Chopin & Čajkovskij

Min Chung, direttore

Jan Lisiecki, pianoforte

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Sabato
    16 Novembre 2019

    Ore

    17,30

    Durata

    75min.

    Prezzi

    25 - 12 €

    Calendario

  • Programma

  • Fryderyk Chopin
    Żelazowa Wola, 1810 - Parigi, 1849

    Concerto n.2 in fa minore op. 21 per pianoforte e orchestra

    Maestoso

    Larghetto

    Finale, Allegro vivace

     

    Composti tra il 1829 e 1830, i due concerti per pianoforte e orchestra di Fryderyc Chopin sono due opere giovanili influenzate dalla cultura musicale, per certi aspetti, un po’ provinciale che si respirava a Varsavia in quegli anni. Chopin, ancora diciannovenne, viveva ai margini delle grandi e importanti trasformazioni che stavano coinvolgendo la musica e, quindi, la sua conoscenza della produzione concertistica era alquanto limitata. Come tutti i compositori, anche Chopin ebbe suoi modelli di riferimento che a Varsavia, città solo sfiorata dalle grandi correnti culturali e musicali dell’epoca, erano rappresentati dalle opere di Hummel, Field, Steibelt e Gyrowetz, un compositore boemo, che, nei suoi lavori, non era rimasto estraneo ad una certa influenza haydniana. Con evidente riferimento a questi modelli nacquero i due Concerti per pianoforte e orchestra di Chopin nei quali è presente lo stile Biedermeier, nome attribuito a un personaggio immaginario uscito dalla penna di Adolf Kussmaul e Ludwig Eichrodt, con il quale s’identificò un’intera epoca i cui limiti temporali sono rappresentati indicativamente dal 1815, anno in cui si celebrò la fine degli ideali rivoluzionari, e dal 1830, anno che vide l’affermazione della società borghese. In musica con questo termine vennero identificati tutti quei compositori, come Dussek, Cramer, Hummel, Field, Czerny e Ries, che in questo periodo cercarono tenacemente il successo, riuscendo ad ottenerlo grazie alle loro doti virtuosistiche. Lo stile Biedermeir trovò la sua realizzazione in questi due concerti, in particolar modo, nel trattamento della parte orchestrale, la cui funzione è limitata all’accompagnamento del solista, nel carattere militaresco del primo movimento del Primo concerto e nella scelta di concludere il lavoro con melodie tratte dal repertorio popolare.

    Questi due concerti hanno avuto una vicenda editoriale piuttosto particolare, in quanto l’ordine di pubblicazione è invertito rispetto a quello di composizione. Il Concerto n. 1 in mi minore per pianoforte e orchestra op. 11 fu, infatti, composto tra l’inverno e la primavera del 1830, cioè l’anno successivo a quello della stesura del secondo e catalogato con un numero d’opera inferiore, in quanto, secondo una prassi consolidata nell’Ottocento, la numerazione dell’opera era determinata dalla data di pubblicazione e non da quella di composizione.

    I caratteri peculiari dello stile Biedermeier si riflettono nel Concerto n. 2 in fa minore op. 21, composto tra il 1829 e l’inizio del 1830 ed eseguito per la prima volta in privato il 3 marzo 1830 e in pubblico a Varsavia il 17 marzo dello stesso anno. Questo Concerto, nonostante sia stato il più amato da Chopin, che lo eseguì con maggiore frequenza rispetto all’altro, nell’Ottocento non godette della stessa fortuna in quanto esso fu ripreso raramente da altri pianisti, tra i quali, però, spicca il nome illustre di Clara Schumann che mostrò di preferirlo negli ultimi anni della sua fulgida e brillante carriera.

    Dedicato a Delphine Potocka, bellissima donna, con la quale si riteneva che Chopin abbia intrattenuto una relazione testimoniata da alcune lettere rivelatesi, poi, inattendibili, il Concerto fu invece ispirato da un altro amore del compositore per un’allieva di canto del Conservatorio di Varsavia, Konstancja Gladkowoska. Questo amore, che rimase solo platonico, è testimoniato da una lettera del 3 ottobre 1829 indirizzata al suo amico Titus Woychiechovski dove si legge:

     

    “Forse, per mia fortuna, ho trovato il mio ideale, a cui sono rimasto fedele, sebbene senza dire a lei una parola, per sei mesi; quella che sogno ed a cui è dedicato l’adagio del mio Concerto.

