Beethoven
"Sinfonica in sicurezza"
Prove aperte al pubblico
Diego Matheuz, direttore
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Programma
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Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93
Allegro vivace e con brio
Allegretto scherzando
Tempo di Minuetto
Allegro vivace
Unica tra le nove sinfonie di Beethoven a non avere una dedica, l’Ottava nacque in un periodo particolarmente intenso della vita del compositore, dal momento che, pur essendo stata iniziata insieme alla Settima nel 1811, fu completata tra il giugno e l’ottobre del 1812. In questo periodo Beethoven si trovava in Boemia dove era andato su consiglio del medico per guarire da disturbi all’apparato digerente. A Praga, dove giunse il 2 luglio, aveva molto probabilmente appuntamento con Josephine Brunswick alla quale, secondo una tesi piuttosto plausibile anche se più volte messa in discussione, avrebbe scritto tra il 6 e il 7 luglio, mentre si trovava a Teplitz, la famosa lettera piena di passione, All’amata immortale, mai spedita e ritrovata soltanto dopo la sua morte insieme al Testamento spirituale di Heilingestadt. Durante quell’intensa estate Beethoven, dopo aver soggiornato per breve tempo a Karlsbad, si stabilì a Franzesbad, presso le cui terme cercò di curare la sua malferma salute; durante questo soggiorno probabilmente allietato dall’amore di Josephine Brunswick che certo aveva avuto l’opportunità di incontrare più volte, egli lavorò alla sua Ottava sinfonia. Secondo un’ipotesi suggestiva avanzata da Tellenbach ma non suffragata da prove, la sinfonia sarebbe stata segretamente dedicata proprio alla donna il cui nome non poteva essere rivelato essendo sposata. Tellenbach aveva creduto di individuare questa fantomatica dedica nel carattere boemo di alcune melodie della sinfonia che ricorderebbero la regione d’origine della Brunswick. Ad ottobre Beethoven, richiamato da problemi familiari, si recò a Linz e qui completò la sinfonia che fu eseguita con successo per la prima volta sotto la direzione dell’autore il 27 febbraio 1814 in un concerto il cui programma prevedeva la ripresa della Settima. L’Ottava fu concepita, quindi, in un periodo intenso ma felice per il compositore che espresse nella musica uno straordinario desiderio di evasione, lontano dalle tensioni dei precedenti lavori sinfonici. Manca, infatti, un tempo lento nel quale Beethoven generalmente dava sfogo al suo mondo spirituale, mentre la scelta di reintegrare il Minuetto al posto dello Scherzo e alcune suggestioni haydniane e mozartiane, più volte interpretate dalla critica come un’involuzione del suo stile, in realtà denunciano la voglia del compositore di giocare con le forme in un’ulteriore affermazione di vitalità e di forza. Vitale e luminoso è il primo movimento, Allegretto vivace e con brio, in forma-sonata, che si apre con un tema cordiale e accattivante al quale si contrappone un secondo tema estremamente marcato dal punto di vista ritmico. Il secondo movimento, Allegretto scherzando, oltre a richiamare alcune movenze dei Finali haydniani, è un’elegante burla che ha per oggetto l’ambiente musicale vicino al compositore e in particolar modo Johann Nepomuk Mälzel, inventore del metronomo, per il quale Beethoven avrebbe scritto, secondo quanto affermato da Schindler, nella primavera del 1812 un canone a 4 voci Ta, ta, ta, caro Mälzel, addio, vessillo del tempo, grande metronomo. Beethoven avrebbe poi trasferito questo tema nella sinfonia, ma la notizia, riportata da Schindler, è poco attendibile in quanto il nome del metronomo fu utilizzato per la prima volta soltanto nel 1816 e, quindi, il canone non sarebbe stato scritto nel 1812. Il terzo movimento è un elegante Minuetto, che, secondo Tellenbach, corrisponderebbe a un preciso omaggio a Josephine Brunswick, in quanto riporta lo stesso titolo del terzo movimento della Sonata op. 31 n. 3, composta nel 1802 e, come l’Ottava sinfonia, senza dedica, ma inviata in dono alla donna. Questo Minuetto è una pagina seria e compassata che nel Trio si stempera in un’atmosfera nostalgica di rimpianto e ironia. Richiami ad Haydn sono presenti nel Finale, Allegro vivace, dove, come è stato notato da Vincent D’Indy, appare un tema ungherese che, sempre a giudizio di Tellenbach, costituirebbe un ennesimo omaggio alla Brunswick. Tutto il movimento è pervaso da un sentimento di allegria che, oltre a riallacciarsi ai Finali delle sinfonie di Haydn e di Mozart, anticipa il carattere solare e burlesco di certe pagine rossiniane.
Riccardo Viagrande
Diego Matheuz
Programma di sala