Arutiunian/ Arakelian /Chačaturjan

Karen Durgaryan, direttore

Artak Asatryan, duduk

  • Place

  • Politeama Garibaldi

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Friday
    30 May 2025

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    30 - 15 €

    Calendario

  • Giorno

    Saturday
    31 May 2025

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    30 - 15 €

    Calendario

  • Programma

  • Alexandr Arutiunian
    Erevan 1920 - 2012

    Festive ouverture

    Nato a Yerevan, Aleksandr Grigor'evič Arutiunian, dopo aver studiato pianoforte e composizione nel Conservatorio della sua città natale conseguendo il diploma alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si trasferì nel 1946 a Mosca dove si perfezionò in composizione con Litinsky. Insignito del Premio Stalin nel 1949 per una cantata che aveva scritto quando ancora studiava a Mosca, nel 1954 fece ritorno a Yerevan dove insegnò al Conservatorio e fu nominato direttore artistico della Filarmonica di Stato Armena. Definito da Aram Chačaturjan in occasione del Congresso Musicale di Mosca un promettente compositore sovietico, Arutiunian ha ottenuto consensi sia in patria che all'estero grazie alla sua vasta produzione caratterizzata dalla valorizzazione della tradizione musicale armena che influenza anche i temi di questa Ouverture Festiva, composta nel 1949 ed eseguita per la prima volta nella sala grande dell’Orchestra Filarmonica di Leningrado nel mese di novembre dello stesso anno sotto la direzione di Yevgeny Mravinsky. Questo lavoro si configura come una pagina brillante che pullula di ritmi e di motivi tipici della tradizione musicale armena, di cui alcuni più lirici come quello esposto dagli archi subito dopo la prorompente parte introduttiva.

    Duration: 7'

    Grigor Arakelian
    Yerevan 1963

    Suite concertante per duduk e orchestra

    Hymn to the Sun (Inno al sole) (Larghetto nobile)

    Dance (Danza) (Allegro)

    Open the Door, Lord (Apri la porta, Signore) (Larghetto)

    Fete (Festa) (Larghetto-Allegro molto-Meno mosso. Festivo)

     

     

    Nato nel 1963 a Yerevan e diplomatosi nel conservatorio della città natale, dove ha studiato composizione con Edouard Mirzoyan, uno dei più celebrati compositori armeni contemporanei, scomparso nel 2012, e violoncello con Alexander Chaushyan, Grigor Arakelian ha sempre mantenuto un forte legame con la tradizione musicale della sua nazione. La sua produzione conta, infatti, arrangiamenti per coro e strumenti classici e popolari basati sui materiali originali di padre Komitas, considerato, quest’ultimo, il fondatore della moderna musica armena, nella quale è sempre presente l’antico sistema musicale armeno. Si deve, inoltre, ad Arakelian la creazione di una nuova forgia di djut, la cosiddetta “viola armena”, le cui particolari sonorità si adattano perfettamente alle caratteristiche della musica spirituale e alla trascrizione di importanti lavori del repertorio medievale armeno di autori come Grigor Narekatsi (X sec.) o di Mesrop Mashtots (V sec.). Il suo interesse per la musica del Medioevo e per quella antica in generale ha portato Arakelian a fondare nel 2005 l’Ensemble di Musica Medioevale “Oshakan” che ha acquisito grande popolarità in Europa e soprattutto in Francia, essendo stata presentata negli studi di Radio France, nella cattedrale di Monaco e nella Chiesa “La Majeur” di Marsiglia. Dal 2012 con un quintetto d’archi, chiamato “Les Violons d'Arménie”, esegue musiche di sua composizione oltre ad altre tratte dal repertorio francese, italiano e inglese.

    La musica armena, che Arakelian continua a divulgare in tutto il mondo con suoi arrangiamenti, è, sempre, al centro del suo mondo, come è dimostrato anche da questa Suite concertante per Duduk e orchestra, composta nel 2024. Il Duduk è, infatti, un aerofono armeno ad ancia doppia molto antico, che, secondo alcuni musicologi armeni risalirebbe al 1200 a. C. e il cui nome è una deformazione di dudka, termine con il quale era chiamato uno strumento simile, ma di tradizione russa. Secondo l’etnomusicologo Jonathan McCollu, il duduk “è uno dei più antichi aerofoni del mondo. È uno strumento ad ancia doppia simile a un oboe. Esso è in realtà l'unico vero strumento armeno che è sopravvissuto lungo la storia e ciò ne fa un simbolo dell'identità nazionale armena. Il duduk è spesso raffigurato nei manoscritti armeni miniati e risale al tempo di Tigrane il Grande. Il duduk è riconoscibile per il suo tamburo, che è inconfondibile […]. La canna è solitamente ricavata dalla canna di albicocca che cresce lungo il fiume Arax. La nasalità è anche un'importante qualità sonora che rende il duduk unico […]. La qualità più importante del duduk consiste nella sua capacità di esprimere la dialettica della lingua e l'umore della lingua armena, aspetto che rappresenta spesso la sfida principale di un suonatore di duduk”.

