Piazzolla, Grieg & Dvořák
Luciano Acocella, direttore
Alessandro Quarta, violino
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IL RE DEL TANGO
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Programma
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Astor Piazzolla
Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992Dalle Cuatro Estaciones Porteñas: Primavera e Invierno (arrangiamento di Leonid Desyatnikov)
Compositore argentino di origine italiana, Astor Piazzolla è stato giustamente considerato il più grande autore di una delle danze più popolari del Novecento, il Tango, nonostante abbia modificato le caratteristiche fondamentali di questa danza che gli Argentini conservano come qualcosa di sacro. Piazzolla ha avuto il grande merito di aprire il Tango al jazz e anche ad una scrittura dissonante estremamente moderna mantenendone sempre il carattere sensuale e la straordinaria forza comunicativa capace di affascinare e sedurre il pubblico.
La grande tradizione del tango argentino costituisce anche la fonte d'ispirazione delle Cuatro Estaciones Porteñas, quattro composizioni inizialmente concepite da Piazzolla come pezzi a se stanti tra il 1965 e il 1970 per il quintetto nel quale lo stesso compositore suonava il bandaneón e delle quali saranno eseguite soltanto Primavera e Invierno. Tra il 1996 e il 1998 il compositore russo Leonid Desyatnikov, creando un ponte con le Quattro stagioni di Vivaldi, realizzò una versione per violino e orchestra d'archi dividendo ogni brano in tre parti e introducendo delle citazioni dei concerti del compositore veneziano. Nel fare questo egli tenne conto delle differenze dei due emisferi, anche in considerazione del fatto che l'aggettivo Porteño si riferisce a coloro che sono nati a Buenos Aires, e, così, in Verano (Estate) introdusse, per esempio, delle citazioni dell'Inverno di Vivaldi.
Astor Piazzolla
Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992Quattro tanghi (arrangiamento di Alessandro Quarta)
Fracanapa
Jeanne y Paul
Oblivion
Libertango
Saranno presentati in arrangiamenti curati dal maestro Quarta gli altri quattro tanghi, dei quali Fracanapa si segnala per la sensualità che promana della sua melodia principale, aspetto che condivide anche con il successivo tango Jeanne y Paul. Alla fama di Oblivion, composto nel 1982, ha contribuito certamente il fatto che è stato inserito nella colonna sonora del film Enrico IV di Marco Bellocchio. Aperto da una melodia di struggente malinconia, questo Tango, che, a differenza di altre pagine del compositore argentino, è più tradizionale senza grossi sconfinamenti nel jazz, presenta nella sezione centrale un tema di carattere contrastante e sensuale, sebbene meno intenso.
Durata: 28'
Edvard Grieg
Bergen 1843 - Bergen 1907Danze norvegesi (Norwegische Tänze) op. 35
n.1 in sol maggiore; n.2 in la maggiore; n.3 in re maggiore; n.4 in la maggiore
Allegretto marcato
Allegretto tranquillo e grazioso
Allegro moderato alla marcia
Allegro molto
La Norvegia con le sue melodie popolari, tratte da una raccolta di canzoni di montagna del paese scandinavo curata dal compositore Ludvig Mathias Lindemans, è la protagonista delle Quattro danze norvegesi, composte da Grieg nel 1881 per pianoforte a quattro mani e in seguito orchestrate dal direttore d’orchestra ceco Hans Sitt. Tutte e quattro le danze presentano una struttura tripartita con una sezione centrale di carattere contrastante. Alla fragorosa e ben ritmicamente scandita sezione iniziale della prima danza (Allegretto marcato) si contrappone, infatti, quella centrale di carattere cantabile dove emerge una lirica melodia dell’oboe ripresa dagli archi. Nella seconda danza, alla sezione iniziale (Allegretto tranquillo e grazioso) di carattere pastorale con un tema esposto dall’oboe e ripreso dall’orchestra, fa da contrasto quella centrale (Allegro) vivace e virtuosistica. La terza danza (Allegro moderato alla marcia) è una marcia ben scandita con una malinconica sezione centrale (Tranquillo) di cui sono protagonisti gli archi e poi i legni. Nella quarta danza una breve e misteriosa introduzione, che nasce dalle profondità dei violoncelli e dei contrabbassi, conduce alla sezione iniziale, brillante e al tempo stesso ricca di colori e di echi strumentali (Presto e con brio). Di carattere pastorale è la contrastante sezione centrale (Poco meno mosso e tranquillamente) nella quale emerge la calda voce dell’oboe che esegue un tema malinconico ripreso prima dagli altri legni e poi dagli archi.
