Beethoven

FRANCESCO ANGELICO direttore

ELLINOR D’MELON violino

  • Place

  • Politeama Garibaldi - Palermo

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Saturday
    21 February 2026

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61

    Allegro ma non troppo

    Larghetto

    Rondò (Allegro)

     

    Composto nel 1806, nello stesso periodo del Quarto concerto per pianoforte e orchestra, il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 condivide con esso la serena e tenera cantabilità. Il Concerto fu composto, infatti, in un periodo particolarmente felice della vita di Beethoven, ospite, allora, a Martonvasar nella tenuta dei conti Brunsvick, dove poté lavorare, con una certa serenità dovuta al contatto con la natura e all’amore ricambiato per Josephine von Brunsvick, anche ad alcuni dei suoi capolavori come i Quartetti Razumowsky, completati a novembre, e la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore, terminata nell’autunno dello stesso anno.

    Eccezion fatta per le Romanze op. 40 e op. 50, il Concerto op. 61 costituisce l’unico esempio di composizione per questo strumento solista e orchestra nella produzione di Beethoven, che, tuttavia, già molto tempo prima, aveva pensato di scriverne uno. Questa sua intenzione è testimoniata dal frammento di un Concerto in do maggiore, il cui autografo, risalente molto probabilmente al biennio 1790-92 e conservato presso la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, è costituito da 20 fogli, contenenti la prima parte del primo movimento, che rivelano una forma di apprendistato, da parte di Beethoven, il quale scelse come modello la produzione violinistica italiana e, in particolar modo, quella di Viotti. Rispetto a questo giovanile frammento, il Concerto op. 61, eseguito, per la prima volta, da Franz Clement al Theater an der Wien il 23 dicembre 1806, è un lavoro, senza dubbio, molto più maturo, anche se non fu del tutto compreso inizialmente dalla critica. L’anonimo recensore dell’«Allgemeine Musikalische Zeitung» lo definì, infatti, senza eufemismi: “Un lavoro privo di coerenza, un ammasso disordinato di idee, un frastuono continuo che sembra prodotto da tanti strumenti isolati […]. Alla fine del primo movimento il sig. Franz Clement mise da parte i fogli di Beethoven ed eseguì, in conformità al programma annunciato, tutta una serie di variazioni sopra un tema di propria invenzione con il violino tenuto al contrario, le corde rivolte verso il basso. Terminate le sue acrobazie, riprese il concerto di Beethoven portandolo alla conclusione”.

    Anche per i concerti, come era già accaduto per le sinfonie e, in particolar modo, per l’Eroica, si stava verificando quell’insanabile frattura tra il compositore, da una parte, e il pubblico e la critica, dall’altra. Questa non comprendeva, infatti, la volontà di rinnovamento e l’originalità di Beethoven, in quanto convinta che la vera originalità di qualunque compositore doveva farsi consistere nella bellezza e nella rielaborazione di nuove idee musicali all’interno di strutture e forme tradizionali. Nella composizione di questo Concerto, Beethoven cercò di evidenziare le capacità virtuosistiche e tecniche di Clement, il violinista, a cui indirizzò questa breve e ironica intestazione contenuta nell’autografo: Concerto per clemenza pour Clement primo violino e direttore del teatro di Vienna. Per questo motivo alcuni passi del primo e del secondo movimento si distinguono per una cantabilità e una scrittura che spazia sugli acuti, particolarmente cari a Clement, anche se il virtuosismo tipico del concerto solistico appare qui riletto alla luce di una scrittura che esalta le caratteristiche della forma sinfonica. Molto interessante è l’incipit del primo movimento, Allegro ma non troppo, con i timpani che introducono il primo tema cantabile esposto dai legni. In questa esposizione orchestrale, che è condotta secondo i principi della forma-sonata, si possono identificare altre idee tematiche, oltre al vero e proprio secondo tema, presenti nel ponte modulante e nella coda, tutte derivanti l’una dall’altra. In questo modo viene meno la dialettica tra i temi a favore di una scrittura che finisce per esaltare il carattere spiccatamente lirico e sereno di questo primo movimento. Abbastanza marcate sono, infatti, le somiglianze tra il primo e il secondo tema. Su questo materiale tematico il violino, sin dalla sua apparizione, caratterizzata da una scrittura improvvisativa, esegue immediatamente delle variazioni in cui vengono esaltate le capacità tecniche di Clement con la predilezione per i suoni acuti e per i salti. Il secondo movimento, Larghetto, presenta un carattere religioso nella voce sommessa degli archi che si muovono con una scrittura accordale tipica del corale protestante, mentre il Finale, Allegro, è un brillante Rondò.

    Duration: 43'

    Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 82

    Poco sostenuto, Vivace

    Allegretto

    Presto

    Allegro con brio

     

    “Dare alle sue composizioni musicali la stessa materialità, la stessa fermezza sicura e concreta, chiaramente riconoscibile, che aveva provato con tanta consolante felicità nei fenomeni della natura: questa fu l’anima amante dell’istinto felice al quale dobbiamo la Sinfonia in la maggiore, il vero capolavoro. Ogni slancio, ogni aspirazione, e ogni tempesta del cuore si tramuta in un delizioso senso di gioia che ci strascina con onnipotenza orgiastica, attraverso gli spazi della natura, attraverso tutte le correnti e tutti gli oceani della vita, ci fa gridare di gioia, ci rende coscienti ovunque avanziamo nel ritmo fiero di questa danza umana delle sfere. Questa sinfonia è l’apoteosi della danza in se stessa: è la danza nella sua essenza superiore, l’azione felice dei movimenti del corpo incarnati nella musica”.

