Beethoven, Schubert & Messiaen

Oleg Caetani, direttore

Filippo Gorini, pianoforte

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    26 Aprile 2019

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    12 - 25 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    27 Aprile 2019

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    12 - 25 €

    Calendario

24° Concerto in abbonamento

Direttore:
Oleg Caetani

Pianoforte:
Filippo Gorini

“Giovani interpreti italiani per Beethoven” si conclude con un altro vincitore, tra numerosi altri premi, del concorso internazionale Beethoven a Bonn nel 2014. Filippo Gorini ha iniziato giovanissimo una carriera internazionale, sotto la tutela di Alfred Brendel, che lo ha portato in Canada, Usa e Australia, oltre che in tutta Europa e a registrare le Variazioni Diabelli Diapason d’oro 2017. Al giovanile Primo concerto di Beethoven ben si confronta un’estrosa sinfonia di Schubert, ancora studente, che si ispira chiaramente al gigante di Bonn e Hymne di Messiaen.

  • Programma

  • Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Concerto n.1 in do maggiore op.15 per pianoforte e orchestra

    Allegro con brio

    Largo

    Rondò (Allegro)

     

    Questo Concerto in do maggiore, numerato come Primo, in realtà fu il secondo in ordine di composizione in quanto scritto nel 1795 dopo quello in si bemolle maggiore iniziato nel 1793; entrambi, inoltre, furono preceduti da un Concerto in mi bemolle maggiore che, composto da Beethoven all’età di 14 anni, rivela più il virtuosismo del giovane come pianista che il suo nascente talento di compositore. La discrasia tra la numerazione e l’ordine di composizione è dovuta probabilmente al fatto che Beethoven compose questi concerti per eseguirli personalmente come solista e, quindi, si riservava di apportare delle modifiche suggerite dall’esecuzione e dall’impatto con il pubblico. Quando decise di pubblicarli, nel 1801, si mostrò poco convinto del risultato ottenuto, come si evince da quanto egli stesso affermò:

    “Uno dei miei primi concerti [in si bemolle] e quindi non uno dei migliori delle mie composizioni deve essere pubblicato da Hofmeister e Mollo deve pubblicare un concerto [in do maggiore] che invece fu scritto più tardi ma che non si schiera anche tra i migliori dei miei lavori in questa forma”.

    Probabilmente Beethoven mostrò di preferire all’altro questo concerto per il quale aggiunse altri strumenti nell’organico orchestrale come clarinetti, trombe e timpani, ottenendo il favore della critica, come si evince da quanto scrisse il recensore dell’«Allgemeine Musikalische Zeitung» dopo la prima esecuzione a Vienna al Burgtheater nel mese di aprile del 1800:

    “Anche il Signor Beethoven ha finalmente ottenuto il teatro [Burgtheater] ed è stata probabilmente l’Accademia più importante da lungo tempo a questa parte. Egli ha suonato un nuovo Concerto [Concerto n. 1 in do maggiore op. 15] di sua composizione che contiene molte cose belle – soprattutto i primi due movimenti”.

    Il Concerto era già stato eseguito per la prima volta, molto probabilmente, in una tournée tenuta dallo stesso compositore nel 1798 a Praga.

    Il primo movimento,  Allegro con brio, in forma-sonata, si apre con l’esposizione orchestrale che sorprende sia per l’ingresso anticipato del secondo tema, non preparato da una transizione modulante, sia per la presenza di una terza idea tematica anticipatrice dell’entrata del solista che si presenta con un tema proprio secondo un procedimento attuato già da Mozart. Tutto il movimento, dominato dal tema principale ripetuto più volte a cui si aggiungono parecchie idee tematiche secondarie, è caratterizzato da tre cadenze di diversa lunghezza e difficoltà, tutte concluse da trilli. Il secondo movimento, Largo, in forma tripartita secondo lo schema A-B-A, è insolitamente in la bemolle maggiore invece che nel regolare fa maggiore, tonalità della sottodominante. La prima sezione espone parecchi temi che vengono poi sviluppati nella parte centrale.  Il terzo movimento, Allegro, è nella forma tradizionale del Rondò in sette parti con il pianoforte che espone il tema principale ripetuto per ben due volte. La cadenza è molto breve e non è collocata alla fine del movimento in cui è possibile notare uno stridente contrasto tra il pianoforte che suona una melodia tranquilla e l’orchestra che conclude il Concerto con forza.

