I giovedì al Giardino dei Giusti
Archi Sinfonici
Fabio Mirabella, Sergio Di Franco violini primi
Antonino Alfano, Ivana Sparacio violini secondi
Giuseppe Brunetto, Giorgio Chinnici viole
Domenico Guddo, Sonia Giacalone violoncelli
In ottemperanza alla normativa anticovid
INGRESSO GRATUITO CON OBBLIGO DI PRENOTAZIONE
Potranno assistere al concerto gli spettatori in possesso di green pass e documento di riconoscimento da presentare all'ingresso.
Per prenotare telefonare (091 6072532/533) al Botteghino del Politeama (ore 9/13) dal 6 settembre nonché giovedì 30 settembre direttamente presso il Giardino dei Giusti a partire dalle ore 20 secondo disponibilità.
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Programma
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Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Divertimento n. 3 in fa maggiore KV 138 (KV 125c) per archi
Allegro
Andante
Presto
I tre Divertimenti, chiamati anche Sinfonie salisburghesi e identificati nella prima versione del catalogo Köchel con i numeri 136, 137 e 138, hanno posto alcuni interessanti problemi che riguardano, soprattutto, la loro classificazione formale e che non sono stati ancora risolti dalla critica mozartiana. Il titolo, divertimento, scritto da una mano ignota sul frontespizio del manoscritto, risulterebbe inadeguato alla struttura formale di queste composizioni, in quanto la forma del divertimento, in voga nel Settecento, prevedeva la presenza di due minuetti o, almeno, di uno. Queste composizioni, inoltre, non possono nemmeno essere classificate tra i quartetti, come hanno pensato i recenti revisori del catalogo basandosi su alcune caratteristiche di scrittura, come per esempio il portato dei primi violini nel primo movimento e l’uso di un registro molto grave nel basso, soprattutto nel primo divertimento, in quanto l’organico è tipico dell’orchestra d’archi. Il tentativo più valido, sebbene suggestivo, di risolvere questo problema della classificazione formale è stato fatto da Einstein, secondo il quale i tre divertimenti sarebbero tre autentiche sinfonie composte da Mozart prima del terzo viaggio in Italia, dove il compositore era atteso per l’allestimento della sua opera Lucio Silla, che, alla prima rappresentazione, avvenuta al Teatro Regio Ducale, rischiò di incorrere in un fiasco clamoroso dovuto sia al ritardo dell’Arciduca, giunto alcune ore dopo rispetto a quella prevista per l’inizio dello spettacolo perché attardatosi a scrivere gli auguri di Natale, sia al comportamento dei cantanti, la prima donna De Amicis e il tenore Rauzzini, i quali non trovarono di meglio da fare se non litigare proprio sulla scena. Secondo Einstein Mozart avrebbe scritto queste sinfonie, da completare con l’aggiunta delle parti mancanti, in previsione di eventuali richieste di lavori sinfonici.
Il compositore, molto probabilmente, pensava al viaggio in Italia, come ad un’occasione quanto mai propizia alla sua attività professionale tanto da sperare in successi significativi; la gioia con la quale si accingeva a compiere il viaggio era così grande da sembrare che trasparisse dalla stessa partitura.
Il primo movimento, Allegro, in forma-sonata, che si apre con tre perentori accordi, da cui scaturisce una melodia sinuosa, si distingue per una straordinaria ricchezza melodica, caratterizzata dall’incalzare di nuove idee tematiche che mascherano quasi il secondo tema, cantabile, affidato ai primi violini. Dopo il breve sviluppo, la ripresa presenta, nella variazione dinamica della parte conclusiva del secondo tema, una stravaganza di ascendenza haydniana con le quattro crome, tutte legate nell’esposizione, riproposte con una legatura a due a due. Il secondo movimento, Andante, pur rivelando uno straordinario lavoro di cesello, presenta una melodia che non riesce mai a raggiungere momenti di alto lirismo, mentre carattere quasi d’improvvisazione presenta la seconda parte. Il terzo movimento, Presto, infine, è un rondò nei cui couplets è possibile notare un certa forma di larvato umorismo.
