Un teatro di classe/Family Concert
GIAMPIERO MANCINI RACCONTA
Le boeuf sur le toit/Il carnevale degli animali
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 29 Gennaio 2023
Ore
18,00
Durata
60min.
Prezzi
10 - 5 €
Riccardo Scilipoti e Gabriele Laura pianisti
Gruppo strumentale Orchestra Sinfonica Siciliana
Domenico Marco – Gabriella Iusi violini; Giuseppe Brunetto viola; Domenico Guddo violoncello; Damiano D’Amico contrabbasso; Floriana Franchina flauto/ottavino; Yoshua Fortunato clarinetto in sib e in do; Giuseppe Sinforini glockenspiel; Giovanni Dioguardi xilofono
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Programma
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Darius Milhaud
Marsiglia 1892 - Ginevra 1974Le boeuf sur le toit (Il bue sul tetto), suite dal balletto su libretto di Jean Cocteau op. 58
“Se andrete a vedere Le boeuf sur le toit, vi divertirete. Dovrete soltanto guardare e ascoltare senza fare il minimo sforzo. Non andate a cercare in questa farsa un’idea, un soggetto, un’inteone, un intrigo, un simbolo. Non c’è niente di tutto ciò. Allora, che cosa accade? Niente. Non accade niente. Mettetevelo in testa e non vi stancate inutilmente. Il sipario si alza sull’interno di un bar. Musica vivace da caffè-concerto resa più abbondante dall’impiego di fonti musicali moderne. Personaggi divertenti, la cui semplice testa umana è sostituita da una grossa testa in cartone dipinto, entrano ad uno a uno. Tutti questi personaggi, ce ne sono otto, credo, si dondolano e danzano lentamente su una musica viva che non manca di verve e di franchezza”.
Con queste entusiastiche parole, il critico di «Le Ménestrel» (ann. 82, n. 11, 12 marzo 1920, p. 107) recensì la prima esecuzione di Le boeuf sur le toit di Darius Milhaud, avvenuta il 21 febbraio 1920 a Parigi al Théâtre des Champs-Élysées con la scenografia di Dufy e la collaborazione dei clown del circo Medrano, i celebri Fratellini. Composto nel 1919, Le boeuf sur le toit (Il bue sul tetto) esprime la nostalgia del compositore per il Brasile, nazione dove egli aveva soggiornato negli anni della Grande Guerra come segretario del poeta Paul Claudel, all’epoca ambasciatore francese a Rio de Janeiro. Ritornato a Parigi, Milhaud decise di assemblare, come lo stesso compositore ebbe modo di affermare:
“poche melodie popolari, tanghi, samba e anche un fado portoghese e trascriverle come tema di un rondò che ricorre tra ogni successiva coppia”.
Per la verità la struttura, descritta da Milhaud in modo estremamente semplicistico, si presenta più complessa con il tema che appare per ben 12 volte in tonalità diverse in una scrittura rapsodica, nella quale domina il ritmo del tango, e tale da creare un effetto comico, quasi farsesco, ottenuto anche con l’uso di un’armonia politonale. Destinata, nelle intenzioni dell’autore, ad accompagnare un film di Charlie Chaplin come si evince dal sottotitolo Sinfonia cinematografica su motivi sudamericani, questa composizione, il cui titolo richiama quello di un popolarissimo tango brasiliano, trovò la sua definitiva destinazione teatrale grazie a Jean Cocteau che scrisse una farsa surreale ambientata in un bar; nella farsa di Cocteau un barista serve clienti alquanto bizzarri tra i quali spiccano un pugile, un nano nero e una donna dai capelli rossi vestita da uomo, tutti in procinto di dare vita ad una rissa fermata in un modo piuttosto strano dall’arrivo di un poliziotto. Il successo della partitura, eseguita ormai quasi esclusivamente nella versione concertistica, fu tale che in seguito il bar, La Gaya, luogo di ritrovo del parigino Gruppo dei sei, del quale lo stesso Milhaud fece parte, prese il nome di Le boeuf sur le toit.
Camille Saint-Saëns
Parigi, 1835 - Algeri, 1921Il Carnevale degli animali, grande fantasia zoologica per due pianoforti e piccola orchestra
Camille Saint-Saëns scrisse Il Carnevale degli Animali per due pianoforti e piccola orchestra per le festività di un martedì grasso da celebrare con gli amici e venne eseguito a Parigi il 9 marzo 1886 nella casa del violoncellista Charles Lebouc. Questa "grande fantasia zoologica" piacque subito per la brillantezza della scrittura, piena di verve e di humour, e per la singolarità del soggetto, con quegli animali che erano anche una ironica carrellata di personaggi dell'ambiente musicale parigino. Perciò a Saint-Saëns non sembrò opportuno pubblicare una partitura così "scottante" che avrebbe potuto nuocere alla sua carriera (si pensi ai critici musicali che Saint-Saëns trasforma, nel suo zoo, in asini o in fossili), e quindi proibì che venisse data alle stampe prima della sua morte. Ad eccezione del famoso Cigno, che fu adottato nel 1905 dal coreografo Michel Fokine per una celebre assolo destinato alla ballerina Anna Pavlova.
I quattrodici pezzi che compongono questa fantasia zoologica sono come una serie di ritratti e di caricature, illustrati con straordinario acume, un gusto caustico, sottili dettagli per i quali Saint-Saëns fece ricorso a tutti i ferri del mestiere: sfruttando un organico assai ridotto ma molto duttile (che comprende flauto, ottavino, clarinetto, due pianoforti, archi, uno xilofono e un'armonica a vetro, talvolta sostituita da una celesta), trattando virtuosisticamente gli strumenti, ricorrendo a forme condensate e a rapide concatenazioni delle idee musicali, utilizzando qua e là citazioni di pezzi celebri, abilmente contraffatte. Nell’ordine si susseguono leoni, galli e galline, ermioni (cavalli selvatici), tartarughe, elefanti, canguri, pesci, asini, cucù, uccelli, pianisti, fossili, cigni. Un brillante finale conclude allegramente questa divertente galleria di personaggi.
Riccardo Viagrande