Rachmaninov & Casella

Donato Renzetti, direttore

Stefano Sorrentino, tenore

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    14 Gennaio 2022

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    15 Gennaio 2022

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Programma

  • Sergej Vasil'evič Rachmaninov
    Oneg, Novgorod, 1873 - Beverly Hills, 1943

    Sinfonia n.2 in mi minore, op.27

    Largo, Allegro moderato

    Allegro molto

    Adagio

    Allegro vivace

     

    Dopo l’insuccesso occorso alla sua Prima sinfonia alla prima esecuzione avvenuta a Pietroburgo alla fine del 1897, passarono ben dieci anni prima che Rachmaninov ritornasse al genere sinfonico. In quell’occasione i fischi, che sommersero la sinfonia, furono tali che Rachmaninov, come ebbe modo di raccontare, rimase inizialmente paralizzato e incredulo e abbandonò la sala prima della fine del  concerto. La critica, il giorno dopo, non era stata più tenera del pubblico e aveva giudicato l’opera in modo pesantemente negativo, quando addirittura non l’aveva derisa apertamente. Lo choc era stato tale da indurre Rachmaninov ad abbandonare, per ben due anni, l’attività di compositore e da causargli una forte crisi depressiva che lo aveva condotto alla soglia del suicidio. Dieci anni dopo, rinfrancato dal successo ottenuto con il Secondo concerto per pianoforte e orchestra e diventato un affermato direttore d’orchestra, nella cui veste era stato acclamato per ben due stagioni al Bolshoi di Mosca, egli ritrovò la fiducia necessaria per riaccostarsi al genere della sinfonia. Nel frattempo Rachmaninov, insieme con la figlioletta e la moglie, si era trasferito a Dresda, dove aveva trovato anche la serenità per comporre, come si evince da una lettera indirizzata a Mikhail Akimovic Slonov:

    “Qui viviamo come dei veri eremiti: non vediamo nessuno, non conosciamo nessuno e non andiamo da nessuna parte. Io lavoro molto e mi sento bene. Alla mia età una vita simile mi piace molto, e mi si addice perfettamente, adesso. Non c’è niente per cui combatta, non voglio niente di più, e non invidio nessuno. Tutto ciò che voglio è che tutti stiano bene in salute e che il mio lavoro vada avanti con successo. Il secondo punto non si è ancora realizzato, ma chi può impedirmi di sperare?”  

    In due anni, tra il 1906 e il 1907, Rachmaninov portò a termine la sinfonia che sottopose a diverse revisioni o perché non del tutto soddisfatto o perché timoroso di un altro insuccesso. Dei dubbi che presero il compositore e che probabilmente erano il frutto del fiasco occorso alla prima sinfonia, è testimonianza una lettera del 2 agosto 1907 indirizzata all’amico Nikita Semyonovič Morozov, nella quale si legge:

    “Da due settimane sono impegnato nell’orchestrazione della Sinfonia. Il lavoro procede molto laboriosamente e pigramente. Va a rilento non solo a causa della strumentazione, che normalmente mi rimane difficile, ma anche perché l’ho lasciata in schizzo, e alcuni passaggi debbono ancora essere terminati.”

    La prima esecuzione, avvenuta a Pietroburgo l’8 febbraio del 1908, fu un trionfo che per Rachmaninov rappresentò la definitiva consacrazione come compositore e che fu confermato dal premio Glinka attribuitogli dieci mesi dopo. Anche la stampa mutò radicalmente il suo atteggiamento nei suoi confronti come è dimostrato da quanto scritto dall’autorevole critico Yuli Engel in un articolo apparso sulla «Russkaya Khronika» dopo la prima moscovita avvenuta una settimana dopo:

    “Dopo un soggiorno all'estero di un anno e mezzo, Rachmaninoff si presenta di nuovo al pubblico di Mosca come compositore, direttore e pianista. Nonostante abbia solo trentaquattro anni è uno dei personaggi più significativi nel mondo musicale contemporaneo, un degno successore di Cajkovskij [...]. Successore e non imitatore, perché ha già una sua propria personalità. Questo è stato confermato molto chiaramente dalla nuova Sinfonia in mi minore. Dopo aver ascoltato con attenzione costante i suoi quattro movimenti, ci si accorge con sorpresa che le lancette dell'orologio sono andate avanti di sessantacinque minuti. Questo può forse risultare eccessivo per il grande pubblico, ma quanto è fresca e quanto è bella». Engel si sofferma in particolare sul secondo movimento: «Questa parte cattura l'ascoltatore con la sua infinita ricchezza di contrasti... Nel suo sviluppo tematico cambia i suoi colori come un camaleonte, e tuttavia rimane trasparente e coerente. Si sente la necessità di affermare che questa sezione della Sinfonia è migliore delle altre, ma se si ripensa agli altri movimenti si comincia a dubitarne”.

