Chačaturjan, Arutiunian, Dvořák

Martijn Dendievel, direttore

Tine Thing Helseth, tromba

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    03 Febbraio 2023

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    04 Febbraio 2023

    Ore

    17,30

    Durata

    70min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Programma

  • Aram Il'ič Chačaturjan
    Tblisi 1903 - Mosca 1978

    Adagio di Spartacus e Phrygia dal balletto "Spartacus"

    “La meravigliosa capacità di Aram Chačaturjan di caratterizzare i suoi eroi con immagini e temi distinti è più evidente che mai nel suo nuovo balletto, Spartacus, nel quale con abilità combina i principi dello sviluppo sinfonico con le specifiche richieste della coreografia. La musica, inoltre, è anche notevole per l’inusuale e originale ricchezza di colori dell’orchestrazione… Mi sembra che una delle migliori caratteristiche della musica di Chačaturjan nel complesso e di Spartacus in particolare, sia il suo spirito popolare… È un grande e gioioso evento nella nostra vita musicale”. 

    Queste parole di elogio espresse nei confronti di Spartacus da Šostakovič nel 1955 descrivono perfettamente il linguaggio musicale del poco più anziano collega Aram Il’ič Chačaturjan, compositore georgiano di nascita, ma di origine armena, che nella musica sovietica del Novecento fu una voce originale proprio per la scelta di avvalersi di elementi popolari. Rappresentato per la prima volta a Leningrado il 27 dicembre 1956 presso il Teatro Kirov, attuale Mariinskij Teatr con la coreografia di L. V. Jakobson, Spartacus ebbe, però, una gestazione piuttosto lunga e complessa. La prima idea di comporre un balletto che avesse come tema quello della rivolta degli schiavi, avvenuta tra il 73 e il 71 a. C. e capeggiata da Spartacus, risale, infatti, al 1938 quando Nikolai Volkov aveva proposto a Chačaturjan questo soggetto ispirato al romanzo storico Spartaco (1873) dello scrittore italiano Raffaello Giovagnoli che circolava in una traduzione in russo del 1880-1881. Il compositore, però, non intraprese il lavoro prima dell’estate del 1950, portandolo a termine nel 1954, nonostante “un sentimento di grande eccitazione”, di cui si legge in una nota inserita nella prima pagina del manoscritto, lo avesse pervaso sin dall’inizio. Il tema della rivolta degli schiavi aveva, comunque, affascinato Chačaturjan che, a proposito di questo suo capolavoro, affermò:

    “Volevo che la partitura esprimesse con chiarezza il dramma della sceneggiatura. Credo che il tema di Spartacus e della rivolta degli schiavi nell’antica Roma abbia oggi grande importanza e attrazione. Pensavo a Spartacus come a un affresco monumentale capace di descrivere la potente valanga dell’antica ribellione degli schiavi per l’affermazione dei diritti umani… L’era di Spartacus fu molto importante nella storia dell’umanità. Oggi, quando la maggior parte dei popoli oppressi nel mondo stanno combattendo con intensità per la liberazione nazionale e l’indipendenza, l’immagine immortale di Spartacus ha acquistato un significato particolare. Quando ho composto la partitura del balletto e ho cercato di catturare l’atmosfera dell’antica Roma per portare in vita le immagini di un passato remoto, non ho mai cessato di sentire l’affinità spirituale di Spartacus con il nostro tempo”.

    Protagonista della vicenda è Spartacus che, condotto a Roma dal generale romano Crasso in condizione di schiavitù insieme alla moglie Phrygia, si pone al comando della rivolta degli schiavi. Inizialmente le sorti del conflitto sembrano volgere a favore di Spartaco che circonda la residenza del generale romano, dove è prigioniera la moglie, costringendo alla fuga Crasso e la sua concubina Aegina. Alla fine, però, vittima di un raggiro, Spartaco è sconfitto e crocifisso.

    Del balletto è proposto il celebre e poetico Adagio di Spartacus e Phrygia che, utilizzato anche come colonna sonora del film Mayerling, si distingue per lo struggente tema dalla struttura anametrica e per la raffinatissima orchestrazione.

    Durata: 10'

    Alexandr Arutiunian
    Erevan 1920 - 2012

    Concerto per tromba in la bemolle maggiore

    Andante maestoso - Allegro energico - Meno mosso - Tempo I - Meno mosso - Tempo I - Cadenza e Coda

     

