Beethoven, Petrassi & Stravinskij

Tito Ceccherini, direttore

Arcadio Baracchi, flauto

  • Place

  • Politeama Garibaldi

  • Day

    Time

    Duration

    Price

     

  • Giorno

    Friday
    08 November 2019

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    25 - 12 €

    Calendario

  • Programma

  • Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Coriolano in do minore op.62, ouverture

    Allegro con brio

     

    Composta nel 1807 per la tragedia Coriolano di Heinrich Joseph Collin, ormai quasi del tutto dimenticata, l’ouverture rimase l’unico brano di un progetto originario che prevedeva la composizione di un intero ciclo di musiche di scena per questo testo teatrale. Al pari di altre ouverture beethoveniane, anche questa trovò subito una stabile collocazione nel repertorio sinfonico indipendentemente dalla rappresentazione della tragedia per la quale era stata composta. Molto probabilmente l’ouverture venne eseguita soltanto in occasione della prima rappresentazione della tragedia, il 24 aprile 1807, anche se già un mese prima la sua musica era stata apprezzata in un concerto, tenuto nel palazzo del principe Lobkovitz sotto la direzione di Beethoven stesso, durante il quale furono eseguite anche la Quarta sinfonia e il Quarto concerto per pianoforte e orchestra.

    In questa ouverture emerge la tragica grandiosità di un personaggio della cui realtà storica non si ha certezza, Coriolano, che, dopo aver conquistato la città volsca di Corioli, era stato esiliato dai Romani per aver esercitato in modo dispotico il potere; rifugiatosi presso i Volsci, aveva deciso di vendicarsi dei Romani guidando l’esercito volsco contro la sua patria. Quando ormai era alle porte dell’Urbe, Coriolano fu raggiunto dalla madre Veturia e dalla moglie Volumnia con i due figlioletti in braccio. Le due donne lo implorarono di non muovere le armi contro Roma, per cui il condottiero, esaudendo la loro ardente preghiera, si ritirò, ma fu messo a morte dai Volsci che lo accusarono di tradimento.

    Tutta l’ouverture, che si apre in un tragico do minore con tre celeberrimi unisoni degli archi in crescendo che preparano l’esplosione in accordi di tutta l’orchestra, vive del contrasto tra lo spirito combattivo di Coriolano, efficacemente rappresentato nel primo tema, e quello implorante della moglie Volumnia espresso altrettanto efficacemente nel secondo tema dalla forte caratterizzazione lirica. Molto suggestiva è la coda, dove, dopo la ripresa delle battute introduttive, il tema si dissolve quasi a far presagire la tragica fine di Coriolano.

    Duration: 9'

    Goffredo Petrassi
    Zagarolo 1904 - Roma 2003

    Concerto per flauto e orchestra

    "Grazie al cielo, da novant’anni c’è, scrivevamo nel 1994, ripercorrendo le tappe della ricca programmazione che Milano aveva dedicato a Goffredo Petrassi. Non ci fosse (stato), andrebbe inventato un artista, anzi un uomo come Petrassi: la figura nobile e paternamente severa, il carattere intransigente; il profilo, la lucidità, lo spirito bruciante e la verve da ultranovantenne giovane nel cuore e nella mente, non scalfito da compiacimenti né da senilismi. E la sua musica indomabile e fascinatoria, sapiente e schietta: libera come il suo autore da compromessi, capace di occupare tutto un secolo – e che secolo: «Il Novecento ha espresso una musica spesso elevata e senza bisogno di etichette»".

     

    Queste parole di Angelo Foletto (AA. VV. Testimonianze per Goffredo Petrassi, Edizioni Suvini Zerboni, Milano 2003, p. 24) sono un’eloquente testimonianza della grandezza di Goffredo Petrassi che, vissuto quasi cento anni, costituì per professionalità, originalità e, soprattutto, umanità, un punto fermo nel panorama musicale del Novecento del cui dinamismo fu uno degli artefici con la sua costante ricerca di nuove grammatiche e linguaggi sempre più tendenti al rinnovamento della grande tradizione in nome della modernità e della tecnologia in continua espansione. All'interno della sua produzione una grande importanza è rivestita dai 10 Concerti di cui due soltanto, quello per pianoforte e orchestra, composto tra il 1936 e il 1939, e quello per flauto e orchestra (1960) prevedono la presenza di strumenti solisti in funzione concertante, mentre gli altri sono esclusivamente per orchestra. Composti in un arco di tempo piuttosto lungo, dal 1934 al 1972, questi concerti disegnano una metaforica parabola musicale i cui punti salienti corrispondono ad alcuni importanti momenti dell’iter compositivo e stilistico di Goffredo Petrassi che va da una scrittura di tipo neoclassico all’adozione di tecniche seriali filtrate attraverso il suo originale e personalissimo linguaggio. Per questo motivo la produzione concertistica assume il valore emblematico della specificità della sua ricerca musicale e permette, altresì, di ricostruire le tappe di una straordinaria e unica esperienza artistica che va dagli anni della prima giovinezza fino alla piena maturità collocandosi a pieno titolo nell’ambito del panorama musicale del Novecento.

