Haydn & Šostakovič
Michail Jurowski, direttore
20° Concerto in abbonamento
Direttore:
Michail Jurowski
La Quarta sinfonia è la più audace di Šostakovič, scritta nel 1936 al momento del massimo successo della sua opera Lady Macbeth di Minsk, di cui Stalin aveva proibito l’esecuzione. La stampa e la critica sovietica si accanì sulla sua musica, accusandola di essere formalista, borghese, caotica, non adatta al popolo. Fu un momento drammatico per Šostakovič, che ritirò la Quarta già programmata e rispose a “una giusta critica” con la Quinta sinfonia. La Quarta rimase nel cassetto e fu eseguita soltanto nel 1961, al momento del disgelo, ma quel triste episodio segnò per sempre il suo destino. Precede la penultima delle sei sinfonie “parigine” di Haydn, che deve il titolo alla predilezione dimostrata dalla regina Maria Antonietta per questa composizione.
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Programma
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Franz Joseph Haydn
Rohrau, 1732 - Vienna, 1809Sinfonia n. 85 in si bemolle maggiore Hob. I:85 (“La Reine”)
Adagio, Vivace
Romanze. Allegretto
Menuetto. Allegretto
Finale. Presto
Nell’inverno del 1784-85 il Concert della Loge Olympique di Parigi commissionò ad Haydn la composizione di ben sei sinfonie offrendogli un altissimo compenso che nessun compositore avrebbe mai rifiutato. Questa istituzione concertistica, nata nel 1781 sulle ceneri del Concert des Amateurs che aveva chiuso i battenti per ragioni economiche nel mese di gennaio di quell’anno, ne aveva raccolto, grazie anche al suo direttore Joseph Boulogne, cavaliere di Saint-George, l’eredità di storica rivale del Concert Spirituel, organizzazione concertistica parigina molto più antica. Di questa orchestra, che riuniva i migliori musicisti di Parigi ai quali veniva garantita l’ammissione onoraria alla massoneria, non si conosce con precisione la dimensione dell’organico, ma è certo che non doveva essere inferiore a quello del Concert des Amateurs, costituito da 40 violini, 12 violoncelli, 8 contrabbassi a cui si aggiungevano gli strumenti a fiato al completo. Pur di elevare il livello delle sue produzioni artistiche, Claude-François Rigoley, conte d’Ogny, capo dell’esclusiva loggia massonica Olympique dalla quale l’orchestra prendeva il nome, non aveva badato a spese e per questa ragione non aveva esitato ad offrire per ogni sinfonia ad Haydn, che godeva della fama di maggior compositore europeo, ben 25 luigi d’oro a cui si aggiungevano altri 5 per i diritti d’autore, una somma enorme per l’epoca soprattutto se si considera che a Parigi, in base alla testimonianza di Mozart, il prezzo per una sinfonia, nel 1778, era di appena 5 luigi.
Pur essendo numerata come quarta, la Sinfonia n. 85 è in realtà la penultima delle sinfonie parigine ad essere stata composta in ordine cronologico e trae il suo titolo, La reine de France ("La regina di France"), con cui fu pubblicata nella prima edizione parigina del 1788, dalla particolare predilezione che, secondo una tradizione accettata da tutti i biografi, avrebbe dimostrato la regina Maria Antonietta nei suoi confronti. A prescindere dal titolo e dalla suddetta tradizione, questa delle 6 sinfonie parigine (n. 82-88) è certamente la più «francese» del gruppo e, quindi, la più legata alla committenza dal momento che contiene caratteristiche tipiche della musica francese a partire dal tema ascendente all'unisono dell'Adagio introduttivo del primo movimento, realizzato con un ritmo puntato "alla francese", utilizzato da Lully nelle sue ouverture. All'Adagio introduttivo di carattere solenne segue, producendo un contrasto, il Vivace in forma-sonata monotematica, in quanto al primo elegante tema esposto dagli archi non se ne contrappone un secondo completamente nuovo, ma ritorna il primo, ripreso, questa volta, dall'oboe accompagnato dagli archi. Tutto il movimento, quindi, non si sviluppa secondo il tradizionale contrasto tematico, ma attraverso una scrittura che tende a variare dal punto di vista coloristico e armonico l'unico tema con momenti, soprattutto nei passaggi in minore, in cui appare evidente la temperie dello Sturm und Drang. Nel secondo movimento, Romanze, l'influenza francese trova la sua espressione nella scelta di utilizzare come tema, per le cinque variazioni, quello di una canzone popolare francese La gentile et jeune Lisette che, comunque, resta sempre riconoscibile nel corso del movimento. Per nulla modificato dal punto di vista ritmico, il tema, infatti, viene arricchito con nuove idee o impreziosito dal punto di vista timbrico per diventare particolarmente suggestivo nella quarta variazione grazie all'adozione della tonalità minore. Di carattere cerimonioso, il Menuetto è una pagina elegante all'interno della quale si staglia il suggestivo Trio, mentre il Finale, Presto, è un brillante rondò-sonata su un unico tema.
