Il mito di Don Chisciotte

Salvatore Percacciolo, direttore

Partinico - Real Cantina Borbonica

  • Place

  • Real Cantina Borbonica - Partinico

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Sunday
    21 September 2025

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Giovanni Paisiello
    Taranto 1740 - Napoli 1816

    Sinfonia da "Don Chisciotte della Mancia"

    Risoluto assai

     

    Considerato uno dei maggiori esponenti della Scuola Napoletana, Giovanni Paisiello, dopo aver frequentato a Taranto, sua città natale, il Liceo dei Gesuiti, avendo manifestato un grande talento vocale, nel 1754 fu ammesso a frequentare il Conservatorio napoletano di Sant’Onofrio dove studiò organo e contrappunto con Carlo Contumace e ricevette insegnamenti anche dall’operista Gaetano Avos il quale con le sue lezioni lo aiutò a capire la via da seguire come compositore. Lasciato, nel 1763, il Conservatorio, dove si era distinto per alcuni intermezzi che avevano attirato l’attenzione del pubblico, esordì come operista nel 1764, grazie all’aiuto del principe di Colobrano, don Giuseppe Carafa, al Teatro Marsigli di Bologna con Il Ciarlone su libretto di argomento buffo di Palomba. Da qui iniziò la sua brillante carriera che lo vide impegnato non solo in Italia, ma anche in varie nazioni europee. Molti musicologi hanno suddiviso la sua intensa attività in tre fasi e precisamente quella relativa alla sua presenza in città italiane (1763-1774), quella svolta a Pietroburgo e a Vienna (1777-1783) e infine quella napoletana che va dal 1784 al 1808. A questa prima fase della sua produzione appartiene l’opera Don Chisciotte della Mancia, composta nel 1768 su un libretto di Giambattista Lorenzi e rappresentata al Teatro dei Fiorentini di Napoli nel 1769. Dell’opera Paisiello realizzò anche una seconda versione nel 1771 per Vienna che concorda in tutto e per tutto con quella originaria per quanto riguarda la Sinfonia, chiamata Overtura nel manoscritto viennese, oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna. Si tratta di una pagina brillante che sostanzialmente si configura come un’esposizione di forma-sonata nella quale è possibile trovare tre temi, dei quali il primo è esposto nella tonalità di impianto (fa maggiore), il secondo, affidato inizialmente ai soli archi, è utilizzato per il ponte modulante, mentre il terzo, in do minore, introduce una forma di malinconia. Una rielaborazione dei primi due elementi tematici conclude la sinfonia.

    Duration: 4'

    Georg Philipp Telemann
    Magdeburgo, 1681 - Amburgo, 1767

    Ouverture in sol maggiore «Burlesque de Quixotte», TWV 55:G10

    Ouverture (Largo-Allegro-Largo)

    Le Réveil de Quichotte (Andantino)

    Son Attaque des Moulins à Vent (Moderato)

    Ses Soupirs amoureux après la Princesse Dulcinée (Andante)

    Sanche Panse berné (Allegro moderato)

    Le Galope de Rosinante (Allegretto)

    Celui d'Ane de Sanche (Alternativo)

    Le Couché de Quichotte (Vivace)

     

