DOMENICHE CIVICHE
I Cameristi dell'Orchestra Sinfonica Siciliana
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 06 Marzo 2022
Ore
18,00
Durata
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Prezzi
10 - 7 €
DOMENICHE CIVICHE
Incontri culturali, concerti cameristici, aperitivi al Politeama
16 eventi dal 16 gennaio al 29 maggio
Palermo, Politeama Garibaldi
Ingresso ore 17.30 – Inizio ore 18.00
I CAMERISTI dell'Orchestra Sinfonica Siciliana
Francesco Ciancimino, flauto – Alessandro Cirrito, clarinetto – Carmelo Pecoraro, fagotto – Massimiliano Galasso, fagotto – Salvatore Magazzù, tromba – Antonino Peri, tromba – Giuseppe Bonanno, trombone – Calogero Ottaviano, trombone – Marco Rogliano, violino – Damiano D’Amico, contrabbasso – Massimo Grillo, percussioni
Francesco Di Mauro, direttore
Giampiero Mancini, narratore
Musiche di Stravinskij
Al termine di ogni appuntamento, laddove ammesso dalle vigenti normative anti Covid, sarà offerto al pubblico un aperitivo.
Giampiero Mancini
A soli 19 anni viene definito dalla critica “uno dei talenti più cristallini del teatro italiano”. Si fa conoscere come attore dal grande pubblico con il monologo “Il Grigio” di Gaber. La sua poliedricità lo ha portato a lavorare in televisione (Mentre ero Via, Angeli, I segreti di Borgo Larici, Il commissario Schiavone, L’Allieva, Don Matteo, Un posto al sole ecc.) come al cinema (Hard Night Falling, La prima volta di mia figlia), in teatro (Separati di Alessandro Capone, coprotagonista con Massimo Ghini in Operazione san Gennaro – La leggenda ecc.) come in campo musicale. Accompagnato dalle orchestre Mancini trova la sua dimensione ideale, collaborando stabilmente con le più importanti istituzioni sinfoniche nazionali ed internazionali come attore in scena, regista e responsabile della drammaturgia (Strappami la Vita” – viaggio nel mondo del Tango da Gardel a Piazzola, sei diversi allestimenti dell'Histoire du soldat, Vissi d’arte vissi per Maria – Il Maggiordomo della Callas, Pierino e il lupo, Il Bue sul tetto, Il Carnevale degli animali, Histoire de Carmen, Mozart e Rodari ecc.). Lavora inoltre come actor coach per attori e cantanti, tra i quali Andrea Bocelli. Attualmente è impegnato sul set di Fosca Innocenti con Vanessa Incontrada.
I CAMERISTI dell'Orchestra Sinfonica Siciliana
I "Cameristi dell'Orchestra Sinfonica Siciliana" sono un ensemble di musicisti di grande esperienza e dalle carriere individuali di grande rilevanza. Di alcuni di essi si ricordano i ruoli di prestigio ricoperti in orchestre quali Cleveland Orchestra, Royal Liverpool Philarmonic, Fenice di Venezia, Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia e molte altre, nonché la partecipazione a tour e concerti nei più importanti teatri del mondo (Finlandia, Francia, Inghilterra, America, Giappone, Cina ecc.). Uniti dalla comune esperienza professionale nell’Orchestra Sinfonica Siciliana, i musicisti dell’ensemble propongono repertori inusuali, con particolare attenzione al repertorio del Novecento e contemporaneo.
Nell’occasione l’ensemble è diretto dal M° Francesco Di Mauro, artista dalla sedimentata carriera internazionale, sviluppata sia in campo sinfonico che operistico. Coordinatore artistico dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, ha diretto nei più importanti teatri del mondo (Teatro dell’Opera di Odessa, Opera Hall di Toronto, Opera Lyra di Ottawa, Teatro dell’Opera di Cracovia, Teatro Lirico di Cagliari, Teatro Nazionale dell’Opera di Danzica, Berkley Opera House di San Francisco, Orchestra Filarmonica di Cracovia, Orchestra Filarmonica di Ostrava, Orchestra della Radio Televisione di Sofia, Lousiana Acadiana Symphony Orchestra, Vancouver Symphonia Orchestra, Orchestra Filarmonica di Kiev, Orchestra Filarmonica Toscanini di Parma, ecc.). Tra i suoi più significativi successi si citano il debutto alla Carnegie Hall di New York, la direzione del Barbiere di Siviglia di Rossini presso l’Opera Lyra di Ottawa, del Don Giovanni al Teatro dell’Opera di Cracovia, di Così fan tutte al Teatro Regionale Toscano, di Tosca al Teatro Nazionale dell’Opera di Danzica, di Aida, Cavalleria Rusticana e Pagliacci alla Berkley Opera House di San Francisco.
