin fu organizzata una rete di corrieri che portassero le singole pagine dell’ouverture al teatro dove, ad attenderle, c’era una nutrita schiera di copisti che redassero le parti in brevissimo tempo. Dopo un’introduttiva fanfara degli ottoni, il Presto si articola in una struttura bitematica con un primo tema, che richiama quello principale dell’ouverture dell’opera Ruslan e Ludmilla di Glinka. Ad esso si contrappone il secondo tema di carattere lirico affidato ai violoncelli e ai corni, mentre la fanfara iniziale ritorna nella Coda conclusiva.

    Duration: 7'

    Pëtr Il'ič Čajkovskij
    Votkinsk, 1840 - San Pietroburgo, 1893

    Capriccio italiano op. 45

    Andante un poco rubato, Pochissimo più mosso, Allegro moderato 

     

    «Se ripenso all’anno appena trascorso devo intonare un inno di ringraziamento al destino per la quantità di giornate felici passate in Russia e all’estero. Posso dire che durante l’anno ho goduto di una serenità senza ombre e sono stato felice per quanto è possibile esserlo. Naturalmente ci sono stati momenti difficili, ma sono stati solo momenti… Per la prima volta nella mia vita ho trascorso un intero anno di libertà». Così Čajkovskij scrisse all’inizio del 1880, un anno che si apriva sotto i migliori auspici per il compositore russo che sembrava ispirato. Il 16 gennaio Čajkovskij scrisse, infatti, a Taneev: «Voglio scrivere una suite italiana su melodie popolari». È questo il primo accenno alla composizione del Capriccio italiano, che Čajkovskij incominciò a scrivere proprio in quei giorni come confermato da un’altra lettera del 28 gennaio indirizzata alla sua protettrice, la contessa Nadežda Von Meck: «Ho cominciato a fare degli schizzi per una Fantasia Italiana su temi popolari. Voglio scrivere qualcosa secondo il modello della Fantasia spagnola di Glinka».

    Pochi giorni dopo, il 5 febbraio 1880, Čajkovskij informò la Von Meck su questo lavoro: «Nondimeno, ho lavorato felicemente negli ultimi giorni, e ho già preparato approssimativamente una mia Fantasia Italiana su temi popolari, alla quale mi sembra, si potrebbe prevedere un buon futuro. Sarà efficace, grazie alle sue piacevoli melodie, delle quali alcune sono state scelte da raccolte, e le altre le ho sentite io stesso per le strade».

    La Fantasia, ribattezzata Capriccio in una lettera indirizzata al suo editore Pëtr Jurgenson il 28 maggio e completata il giorno prima, fu eseguita per la prima volta il 18 dicembre 1880 a Mosca sotto la direzione di Nikolaj Rubinštein.

    Aperto da una fanfara (Andante un poco rubato) che ricorda un motivo suonato dai soldati della cavalleria, che Čajkovskij aveva ascoltato durante il suo soggiorno a Napoli, il Capriccio italiano prosegue con la presentazione di temi popolari (una melodia dall’andamento di siciliana esposta dagli archi; un tema di stornello, intonato dagli oboi, e un altro tema di canzone napoletana, affidato ai tre flauti) per concludersi, dopo una ripresa del tema iniziale, con una travolgente tarantella

    Duration: 15'

    Antonín Dvořák
    Nelahozeves 1841 - Praga 1904

    Sinfonia n. 9 (“dal Nuovo Mondo”) in mi minore op. 95 (B.178) (Sinfonia n. 5)

    Adagio, Allegro molto

    Largo

    Scherzo: Molto vivace Trio

    Allegro con fuoco

     

    La Sinfonia dal Nuovo mondo, quinta tra quelle date alle stampe, ma nona e ultima in ordine di composizione, fu composta tra il 19 dicembre del 1892 e il 24 maggio del 1893 a New York durante il soggiorno americano di Dvořák su commissione della New York Philharmonic Orchestra che la eseguì, per la prima volta, con un notevole successo, il 16 dicembre 1893 alla Carnegie Hall sotto la direzione di Anton Seidl. Alla fine di ogni movimento, infatti, scrosci fragorosi di applausi costrinsero il compositore ad alzarsi e a fare un inchino per salutare il pubblico.