    Composto nel 1960 e dedicato a Severino Gazzelloni, il Concerto per flauto e orchestra è un’opera pienamente matura nella quale è utilizzata la tecnica seriale. Il Concerto, in un unico movimento, si apre con la presentazione della serie in una rigida scrittura puntillistica con la quale l’orchestra introduce l’entrata del solista che la ripropone in un modo alquanto eterodosso su un accordo tenuto dagli archi divisi. La parte solistica procede alternandosi e integrandosi con l’orchestra in un modo estremamente vario con accelerazioni e rallentamenti, passi ritmici che contrastano con altri di carattere lirico nonostante una scrittura che predilige i salti ed evidenzia anche una forma di virtuosismo delle dinamiche.

    Duration: 18'

    Igor' Fëdorovič Stravinskij
    Lomonosov, 1882 - New York, 1971

    Petruška, scene burlesche in quattro quadri (versione del 1947)

    Festa popolare della settimana grassa; Il gioco di prestigio: Danza russa

    Presso Petruška

    Presso il Moro; Danza della Ballerina; valzer della Ballerina e del Moro

    Festa popolare della settimana grassa; Danza degli zingari; Danza dei cocchieri e dei palafrenieri; I travestiti

     

    L’idea di creare un balletto avente per protagonista Petruška, una marionetta comune a molte tradizioni popolari, nacque quasi per caso nella mente di Igor Stravinskij quando, ritiratosi nell’incantevole cittadina di Clarens sul lago Lemano alla ricerca di pace e di riposo, attendeva alla composizione di Le sacre de printemps. Alcune difficoltà iniziali, tuttavia, rallentarono la composizione del Sacre inducendo Stravinskij a scrivere quasi per passatempo una composizione per pianoforte e orchestra che, come si evince da quanto affermato dallo stesso compositore nella sua autobiografia, può essere ritenuta il primo abbozzo di Petruška:

     

    “Componendo questa musica avevo nettamente la visione di un burattino subitamente scatenato che, con le sue diaboliche cascate di arpeggi, esaspera la pazienza dell’orchestra, la quale, a sua volta, gli replica con le minacciose fanfare. Ne segue una terribile zuffa che, giunta al suo parossismo, si conclude con l’accasciarsi doloroso e lamentevole del povero burattino”.

      

    Così Stravinskij, avendo compreso che La sagra della primavera non poteva essere pronta per la stagione del 1911, propose la storia della marionetta, già da lui concepita, a Diaghilev il quale, giunto a Clarens per ascoltare gli abbozzi del Sacre, si ritrovò davanti quel brano che lo entusiasmò immediatamente. Il lavoro, composto fra l’inverno del 1910 e la primavera del 1911 e dedicato ad Alexandre Benois, che si occupò delle scene e dei costumi, fu rappresentato con le coreografie di Michel Fokine per la prima volta il 13 giugno 1911 al Théâtre du Chatelet a Parigi dalla compagnia dei Balletti Russi di Diaghilev con V. Nijinskij nel ruolo del protagonista sotto la direzione di Pierre Monteux. Nonostante il buon successo ottenuto, non mancarono voci di dissenso per quella musica considerata incoerente e spesso grottesca e un critico chiese a Diaghilev: è per ascoltare questo che ci avete invitato? ricevendo in risposta un laconico esattamente. Diverso fu il giudizio dell’autorevole musicologo Louis Schneider il quale, nella sua recensione, Ballets russes au Châtelet, apparsa sul quotidiano «Le Gaulois» (15 giugno 1911, p 3), scrisse:

     

    “La novità di questo spettacolo è Pétrouchka, un balletto del giovane musicista Igor Stravinski, su libretto del pittore Alexandre Benois. È una semplice meraviglia […]. Musicalmente, è difficile sognare una simile evocazione sonora di una festa pubblica. L’autore di L’oiseau de feu, allievo di Rimskij-Korsakov, supera se stesso e supera il suo maestro grazie all’originalità dei ritmi di Pétrouchka, grazie alle trovate orchestrali che egli ha immaginato”.