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Programma
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Igor' Fëdorovič Stravinskij
Lomonosov, 1882 - New York, 1971Octuor pour istruments à vent (Ottetto per strumenti a fiato)
Sinfonia: Lento-Allegro moderato
Tema con variazioni. Andantino
Finale. Tempo giusto
“L'Ottetto cominciò con un sogno. Mi trovavo (nel sogno, dico) in una saletta, circondato da un ristretto numero di strumentisti che suonavano musica piacevolissima. Non fui in grado di riconoscere la musica eseguita, né mi riuscì di rammentarne alcunché il giorno seguente; ma mi ricordo bene della mia curiosità - in sogno - di sapere quanti erano con precisione gli esecutori. Ricordo anche che dopo averli contati in numero di otto li osservai di nuovo, notando che impiegavano fagotti, tromboni, trombe, un flauto e un clarinetto. Mi risvegliai da questo concertino di sogno in uno stato di delizioso benessere, e il mattino dopo cominciai a scrivere l'Ottetto; un'opera alla quale non avrei nemmeno minimamente pensato soltanto il giorno avanti, per quanto avessi già da qualche tempo l'intenzione di fare un pezzo di musica da camera; non musica su azione, come l'Histoire du soldat, bensì proprio una sonata strumentale”.
Così lo stesso Stravinskij ricordò, nelle Conversazioni con Robert Craft, la genesi del suo Octuor pour istruments à vent (Ottetto per strumenti a fiato), anche se più attendibile sembra il racconto che lo stesso compositore fece nel suo lavoro autobiografico, Cronache della mia vita:
“Quanto a me, ero felice di constatare che la realizzazione delle mie idee musicali era pienamente riuscita, e questo mi incoraggiò ad approfondirle maggiormente nel campo sinfonico. Iniziai così la composizione del mio Octuor pour istruments à vent.
Dapprima scrissi la musica di quest’opera senza sapere quale ne sarebbe stato il materiale sonoro, in altre parole, quale forma strumentale avrebbe assunto. Questo problema lo risolsi solo dopo aver compiuto la prima parte, quando vidi chiaramente quale complesso strumentale richiedevano la materia contrappuntistica, il carattere e la struttura del pezzo composto.
Un particolare interesse per i complessi di strumenti a fiato, nelle loro varie combinazioni, era sorto in me fin dal tempo in cui componevo le mie Symphonies à la mémoire de Debussy, e tale interesse continuò a svilupparsi durante il periodo successivo”.
Composto per un organico formato da un flauto, un clarinetto, due fagotti, due trombe e due tromboni tra il 1922 e il mese di maggio del 1923, l’Ottetto fu eseguito, per la prima volta, sotto la direzione dello stesso Stravinskij, il 18 ottobre dello stesso anno all’Opéra di Parigi. Lo stesso compositore, sempre in Cronache della mia vita, ricordò le difficoltà di quell’esecuzione:
“Ricordo lo sforzo che dovetti compiere per mettere insieme un complesso di otto strumenti a fiato, complesso che non poteva colpire l’orecchio dell’ascoltatore con un grande spiegamento di suono. Affinché la musica potesse giungere all’orecchio del pubblico, bisognava “affilare” le entrate dei diversi strumenti, “spaziare” le frasi (dar loro respiro), curare in modo particolare l’intonazione, la prosodia strumentale, l’accentuazione; in sostanza stabilire l’ordine e la disciplina sul piano puramente sonoro, al quale io attribuisco sempre la priorità nei confronti degli elementi di carattere patetico. Tale compito era per me tanto più difficile in quanto allora, all’inizio della mia attività di direttore d’orchestra, non possedevo le necessarie tecniche che acquisii solo più tardi con la pratica”.
Intitolato Sinfonia, il primo movimento è una vera e propria ouverture, aperta da un’introduzione (Lento), che sfocia nel luminoso Allegro moderato. Nella forma del tema e variazioni è il secondo movimento, Andantino, che si apre con una melodia affidata al flauto e al clarinetto all’ottava che cedono il posto verso la fine dell’esposizione alla seconda tromba. Seguono 5 variazioni, delle quali la prima, di carattere brillante, ritorna in modo piuttosto insolito dopo la seconda e la quarta. Di notevole impegno virtuosistico, queste variazioni si segnalano per citazioni rossiniane e momenti divertenti che contrastano con altri di carattere elegiaco. Nel Finale, che è legato al precedente movimento senza soluzione di continuità, appare evidente la lezione bachiana delle Invenzioni a due voci nella scrittura in stile fugato.
