Prokof'ev
Diego Matheuz, direttore
Leticia Moreno, violino
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Programma
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Sergej Sergeevič Prokof'ev
Soncovka 1891 - Mosca 1953Concerto n. 2 in sol minore per violino e orchestra op. 63
Allegro moderato
Andante assai
Allegro ben marcato
“Nel 1935 un gruppetto di ammiratori del violinista Soëtens mi invitò a scrivere per lui un concerto per violino, che egli avrebbe avuto in esclusiva il diritto di eseguire per un anno. In quel periodo stavo componendo un brano per violino, per il quale avevo già a disposizione materiale, perciò accolsi l’invito con piacere. Così come per le composizioni dei concerti precedenti, cercai un’altra denominazione del tipo Sonata concertistica per violino e orchestra, ma alla fine ritornai al più semplice Concerto n. 2. Però dal punto di vista musicale e tecnico lo volevo del tutto diverso dal n. 1. Scrissi il concerto nei paesi più diversi, cosa che rifletteva la mia vita concertistica nomade: scrissi a Parigi la parte più importante del primo movimento, a Voronež il primo tema del secondo movimento, terminai la strumentazione a Baku, la prima esecuzione ebbe luogo nel dicembre del 1935 a Madrid. A questa esecuzione è legata l’interessante tournée concertistica con Soëtens in Spagna, Portogallo, Marocco, Algeria, e Tunisia”.
Con queste parole lo stesso Prokof’ev nella sua Autobiografia ricordò la genesi del Concerto n. 2 in sol minore per violino e orchestra di cui Robert Soëtens, che, insieme a Samuel Dushkin nel 1932 aveva già eseguito la sua Sonata per due violini, si mostrò subito entusiasta, come si evince da una lettera dell’11 ottobre 1835 nella quale il violinista francese scrisse al compositore:
“Caro amico, come probabilmente vi riferirà Monnet, abbiamo letto il Concerto dalla signora Bougenot, con Monica Haas al pianoforte, Monnet faceva i bassi dell’Andante. È davvero un’opera magnificamente riuscita: bellissimo violino e bellissima musica! Grazie ancora! Abbiamo ammirato con Monnet i dettagli e la ricchezza delle modulazioni, le proporzioni perfette nell’insieme di ogni parte… e ancora molte altre cose!”
Eseguito per la prima volta il 1° dicembre 1935 a Madrid con Robert Soëtens in qualità di solista e l’Orquesta Sinfónica de Madrid sotto la direzione di Enrique Fernández Arbós, il Concerto ottenne un immediato successo grazie anche al violinista francese che lo avrebbe eseguito fino al 1972 in ogni parte del mondo.
In forma-sonata, il primo movimento (Allegro moderato) di questo Concerto, che da un punto di vista formale è ritenuto uno dei lavori più convenzionali tra quelli scritti da Prokof’ev nell’ultima fase della sua produzione, si apre con un tema, esposto dal solista, di carattere meditativo, che denuncia, nella sua struttura melodica, l’origine russa. Seguono ad esso un episodio di carattere virtuosistico (Poco più mosso) che vede impegnato il solista su uno sfondo orchestrale basato sul primo tema e il malinconico secondo tema, esposto dal solista nella tonalità di si bemolle maggiore. Allo sviluppo, del quale sono protagonisti i due temi sono protagonisti, segue la ripresa nel quale il primo tema è esposto dai violoncelli e dai contrabbassi. Di intenso e luminoso lirismo è il secondo movimento, Andante assai, nel quale la melodia del solista si erge su un accompagnamento in pizzicato degli archi raddoppiati dal clarinetto. Il terzo movimento (Allegro ben marcato), nel quale Prokof’ev introdusse le nacchere in omaggio alla Spagna dove il Concerto fu eseguito per la prima volta, è, infine, un brillante Rondò.