     

    Più severo era stato il giudizio di Andrej Rimskij-Korsakov, uno dei figli del compositore russo, che, come ricordò lo stesso Stravinskij, liquidò Petruška come una sorta di vodka russa con profumi francesi (I. Stravinskij-R. Craft, Colloqui con Stravinskij, Einaudi, Torino, 1959, p. 133). Anche la Filarmonica di Vienna, quando nel 1913 la compagnia di Diaghilev giunse nella capitale asburgica in tournée, all’inizio si rifiutò di suonare quella partitura giudicandola musica sporca. Molto lusinghiero fu, invece, il giudizio di Debussy il quale, in una lettera del 10 aprile 1913, scrisse a Stravinskij per ringraziarlo della partitura che il compositore russo gli aveva inviato in dono:

     

    “Caro amico, grazie a lei ho trascorso delle gradevoli vacanze di Pasqua in compagnia di Petruška, del terribile Moro e della deliziosa Ballerina. Immagino che abbia passato dei momenti incomparabili con le tre marionette… e poche cose conosco di più prezioso del pezzo che lei chiama Tour de passe-passe… C’è in esso una specie di magia sonora, una trasformazione misteriosa di anime meccaniche che diventano umane mediante un incantesimo di cui, fino ad ora, lei sembra essere l’unico inventore. C’è infine un’infallibilità orchestrale che ho trovato soltanto in Parsifal. Comprenderà quel che voglio dire, naturalmente. Andrà molto più in là di Petruška, è certo, però può essere già orgoglioso del risultato di quest’opera” (ivi, p. 31).

     

    Nel 1947 Stravinskij ad Hollywood rivide la partitura per un'orchestra ridotta in modo da renderla eseguibile anche da parte di orchestre di minore grandezza.

    Petruška, in cui è molto più vivo il folklore russo, è una fantasia di marionette divisa in quattro quadri che si svolgono, durante il carnevale, in una piazza di Pietroburgo. Nella piazza dell’Ammiragliato a Pietroburgo il martedì grasso del 1830, fra suonatori ambulanti, richiami di mercanti e ballerine da strada, fa la sua apparizione un burattinaio che suona il flauto e, presentando le sue marionette, esorta il pubblico ad assistere alla rappresentazione il cui inizio è preannunciato dal rullo dei tamburi. Con il flauto il burattinaio porta in vita le tre marionette, Petruška, la Ballerina e il Moro che ballano insieme una danza russa.

    Nel secondo quadro, Presso Petruška, un tema ascendente esposto dai clarinetti nel quale figura l’intervallo di quarta caratteristico del personaggio, rappresenta la marionetta, che piange disperatamente inveendo contro il suo crudele destino. Non serve a lenire la sua rabbia e il suo dolore nemmeno l’arrivo della Ballerina di cui Petruška è innamorato e con la quale balla per un momento.

    Nel terzo quadro, Presso il Moro, il Moro danza dapprima da solo accompagnato da un sinuoso motivo dei bassi e degli archi che si muovono con ritmi robusti. Poco dopo giunge la Ballerina annunciata da un motivo affidato alla tromba e i due ballano insieme un valzer per il quale Stravinskij utilizzò melodie, intonate dalla tromba e dal flauto del compositore viennese Josef Lanner, mentre da lontano si sente il tema di Petruška il quale, geloso del Moro, irrompe sulla scena e litiga con il rivale che, essendo molto più forte di lui, caccia in modo brusco la povera marionetta.

    Il quarto quadro ci riporta di nuovo nella piazza dell’Ammiragliato dove l’orchestra partecipa alla festa e dove ha luogo la danza delle nutrici introdotta da un delicato motivo affidato prima all’oboe, poi ai corni e ai violini che si muovono nel loro registro acuto. La grandiosa ripresa del tema principale è preceduta da un episodio in cui emergono i legni e gli archi che eseguono un pizzicato. Dopo entra in scena, accompagnato da una melodia affidata al clarinetto, un contadino che tira un orso legato ad una catena, mentre in un clima quasi fiabesco un motivo affidato agli archi accompagna le capriole degli zingari accanto ai quali si sente la voce di un mercante ubriaco. Seguono una danza affidata a turno a tutte le sezioni dell’orchestra e una sfilata di maschere introdotta dal pianoforte e dall’arpa senza soluzione di continuità e accompagnata, poi, da trombe e tromboni. Nella confusione generale irrompe gridando Petruška che, inseguito dal Moro, viene poco dopo raggiunto e ucciso, mentre un lamentoso motivo del clarinetto ne sottolinea la morte. Introdotta da un motivo affidato ai fagotti arriva la polizia, ma il burattinaio spiega che Petruška non è altri se non una marionetta. Alla fine il suo fantasma, che si fa gioco di tutti, appare al burattinaio esterrefatto e lo maledice.

    Stravinskij, in questo lavoro, ha compiuto una magistrale sintesi tra momenti di intima liricità e scene di grande massa corale evidente già nella parte iniziale in cui è rappresentata la confusione della piazza dell’Ammiragliato di Pietroburgo. Qui, tuttavia, si incomincia a distinguere la solitaria e dolente figura di Petruška annunciata dalla presenza dell’intervallo di quarta del tema affidato al flauto, mentre i violoncelli rispondono muovendosi all’interno dello stesso ambito intervallare.

     

    Riccardo Viagrande

     

    Duration: 35'