Sarasate/Massenet /Márquez

Maurizio Colasanti, direttore

Stefan Milenkovich, violino

Palermo - Piazza Ruggiero Settimo

  • Place

  • Piazza Ruggiero Settimo - Palermo

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Friday
    04 July 2025

    Ore

    21,00

    Durata

    60min.

    Prezzi

    10 - 5 €

    Calendario

  • Programma

  • Pablo de Sarasate
    Pamploma 1844 - Biarritz 1908

    Introduction et Tarantelle per violino e orchestra op. 43

    Moderato. Allegro vivace

    Duration: 5'

    Zigeunerweisen per violino e orchestra op. 20

    Moderato. Lento. Un poco più lento. Allegro molto vivace

    Duration: 9'

    Fantasia da concerto sulla “Carmen” per violino e orchestra op. 25

    Allegro Moderato, Moderato, Lento assai, Allegro Moderato, Moderato

     

    Vero e proprio enfant prodige, Pablo de Sarasate, sin dal suo debutto a soli 17 anni a Parigi, si impose come uno dei più grandi virtuosi del suo tempo tanto che famosi compositori, come Édouard Lalo, Max Bruch e Camille Saint-Saëns gli dedicarono loro lavori che sarebbero diventati autentici capisaldi della letteratura violinistica. Come compositore, Sarasate scrisse per il suo amato strumento lasciando delle composizioni di carattere virtuosistico che costituiscono oggi un importante banco di prova per i violinisti. Tra le sue opere spicca, per il carattere lirico dell’introduzione a cui si contrappone la brillante e virtuosistica tarantella, Introduzione e Tarantella op. 43, la cui composizione risale al 1899. Al 1878 risale invece la composizione di Zingaresca op.20, ispirata a un soggiorno a Budapest che aveva consentito al compositore di conoscere e apprezzare il colore locale e soprattutto la musica gitana. Questo lavoro si compone di 4 sezioni che configurano una czardas, in quanto le prime tre (Moderato. Lento. Un poco più lento) possono essere considerate come il Lassù, che in ungherese significa lento, della danza tradizionale mentre l’ultima (Allegro molto vivace) corrisponderebbe al friss.

    Rappresentata il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi, Carmen, dopo l’insuccesso iniziale, non solo si affermò nel repertorio come uno dei capolavori del teatro musicale, ma divenne anche fonte di ispirazione di altri lavori. Al fascino di questa partitura non riuscì a sottrarsi nemmeno Sarasate che, già autore di fantasie su temi di opere, come Der FreischützDon GiovanniFaustLa Forza del DestinoMarthaMireilleRoméo et Juliette, e Zampa, ne approntò nel 1881 una fantasia, che eseguì per la prima volta a Madrid il 17 aprile dello stesso anno. In essa vengono rielaborati in senso virtuosistico i temi più famosi a partire dall'Aragonaise, preludio del terzo atto, e dall'Habanera, variata in modo estroso, a cui seguono il motivo canzonatorio di Carmen (Tra la la ... Coupe-moi, brûle-moi) e la Seguidille, anche questa sottoposta a variazioni. La fantasia si conclude con La Chanson bohème di Carmen, Frasquita, Mercedes, che, tratta dalla parte iniziale del secondo atto, costituisce il brano di maggiore difficoltà tecnica dell'intera fantasia.

    Duration: 12'

    Jules Massenet
    Montaud 1842 - Parigi 1912

    Suite dalle danze dell’opera "Le Cid"

    Castillane

    Andalouse

    Aragonaise

    Aubade

    Catalane

    Madrilène

    Navarraise

     

    “Secondo la mia abitudine, non avevo atteso che Manon avesse un esito per tormentare il mio editore Hartmann e svegliare il suo spirito al fine di trovarmi un nuovo soggetto. Avevo appena terminato le mie lagnanze, che egli aveva ascoltato in silenzio, con il sorriso sulle labbra, che andò verso il suo tavolo e tirò fuori cinque quaderni di un manoscritto riprodotto su una carta di colore giallo, detta pelure, ben conosciuta dai copisti. Era il Cid, opera in cinque atti di Louis Gallet ed Édouard Blau”.

