L'HISTOIRE DE BABAR di Poulenc & I DUE USIGNOLI di Campogrande

  • Place

  • Politeama Garibaldi - Palermo

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Monday
    20 April 2026

    Ore

    11,30

    Durata

    60min.

    Prezzi

    5 - €

    Calendario

Riccardo Scilipoti direttore e maestro del coro di voci bianche

Giovanni Mazzara regia

Coro di voci bianche Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana

---------------------------------------------------------------------------------------------

Biglietti:. € 5 per alunno (non paganti: alunni H e docenti accompagnatori e di sostegno).

Prenotazioni scuole:  segreteriascuole@orchestrasinfonicasiciliana.it  - tel. 3382669146

Info Botteghinobiglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it  - tel. 091 6072532/533

Spettacolo per tutte le età

  • Programma

  • Francis Poulenc
    Parigi, 1899 - Parigi, 1963

    L’histoire de Babar (La storia dell’elefantino Babar). Versione orchestrale Jean Francaix

    Storia di Babar

    “Ho completato l’abbozzo del mio Babar e sto per ricominciare a ricopiare: penso che sarà spassoso. La difficoltà è di non realizzare una serie di piccoli pezzi staccati ma una sorta di mosaico”

    Così scriveva Poulenc nel 1945 alla cantante francese Pierre Bernac, che egli accompagnava spesso al pianoforte, a proposito della sua Storia dell’elefantino Babar, la cui composizione fu iniziata quasi per caso cinque anni prima in occasione della protesta di una sua nipotina. In un pomeriggio noioso e sonnolento dell’estate del 1940, Poulenc, in compagnia della famiglia, stava suonando al pianoforte una sua composizione, Melancolie, senza riscuotere troppo successo presso la piccola nipote di quattro anni. La bambina, annoiata da quella musica, disse con sincerità e anche con una certa impertinenza allo zio: Zio Francis, che musica noiosa. Suona questo piuttosto. Così dicendo, la bimba prese un album con la favola dell’elefantino Babar e lo pose sul leggio del pianoforte imponendogli di suonare. Poulenc, divertito, incominciò a improvvisare degli accordi facendo finta di leggere della musica su quell’album. Nacque così l’idea di comporre una serie di pezzi da organizzare in un ciclo, diventato nella sua struttura unitaria La storia dell’elefantino Babar. Originariamente composta per voce e pianoforte, La storia fu orchestrata nel 1962, poco prima della morte del compositore, da Jean Françaix e in questa forma ebbe un notevole successo.

    Per la composizione di questo lavoro Poulenc si era ispirato a una favola inventata da Cécile Brunhoff la quale, ogni sera, per addormentare i figlioletti Laurent e Matthieu, aveva dato forma alle immaginarie peripezie di un elefantino di nome Babar. Trascritta dal marito Jean, la favola, dopo esser stata corredata con illustrazioni, fu pubblicata nel 1932 dalle edizioni Jardin e ristampata nel 1939 dalle Èditions Hachette.

    La trama, molto semplice, narra di un elefantino nato nella foresta che diventa protagonista di una serie di peripezie. Mentre gioca nella foresta, viene, infatti, sorpreso da un cacciatore che, dopo avergli ucciso la mamma, gli dà la caccia. Il povero elefantino, dopo lungo girovagare, giunge in una città dove entra a contatto con una realtà nuova che suscita nel suo animo un’improvvisa quanto notevole meraviglia. Ad incuriosire Babar sono soprattutto gli uomini ben vestiti che l’elefantino vorrebbe imitare a tal punto da esprimere esplicitamente e chiaramente questo suo desiderio dicendo: Davvero sono vestiti benissimo, piacerebbe anche a me avere un bel vestito, ma come fare? Per sua fortuna incontra una vecchia signora, che, amando moltissimo gli elefantini, esaudisce il suo desiderio, lo accoglie in casa sua e gli compra persino una macchina. Trascorrono due anni e il nostro elefantino, nonostante tutto, non si sente felice perché rimpiange i giochi nella foresta con gli altri elefantini. Durante una passeggiata incontra due suoi cuginetti, Arturo e Celeste, ai quali compra dei vestiti nuovi e offre dei dolci in una pasticceria. Intanto nella foresta tutti sono preoccupati per la sorte dei due elefantini di cui hanno atteso invano il ritorno. Per loro fortuna un Marabù li vede e avverte gli altri elefanti per cui le mamme possono andare a riprendersi i loro cuccioli insieme ai quali fa ritorno nella foresta anche Babar. Intanto era morto il re degli elefanti per un avvelenamento da fungo e, quando gli anziani si riuniscono per scegliere un nuovo re, uno di loro di nome Cornelius propone di eleggere come nuovo re proprio Babar, che, vissuto tra gli uomini, aveva fatto delle esperienze importanti ignote agli altri elefanti. Babar accetta a condizione che venga accolta come regina degli elefanti Celeste con la quale si era fidanzato. Per le nozze di Babar e Celeste e per l’incoronazione del nostro elefantino si fa una grande e bellissima festa alla quale partecipano tutti gli animali.

