Bernstein, Gershwin, Galliano, Copland & Williams
Hirofumi Yoshida, direttore
Carmela Stefano, fisarmonica
In ottemperanza alla normativa anticovid
INGRESSO GRATUITO SOLO SU PRENOTAZIONE
Le prenotazioni sono aperte dal lunedì 19 luglio telefonando (091 6072532/533) al Botteghino del Politeama (ore 9/13) nonché sabato 24 luglio direttamente presso il Chiostro dei Benedettini a partire dalle ore 19,30 secondo disponibilità.
LEZIONI AMERICANE
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Programma
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Leonard Bernstein
Lawrence, 1918 - New York, 1990Candide, ouverture
Ritenuto oggi uno dei capolavori di Bernstein, Candide, alla sua prima rappresentazione avvenuta il 1° dicembre 1956 a Broadway, andò incontro a un autentico insuccesso con incassi disastrosi e aspre critiche sui giornali che, tuttavia, apprezzarono la parte musicale. Brooks Atkinson, l’autorevole critico del «New York Times», nella sua recensione, Lillian Hellman and Leonard Bernstein turn Voltaire Satire into fine play, apparsa il 9 dicembre, attaccò il libretto di Lillian Hellman, affermando :
“Quando Voltaire è ironico e dolce, la [Hellman] è esplicita e vigorosa. […] Quando egli è diabolico, essa è filantropica… il libretto… sembra essere troppo serio per la verve e il lirismo beffardo della partitura di Leonard Bernstein la quale, senza appartenere strettamente al XVIII secolo, mantiene, con il suo gaio pastiche di stili e forme del passato, il carattere del secolo[1].”
Certamente Bernstein non aveva immaginato questa fredda accoglienza quando, nel 1953, Lillian Hellman gli aveva proposto di scrivere le musiche di scena per un suo adattamento teatrale del racconto filosofico di Voltaire, Candide. Il grande direttore d’orchestra fu talmente affascinato da convincere la scrittrice americana a modificare il progetto originario a favore di una Comic Operetta. Egli stesso partecipò alla stesura del libretto scrivendo, insieme alla moglie Felicia, i versi della canzone I am Easily Assimilated, mentre altri testi di canzoni furono composti da Richard Wilbur, da John Treville Latouche, da Dorothy Parker e da Lilian Hellman, che, oltre alle parti recitate, scrisse i versi della canzone Eldorado. Nonostante lo scarso successo arriso a questa prima rappresentazione, Candide non incontrò molte difficoltà ad affermarsi in successive produzioni tra le quali vanno ricordate la prima londinese al Saville Theatre del 30 aprile 1959 e un’altra del 20 dicembre 1973, nota come versione Chelsea dal nome del teatro, Chelsea Theatre di Brooklyn, dove fu rappresentata. Questa versione, realizzata su libretto di Hugh Wheeler, contattato dal famoso produttore teatrale americano Harold Smith Prince dopo il rifiuto della Hellman di apportare delle modifiche al suo testo, è più breve rispetto all’originale essendo stata eliminata più della metà dei numeri musicali ed essendo stati ridotti gli originari due atti ad uno solo. Nel 1988, quando erano morti sia Lillian Hellman sia Hugh Wheeler, Bernstein realizzò, insieme con John Mauceri, direttore della Scottish Opera, una quinta e definitiva versione che si distingue per alcune importanti modifiche relative alla parte musicale. Bernstein, infatti, dopo aver assistito alle prove, decise di riorchestrare la partitura e di modificare l’ordine dei numeri musicali nel secondo atto. Infine nel 1999, quando Bernstein era già morto da nove anni, il libretto del musical, la cui parte musicale rimase inalterata, fu nuovamente riscritto da John Caird in vista di una nuova produzione per il Royal National Theatre di Londra. Il successo di Candide non è stato mai messo in discussione nemmeno negli ultimi anni; nel 2006, infatti, in occasione del cinquantesimo anniversario della prima rappresentazione, alcuni importanti teatri, tra cui il Théâtre du Châtelet di Parigi e la Scala di Milano hanno realizzato una nuova produzione con la regia di Robert Carsen che ha introdotto Voltaire nelle vesti di un moderno telespettatore che cambia canale e gestisce, in questo modo, la narrazione.
Al di là delle modifiche apportate al testo e alla sua partitura, Candide, nella sua lunga storia, ha mantenuto tutto il suo fascino e, se certe sfumature politiche, introdotte dalla Hellman perché dettate dalla contingenza storico-sociale dell’America degli anni ’50, si sono perse negli anni e nelle diverse versioni, è rimasta la bellezza di una musica che con sapiente ironia smaschera l’ipocrisia che regola i rapporti umani nella società civile. Candide è, infatti, un giovane ingenuo il quale, convinto inizialmente, in base all’insegnamento del suo maestro Pangloss, di vivere nel migliore dei mondi possibili, dopo una serie di peripezie da romanzo greco con naufragi, guerre e malattie, prende coscienza della realtà e si chiude per alcuni giorni in silenzio; alla fine riesce a coronare il suo sogno d’amore sposando Cunegonda, della quale era innamorato sin da giovane e che ha appena ritrovato al Casinò di Venezia dove la fanciulla era impiegata come entraîneuse.
