I giovedì al Giardino dei Giusti
Trio Stamitz
Fabio Mirabella, violino
Giuseppe Brunetto, viola
Domenico Guddo, violoncello
In ottemperanza alla normativa anticovid
INGRESSO GRATUITO CON OBBLIGO DI PRENOTAZIONE
Potranno assistere al concerto gli spettatori in possesso di green pass e documento di riconoscimento da presentare all'ingresso.
Per prenotare telefonare (091 6072532/533) al Botteghino del Politeama (ore 9/13) dal 6 settembre nonché giovedì 9 settembre direttamente presso il Giardino dei Giusti a partire dalle ore 20 secondo disponibilità.
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Programma
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Johann Wenzel Anton Stamitz
Deutschbrood 1717 – Mannheim 1757Trio in Do minore GV 349.15
Largo,
Presto
Andante
Menuet
“Difficilmente si troverà un altro tanto esperto nella sua arte”.
Questo sintetico giudizio contenuto nell’atto di morte di Johann Wenzel Anton Stamitz costituisce la testimonianza della grande stima della quale godette il compositore e violinista ceco che, figlio di un organista, Antonín Ignác, dal quale ricevette la prima istruzione musicale, avrebbe completato la sua formazione presso il ginnasio gesuita Jihlava, rinomato in tutta Europa per la preparazione musicale dei suoi allievi che all’epoca primeggiavano in tutto il continente. Questo fu anche il caso di Stamitz che, dopo essersi ulteriormente perfezionato presso l’Università di Praga nell’anno accademico 1734-1735, intraprese una carriera di violinista virtuoso che si concluse, nel 1741 o nel 1742, con l’assunzione nell’orchestra di corte di Mannheim della quale nel 1743 divenne primo violino e, nel 1745 o nel 1746, Concertmeister. Dell’orchestra che dirigeva e per la quale scriveva nuove composizioni, Stamitz fu sicuramente il compositore di riferimento per un quindicennio contribuendo alla sua fama europea. Il compositore ceco lavorò, infatti, a Mannheim fino alla sua morte se si eccettua il lungo viaggio intrapreso nel 1754 e che ebbe come destinazione Parigi dove l'8 settembre 1754 si esibì presso i Concerts Spirituels conseguendo un enorme successo che lo indusse a pubblicare i suoi Trii op. 1. Ritornato a Mannheim nel 1755, Stamitz sarebbe morto l’anno successivo alla giovane età di 39 anni.
Non si conoscono con esattezza né la data di composizione né quella della prima esecuzione del Trio in do minore GV 349.15 che si apre con un primo movimento Largo dalla grande varietà agogica e dai contrasti dinamici ben accentuati secondo lo stile della Scuola di Mannheim. Seguono un brillante Presto dalla struttura bipartita, un lirico Andante in fa maggiore, basato su un tema caratterizzato da patetiche appoggiature, e un elegante Menuet.
Ignaz Joseph Pleyel
Ruppersthal 1757 – Parigi 1831Trio concertante in mi bemolle maggiore Op.11 n.1
Allegro-Rondo’(Allegretto)
Allievo di Haydn ad Eisenstadt grazie al Conte Ladislao della nobile famiglia ungherese dei Erdődy, Ignaz Joseph Pleyel, che aveva, in precedenza, studiato musica con il padre organista e con il compositore boemo, Jean-Baptiste Vanhal, costruì la sua fortuna a Parigi dove cambiò il suo nome di battesimo in Ignace e dove fondò nel 1797 la Maison Pleyel, una casa editrice che nei suoi 39 anni di attività pubblicò circa 4000 composizioni dei più importanti compositori dell’epoca tra cui Haydn (la prima edizione dei Quartetti d’archi), Boccherini, Beethoven, Clementi, Cramer, Dussek ed Hummel. Nel frattempo nel 1802, per venire incontro alle esigenze dei musicisti dell’epoca, costruì il suo primo pianoforte con uno scappamento semplice in cui le corde erano percosse da un martelletto a differenza degli esemplari di Érard dotati di un doppio scappamento, oggi presente in quasi tutti i pianoforti a coda e grazie al quale è possibile eseguire rapidamente la ripetizione di una stessa nota. Nonostante ciò, i pianoforti prodotti dall’azienda Pleyel godettero di grande prestigio e furono apprezzati sia da Chopin che da Liszt.
Abbastanza vasta fu anche la sua produzione strumentale che annovera 42 sinfonie, 70 quartetti d'archi e molti lavori da camera tra i quali spicca questo Trio concertante in mi bemolle maggiore che, composto nel 1787, mostra l’influenza del suo grande maestro Haydn. In due movimenti, il Trio si apre con un Allegro in forma-sonata, ma dalla struttura bipartita, nel quale si afferma una scrittura di carattere cantabile. Ad esso segue in brillante Rondeau.