    In quattro movimenti, la Suite si apre con un Inno al sole (Larghetto nobile), di grande suggestione già nel tema esposto dal duduk su una sorta di moto perpetuo realizzato dai secondi violini ai quali è affidato un disegno in terzine. Un graduale crescendo conduce a una nuova sezione nella quale è perorato dall’orchestra un altro tema. Di carattere contrastante è la coda, nella quale si assiste a una rarefazione della scrittura con note lunghe tenute dagli archi, sulle quali il solista esegue delle diminuzioni del tema. Un rullo in crescendo dei timpani apre il secondo movimento, Danza (Allegro), del quale è protagonista subito il duduk, che esegue un tema strutturato su una quarta di grande vitalità ritmica, mentre di carattere lirico è un secondo tema, sempre basato su un intervallo di quarta. La scrittura orchestrale si inspessisce sempre di più per arrivare alla coda in fortissimo, della quale sono protagonisti le percussioni con i timpani che eseguono una variazione del tema. Di intenso lirismo è il terzo movimento, Apri la porta, Signore, che si apre con un bel tema esposto dal flauto e dell’oboe, mentre il solista entra soltanto dopo, su delle note tenute dagli archi, per esporre un tema di carattere rapsodico, prima di cedere il testimone all’orchestra, con la quale si alterna. Una scrittura di carattere lirico contraddistingue anche la pate introduttiva del quarto e ultimo movimento, Festa (Larghetto), di cui sono protagonisti i legni con un tipico tema armeno. La festa vera e propria inizia in corrispondenza dell’Allegro molto, che si apre con un lungo suono tenuto dagli archi gravi e dai timpani sui quali si aggiungono progressivamente gli altri strumenti in un crescendo di grande effetto che si conclude con uno sforzato. Subito dopo entra il solista con un tema di carattere virtuosistico che trova nell’emiolia con l’alternanza tra 6/8 e 3/4 uno degli aspetti più qualificanti. Il movimento si conclude con una sezione (Meno mosso. Festivo) in 2/4 nella quale il solista può mettere in mostra le sue doti virtuosistiche. 

    Duration: 26'

    Aram Il'ič Chačaturjan
    Tblisi 1903 - Mosca 1978

    Sinfonia n. 2 in mi minore “La Campana”

    Andante maestoso

    Allegro risoluto

    Andante sostenuto

    Andante mosso-Allegro sostenuto. Maestoso

     

    Definita dallo stesso Chačaturjan “un requiem di ira, un requiem di protesta contro la guerra e la violenza”, la Sinfonia n. 2, chiamata da Georgi Khubov anche la campana o la sinfonia con le campane per la loro presenza all’inizio e alla fine del lavoro, fu composta nel 1943, quindi nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Del resto, in questo lavoro, il compositore cercò di dare voce a tutto ciò che la gente pensava e sentiva in occasione della grave contingenza bellica che stava vicendo. Eseguita per la prima volta il 30 dicembre 1943 presso il Conservatorio di Mosca con l’Orchestra Sinfonica di Stato dell’URSS sotto la direzione di Boris Khaikin, la sinfonia è stata sottoposta da Chačaturjan a diverse revisioni che hanno interessato anche la posizione dei due movimenti interni che è stata scambiata. Estremamente drammatico è il primo movimento, Andante maestoso, che aperto da un motivo affidato alla campana, presenta una sezione di carattere lugubre eseguita dagli archi. Il secondo movimento, Allegro risoluto, è animato da una certa vitalità ritmico, mentre il terzo, Andante sostenuto, è quello più tragico. Su di esso il compositore scrisse: «Vorrei che gli ascoltatori non cercassero illustrazioni concrete a una serie di immagini di sofferenze sovrumane causate al popolo sovietico dai mostri nazisti. Ma non posso fare a meno di ammettere che, mentre scrivevo l’Andante, ho visto quelle cose orribili davanti agli occhi della mia mente».

    Nel quarto movimento, infine, come notato da Khubov, il sentimento dominante è quello dell’esultanza rappresentata attraverso fanfare, una sezione affidata agli ottoni e il tema della campana.

     

    Riccardo Viagrande

    Duration: 52'