    Eccessivamente lunga, la Sinfonia, la cui durata nella sua forma originaria era di  circa un’ora, fu sottoposta nel tempo a diverse revisioni che ne hanno ridotto considerevolmente i tempi portandola a 35’ circa. Oggi la Sinfonia è eseguita comunemente nella sua versione originaria con la sola omissione di un ritornello nel primo  movimento, aperto da un Largo introduttivo tetro e misterioso nel tema affidato ai violoncelli e ai contrabbassi. Il primo movimento prosegue con il classico Allegro moderato in forma-sonata nel quale momenti di serenità si alternano e si oppongono ad altri di intensa drammaticità. Come accade di solito nella tradizione russa, il secondo movimento, Allegro molto, è un vigoroso Scherzo nel quale appare il tema gregoriano del Dies irae particolarmente caro a Rachmaninov che lo utilizzò anche in altre opere. Il terzo movimento, Adagio, crea un’atmosfera di grande pathos nel tema affidato inizialmente al violino, mentre il quarto, Allegro vivace, seguendo i principi della tradizione russa, è una mirabile sintesi dei temi e dei motivi precedenti esposti e qui strutturati secondo i principi della forma-sonata.

    Durata: 60'

    Alfredo Casella
    Torino 1883 - Torino 1947

    La giara, suite dal balletto op. 41 bis

    Preludio, Danza siciliana (Chiòvu)

    La storia della fanciulla rapita dai pirati

    Danza di Nela

    Brindisi

    Danza generale

    Finale

     

    Nella vasta produzione di Casella il teatro occupa uno spazio limitato, costituito, se si eccettua la giovanile commedia coreografica Il convento veneziano composta nel 1912 ma rappresentata per la prima volta alla Scala di Milano ben 13 anni dopo il 7 febbraio del 1925, soltanto da tre importanti lavori: l’opera, La donna serpente; la piccola opera, La favola di Orfeo e la commedia coreografica, La giara, che, rappresentata per la prima volta a Parigi al Théâtre des Champs-Elysées il 19 novembre 1924 prima, quindi, del citato Convento veneziano, può essere ritenuta il primo vero lavoro teatrale del compositore italiano. Composta nel 1924, su invito di Erik Satie, per i Ballets Suédois di R. de Maré che desiderava mettere in scena con la sua compagnia un balletto tipicamente italiano, La giara si presenta come una perfetta fusione di elementi diversi derivati dalla cultura italiana tra cui: l’argomento, ispirato all’omonima novella di Luigi Pirandello pubblicata nel 1917 nella raccolta  Novelle per un anno; i temi musicali, la cui fonte è costituita dal repertorio folcloristico siciliano; un sinfonismo di tipo rossiniano ed echi dell’opera buffa italiana.

    Protagonista di questo lavoro è Don Lollò, un ricco possidente legato alla propria roba di verghiana memoria, il quale chiede a Zi’ Dima Licasi, un artigiano locale, inventore di un mastice miracoloso, di riparargli una giara appena acquistata per la raccolta dell’olio e ritrovata misteriosamente spaccata in due. Non fidandosi di questo mastice, Don Lollò impone a Zi’ Dima di utilizzare anche dei punti di fil di ferro per rendere più sicura la riparazione. L’artigiano obbedisce malvolentieri all’imposizione di Don Lollò ed esegue la riparazione chiudendosi all’interno della giara dalla quale non riesce più a uscire. Nasce un contenzioso tra Zi’ Dima, che vorrebbe il compenso per la riparazione effettuata, e Don Lollò che vorrebbe essere risarcito per il fatto che la giara dovrà essere rotta per liberare Zi’ Dima. L’artigiano, però, non cede e preferisce restare dentro la giara dove afferma di stare benissimo. Quella sera stessa i contadini, ai quali Zi’ Dima ha offerto, con il compenso che Don Lollò era stato costretto a pagargli, cibo e vino, danzano e fanno festa attorno alla giara. Don Lollò, irritato per il chiasso e per la festa beffarda, dà un violento calcione alla giara che si infrange liberando finalmente Zi’ Dima il quale ha vinto così la sua battaglia. Dal balletto Casella trasse, sempre nel 1924, una Suite sinfonica che fu eseguita per la prima volta alla Philharmonic Society di New York il 29 ottobre 1925 sotto la direzione di Willem Mengelberg.

    La musica folkloristica siciliana costituisce la base di questa composizione che si presenta come un susseguirsi di danze brillanti e festose, finemente orchestrate, tra le quali spicca una vivace Tarantella, mentre desunto dalla raccolta di canti popolari di Alberto Favara è il secondo movimento, La storia della fanciulla rapita dai pirati, cantata da un tenore il cui impiego, all’interno della suite sinfonica, è facoltativo.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 18'