Johann Sebastian Bach
Eisenach, 1685 - Lipsia, 1750Bourrée dalla Suite in mi minore BWV 996
Non si conosce con esattezza la data di composizione della Suite BWV 996, che fa parte delle composizioni per liuto di Johann Senastian Bach, come riportato nel manoscritto copiato da Johann Gottfried Walther, procugino del compositore di Eisenach, in cui si legge per Lautenwerk. Di questa Suite, composta probabilmente nel decennio tra il 1707 e il 1717, è eseguita oggi l’elegante Bourrée, una brevissima pagina dalla struttura bipartita.
Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Trio (Sonata) in mi minore KV 304 n.21
Allegro
Tempo di Minuetto
Alla fine di marzo del 1778 Mozart, accompagnato dalla madre, era giunto a Parigi dove sperava di affermarsi facendo conoscere le proprie qualità di musicista. L’esperienza parigina fu, però, piena di delusioni per il giovane Salisburghese che non riuscì a inserirsi nel mondo della capitale francese, non gradendo troppo i modi della nobiltà che, pur potendo offrirgli interessanti opportunità, era, a suo giudizio, poco competente in ambito musicale. Nella capitale francese, infatti, al di là di sterili complimenti, non era riuscito ad ottenere il successo sperato, come egli stesso ebbe modo di raccontare al padre in una lettera del 1° maggio 1778 nel quale ironizzava sui modi dell’alta società parigina:
“La gente si profonde in complimenti e tutto finisce lì. Mi si prenota per questo o quel giorno, io suono e mi sento dire: oh! c’est un prodige, c’est inconcevable, c’est étonnant! – e buona notte! Chi non è presente non ci crede, com’è fatale che avvenga”.
Gli amici e i nobili protettori, sui quali Mozart contava per affermarsi a Parigi, in realtà non procurarono al giovane compositore niente di più che noiose lezioni a fanciulle dell’alta società. Fu in questo particolare periodo che Mozart completò la serie delle Cinque sonate per violino e pianoforte, tra le quali è annoverata questa in mi minore K 304, oggi presentata in una trascrizione per Trio d’archi. In due movimenti, la Sonata si apre con un Allegro di carattere malinconico all’interno del quale si staglia una frase musicale di una purezza melodica tale da anticipare esiti romantici. Prefigurazioni schubertiane caratterizzano, invece, il secondo movimento, un elegiaco Minuetto.
Luigi Boccherini
Lucca 1743 – Madrid 1805Trio in fa maggiore Op.38 n.3
Andante moderato assai
Allegro non tanto
Nato a Lucca nel 1743, Luigi Boccherini iniziò gli studi con il padre e con D. F. Vannucci, abate del seminario di Lucca e maestro di cappella. Dopo essersi perfezionato a Roma, compose in giovanissima età i primi sei quartetti, gli oratori, Il Giuseppe riconosciuto e Gioas, re di Giudea e iniziò la carriera concertistica fondando il primo quartetto stabile con i violinisti P. Nardini e F. Manfredi e con il violista G. G. Cambini. Nel 1768 si trasferì a Madrid, sperando di entrare al servizio del principe delle Asturie che sarebbe diventato in seguito Carlo IV al quale dedicò un Concerto a più strumenti e 6 Trii per archi, ma le sue speranze furono disattese anche a causa della sua rivalità con il violinista di corte G. Brunetti. Passò, allora, alle dipendenze dell’infante don Luigi al quale dedicò molte composizioni da camera e che seguì in esilio. Alla sua morte Boccherini ottenne una pensione da Federico Guglielmo II di Prussia in cambio di invii periodici di nuove composizioni e a Madrid, dove continuava a vivere, godette anche dei favori del marchese di Benavente-Osuna nel cui palazzo fu rappresentata la sua unica opera teatrale, La Clementina, scritta nel genere della zarzuela. Con la caduta dell’ancien régime, iniziò un periodo particolarmente difficile per Boccherini che, perduta anche la protezione di Luciano Bonaparte al cui servizio era nel frattempo passato, visse gli ultimi anni della sua vita a Madrid in ristrettezze economiche e con una misera pensione concessagli dal re di Spagna.
All’interno della vastissima produzione da camera di Boccherini, in questo concerto è proposta un’autentica rarità; si tratta del Trio in fa maggiore op. 38 n. 3, del quale non si conoscono con esattezza né la data di composizione né quella della sua prima esecuzione. Facente parte di una raccolta di tre Trii, questo lavoro, in due movimenti, si segnala per il lirismo dell’Andante moderato assai e per il frizzante Allegro non tanto.
Riccardo Viagrande