Beethoven & Šostakovič
Evgeny Bushkov, direttore
Federico Colli, pianoforte
14° Concerto in abbonamento
Direttore:
Evgeny Bushkov
Pianoforte:
Federico Colli
“Giovani interpreti italiani per Beethoven”: è ora la volta del venticinquenne Federico Colli, vincitore del Premio Mozart a Salisburgo nel 2011 e da allora avviatosi a una rapida carriera in Europa, Asia e America. Anche Colli suona per la prima volta all’OSS. Con la cupa e drammatica Decima di Šostakovič che lui stesso descriveva “scritta su Stalin e gli anni di Stalin” si riprende il percorso dell’integrale delle sue sinfonie, sotto la direzione di Evgeny Bushkov, russo doc e direttore principale di questa stagione.
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Programma
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Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Concerto n. 3 in do min. op.37 per pianoforte e orchestra
Allegro con brio
Largo
Rondò (Allegro)
Il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra op. 37 segna un cambiamento nello stile di Beethoven che, staccandosi dai modelli tradizionali e sfruttando le potenzialità degli strumenti usati in quel periodo, inaugurò la fase romantica della forma del concerto in cui il solista intraprende quasi una gara con l’orchestra; ciò comportò, per il pianoforte, la perdita del suo caratteristico stile ornato e l’utilizzo di una maggiore robustezza che lo avrebbe trasformato in protagonista. Il Concerto, la cui composizione risale all’inizio del 1800, dedicato al principe Luigi Ferdinando di Prussia, fu eseguito per la prima volta a Vienna il 5 aprile 1803 con la direzione di Ignaz von Seyfried e con lo stesso Beethoven al pianoforte. Per questa Accademia, nella quale furono eseguite anche altre pagine beethoveniane e, in particolar modo, Cristo sul monte degli Ulivi, la Seconda e la Prima sinfonia, il compositore di Bonn decise di raddoppiare quando addirittura non triplicare i prezzi dei biglietti suscitando qualche commento malevolo sulla stampa locale. Nonostante le attese e i preparativi l'Accademia rischiò di saltare a causa del sabotaggio messo in atto dal Barone von Braun, impresario degli altri due maggiori teatri di Vienna. Alla prima esecuzione Beethoven suonò quasi a memoria essendo la partitura incompleta, come apprendiamo da una dichiarazione dello stesso Seyfried, che quella sera voltò le pagine per lui:
“Non vidi quasi niente, ma fogli vuoti; al più, su una pagina o un’altra geroglifici egiziani, interamente incomprensibili per me, erano scarabocchiati giù per servire come tracce per lui, per cui egli suonò quasi tutta la parte a memoria. Come avveniva spesso, egli non aveva avuto il tempo di metterla tutta giù sulla carta”.
Il compositore provvide in un tempo molto breve alla stesura della parte pianistica che risultò di grande livello virtuosistico per l’epoca, come ci è testimoniato da quanto scrisse un recensore dell’«Allgemeine Musikalische Zeitung» a proposito dell’esecuzione del Concerto durante l’Accademia, tenuta all’Augarten di Vienna il 26 luglio 1804 con Ferdinand Ries al pianoforte:
“Il signor Ries ha presentato un’esecuzione molto serrata ed espressiva, come pure un’abilità e una sicurezza rare nel superamento delle notevoli difficoltà”.
Nonostante il periodo difficile che Beethoven stava vivendo, il Concerto presenta importanti aspetti innovativi tra cui le dimensioni molto ampie rispetto agli altri lavori del genere e il carattere romantico di alcuni temi dei quali il secondo del primo movimento spicca per il suo straordinario lirismo. Il primo movimento, Allegro con brio, si apre con una tradizionale lunga esposizione orchestrale che precede l’ingresso del solista impegnato sin dall’inizio a gareggiare con l’orchestra grazie a tre perentorie scale. Il primo tema, per il suo carattere solenne, non può non ricordare il tema principale dell’Eroica, mentre il secondo, in netto contrasto con il precedente, è di carattere cantabile e lirico. Questo primo movimento, la cui scrittura si richiama alla tradizione del concerto militare, ha un forte senso drammatico che raggiunge il suo culmine nella parte conclusiva con il dialogo fra pianoforte e timpani. Il secondo movimento, Largo, presenta un carattere contemplativo ottenuto con un ampio flusso melodico esposto dal pianoforte e ripreso dagli archi con sordina. La terza ed ultima parte del movimento è caratterizzata dal ritorno del clima iniziale in una scrittura più armonica che melodica. Il Rondò conclusivo, ad un ascolto superficiale, può apparire come un ritorno ad una scrittura più tradizionale, ma il tema iniziale, che si estende per otto misure, è uno dei più lunghi scritti da Beethoven in un Concerto per pianoforte e orchestra; alcune armonie dissonanti, collocate all’inizio del ritornello e apparse al pubblico contemporaneo particolarmente insolite, costituiscono un’ulteriore conferma della modernità di questo Concerto.