Tra i 27 numeri, di cui si compone la partitura, spicca l’ouverture che si è affermata nel repertorio sinfonico dopo la prima esecuzione avvenuta il 27 gennaio 1957 con la New York Philharmonic Orchestra sotto la direzione dello stesso Bernstein. Strutturata nella forma dell’ouverture pot-pourri, è una pagina brillante e garbatamente ironica nella quale si possono apprezzare i temi di alcune importanti canzoni del musical, come The Best of All Possible Worlds, Battle Music, Oh, Happy We, e Glitter and Be Gay.
[1] L’articolo è citato in J. Peyser, Bernstein. A biography, New York, 1987, p. 248.
Durata: 5'
George Gershwin
Brooklyn 1898 - Hollywood 1937Strike up the Band, ouverture
Rappresentato per la prima volta a Broadway senza grande successo, Strike up the Band di George Gershwin ebbe maggior fortuna quando, il 14 gennaio 1930, dopo un’attenta revisione alla quale partecipò il fratello Ira che riscrisse alcuni testi, fu rappresentato al Times Square Theatre di Broadway con Blanche Ring. In quell’occasione il musical, il cui libretto era stato scritto da George S. Kaufman che ironizzava sul gusto americano di fare guerra, arrivò a contare ben 191 recite. Protagonista del libretto di Kaufman era Horace J. Fletcher, un magnate del formaggio americano che, per mantenerne il monopolio sul mercato, convince il governo degli Stati Uniti a dichiarare guerra alla Svizzera. Per l’occasione Gershwin rielaborò completamente la partitura scrivendo una dozzina di nuove canzoni, eliminandone altre e modificando le melodie di altre ancora.
Nel repertorio sinfonico si è affermata l’ouverture, nella quale, oltre al clima militare introdotto da un’ironica marcia, trovano spazio alcune delle melodie più belle del musical.
Durata: 8'
Richard Galliano
Cannes, 1950Opale concerto per fisarmonica e orchestra d'archi
Allegro furioso
Moderato malinconico e nobile
Allegro energico
Con questa composizione, apprezzata in tutto il mondo e ormai diventata un vero e proprio classico, Richard Galliano, compositore e fisarmonicista francese di origine italiana, trasporta il pubblico, come per incanto, nel suo originalissimo e affascinante mondo musicale in cui la tradizione francese e, in particolar modo, quella mediterranea si fonde in una sintesi perfetta con suggestioni derivanti dal jazz e dai ritmi latino-americani. Sin da giovanissimo, Galliano, che aveva iniziato lo studio della fisarmonica col padre, fu attratto dal jazz e soprattutto dalla possibilità di utilizzare il suo strumento per eseguire questa musica e valorizzarne il ritmo. Determinante fu l’incontro con Astor Piazzolla che, ascoltandolo, non mancò di dargli un consiglio quanto mai opportuno, di cui il compositore francese avrebbe fatto tesoro:
“Il jazz che suoni tu sa troppo di americano, riscopri le tue radici francesi, inventa un nuovo tipo di Musette, così come io ho reinventato il tango argentino”.
L’invito di Piazzolla fu immediatamente accolto da Galliano che, creando un mondo musicale nuovissimo, mescolò con successo gli elementi tratti dal jazz (Parker e Coltrane) sia con i ritmi e le melodie popolari, come i valzer dei bistrot parigini, sia con la tradizione musicale colta francese rappresentata da Couperin, Debussy e Ravel, dai quali mutuò il gusto per una seducente scrittura cromatica.
Queste caratteristiche stilistiche e di linguaggio trovano la loro piena attuazione in Opale Concerto sul quale si è così espresso lo stesso Galliano:
“Opale Concerto per fisarmonica solista e orchestra d’archi è un’opera che io ho composto e orchestrato tra maggio e giugno 1994. L’ispirazione mi è venuta direttamente dall’influenza delle mie radici mediterranee per quanto riguarda il primo movimento: Allegro furioso. Per il secondo movimento: Moderato Malinconico e Nobile e espressivo io ho composto due temi molto nostalgici che evocano immagini della vecchia Parigi, la Fisarmonica da strada, il Limonaire [locale parigino]… Infine nel terzo movimento: Allegro energico io ho sviluppato una cellula melodica di quattro misure su un tempo Ostinato che evoca in lontananza un Tango. Io ho dedicato questo concerto al Maestro Joë Rossi, leggendario fisarmonicista ed eminente insegnante in omaggio alla sua onestà, alla sua umiltà, al suo Amore per la musica”.