Durata: 18'
Antonín Dvořák
Nelahozeves 1841 - Praga 1904Danze slave per orchestra
op.46
N. 1 in do maggiore (Furiant)
N. 2 in mi minore (Dumka)
N. 5 in la maggiore (Skočná)
N. 8 in sol minore (Furiant)
op. 72
n.2 in mi minore (Dumka)
n.7 in do maggiore (Kolo)
Le Danze slave, composte da Dvořák nel 1878, comprendono, conformemente a quanto specificato già nel titolo, una serie di danze, originariamente scritte per pianoforte a quattro mani e ispirate alle Danze Ungheresi di Johannes Brahms che servirono, però, solo come modello. A differenza di Brahms che utilizzò melodie popolari ungheresi, Dvořák scrisse, infatti, melodie originali avvalendosi dei ritmi caratteristici della musica popolare slava. Queste danze furono in seguito orchestrate dal compositore su richiesta del suo editore Simrock, entusiasmato dal successo ottenuto con il primo lavoro da lui pubblicato, Duetti moravi op. 32, su segnalazione di Brahms che lo aveva da poco scoperto in occasione di un concorso di composizione che si era svolto in Austria e al quale Dvořák aveva partecipato con successo vincendo il relativo primo premio per quattro anni consecutivi. Brahms, che aveva fatto parte della commissione del concorso e aveva già notato il talento di Dvořák, lo segnalò, appunto, all’editore Fritz Simrock. Eseguite, per la prima volta, in una forma incompleta, limitatamente ai numeri 3, 5 e 6, a Praga il 16 maggio 1878 e integralmente a Londra nel 1879, queste Danze Slave riscossero un successo tale da indurre Simrock a chiedere, nel 1886, a Dvořák la composizione di una seconda raccolta. Nacque, così, l’Op. 72 che, come l’Op. 46, è costituita da otto danze e che fu eseguita, per la prima volta, in forma incompleta, limitatamente alla prima, alla seconda e alla settima danza, il 6 gennaio 1887, a Praga sotto la direzione dell’autore e nella forma completa a Chicago il 12 agosto 1893.
Oggi sarà proposta una ricca antologia che si apre con la Danza n. 1 in do maggiore op. 46, un Furiant, ballo di corteggiamento tipico della tradizione boema nel quale l’uomo mostra un atteggiamento borioso e superbo davanti alla dama. Dalla struttura tripartita la danza, che si apre con un fragoroso accordo da cui prende avvio l’iniziale Furiant, nel quale, però, la caratteristica alternanza tra ritmo ternario e binario sembra risolversi a favore del secondo, presenta una sezione centrale nella quale appare un Mazur, danza popolare polacca simile alla mazurca, di cui sono protagonisti i legni. Un Dumka, termine russo che significa “rimuginare nella propria testa”, è, invece, la Seconda danza che si basa sull’alternanza di un elemento malinconico e di un altro che richiama il vivace stile della vovcackà. La briosa quinta danza si nutre dell’alternanza tra l’andamento della Skočná e quello del Vrtàk, due varianti della danza popolare ceca, obkrocàk. L’ottava danza è un classico Furiant, nel quale appare più marcata, rispetto alla prima, l’alternanza tra ritmi binari e ternari. Come nella prima raccolta, la seconda danza dell’op. 72 è un malinconico Dumka, mentre la Settima è un brioso Kolo, danza di origine serba eseguita da gruppi di persone che abbracciano la vita del vicino formando un cerchio da cui questo ballo prende il nome. In questo caso è realizzata nella forma del Rondò.
Riccardo Viagrande
Durata: 25'