     

    Il primo movimento (Maestoso) si apre con un’introduzione orchestrale in cui vengono enunciati tutti gli elementi tematici che ne sono alla base. Il primo tema, apparentemente marziale per l’utilizzo dei ritmi puntati, presenta un carattere fortemente espressivo nella dolcezza della melodia che contraddistingue anche il secondo, affidato alle delicate sonorità dei legni. Dopo l’esposizione orchestrale il pianoforte fa il suo ingresso con un passo di carattere improvvisativo e diventa assoluto protagonista lasciando all’orchestra solo la funzione di accompagnamento, secondo i canoni dello stile Biedermeier. Il secondo movimento, Larghetto, e non Adagio, come è stato chiamato nella lettera citata in precedenza, presenta un accentuato lirismo che non esprime soltanto l’amore tutto romantico di Chopin per Konstancja, ma riflette anche lo stile Biedermeier per la sua scrittura di ascendenza operistica. Di particolare suggestione è la parte centrale nella quale il pianoforte si esibisce su veloci gruppi irregolari. Come nel primo, anche nel secondo Concerto l’ultimo movimento attinge il suo materiale musicale dal repertorio popolare, rappresentato, in questo caso, da una mazurca di straordinaria leggerezza.

    Durata: 28'

    Pëtr Il'ič Čajkovskij
    Votkinsk, 1840 - San Pietroburgo, 1893

    Sinfonia n.2 in do minore op.17 "Piccola Russia"

    Andante sostenuto, Allegro vivo

    Andantino marziale, quasi moderato

    Scherzo (Allegro molto vivace, Trio)

    Finale (Moderato assai, Allegro vivo)

     

    Della Sinfonia n. 2 in do minore intitolata Piccola Russia Čajkovskij fece due versioni delle quali è eseguita solitamente la seconda stampata da Bessel nel 1880. Si pensa, infatti, che lo stesso autore abbia distrutto la partitura della prima versione, composta quest’ultima nell’estate del 1872 in uno dei suoi rari periodi di serenità ed eseguita il 26 gennaio 1873 a Mosca sotto la direzione di Nikolaj Rubinštejn. Alcune sue parti, tuttavia, sono state utilizzate per la seconda versione, come si evince da una lettera di Čajkovskij del 16 gennaio 1880 indirizzata a Taneev:

     

    “Ho riscritto il primo movimento escluse introduzione e coda che sono rimaste quelle di prima. Il primo tema dell’Allegro è nuovo, il vecchio primo tema è diventato il secondo. Questo movimento adesso è più conciso, più breve, più elaborato. Il termine più appropriato a definire la prima versione del primo movimento sarebbe impossibile. Mio Dio come era complicato, rumoroso, sconclusionato e sciocco. L’Andante è rimasto com’era. Lo Scherzo è stato modificato radicalmente. Al Finale ho apportato un ampio taglio, cioè dopo il grande pedale che precede la ripresa del primo tema dopo lo sviluppo, passo al secondo tema”.

     

    Il sottotitolo Piccola Russia è dovuto all’inserimento di canzoni russe nella versione ucraina; l’Ucraina era, infatti,  allora chiamata Piccola Russia.  

    Il primo movimento, che si apre con un introduttivo Andante sostenuto, il cui materiale tematico è basato sulla melodia della canzone popolare ucraina La nostra madre Volga, esposta inizialmente dal primo corno, poi dal fagotto e, in seguito, rielaborata da ornamentali scale degli archi, si sviluppa in forma-sonata nell’Allegro vivo. Le modifiche, apportate da Čajkovskij a questa parte del movimento, nella seconda versione, con lo spostamento del primo tema in posizione centrale e la composizione di un nuovo primo tema, esaltano la struttura dialettica della forma-sonata quasi del tutto inesistente nella versione precedente. Il secondo movimento, Andantino marziale, quasi moderato, è una marcia nuziale tratta dal terzo atto dell’opera, poi distrutta dal compositore, Undine e si segnala per un uso estremamente raffinato delle combinazioni armonico-timbriche. Aperto da una cellula ritmica affidata ai timpani in pianissimo, il movimento presenta, nella parte centrale, una melodia russa esposta per la prima volta dai violini. Allo Scherzo conferiscono una straordinaria vitalità ritmica sia il tema iniziale, affidato agli archi, che sottolinea con la stessa incisività tutti gli accenti del ritmo ternario, sia il secondo motivo, affidato ai legni, che si limita a marcare soltanto i primi due accenti. Nettamente contrastante è il Trio, dove i legni introducono un tema di carattere popolare. Il Finale si apre con un’introduzione solenne basata sul tema della canzone popolare ucraina La gru utilizzata anche nel primo tema dell’Allegro vivo; a questo si contrappone un secondo tema, melodicamente più disteso, costituito da una struttura ritmica irregolare di danza. Un colpo di tam-tam segnala l’inizio del travolgente Presto conclusivo.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 34'

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