Durata: 19'
Aaron Copland
New York 1900 - New York 1990Rodeo, suite dal balletto, quattro episodi di danza
Buckaroo Holiday (Allegro con spirito)
Corral Nocturne (Moderato)
Saturday night waltz (Slow)
Hoe-Down (Allegro)
Composto nel 1942 su commissione della compagnia del Ballet Russe di Montecarlo che, fondata nel 1933 da René Blum e da Vassily de Basil, si era trasferita durante la Seconda Guerra Mondiale negli Stati Uniti, Rodeo è uno dei lavori più importanti e famosi di Aaron Copland che, dopo un’iniziale riluttanza, si convinse a scrivere questo balletto. La compagnia, dovendo competere con la rivale Ballet Theatre, aveva scelto di affidarsi alla coreografa Agnes de Mille per una nuova produzione che doveva essere messa in scena nella stagione 1942-43. La donna, rimasta particolarmente colpita dal precedente balletto di Copland, Billy the Kid, contattò il compositore statunitense che inizialmente fu tentennante non volendo cimentarsi nella composizione di un altro balletto il cui soggetto era una storia di cowboy. Superate le iniziali riluttanze grazie anche al sapiente lavoro diplomatico della De Mille, Copland compose un balletto che ebbe un immediato quanto sensazionale successo alla prima esecuzione al Metropolitan Opera House, il 16 ottobre 1942. La stessa De Mille fu gratificata di ben 22 chiamate sul proscenio e un successo simile fu tributato ai principali ballerini del cast tra cui figuravano i nomi di Frederic Franklin e Casimiro Kokitch.
Ambientato nel Sud-ovest degli Stati Uniti, il balletto, dal quale Copland ricavò una suite eliminando il terzo brano, Ranch House Party, e lasciando sostanzialmente inalterati i rimanenti quattro, trae il suo soggetto da una tradizione americana, il rodeo del sabato pomeriggio, tenuto in qualche ranche o nei centri commerciali dai cowboys che fanno mostra di abilità nelle loro tradizionali occupazioni, quali il lancio del lazo, il cavalcare e il marchiare il bestiame. A questo spettacolo pomeridiano destinato generalmente a un pubblico piuttosto ristretto, segue la festa notturna con balli accompagnati da musiche tradizionali americane. Per la composizione di questo balletto Copland si avvalse di temi popolari lasciati quasi inalterati, influenzato, probabilmente, dalla De Mille che esercitò anche una forma di controllo sulla composizione della musica. Tra i temi popolari uno dei più famosi è certamente quello di Hoe-Down che deriva da una melodia di square dance (danza di strada), intitolata Bonyparte, mentre gli altri sono tratti dalle raccolte Our singing Country di Alan Lomax e Traditional music of America di Ira Ford.
La suite, che fu eseguita per la prima volta il 28 maggio 1943 dalla Boston Pops Orchestra diretta da A. Fiedler, si apre con Buckaroo Holiday, in cui una fanfara iniziale introduce la cowgirl e prelude ad un motivo ritmico che evoca il trotto dei cavalli; il secondo brano, Corral Nocturne, è un intermezzo lirico, soprattutto nella melodia del fagotto e dell’oboe, mentre Saturday night waltz è un valzer lento e l’ultimo brano, Hoe-Down, è quasi tutto dominato dalla suddetta melodia popolare Bonyparte.
Durata: 18'
John Towner Williams
New York 1932Star wars music, suite
I. Main Theme
II. Princess Leia's Theme
III. The Imperial March (Darth Vader's Theme)
IV. Yoda's Theme
V. Throne Room & End TitleVincitore di ben cinque premi Oscar per la miglior colonna sonora, con l'adattamento del musical Il violinista sul tetto (1971), con Lo squalo (1975), Guerre stellari (1977), E. T. l’Extra-Terrestre (1982) e Schindler’s List (1993), John Williams è certamente uno dei più famosi compositori di musiche per film. Tra le sue colonne sonore riveste una grande importanza proprio quella scritta per la saga di Star Wars (Guerre stellari), alla cui fama la sua musica ha dato un notevole contributo. Inizialmente, però, George Lucas, il padre della saga, costituita da sei film, riuniti in una doppia trilogia e prodotti tra il 1977 e il 2005, aveva intenzione di inserire musiche operistiche costituite da brani celebri sul modello di 2001 Odissea nello spazio. Solo dopo, su suggerimento del suo amico e collega Steven Spielberg, il regista statunitense decise di affidare l’incarico di comporre le musiche a Williams che si avvalse di Leitmotiv per caratterizzare personaggi e situazioni. Tra i brani più famosi va ricordato il Main Theme che apre tutti i film della saga e The imperial March, chiamato anche Darth Vader's Theme perché ne sottolinea le apparizioni.
Riccardo Viagrande
Durata: 24'