    Pubblicato in due volumi nel 1605 e nel 1615, Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes riscosse un successo tale da diventare nel giro di pochi anni fonte d’ispirazione anche di opere musicali. Uno dei primi compositori che subirono il fascino del personaggio uscito dalla penna di Cervantes fu Telemann il quale non solo compose un atto unico, Don Quichotte an der Hochzeit des Camacho, rappresentato, per la prima volta, il 5 novembre 1761 ad Amburgo, ma anche questo lavoro strumentale, Ouverture in sol maggiore «Burlesque de Quixotte», la cui data di composizione è, però, sconosciuta. Questo lavoro si compone di 8 movimenti, nei quali vengono ripercorse musicalmente le avventure del famoso personaggio a partire dall’Ouverture, nella quale è evocata la decisione di Alonso, influenzata dalla lettura di libri cavallereschi, di trasformarsi nel cavaliere Don Chisciotte. Formalmente questa ouverture presenta una struttura tripartita con un Largo, iniziale e finale, alla francese per la presenza dei ritmi puntati, e con un brillante Allegro centrale che allude al carattere divertente del racconto. Il secondo movimento, Le Réveil de Quichotte, allude, come si evince dal titolo, al risveglio, dopo una dormita di due giorni, di Don Chisciotte che è stato riportato da un contadino a casa dove la nipote e la governante gli hanno bruciato tutti i libri di cavalleria. Il brano si snoda in un elegante Andantino in 3/4 basato su un basso ostinato. Ironico è il terzo movimento, Son Attaque des Moulins à Vent con le rapide note che sembrano imitare i fendenti di Don Chisciotte nella sua surreale battaglia contro i mulini a vento, mentre patetiche appoggiature evocano i sospiri d’amore del nostro personaggio nel successivo movimento, Ses Soupirs amoureux après la Princesse Dulcinée. Nel quinto movimento, Sanche Panse berné, appare per la prima volta a cavallo di un asino il fido scudiero, sul quale l’ironia di Telemann si esercita attraverso una scrittura pomposa, smascherata da rapidi disegni di biscrome degli archi che richiamano onomatopeicamente i ragli dell’asino. Non potevano mancare la delineazione del cavallo Ronzinante in Le Galope de Rosinante e quello del povero asino di Sancho Panza, Celui d'Ane de Sanche che arranca dietro al suo padrone. La suite si conclude con un brano brillante, Le Couché de Quichotte, che allude all’epitaffio scritto dall'amico Sansone Carrasco: “Giace qui l’hidalgo forte / che i più forti superò / e che pure nella morte / la sua vita trionfò”.

    Duration: 18'

    Ludwig Minkus
    Vienna 1826 - Pietrogrado 1917

    Pas de deux dalla Suite dal balletto Don Quixote (arrangiamento di John Lanchbery)

    Ispirato al celebre romanzo di Miguel de Cervantes, Don Chisciotte è certamente il balletto più famoso di Aloisius Ludwig Minkus, compositore austriaco, che, però, visse e lavorò per molto tempo in Russia, prima, dal 1856 al 1861, ricoprendo il ruolo di primo violino dell’orchestra del teatro Bol'šoj di Mosca e, poi, alla corte dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, dove ebbe l’incarico di Primo compositore di balletti, dal 1871 al 1886, anno in cui questa carica fu abolita. Nonostante ciò, Minkus rimase in Russia ancora cinque anni per fare ritorno in Austria nel 1891. Al 1869 risale la composizione di Don Chisciotte, che fu rappresentato per la prima volta il 14 dicembre dello stesso anno presso il teatro Bol'šoj di Mosca con le coreografie di Marius Petipa. Di questo balletto sono state, nel corso degli anni, realizzate diverse versioni tendenti a sfoltire la partitura, di cui una delle più interessanti è opera di John Lanchbery. Direttore d’orchestra, direttore artistico di compagnie di balletti e arrangiatore, Lanchbery fu una delle personalità più influenti nel mondo della danza del XX sec. Fu a lui che alla fine degli anni Sessanta il celebre ballerino Rudolf Nureyev chiese di realizzare una versione del balletto di Minkus per una produzione con l’Australian Ballet. Nella versione di Lanchbery il balletto in cinque atti di Minkus è ridotto ai 19 numeri musicali, di cui uno dei più famosi è il pas des deux finale che si segnala per la bellezza delle sue melodie.

    Duration: 8'

    Goffredo Petrassi
    Zagarolo 1904 - Roma 2003

    Suite da "Ritratto di don Chisciotte"

    Introduzione

    Prima Danza

    Seconda Danza

    Intermezzo secondo

    Terza Danza

     

    Il tema della follia informa il balletto Ritratto di Don Chisciotte, composto da Petrassi tra settembre e novembre del 1945, su soggetto di Aurelio Milloss e rappresentato a Parigi, al Théâtre des Champs Elysées, il 21 novembre 1947 sotto la direzione di Boris Kochno, con la coreografia dello stesso Milloss e con Jean Babilée come primo ballerino. Anche in questo caso Petrassi ricavò una suite togliendo il primo e il terzo intermezzo e la parte introduttiva del Finale in tempo molto moderato. La suite ebbe la sua prima assoluta al Teatro La Fenice di Venezia il 15 settembre 1946 diretta da Gregor Fitelberg. Con la musica di questo balletto Petrassi ci ha restituito un ritratto spirituale e non fisico e stereotipato di Don Chisciotte del cui mondo interiore ha fornito con rara e perfetta capacità rappresentativa un’immagine efficace. Al di là dei fatti contingenti di cui Don Chisciotte è protagonista, la musica del balletto segue un itinerario spirituale più profondo dal momento che la vicenda non si parcellizza nei singoli fatterelli, ma assurge a simbolo universale di umanità idoneo a trascenderli in una dimensione superiore.