    Questo giudizio, articolato e composito, espresso da Wagner nel suo scritto dal titolo L’opera d’arte dell’avvenire, coglie in pieno i caratteri essenziali di questa sinfonia che segna una svolta nella produzione musicale di Beethoven. La Settima Sinfonia, iniziata nel 1811 mentre Beethoven si trovava nella città termale di Teplitz, in Boemia, dove si era recato nella speranza di qualche miglioramento per il suo udito, fa trasparire, nonostante ciò, una gioia apparentemente in contrasto con la dolorosa situazione che egli stava vivendo. L’opera, terminata nel 1812, ebbe la sua prima esecuzione l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna in occasione di un concerto di beneficienza tenuto in onore dei soldati austriaci e bavaresi che erano stati feriti nella battaglia di Hanau durante le guerre napoleoniche. Lo stesso Beethoven diresse l’orchestra fornitagli dall’amico Ignaz Schuppanzigh e comprendente alcuni dei migliori musicisti del periodo, come Ludwig Spohr, Johann Hummel, Giacomo Meyerbeer, Antonio Salieri, Anton Romberg e il contrabbassista italiano Domenico Dragonetti del cui virtuosismo il compositore fu così entusiasta da affermare che suonava con grande fuoco e potenza espressiva. L’esecuzione ebbe un notevole successo, come testimoniato dallo stesso Spohr nella sua Autobiografia:

    “Le nuove composizioni di Beethoven piacquero enormemente, in particolare la Sinfonia in la maggiore; il meraviglioso secondo movimento dovette essere ripetuto e anche su di me fece un’impressione profonda e duratura. L’esecuzione fu un assoluto capolavoro, malgrado la direzione di Beethoven fosse incerta e spesso comica. Si vedeva chiaramente che il grande maestro del pianoforte, ora un povero sordo, non riusciva a sentire la sua stessa musica. La cosa fu particolarmente notata in un passaggio della seconda parte del primo Allegro della sinfonia. In quel punto si trovano due pause in rapida successione, la seconda delle quali è in pianissimo. Beethoven se n’era probabilmente dimenticato, perché tornò a segnare il tempo prima che l’orchestra avesse eseguito la seconda pausa. In questo modo, senza saperlo, si trovava già dieci o dodici battute avanti all’orchestra quando essa eseguì il pianissimo. Beethoven, per indicare quell’effetto a modo suo, si era completamente rannicchiato sotto il leggio. Sul crescendo che segue fece di nuovo la sua comparsa e prese a rialzarsi sempre di più, finché non saltò in alto come una molla nel momento in cui, secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuto iniziare il forte. Poiché questo non arrivò, si guardò intorno spaventato, vide tutto stupito che l’orchestra stava ancora eseguendo il pianissimo, e si riprese soltanto quando, finalmente, il forte tanto atteso ebbe inizio e poté udirlo anche lui. Fu una vera fortuna che questa scena non avesse luogo durante l’esecuzione pubblica, perché di certo avrebbe fatto ridere il pubblico”.

    La sinfonia, definita dallo stesso Beethoven la più eccellente, presenta una grande vitalità ritmica e un uso sperimentale delle relazioni tonali.

    Il primo movimento si apre con un’introduzione, Poco sostenuto, grandiosa negli imponenti accordi dell’orchestra sostenuti dai timpani e, nello stesso tempo, in netto contrasto con la serena atmosfera agreste evocata nella dolce melodia affidata ai legni e ripresa nella parte conclusiva. Il primo tema, esposto dal flauto, del successivo Vivace, in forma-sonata, è un’esplosione di gioia attraverso la danza in un crescendo che finisce per coinvolgere tutta l’orchestra nel clima festante venutosi a determinare. Questo clima di festa prosegue anche con l’esposizione del secondo tema affidato a un dialogo tra archi e fiati il cui materiale motivico è derivato dal primo tema. L’intero sviluppo si basa sul primo tema che viene rielaborato passando in imitazione fra i vari strumenti fino alla perorazione che conduce alla ripresa alla quale segue una grandiosa coda conclusiva. Il clima gioioso della danza muta totalmente nel secondo movimento, Allegretto, che si apre con un aforistico accordo di la minore il quale in modo icastico annuncia il carattere triste dell’intero movimento. Da questo accordo scaturisce un tema sommesso che, presentato inizialmente dalle viole, cerca di librarsi in zone più acute passando, dapprima, ai secondi e ai primi violini e, dopo, ai legni in una perorazione orchestrale, per sovrapporsi a una nuova idea tematica. Un secondo tema, esposto dai fiati, appare nella sezione centrale che conduce alla ripresa della prima parte qui presentata in forma di variazioni. Il movimento si conclude con la ripresa della seconda sezione e con una breve coda. Il terzo movimento, Presto, costituisce il momento più brioso e danzante dell’intera sinfonia con il tema principale che, coinvolgendo l’intera orchestra con il suo carattere gioioso, dissipa le nubi di tristezza del movimento precedente. Su un pedale di dominante tenuto dai violini viene esposto il tema del Trio (Assai meno presto) che, dopo la ripresa della prima parte, ritorna nuovamente. Una seconda ripresa della prima parte, seguita da una coda, conclude il movimento. Lo stesso clima festoso informa il quarto movimento, Allegro con brio, in forma-sonata, con un primo tema brillante in sedicesimi affidato ai primi violini, a cui si contrappone il secondo, di carattere trionfale, affidato ai fiati.

     

    Riccardo Viagrande

    Duration: 36'