Histoire du soldat
Testo di Charles-Ferdinand Ramuz
Marche du Soldat (Marcia del soldato), Le violon du soldat (Il violino del soldato), Marche Royale (Marcia reale), Petit concert (Piccolo concerto), Trois danses: Tango, Valse, Ragtime (Tre danze: Tango, Valzer, Ragtime), Danse du Diable (Danza del diavolo), Choral (Corale), Marche triomphale du diable (Marcia trionfale del diavolo)
Ispirata ad alcune fiabe popolari russe tratte dalla raccolta di Afanas’ev, L’Histoire du soldat fu composta nel 1918 mentre Stravinskij si trovava a Morges in Svizzera dove si era rifugiato nel 1914 per sfuggire alla Prima Guerra Mondiale e alla Rivoluzione d’ottobre che nel 1917 avrebbe rovesciato in Russia il regime zarista. Secondo quanto affermato nella sua autobiografia, Cronache della mia vita, questo lavoro fu concepito come uno spettacolo popolare, da recitare, suonare e danzare, simile a quelli organizzati dagli artisti girovaghi che si muovono di città in città con pochi mezzi. Per questo motivo l’organico strumentale viene ridotto rispetto alla grande massa orchestrale della Sagra della primavera a sette esecutori che rappresentano tutti i timbri dell’orchestra in quanto appartenenti alle principali famiglie orchestrali nei registri estremi: il clarinetto e il fagotto per i legni, violino e contrabbasso per gli archi, cornetta a pistoni e trombone per gli ottoni e una batteria per le percussioni. Questi strumenti sono utilizzati in modo alquanto originale essendo posti in contrapposizione tra loro grazie allo sfruttamento e all’esaltazione delle loro differenze di altezza e di timbro in una scrittura che, per alcuni aspetti, richiama il sound tipico del jazz.
Rappresentata per la prima volta a Losanna il 28 settembre del 1918 sotto la direzione di Ansermet, Histoire du soldat, il cui testo francese fu elaborato da Charles-Ferdinand Ramuz, presenta una trama semplice: protagonista è Joseph, un soldato in licenza di ritorno a casa attraverso una strada che costeggia un fiume; fermatosi per una sosta, prende dal suo zaino, oltre a uno specchio e alla foto della fidanzata, un violino che incomincia a suonare. Mentre sta suonando, il diavolo, sotto le mentite spoglie di un anziano signore, gli si accosta e gli propone di scambiare lo strumento con un libro misterioso nel quale erano descritti avvenimenti non ancora accaduti. Pensando di poter diventare ricco e famoso, il soldato accetta la proposta del diavolo di passare tre giorni in reciproca compagnia in modo da apprendere l’uno, il diavolo, a suonare il violino e l’altro, Joseph, a leggere il libro. Alla fine di questa avventura sono passati, però, tre anni e non tre giorni e in questo periodo così lungo molte situazioni della vita di Joseph, ritenuto da tutti morto, sono completamente cambiate; la stessa sua fidanzata si era sposata con un altro uomo dal quale aveva avuto un bambino. Joseph, resosi conto di aver perso tutto, cerca furibondo il diavolo che, venutogli incontro ad un crocevia, gli ricorda di poter ottenere tutte le ricchezze desiderate servendosi del libro precedentemente donatogli. Effettivamente il giovane diventa ricchissimo, ma comprende anche che tutte le ricchezze del mondo non possono ripagarlo della perdita degli affetti più cari. Incontra ancora una volta il diavolo che, questa volta, presentandosi sotto le mentite spoglie di una vecchia mezzana, gli restituisce la foto della ragazza, lo specchio, il medaglione portafortuna e il violino che, però, il nostro soldato non riesce più a suonare in quanto lo strumento è diventato muto.
Della polemica sociale di Afanas’ev, rivolta soprattutto contro il reclutamento forzato voluto dallo zar Nicola II, nulla è rimasto nel testo di Ramuz che, invece, ha posto la sua attenzione sugli aspetti umani della vicenda del soldato, sedotto e abbandonato dal diavolo e alla fine sconfitto in quanto consapevole del carattere effimero della ricchezza conquistata e del valore delle certezze umane irrimediabilmente perdute nei tre anni trascorsi insieme al diavolo.
Nella partitura di Stravinskij sono mescolati con straordinaria fantasia e ironia elementi e forme musicali tratti dalla tradizione occidentale; una canzone popolare francese, Marietta, inserita nella parte iniziale della partitura, è mescolata a un paso-doble spagnolo che appare nella Marcia reale, a un ragtime, a un tango argentino, a un valzer e a due corali luterani in una scrittura estremamente moderna per i continui cambi di ritmo e per l’utilizzo di metri irregolari.
Riccardo Viagrande