    Dal punto di vista formale il balletto si compone di quattro danze, precedute da un’introduzione, intercalate da tre intermezzi e seguite da un finale, nelle quali Petrassi ha dato prova della sua raffinatissima scrittura strumentale e contrappuntistica costruendo un lavoro estremamente organico e unitario, fondato su tre temi, dei quali il primo, posto ad apertura, è affidato all’oboe, il secondo al flauto e il terzo, che, nella parte iniziale è una rielaborazione del precedente, al corno. L’intero balletto nasce da questi tre temi che vengono ora divisi in frammenti ora sottoposti a inversione ora a retrogradazioni ora trasmutati con passaggi da un tema all’altro in una scrittura che, attraverso la continua rielaborazione tematica, rende evidente il ritratto spirituale di Don Chisciotte, alla cui delineazione contribuisce in modo determinante anche una raffinatissima ricerca timbrica e ritmica; quest’ultima trova la sua espressione negli ostinati pronti a caratterizzare il personaggio in modo indelebile e icastico.

    Duration: 13'

    Nikolaj Rimskij-Korsakov
    Tichvin 1844 - Ljubensk 1908

    Capriccio spagnolo per orchestra op. 34

    Alborada (Vivo e strepitoso)

    Variazioni (Andante con moto)

    Alborada (Vivo e strepitoso)

    Scena e canto gitano (Allegro)

    Fandango asturiano

     

    “Durante l’estate [del 1887] lavoravo assiduamente all’orchestrazione del Principe Igor [di Borodin]. Verso la metà dell’estate questo lavoro fu interrotto: scrissi il Capriccio spagnolo dagli abbozzi della mia progettata virtuosistica fantasia per violino su temi spagnoli. Secondo i miei piani il Capriccio doveva brillare grazie all’abbagliante colore orchestrale”.

    Così lo stesso Rimskij-Korsakov ricordò le genesi di questa sua composizione, concepita come rielaborazione di una precedente fantasia per violino e orchestra su temi spagnoli della quale restano delle tracce in alcuni episodi solistici affidati al violino. Attraverso l’introduzione di temi tratti dalla musica popolare spagnola, che all’epoca della composizione era poco conosciuta in Russia, Rimskij-Korsakov compose un quadro caldo e sensuale che evoca in modo estremamente efficace le caratteristiche della musica iberica. Nel primo movimento, Alborada, nome con il quale si identifica una danza festosa della tradizione asturiana, l’orchestra si presenta subito con un tema impetuoso al quale ne segue uno secondario intonato dai legni, mentre la cadenza conclusiva è affidata al violino solista. Il secondo movimento, Variazioni, è costituito da un tema affidato al corno che viene variato in modo tale da far emergere il colore di ogni singola sezione dell’orchestra dal momento che la prima è assegnata agli archi, la seconda al corno e al corno inglese che dialogano tra di loro, la terza all’intera orchestra, la quarta a due corni e a due violoncelli e, infine, la quinta ancora all’orchestra. La seconda Alborada è una ripresa con un’orchestrazione e tonalità differenti della prima, mentre la Scena e canto gitano è costituita da una serie di ben cinque cadenze nelle quali si esercita il virtuosismo orchestrale di Rimskij-Korsakov per la capacità di esaltare singole sezioni orchestrali, la fanfara di corni e trombe protagonista della prima, o strumenti solisti come il violino solista, ripreso dal clarinetto e dal flauto nella seconda. L’ultimo movimento è un Fandango, caratterizzato da due temi, il primo dei quali è esposto dai tromboni mentre il secondo dagli strumentini e concluso da una nuova versione dell’Alborada iniziale.

     

    Riccardo Viagrande

    Duration: 16'