Durata: 25'
Dmitrij Dmtrevič Šostakovič
San Pietroburgo, 1906 - Mosca, 1975Sinfonia n.4 in do minore op.43
Allegretto poco moderato
Moderato con moto
Largo - Allegro
Composta in un arco di tempo piuttosto lungo che va dal 1934 al mese di maggio del 1936, la Quarta sinfonia nacque in un periodo particolarmente difficile della vita e della carriera di Šostakovič che passò dall'esaltazione, suscitata dal successo di pubblico ottenuto con la sua Lady Macbeth del distretto di Mcensk alla prima rappresentazione avvenuta a Leningrado il 22 gennaio 1934, allo sconforto causato dalla stroncatura della stessa da parte del regime sovietico a distanza di due anni da quella prima. L’articolo, Caos anziché musica, uscito sulla «Pravda» il 28 gennaio 1936, nel quale l'opera, che stava trionfando anche nei maggiori teatri del mondo, venne accusata di formalismo, suonò, infatti, come un avviso da parte del regime, alle orecchie di Šostakovič, al quale si rimproveravano le spinte avanguardistiche della sua musica. Nell’articolo anonimo, per molto tempo attribuito a Ždanov, arbitro indiscusso della vita culturale sovietica, ma molto probabilmente, scritto da David Zaslavskij, che nel 1958 avrebbe denunciato lo scrittore Pasternak, si legge, in uno dei passi più significativi:
“Chi ascolta l’opera rimane sbalordito fin dal primo istante da un torrente di suoni volutamente caotici e privi di armonia. Frammenti di melodia, embrioni di frasi musicali, vengono sommersi, si sprigionano e scompaiono di nuovo tra fracasso, stridore e ululati. È difficile seguire questo tipo di musica ed è impossibile ricordarla. […]Tutto ciò non è dovuto a mancanza di talento del compositore, né ad una sua incapacità di esprimere in musica sentimenti semplici e intensi. Questa musica è fatta appositamente “alla rovescia” in modo da non ricordare affatto la classica musica d’opera”.
Questa stroncatura, sorprendente quanto inattesa, la crudeltà delle purghe di Stalin, che, dopo aver fatto fucilare un suo caro amico, il maresciallo Tuchačevskij, aveva ordinato la barbara uccisione delle quattro sorelle e della figlia del militare, e una frase dell'articolo («un gioco che può finire molto male») che suonò alle orecchie di Šostakovič come una minaccia, indussero ad atteggiamenti di maggiore prudenza il compositore. Questi, temendo l'arresto e in uno stato di prostrazione tale da spingerlo a cercare spesso l'oblio nell'alcool, non solo negò il permesso di eseguire la Quarta sinfonia al grande direttore tedesco Otto Klemperer, che, in visita in Unione Sovietica, ne era rimasto entusiasta dopo averla ascoltata eseguita al pianoforte dallo stesso compositore, ma decise di ritirarla, quando la sinfonia era già stata messa in prova a Leningrado dall'Orchestra Filarmonica, secondo quanto raccontato da un suo amico, il regista Isaak Glikman:
"Šostakovič mi invitò alle prove della Quarta sinfonia. […] Girava voce tra i musicisti, ma anche al di fuori della loro cerchia che, nonostante le critiche precedenti, Šostakovič avesse scritto una sinfonia maledettamente complicata e piena zeppa di formalismo. Un bel giorno, il segretario dell'Unione dei compositori W. E. Jochelson e non so quale rappresentante del governo venuto da Smol'nyj assistettero a una prova, in seguito alla quale il direttore della Filarmonica, Rienzine - pianista per formazione - chiese a Dmitrij Dmtrevič di raggiungerlo nel suo ufficio. […] Dmitrij Dmtrevič ritornò dopo un quarto d'ora, venti minuti, e noi ci incamminammo a piedi in direzione di Kiroski. […] Il lungo silenzio del mio triste compagno di viaggio mi allarmò. Infine, Šostakovič mi disse […] che la sinfonia non sarebbe stata eseguita, che era ritirata dal programma".
La sinfonia, della quale si era, nel frattempo persa la partitura, ma della quale esistevano ancora le parti e una riduzione per due pianoforti pubblicata negli anni quaranta, avrebbe dovuto attendere ben 25 anni prima che fosse presentata al pubblico. La sua prima esecuzione ebbe luogo, infatti, nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca, sotto la direzione di Kiril Kondrašin, il 30 dicembre 1961, quando ormai il compositore era stato del tutto riabilitato. Uno dei critici presenti all'esecuzione scrisse:
"Essa si caratterizza per una forza di espressione inusuale perfino per Šostakovič, per una tensione, contrasti accentuati e capovolgimenti nervosi, inattesi. È un'opera di uno spirito potente e tragico, di passioni tumultuose, piena di movimento e di vitalità".
Definita dallo stesso Šostakovič, secondo una testimonianza di Glikman, «la più interessante di tutte le sue sinfonie che avrebbe composto in futuro», la Quarta è un lavoro dalle proporzioni gigantesche sia per l'ampiezza dell'organico che richiede la presenza di due orchestre ordinarie, sia per la sua lunghezza; basti pensare che l'esposizione del primo movimento è più lunga dell'intero Settimo quartetto di Šostakovič. Il primo movimento, Allegretto poco moderato, che non segue la struttura della tradizionale forma-sonata, è una pagina di carattere rapsodico, costituita da episodi contrastanti, nella quale sono presentati tantissimi temi che, spesso, non vengono nemmeno ripresi. Influenze mahleriane riscontrabili nelle movenze che ricordano quelle dei Ländler del compositore austriaco presenta il secondo movimento, Moderato con moto, che, costruito su due temi dei quali il primo, di carattere pastorale, è esposto dal clarinetto, mentre il secondo è affidato agli archi, è il più breve dei tre. Gigantesco è, infine, l'ultimo movimento, Largo-Allegro, costituito da ben cinque sezioni delle quali la prima è una marcia di tono lugubre e grottesco, la seconda è caratterizzata dalla ripetizione di un breve inciso ostinato, la terza, di ascendenza mahleriana, si avvale delle movenze di un valzer viennese sebbene deformato, la quarta è ironica soprattutto grazie alle sonorità dei fiati, mentre la quinta, più serena, si basa su un tema di corale che ha il suo momento culminante in una grande perorazione a cui partecipa tutta l'orchestra.
Riccardo Viagrande
Durata: 45'
Guida al concerto