    Durata: 35'

    Franz Schubert
    Vienna, 1797 - Vienna, 1828

    Sinfonia n.3 in re maggiore D.200

    Adagio maestoso. Allegro con brio

    Allegretto

    Menuetto: Vivace. Trio

    Presto vivace

     

    Come la maggior parte dei lavori di Schubert, anche la Terza sinfonia non fu eseguita mentre il compositore era ancora in vita, ma postuma circa 50 anni dopo la sua morte. La prima esecuzione avvenne, infatti, il 19 febbraio 1881 al Crystal Palace di Londra sotto la direzione di A. Manns, anche se l'ultimo movimento era già stato utilizzato nel 1865 come Finale dell'Incompiuta in occasione di un concerto tenutosi presso gli Amici della Musica di Vienna. La Sinfonia, originariamente concepita per essere eseguita da un'orchestra non professionistica diretta dal violinista Josef Prohaska nella quale Schubert suonava la viola, era stata composta nel 1815, un anno particolarmente fecondo dal punto di vista compositivo per il compositore austriaco che raggiunse la piena maturità artistica di cui una tappa significativa è costituita certamente  da questo lavoro nel quale le influenze mozartiane e beethoveniane appaiono superate da una concezione musicale autonoma e originale. Prodigiosi furono i tempi di composizione della sinfonia che, iniziata il 24 maggio 1815, fu interrotta da Schubert dopo aver scritto le prime 47 battute del primo movimento per essere ripresa e completata nel giro di una settimana tra l'11 e il 19 luglio dello stesso anno.

    Tratti originali caratterizzano già il primo  movimento che si apre con un suggestivo Adagio maestoso introduttivo, mentre l'Allegro con brio, in forma-sonata, si segnala sia per la freschezza melodica dei due temi, per la verità, abbastanza simili, esposti rispettivamente dall'oboe e dal clarinetto sia per l'ampio sviluppo al quale crescendi, sforzati e improvvisi contrasti dinamici conferiscono un carattere drammatico. Influenze di Haydn, ravvisabili nel carattere sostanzialmente leggero, si riscontrano, invece, nel secondo movimento, Allegretto, che presenta una struttura tripartita (A-B-A) la cui parte centrale è dominata da una melodia, affidata inizialmente al clarinetto e ripresa dagli altri strumenti a fiato, che rivela la sua matrice liederistica. Meno originale è il Minuetto che, però, presenta al suo interno un interessante Trio, nel quale oboe e fagotto intonano una forma di Ländler, mentre l'ultimo movimento, Presto vivace è una pagina brillante che scorre al ritmo di tarantella in 6/8.

    Durata: 25'

    Olivier Messiaen
    Avignone, 1908 - Clichy, 1992

    Hymne au Saint Sacrement

    Compositore, organista e pianista, Olivier Messiaen è certamente uno dei pilastri della musica del Novecento, in quanto non fu solo autore di una vasta produzione, ma fu ritenuto il padre della cosiddetta serialità integrale, il cui atto di fondazione sarebbe costituito dal suo Mode de valeurs et d'intensité, terzo dei suoi Quatre études de rhythme, nel quale appaiono serializzati le altezze, i valori di durata, i livelli d'intensità e gli attacchi dei suoni; nonostante egli abbia rifiutato tale definizione, ritenendo quest'esperienza conclusa, in quanto frutto di un lavoro a tavolino incapace di superare il sistema tonale basato sulla risonanza naturale, è innegabile che Messiaen sia stato un innovatore per le sue sperimentazioni sia armoniche che timbriche attraverso l'uso anche dell'orchestra gamelan indonesiana e delle onde Martenot.

    La sua perizia nell'uso dei timbri orchestrali si rivela già nell'Hymne au Saint Sacrement, lavoro giovanile, che mostra una delle costanti della sua ispirazione: la sua fede religiosa che costituì la base di molte delle sue opere.  Composto nel 1932 ed eseguito per la prima volta il 23 marzo 1933 a Parigi dall'Orchestra dei Concerti Straram diretta da Walther Straram, l'Hymne au Saint Sacrement fu ricostruito da Messiaen nel 1946, essendo andata perduta la partitura durante la guerra. È un inno senza parole, la cui musica rivela il sincero sentimento religioso del compositore che con questo suo lavoro sembra quasi comunicare uno stato di pura e spirituale beatitudine attraverso una scrittura orchestrale che, pur risentendo dell'influenza wagneriana, trova momenti di particolare suggestione tra i quali spicca quello caratterizzato dal bel tema affidato agli archi nella sezione contraddistinta dall'andamento Presque lent.

    Riccardo Viagrande

    Durata: 17'