    Con queste parole lo stesso Massenet ha ricordato, nel suo scritto autobiografico Mes souvenirs, il suo primo incontro con il libretto del Cid, già scritto nel 1873 per Bizet che, pur essendo impegnato nella composizione di Carmen, aveva lavorato a questa nuova opera intensamente completando la prima stesura della musica alla fine dell’anno. Per una serie di vicissitudini tra cui l’incendio del teatro e lo spostamento delle rappresentazioni alla Salle Ventadour, l’opera di Bizet non vide mai le scene, mentre quella di Massenet sarebbe stata rappresentata all’Opéra il 30 novembre 1885 con un cast d’eccezione nel quale figuravano le ballerine Rosita Mauri, Mélanie Hirsch, Keller e il ballerino Louis Mérante. La serata fu un trionfo, come si evince dalle recensioni favorevoli apparse il giorno dopo su vari giornali, anche se la critica non mancò di manifestare qualche perplessità. Auguste Vitu scrisse su «Le Figaro» il 1° dicembre 1885:

    “Ora Le Cid del signor Massenet ha recentemente riportato un successo eclatante. Da ciò, una conclusione che s’impone: è che il signor Massenet ha voluto, questa volta, farsi interamente comprendere e che ci è riuscito. Non è che la sua nuova partitura non racchiuda una porzione ancora eccessiva della declamazione pura. Ma essa vi è giustificata o più spesso ordinata dalla natura stessa del soggetto e dalla struttura del libretto. Non si saprebbe biasimare il signor Massenet per aver conservato l’accento del recitativo di certi versi del grande Corneille, che gli sia stato malagevole cantare in cavatine o in movimenti di valzer […]. Vista d’insieme la partitura del Cid si staglia sugli

    orizzonti della scuola contemporanea come una cima imponente e colorata di fuochi – quelli dell’aurora o del tramonto? Non lo stabilisco io. Si giudicava a buon diritto il signor Massenet, dapprima come un maestro nell’arte di scrivere, poi come un elegiaco e soprattutto un colorista descrittivo. Egli ha rivelato questa sera un temperamento drammatico, che fino a oggi aveva sonnecchiato sotto il torpore voluttuoso delle carezze sinfoniche. Le Cid non racchiude una pittura orchestrale che si possa comparare al paradiso d’Indra del Roi de Lahore, ma, in compenso, il lamento di Chimène, il duetto d’amore, l’aria di Rodrigo, così formalmente puri come pensati da Gluck o da Mozart, sono pagine ammirevoli che assicurano nello stesso tempo la gloria a un’opera, a un nome e a una scuola”.

    Collocate nel secondo atto, le danze sono sicuramente una delle parti più interessanti della partitura e per questa ragione si sono affermate indipendentemente dall’opera anche nel repertorio sinfonico. Si tratta di una splendida suite di 7 danze spagnole aperta da una Castillane, alla quale seguono una malinconica Andalouse con il suo lirico tema, una brillante Aragonaise costruita su un tema travolgente che sfocia nella successiva Aubade, una raffinata marcia, e una brillante Catalane. Molto curata, per quanto attiene all’orchestrazione, è la successiva Madrilène con il flauto che risponde al corno inglese nella parte introduttiva. Una sfrenata Navarraise conclude la suite, le cui ultime tre danze suscitarono, però, l’ironico commento di Pougin il quale scrisse su «Le Ménestrel»: «Quanto agli ultimi tre ballabili, ne farei volentieri a meno e non vedrei nessun inconveniente alla loro soppressione».

    Duration: 20'

    Arturo Márquez
    Alamos 1950

    Danzón n. 2

    Ispirato a una danza di origine cubana e composto insieme ad altri brani dello stesso genere agli inizi degli anni 90’, il secondo Danzón del compositore messicano Arturo Márquez ha rivelato il suo autore a un largo pubblico soprattutto grazie all’Orchestra Giovanile Simon Bolivar diretta da Dudamel che lo ha portato con grande successo in tour per l’Europa e negli Stati Uniti. Sebbene non tutti apprezzino la sua scelta di utilizzare nelle sue composizioni stili latino-americani, Márquez ha conseguito una grande popolarità presso il pubblico e oggi è riconosciuto come uno dei più importanti compositori messicani del suo tempo. Facente parte dei cosiddetti Danzones, che oggi sono sempre più utilizzati nelle produzioni di balletto e che si basano sulla musica della regione di Veracruz in Messico, Danzón n. 2 è una pagina sensuale e brillante nella quale confluisce la tradizione dei balli caraibici.

     

    Riccardo Viagrande

    Duration: 10'