    Nato a Yerevan, Aleksandr Grigor'evič Arutiunian, dopo aver studiato pianoforte e composizione nel Conservatorio della sua città natale conseguendo il diploma alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si trasferì nel 1946 a Mosca dove studiò composizione con Litinsky. Insignito del Premio Stalin nel 1949 per una cantata che aveva scritto quando ancora studiava a Mosca, nel 1954 fece ritorno ad Yerevan dove insegnò al Conservatorio e fu nominato direttore artistico della Filarmonica di Stato Armena. Definito da Aram Chačaturjan  in occasione del Congresso Musicale di Mosca un promettente compositore sovietico, Arutiunian ha ottenuto consensi sia in patria che all'estero grazie alla sua vasta produzione caratterizzata dalla valorizzazione della tradizione musicale armena che ha influenzato anche le melodie di questo Concerto per tromba e orchestra, composto nel 1950. In realtà il compositore aveva progettato di scriverne uno già nel 1943 per Zsolak Vartasarian, prima tromba dell'Orchestra Filarmonica Armena, che, però, sarebbe morto durante la Seconda Guerra Mondiale. Sarebbe stato, dunque, Aykaz Messlayan il primo ad eseguire questo Concerto alla cui notorietà avrebbe contribuito anche Timofei Dokschitzer al quale va il merito di averlo fatto conoscere negli Stati Uniti. Entrato stabilmente nel repertorio, il Concerto è stato anche spesso indicato come brano per l'audizione alla Juilliard School.

    Dal punto di vista formale il Concerto è costituito da un unico movimento diviso in sette sezioni, nelle quali si sentono le caratteristiche della melopea armena, nonostante i temi siano originali e non tratti dalla tradizione popolare. Un breve Andante maestoso, nel quale la tromba si presenta con un tema di intenso lirismo, introduce l'Allegro energico di grande effetto e che funge quasi da refrain, a cui segue un appassionato e malinconico Meno mosso. Tutto il Concerto si segnala per questa alternanza tra momenti contrastanti con sezioni virtuosistiche (Tempo I), a cui seguono altre di carattere lirico (Meno mosso) fino alla Cadenza che conduce alla travolgente Coda.

    Durata: 15'

    Antonín Dvořák
    Nelahozeves 1841 - Praga 1904

    Sinfonia n. 7 in re minore (del tempo torbido), Op. 70, B. 141

    Allegro maestoso

    Poco adagio

    Scherzo: Vivace – Poco meno mosso

    Finale: Allegro

     

    “Il primo tema della mia nuova sinfonia mi balenò in mente all’arrivo del treno in festa che portava i nostri compatrioti da Pest”.

     

    Così lo stesso Dvořák ricordò la genesi del primo tema della Settima sinfonia, che appare ispirata dalle lotte per l’indipendenza della nazione ceca. Quel treno, infatti, portava molti compatrioti che avrebbero partecipato al Teatro Nazionale di Praga ad una serata in supporto di queste lotte politiche. Avendo ottenuto una certa notorietà internazionale ed essendo molto apprezzato a Londra dove erano state eseguite con successo la sua Sesta sinfonia (la Prima ad essere pubblicata) e lo Stabat Mater, Dvořák aveva ricevuto dalla Società Filarmonica di Londra un’importante commissione per una nuova sinfonia. In un primo momento sembrò che la composizione della sinfonia, iniziata il 13 dicembre 1884, scorresse abbastanza agevolmente. Dvořák, che abbozzò il primo movimento in appena cinque giorni e dieci giorni dopo anche il secondo, sembrava preso da un intenso fervore creativo, come si intuisce da una lettera indirizzata il 22 dicembre ad un suo amico, il giudice Antonin Rus:

     

    “Adesso io sono impegnato nella composizione di un nuova sinfonia per Londra, e dovunque io vada non riesco a pensare a nient’altro che a quest'opera che dovrebbe fare molto rumore. Dio conceda a questa musica ceca di commuovere il mondo”.

     

    In realtà, come si evince da altre lettere dopo questo fervore iniziale, la composizione della sinfonia, che reca il sottotitolo del tempo torbido per il suo carattere austero, ma anche per le tensioni romantiche che la attraversano, procedette più lentamente e fu completata il 17 marzo 1885. Molti furono i ripensamenti che coinvolsero soprattutto il secondo movimento della sinfonia, nella quale si possono rilevare anche le influenze della Terza di Brahms.

    Il primo movimento, Allegro Maestoso, nella classica forma-sonata con un’ampia sezione di sviluppo, vive del contrasto tra il primo tema appassionato e misterioso affidato alle viole e ai violoncelli e il secondo, in si bemolle maggiore, intriso di una malinconica cantabilità alla quale non sono estranei echi brahmsiani. Di struttura tripartita il secondo movimento, Poco adagio, vive del contrasto tra la serena e calma tranquillità della parte iniziale e finale e i momenti di accesa passione che contraddistinguono la sezione centrale. Il terzo movimento, Scherzo, è in realtà un brillante furiant caratterizzato dalla sovrapposizione di due temi dalla struttura ritmica contrastante, 6/4 e 3/2, che persiste anche nel Trio. Di carattere eroico è il Finale la cui struttura si ricollega a quella del primo movimento quasi a stabilire una forma di simmetria. Dopo un inizio tenebroso la tensione si stempera in un tema struggente affidato ai violoncelli che mostra evidenti echi brahmsiani.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 38'

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