    Anche in questa composizione si afferma la scrittura tipica di Poulenc la cui caratteristica vena ironica è enfatizzata dall’orchestrazione che esalta gli elementi umoristici insiti nella versione per canto e pianoforte, soprattutto, in alcuni episodi come il mal di pancia degli elefanti e la loro danza viennese durante la visita alla pasticceria.

    Duration: 30'

    Nicola Campogrande
    Torino, 1969

    I due usignoli. Operina per voci bianche su libretto di Piero Bodrato (prima esecuzione a Palermo)

     

    Usignoli

    Composta nel 2023, su libretto di Piero Bodrato, su commissione del Teatro Comunale di Bologna e rappresentata, per la prima volta, il 27 gennaio 2025 al teatro Manzoni del capoluogo emiliano, l’operina per voci bianche e piccola orchestra I due usignoli è uno dei lavori più recenti di Nicola Campogrande, noto al grande pubblico per la conduzione della trasmissione radiofonica Radio3 Suite e di Contrappunti su Classica HD. Come compositore, si è imposto grazie a una vasta produzione che va da lavori per il teatro come De bello gallico, #Folon, La notte di San Nicola e Olympia, nei quali ha ottenuto una proficua sintesi tra tradizione classica, jazz, canzoni ed esplorazioni elettroniche, alla musica da camera e al genere sinfonico. 
    Liberamente ispirata a una fiaba di Andersen, la vicenda de I due usignoli è ambientata in Cina in un tempo passato, ma non ben identificato. Protagonista è la regina della Cina, che, essendo un po’ infelice, pensa di alleviare questo suo stato grazie al canto di un usignolo che vive nel suo regno e canta divinamente. Ordina, allora, di trovarlo e portarlo a corte alla dama e al capitano il quale, però, poco esperto, finisce per confondere il canto dell’usignolo con quello di un gallo, di una papera, di una mucca. Cresciuta nel bosco, la dama, da parte sua, suggerisce al capitano di addentrarsi nel bosco, dove incontrano un boscaiolo che conosce bene l’usignolo, che, prontamente catturato da loro, è condotto a corte. La regina, rimasta incantata dall’usignolo, ordina che sia rinchiuso in una gabbia d’oro e che venga proclamato “principe pennuto”, suscitando la gioia del popolo che, però, oltre ad esultare, manifesta qualche preoccupazione in merito a delle trame che starebbe ordendo, per invidia, la regina del Giappone. In effetti, la regina del Giappone porta in dono un usignolo meccanico che canta in modo impeccabile tutte le volte che si preme un pulsante, suscitando l’ammirazione e la curiosità della regina della Cina. A questo punto, per decidere quale dei due usignoli sia da preferire, è convocato il maestro di musica, il quale, dopo aver fatto una lezione sugli elementi della musica, dichiara aperta la gara, vinta dall’usignolo meccanico, il quale, ripete sempre in modo identico il suo canto. Se, da una parte, il popolo festeggia la vittoria, l’usignolo vero, triste e offeso, vola via, suscitando la compassione solo del suo amico boscaiolo. All’annuncio, da parte della dama e del capitano, del ritorno nel bosco dell’usignolo, la regina, offesa, dichiara di preferire quello meccanico che, però, si inceppa dopo poche note. In un stato di prostrazione, la regina è visitata, non si sa bene se in sogno o nella realtà, dalla morte, la quale le spiega che, cacciando l’usignolo vero, ha, nel contempo, cacciato via la vita, mentre per vivere in modo meraviglioso bisogna essere curiosi e aperti ai cambiamenti, e, dunque, alle variazioni. Alla fine, l’usignolo vero ritorna a palazzo e caccia via la morte. Mentre la regina si riprende, il maestro, la dama, il capitano, il boscaiolo, la regina e il coro cantano il brano finale, che ricorda a tutti la bellezza della natura e la sua intelligenza.
    Dal punto di vista musicale l’operina, cantata da voci bianche, è pensata per bambini e ragazzi, in quanto sia i 7 ruoli principali sia il coro sono concepiti in modo tale da consentire a loro di esprimersi con il linguaggio dell'opera, in dialoghi cantati e piccole arie.

     

    Riccardo Viagrande

    Duration: 30'

Coro voci bianche Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana