Ravel/Rodrigo/ Glinka/Rossini
Alevtina Ioffe, direttrice
Pablo SaÍnz-Villegas, chitarra
Capo d'Orlando - Parco di Villa Piccolo
Biglietto unico € 5
Info e prenotazioni: +39 3806488015
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Programma
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Maurice Ravel
Ciboure, 1875 - Parigi, 1937Rhapsodie espagnole (Rapsodia spagnola) (150° anniversario della nascita)
Prélude à la nuit (Très Modéré)
Malagueña (Assez vif)
Habanera (Assez lent et d’un rythme las)
Feria (Assez animé, Très modéré, Plus animé)
La Rhapsodie espagnole, composta tra il 1907 e il 1908 dapprima per due pianoforti e poi trascritta per orchestra, è considerata la prima importante opera sinfonica di Ravel. Dedicata al pianista e compositore Charles Wilfrid de Bériot, figlio del famoso violinista belga Charles Auguste, la Rhapsodie fu eseguita nella versione orchestrale per la prima volta il 15 marzo 1908 al Théâtre du Châtelet dall’Orchestra dei Concerts Colonne diretta da Edouard Colonne, ma ebbe una tiepida accoglienza non molto diversa da quella tributata dal pubblico parigino alla versione per due pianoforti, eseguita presso la Societè Nationale de Musique il 15 marzo 1898. In quell’occasione era stata eseguita soltanto l’Habanera, che insieme a un altro brano, Entre cloches, avrebbe formato le due Suites auriculaires. Nonostante la tiepida accoglienza del pubblico sia l’Habanera sia la Rhapsodie espagnole ebbero lusinghieri apprezzamenti da parte del compositore Manuel De Falla il quale elogiò la presenza della musica popolare spagnola appresa da Ravel fin da bambino dalla madre di origine basca.
La Rhapsodie espagnole comprende quattro parti: Prélude à la nuiit, costruito su un motivo discendente di quattro note ripetuto in modo ossessivo; Malagueña, una danza simile al fandango presente nel folklore di Malaga, in cui spicca un assolo del corno inglese; l’Habanera, il brano centrale della Rhapsodie, di grande effetto per la presenza del folklore spagnolo, e, infine, Feria, un quadro gaio e vitale, al cui interno ritorna come protagonista il corno inglese.
Duration: 16'
Joaquín Rodrigo
Sagunto, 1901 - Madrid, 1999Concerto de Aranjuez per chitarra e orchestra
Allegro con spirito
Adagio
Allegro gentile
Joaquin Rodrigo con il Concerto de Aranjuez per chitarra e orchestra, scritto per celebrare i giardini del palazzo reale di Aranjuez, residenza primaverile del re Filippo II, in seguito ricostruito nella metà del secolo XVIII per Fernando VI, volle quasi far rivivere nell’anima dell’ascoltatore i suoni della natura presenti in un tempo e in uno spazio lontani. Il Concerto, iniziato a Parigi nei primi mesi del 1939, mentre imperversava la guerra civile in Spagna e vi erano già le tensioni che avrebbero portato alla Seconda Guerra Mondiale, fu eseguito il 9 novembre 1940 al Palacio de Musica di Barcellona dall’Orchestra Filarmonica di Barcellona sotto la direzione di César Mendoza Lasalle con il chitarrista Regino Sainz de la Manza, a cui è dedicato. Eseguito l’11 dicembre dello stesso anno al Teatro Español di Madrid diretto da Jesús Arámbarri, il Concerto ha avuto un grande successo ed è stato interpretato da un gran numero di musicisti, tra cui Miles Davis, che nella presentazione dell’album Sketches of Spain affermò: “Si tratta di una melodia talmente forte che più piano la esegui, più forte risulta, mentre se la esegui con più forza, risulta più debole”.
Inoltre ad esso si sono ispirati altri compositori, in quanto dall’arrangiamento del secondo movimento è stata ricavata, su un testo tratto dalle liriche di Guy Bontempelli, una canzone famosa dal titolo Aranjuez Mon Amour, cantata anche da Richard Anthony nel 1967. Il secondo movimento, in particolar modo, ha goduto di maggiore popolarità, dal momento che esso è stato utilizzato in show televisivi e in alcune pubblicità e la sua principale melodia è stata adattata da alcuni cantori ebrei, soprattutto di tendenza sefardita, per la più importante parte della liturgia ebraica, il kaddish, in America Latina e in Israele. Grazie a tale successo, Rodrigo fu insignito dal re Juan Carlos di Spagna, nel 1991, del titolo di Marchese dei Giardini di Aranjuez ed è stato seppellito, insieme alla moglie Victoria, nel cimitero locale.