    Certamente Dvořák non aveva immaginato di conseguire un così strepitoso successo quando, nel 1892, dopo vari tentennamenti, aveva deciso di accettare il prestigioso incarico di direttore offertogli dal New York National Conservatory of Music, in sostituzione di Sibelius, con il quale non era stato possibile prendere contatti. Dvořák, di carattere schivo e poco propenso a lasciare la sua terra natia, si era deciso, perché pressato dalle insistenze di Mrs. Thurber, moglie di un ricchissimo commerciante newyorkese di generi coloniali, ad imbarcarsi il 15 settembre 1892 per l’America dove sul numero del 21 maggio 1893 del New York Herald rilasciò queste dichiarazioni: «Io sono ora convinto che la futura musica di questo paese debba basarsi su quelle che sono chiamate melodie Negre. Queste possono essere la base di una scuola di composizione seria e originale, da svilupparsi negli Stati Uniti. Questi graziosi e variati temi sono il prodotto del terreno. Sono Americani. […] Sono le canzoni popolari d'America e i vostri compositori devono rivolgersi ad esse. Tutti i grandi musicisti hanno preso in prestito temi della tradizione popolare. Il più affascinante scherzo di Beethoven è basato su ciò che ora potrebbe essere considerato come una melodia negra abilmente manipolata. Io stesso mi sono rivolto alle semplici, quasi dimenticate melodie dei contadini boemi per suggerimenti nei miei lavori più seri».              

    La tradizione americana, costituita dalla musica dei pellerossa e dei negri d’America, costituisce la base di questa composizione, non perché Dvořák abbia utilizzato dei temi tratti dal loro repertorio, ma perché, come ebbe modo di scrivere egli stesso in un articolo uscito sul New York Herald il 15 dicembre 1893, nel contesto dei temi originali, aveva inserito i caratteri propri della musica indiana. Nel suddetto articolo egli, infatti, aveva scritto: «Io non ho usato attualmente nessuna delle natie melodie americane. Io ho semplicemente scritto temi originali, incorporando le peculiarità della musica indiana, e, usando questi temi come soggetti, li ho sviluppati con tutte le risorse dei ritmi moderni, del contrappunto e del colore orchestrale.  […] L'influenza dell'America deve essere sentita nella mia sinfonia da chiunque abbia fiuto».

    Aperto da un Adagio introduttivo, il primo movimento Allegro molto, in forma-sonata, presenta immediatamente il primo tema, che, ispirato allo spiritual Swing Lo’Swett Chariot, ritorna anche nel corso della sinfonia fungendo da Leitmotiv e contribuendo a dare alla sinfonia stessa un’impostazione ciclica. Anche il secondo tema, presentato da oboi e flauti, è connotato in senso etnico. Nel secondo movimento, Largo, la connotazione etnica è resa dalla struttura pentatonica del tema principale, ispirato al poema epico indiano Hiawatha del poeta americano Henry Wadsworth Longfellow, dedicato al mitico fondatore della confederazione irochese. Questa pagina, nella quale emerge il bellissimo tema del corno inglese, evoca i funerali indiani celebrati nella foresta. Secondo quanto affermato dal compositore, anche il terzo movimento, Scherzo, sarebbe ispirato a questo poema e, in particolar modo, a una danza religiosa indiana, anche se alcuni musicologi hanno ritenuto di riscontrare nel tema principale alcuni tratti tipici della tradizione musicale mitteleuropea e, in particolar modo, del furiant, un'impetuosa danza ceca. Nell’ultimo movimento, Allegro con fuoco, in forma-sonata, dove, dopo una brevissima introduzione, esplode il tema più celebre dell’intera sinfonia, a cui si contrappone il secondo di carattere lirico, ritornano sia il Leitmotiv sia le idee tematiche principali del Largo e dello Scherzo nella sezione di sviluppo, aperta da un ritmo di Polka.

     

    Riccardo Viagrande

    Duration: 40'