Durata: 31'
Sergej Sergeevič Prokof'ev
Soncovka 1891 - Mosca 1953Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore, op. 100
Andante
Allegro marcato
Adagio
Allegro giocoso
“La Casa della Creazione di Ivanovo giocò un ruolo determinante nella vita di molti compositori negli anni duri della guerra. Costruita sulla base di un grande sovchoz [azienda agraria tipica dell’Unione Sovietica], dono del governo all’Unione dei compositori, era disposta sulla riva del minuscolo fiumiciattolo inaridito nei periodi di calura estiva. […]
Nella casa di Ivanovo venne scritta molta musica. C’era sempre una piacevole atmosfera creativa che non ci impediva di passeggiare a lungo, andare a raccogliere funghi, giocare a pallavolo, montare spettacoli improvvisati, organizzare sciarade e così via. Prokof’ev insieme alla moglie Mira Mendel’son viveva nella casa principale. Sergej Sergeevič, non soltanto lavorava moltissimo, ma sosteneva l’ispirazione degli altri abitanti della Casa della creazione. […]. Quando arrivava l’ora di pranzo, durante il tragitto verso la Casa principale, mi fermavo spesso da Sergej Sergeevič e lui spesso suonava le cose appena composte. Così ebbi la fortuna, passo dopo passo, di ascoltare brani di opera come l’Ottava sonata o la Quinta sinfonia. […] Grazie alla regolarità del lavoro era in grado di fare moltissimo rispetto all’esiguo numero di ore che vi dedicava. Con puntualità stupefacente, alle cinque precise, Sergej Sergeevič, bussava alla porta della mia stanza: era l’ora del caffè. Di solito aggiungeva una o due frasi in inglese. […] A metà agosto del 1944 la Quinta sinfonia era terminata [lo spartito]. Ricordo – era il 26 agosto – che nella cameretta di una casa modesta di contadini ci riunimmo con Mjaskovskij, Šostakóvič, Muradeli, Chissà perché Prokof’ev era molto intimorito e pareva volesse, con discorsi irrilevanti, ritardare l’inizio di ciò per cui ci eravamo riuniti: ascoltare la nuova Sinfonia. Suonò molto bene, conferendo al pianoforte in modo convincente il carattere sinfonico della musica. La sinfonia suscitò in tutti noi un’impressione eccellente e gli spiegammo di tutto cuore il nostro entusiasmo. Prokof’ev ne fu molto contento: considerò sempre la Quinta sinfonia come una delle composizioni migliori”.
Questo ricordo di Kabalevskij costituisce la testimonianza della genesi della Quinta sinfonia di Prokof’ev che fu scritta, almeno nella versione pianistica, in un solo mese nel corso dell’estate del 1944 nella Casa della Creazione messa a disposizione dei musicisti dall’Unione dei compositori. La prima esecuzione, avvenuta, il 13 gennaio 1945, presso la Sala Grande del Conservatorio di Mosca dall’Orchestra Sinfonica di Stato dell’URSS sotto la direzione dello stesso Prokof’ev, fu un evento memorabile del quale c’è rimasto un ricordo del grande pianista Sviatoslav Richter:
“Non dimenticherò mai la prima esecuzione della Quinta sinfonia, nel 1945, alla vigilia della vittoria… Fu l’ultima volta che Prokof’ev apparve in veste di direttore. Ero seduto in terza o in quarta fila; la sala era probabilmente illuminata come al solito, ma quando Prokof’ev si alzò si sarebbe detto che la luce si riversasse tutta su di lui, cadendo dall’alto. Si ergeva come un monumento su un piedistallo. Un attimo dopo era sul podio, si fece silenzio e, improvvisamente, irruppero salve di artiglieria… la sua bacchetta era già sospesa a mezz’aria. Attese e finché il cannone non cessò di sparare, non cominciò. In tutto ciò vi era un senso straordinariamente forte, come se questo momento avesse segnato per tutti, Prokof’ev incluso, un punto di svolta nell’esistenza. La Quinta sinfonia rivela una maturità interiore che ha raggiunto il culmine; al tempo stesso Prokof’ev vi apporta uno sguardo retrospettivo sulla sua vita intera e tutto ciò che fu, con un regresso e un’altezza che hanno qualcosa di olimpico…
Nella Quinta sinfonia Prokof’ev si colloca sulla vetta del suo genio; l’opera porta con sé il tempo e la storia, la guerra, il patriottismo e la vittoria… La vittoria in generale e la vittoria per se stesso, Prokof’ev, definitiva. Anche prima aveva trionfato, ma questa volta trionfava come artista e per sempre”.
Quella sera, inoltre, poco prima, che Prokof’ev desse l’attacco per dare inizio all’esecuzione, un funzionario annunciò che l’Armata Rossa aveva varcato la Vistola e si apprestava a marciare su Berlino. Questo evento contribuì a trasformare la Quinta sinfonia nel simbolo della vittoria dell’URSS nella Seconda Guerra Mondiale contrariamente alle intenzioni iniziali del compositore, che, soddisfatto del suo lavoro, dichiarò in un’intervista radiofonica:
“Considero il lavoro che ho svolto su questa sinfonia molto importante sia per il materiale musicale che ho elaborato, sia perché sono ritornato alla forma della sinfonia dopo un intervallo di sedici anni. La Quinta sinfonia rappresenta il coronamento di un lungo periodo della mia attività creatrice. L’ho concepita come la sinfonia della grandezza dello spirito umano”.
Il primo movimento, Andante, in forma-sonata, si apre con un tema sereno esposto dai flauti e dai fagotti reso più solenne da un mi naturale, appoggiatura della quinta dell’accordo che solo in apparenza sembra sporcarlo. Annunciato dagli archi, il secondo tema contrasto con il precedente per il suo carattere vivace. Formalmente uno Scherzo con un Trio, il secondo movimento è una pagina tipica dello stile di Prokof’ev per il carattere ironico e sarcastico. Il terzo movimento, Adagio, inizia con un clima sereno e disteso che, però, è incrinato da toni drammatici nella parte centrale per dissolversi nella sezione conclusiva. L’ultimo movimento, Allegro giocoso, è un Rondò nel quale ritorna il clima gioioso del secondo movimento.
Riccardo Viagrande
Durata: 43'