Questo Concerto, che ostenta una strumentazione particolare, in quanto è molto raro trovare una chitarra solista che si confronta con l’orchestra senza mai essere sommersa da essa, si articola in tre movimenti. Della novità di questo Concerto fu consapevole lo stesso Rodrigo che affermò: «Deve risuonare come la brezza nascosta che muove nel parco le punte delle foglie ed essere lieve come una farfalla».
Il primo movimento, Allegro con spirito, che, secondo quanto affermato dallo stesso compositore, è animato da una forza ritmica e da un vigore pur in assenza dei due temi… interrompendo il suo implacabile ritmo, si fonda sulla tradizione spagnola e, in particolar modo della danza, con la sua oscillazione tipica tra 6/8 e 3/4. Dal punto di vista formale il movimento è articolato nella tradizionale forma-sonata, anche se è interamente originato dalla cellula ritmica iniziale esposta dalla chitarra. Il secondo movimento, Adagio, che, secondo Rodrigo, rappresenta un dialogo tra la chitarra e gli strumenti solisti, è il più famoso dell’intera composizione per la sua straordinaria forza espressiva. Tra gli strumenti, con cui la chitarra dialoga, spicca il corno inglese attorno al quale si costruisce un tessuto sonoro formato da reminescenze orientaleggianti e da elementi popolari che ricordano il cante jondo. Il momento più intenso dal punto di vista espressivo è costituito dai poderosi accordi eseguiti dalla chitarra nella cadenza che precede la ripresa del tema principale da parte di tutta l’orchestra. L’ultimo movimento, Allegro gentile, che, secondo quanto affermato dallo stesso Rodrigo, ricorda un ballo formale che nella combinazione di un ritmo doppio e triplo mantiene un tempo teso prossimo alla misura prossima, è un rondò classicheggiante che, in un certo qual modo, ricorda alcune movenze mozartiane.
Duration: 23'
Michail Ivanovič Glinka
Novospaskoe, 1804 - Berlino, 1857Ouverture spagnola n. 1 - Capriccio brillante sulla Jota aragonese
Duration: 10'
Ouverture spagnola n. 2 - Souvenir d'une nuit d'été à Madrid
Fantasia (Allegro moderato)
La Jota (Più mosso)
Punto Morano (Più lento)
Seguidilla Manchegas (Allegro. Meno mosso)
Nel 1844, anche per riprendersi dalla delusione per lo scarso successo ottenuto in patria dalla sua opera Russlan e Ludmilla alla prima rappresentazione avvenuta a Pietroburgo il 9 dicembre 1842, Glinka intraprese un tour europeo, le cui tappe principali furono la Francia e la Spagna, dalle cui tradizioni musicali il compositore rimase impressionato a differenza di quanto era avvenuto a Parigi, dove aveva pur ottenuto alcune soddisfazioni, come testimoniato dalle entusiastiche parole di Berlioz il quale, sul «Journal des débats» del 15 aprile 1845, aveva scritto:
“Il talento di Glinka è essenzialmente flessibile e vario; il suo stile ha il raro privilegio di assecondare la volontà del compositore in base alle esigenze e al carattere del soggetto che tratta. Egli può essere semplice e naif, senza scadere nell’impiego di qualche svolta volgare. Le sue melodie hanno degli accenti imprevedibili, dei periodi di un’irregolarità affascinante; è un grande armonista, e tratta gli strumenti con una cura e una conoscenza delle loro segrete risorse che fanno della sua orchestra una delle orchestre moderne più nuove e vivaci che sia possibile sentire”.
Fu, tuttavia, in Spagna, dove il compositore giunse nell’estate del 1845, che Glinka si trovò maggiormente a suo agio. Stabilitosi a Valladolid, rimase, infatti, contagiato dal calore degli spagnoli, a proposito dei quali scrisse in una lettera indirizzata a sua madre:
“Gli Spagnoli sono degni di stima, schietti nei loro discorsi, senza affettazione e non cerimoniosi come i Francesi”.
Proprio nella città castigliana Glinka ebbe modo di conoscere Felix Castilla, un mercante locale che era anche un ottimo chitarrista. Fu proprio Castilla a suonare alla chitarra la melodia popolare spagnola che costituirà la base del Capriccio brillante sulla Jota aragonese che costituisce la prima delle due composizioni di Glinka ispirate alla Spagna. La composizione del Capriccio non ebbe inizio, tuttavia, prima del soggiorno a Madrid dove Glinka, avendo una vita sociale meno intensa, ebbe modo di dedicarsi maggiormente a questo suo nuovo lavoro sinfonico che sarebbe stato eseguito, per la prima volta, a Varsavia nel 1847 sotto la direzione dell’autore. Dal punto di vista formale, il Capriccio ha una struttura bipartita con un’introduzione lenta e solenne a cui segue un Allegro, nel quale è esposto il tema della Jota aragonese nella parte dei violini accompagnati dagli altri archi in pizzicato. Come di consueto in questa forma il tema viene sottoposto a una serie di variazioni nelle quali si distingue la grande perizia di Glinka nell’uso dei diversi colori orchestrali tra i quali spiccano quelli tipicamente spagnoli delle nacchere.