Durata: 36'
Dmitrij Dmtrevič Šostakovič
San Pietroburgo, 1906 - Mosca, 1975Sinfonia n. 10 in mi minore op.93
Moderato
Allegro
Allegretto
Andante, Allegro
Composta tra il mese di luglio e il 25 ottobre del 1953 a distanza di otto anni dalla precedente, la Decima sinfonia di Šostakovič trova la sua ispirazione nel rinnovato clima politico e culturale che si era verificato nell’URSS dopo la morte di Stalin, avvenuta il 5 marzo 1953. Si narra, infatti, che la notizia della morte del dittatore, appresa dalla figlia Galja sia stata accolta favorevolmente da Šostakovič che commentò: Ora tutto cambierà? Speriamo. La situazione non mutò immediatamente, ma per Šostakovič incominciarono ad essere poste le fondamenta per quella riabilitazione grazie alla quale sarebbe migliorata sensibilmente la sua condizione esistenziale ed economica. La morte di Stalin fornì, inoltre, l’ispirazione per questo suo lavoro, come si apprende dal figlio del compositore Maksim secondo il quale lo Scherzo di questa sinfonia sarebbe il ritratto del volto spaventevole di Stalin. In virtù di questa relazione con la morte del dittatore sovietico in Occidente è stato attribuito alla sinfonia il titolo di Sinfonia di Stalin. La Sinfonia, alla prima esecuzione, che ebbe luogo il 17 dicembre 1953 a Leningrado con l’Orchestra Filarmonica diretta da Mravinskij, ebbe un successo strepitoso, anche se non esente da polemiche e da discussioni che culminarono nel dibattito, durato ben tre giorni, il 29, il 30 marzo e il 5 aprile del 1954 presso la Lega dei Compositori sovietici, che non poteva ignorare il grande successo che quest’ultima creatura di Šostakovič stava ottenendo in tutto il mondo e, in particolar modo, a Parigi e a New York, in entrambi i casi sotto la direzione di Mitropulos, a Londra, sotto la direzione di Boult, a Lipsia, e, infine, a Milano. Erano, quindi, ormai maturi i tempi per la riabilitazione definitiva del compositore che, assurto ad una straordinaria notorietà internazionale, fu insignito del titolo di «Artista del popolo», riconoscimento importante che gli consentì di imporre le sue idee musicali senza riserve né paure.
Il primo movimento, Moderato, della Sinfonia, tutta permeata dal punto di vista ideologico dalla rappresentazione della forte contrapposizione tra l’artista, Šostakovič, e Stalin, considerato dal compositore un tiranno, è una pagina di grande suggestione, basata su un tema, cupo e tetro al punto tale da richiamare una trenodia, da cui derivano tutti gli altri temi. Il brevissimo secondo movimento, Allegro, è uno scherzo dal ritmo frenetico tutto costruito su una “diabolica” scrittura contrappuntistica arcaizzante. In un certo senso “diabolico” è anche l’intervallo di quarta eccedente, chiamato del resto nel Medioevo diabolus in musica, tra corno e timpani nel climax percussivo che precede la ripresa. Protagonista del terzo movimento, Allegretto, un rondò a ritmo di valzer che si fa sempre più aggressivo nei sviluppi successi, è lo stesso Šostakovič con un tema cavato, cioè tratto dalle iniziali del nome del compositore pronunciato secondo l’alfabeto tedesco; questo tema (re-mi bemolle-do-si), costruito sulle iniziali del nome del compositore D. Sch. a cui corrispondono i nomi di questi suoni nella tradizione anglosassone, è continuamente trasposto. La contrapposizione tra Šostakovič e Stalin è ancor più evidente nel quarto movimento, dove la citazione dell’aggressivo scherzo, nel quale era rappresentato il volto tremendo del dittatore, e la ripresa del tema cavato sul nome del compositore del terzo movimento, si fronteggiano in una scrittura di grande forza espressiva che raggiunge il suo punto culminante nella parte conclusiva, dove il compositore può finalmente celebrare il suo trionfo sulle vessazioni ideologiche subite fino a quel momento dalla sua musica. In questo modo, ancora una volta, Šostakovič è riuscito ad affermare le sue idee con una musica di straordinaria forza espressiva.
Riccardo Viagrande
Durata: 50'
Guida al concerto