Pëtr Il'ič Čajkovskij
Votkinsk, 1840 - San Pietroburgo, 1893Elegia in memoria di Ivan Vasil’evič Samarin per orchestra d’archi
Andante ma non troppo
Nel 1884 la Società degli Artisti aveva contattato Čajkovskij per scrivere una nuova composizione in occasione di una festa da essa organizzata per celebrare i cinquant’anni di carriera del grande attore e regista russo Ivan Samarin, collega del compositore al Conservatorio di Mosca e protagonista nella messa in scena dell’Evgenij Onegin. Čajkovskij fu informato della commissione da una lettera di indirizzatagli dal compositore Nikolaj Kaškin il 24 ottobre 1884:
“Tu hai probabilmente ricevuto o riceverai tra breve una lettera da Ostrovskij con una richiesta di partecipare al quarto giubileo di Samarin. Il giubileo: qualcosa scritta da Vild’ per l’occasione, dal suo ex-collega Ostrovskij e una serie di quadri realizzati da Makovskij, da Pryanishnikov, e da altri – un divertimento in forma di balletto e l’ultimo atto della Foresta di Ostrovskij. Gli organizzatori vogliono che tu scrivi una forma di entr’ecte musicale”
Come annunciato nella lettera, qualche giorno dopo giunse effettivamente la commissione che Čajkovskij accettò con entusiasmo come si evince dalla sua risposta alla missiva di Ostrovskij con la quale gli era stato conferito ufficialmente l’incarico. Čajkovskij scrisse, infatti:
“Non potrei sentirmi più carico di prendere parte ad esso e con la presente accetto la sua commissione”.
Pur essendo impegnato con le prove dell’Evgenij Onegin a Pietroburgo, Čajkovskij completò in appena quattro giorni questa composizione il 18 novembre 1884. Questa composizione, intitolata inizialmente Saluti di gratitudine, fu eseguita per la prima volta il 28 dicembre 1884 e in seguito fu riproposta con il titolo definitivo di Elégie da Čajkovskij all’interno delle musiche di scena di Amleto. Per la pubblicazione del 1890, Čajkovskij aveva scritto al suo editore che il pezzo poteva essere considerato come un’Elegia in memoria di Ivan Vasil’evič Samarin, in quanto il grande regista russo era già morto, ma l’editore decise di stamparlo con il titolo originario.
Aperta da una breve introduzione in cui appare un accenno del tema, Elegia è una pagina poetica basata su un tema di intenso lirismo esposto dai primi violini; nella parte centrale si insinua un elemento nuovo caratterizzato da una figurazione di note ribattute in terzine.
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Amburgo, 1809 - Lipsia, 1847Sinfonia n. 7 in re minore per archi
Allegro
Andante amorevole
Menuetto
Allegro molto
Genio precocissimo, Mendelssohn tra il 1821 e il 1823, quindi tra l’età di 12 e 14 anni, compose ben 12 sinfonie per archi che furono eseguite nei concerti domenicali che si tenevano presso la casa paterna e delle quali fa parte la Settima in re minore. Si tratta di lavori di apprendistato nei quali si nota l’eccezionale talento del giovane compositore, che mostra di padroneggiare con grande sicurezza il contrappunto. Ciò è evidente nel primo movimento, Allegro, dalla struttura bipartita e basato su due elementi tematici contrastanti dei quali il primo, in crome, è energico e spigliato, mentre il secondo più lirico e disteso. Un tenero lirismo contraddistingue il dolcissimo secondo movimento Andante, in re maggiore, dalla struttura tripartita con una breve sezione centrale di carattere modulante e una coda nella quale ritorna il tema della sezione centrale. Un certo slancio contraddistingue il Minuetto all’interno del quale si distingue il Trio aperto da un tema affidato ai violoncelli. Il Finale, Allegro molto, è una pagina estremamente brillante dove accanto alla freschezza dell’ispirazione del tema iniziale in 6/8 trova spazio un fugato per la verità un po’ scolastico.
Riccardo Viagrande