Bisognerà attendere il 1848 per la composizione di questa Ouverture spagnola n. 2, che inizialmente Glinka intitolò Recuerdos de Castilla e che, in seguito a una rielaborazione realizzata tre anni dopo, avrebbe preso il titolo definitivo di Souvenir d'une nuit d'été à Madrid. In effetti il titolo, in cui si fa riferimento al ricordo, è una testimonianza del fatto che Glinka non compose questo suo lavoro in Spagna da dove era andato via nell’agosto del 1847 e dove forse avrebbe voluto far ritorno quando nel mese di marzo del 1848 aveva intrapreso un nuovo viaggio verso l’occidente, ma a Varsavia, dove si era dovuto fermare a causa dello scoppio dei moti che infiammarono l’Europa in quell’anno. Basata su quattro melodie spagnole, l’Ouverture si apre con una breve introduzione (Fantasia), nella quale sono presentate due delle idee tematiche principali. Ad essa seguono una spensierata e gradevole Jota, Punto Moruno, che, preannunciato dal timpano, si segnala per un tema dal ritmo puntato più pensieroso, e le due brillanti Seguidillas Manchegas che concludono il brano in un’esplosione di timbri e colori orchestrali.
Duration: 10'
Gioachino Rossini
Pesaro, 1792 - Passy, 1868La gazza ladra, sinfonia
Maestoso marziale, Allegro, Più mosso
“La Gazza Ladra è uno dei capolavori di Rossini. La compose a Milano nel 1817, per la stagione di primavera”. Con queste parole sintetiche quanto icastiche, Stendhal, nella sua biografia rossiniana, definì un capolavoro La Gazza ladra di Rossini, opera accolta dal pubblico in modo trionfale alla sua prima rappresentazione avvenuta al Teatro alla Scala di Milano il 31 maggio 1817.
Quando, intorno al mese di marzo del 1817, giunse a Rossini la commissione da parte della Scala per una nuova opera da rappresentarsi nella stagione di primavera dello stesso anno, il compositore pesarese era assente dalle scene milanesi da ben tre anni. Le ultime opere, l’Aureliano in Palmira e il Turco in Italia, che avevano calcato le scene del prestigioso teatro lombardo, erano state rappresentate rispettivamente nel 1813 e nel 1814 con esito poco brillante. Per Rossini, reduce dal contrastato successo della Cenerentola, si trattava di un importante ritorno sulle scene del teatro milanese. Per l’occasione gli fu dato un libretto scritto da Giovanni Gherardini (Milano 1778 – 1861), poeta non più giovanissimo, che si cimentò per la prima volta con un libretto d’opera dopo aver vinto un concorso indetto dall’Impresa dei Reali Teatri di Milano. Per questo libretto trasse il soggetto da La pie voleuse di T. Babouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez, un melodramma da boulevard rappresentato a Parigi nel 1815 e basato su un fatto di cronaca. Consapevole dell’importanza della commissione, Rossini si riservò ben tre mesi di tempo per comporre questa nuova opera, per la quale egli non utilizzò la solita tecnica degli autoimprestiti, consistente nella ripresa di musica già scritta per altre sue opere, ma scrisse una musica del tutto nuova. Composta in brevissimo tempo, secondo quanto affermato dallo stesso Rossini in una lettera di dubbia attendibilità nella quale non figura né la data né il nome del destinatario, la sinfonia si apre con tre rulli di tamburo da cui scaturisce un Maestoso marziale che, con una certa ironia, intende probabilmente alludere all’atmosfera militaresca che pervade l’opera. Dopo 9 battute tutte giocate sull’accordo di dominante di mi maggiore, inizia, nella corrispondente tonalità minore, l’Allegro con brio dalla classica e tipicamente rossiniana struttura in forma-sonata senza lo sviluppo centrale conclusa da una coda più vivace. L’Allegro si basa su due temi che, pur non essendo particolarmente estrosi, come notato da Rognoni, conferiscono alla pagina sinfonica una straordinaria unità insistendo sulla terzina. A questi si aggiunge il tema del crescendo che appare come una sintesi di entrambi.
Riccardo Viagrande
Duration: 10'