Skrjabin & Šostakóvič
Evgeny Bushkov, direttore
Benedetto Lupo, pianoforte
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Sabato 02 Novembre 2019
Ore
17,30
Durata
60min.
Prezzi
25 - 12 €
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Programma
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Alexander Nikolaevič Skrjabin
Mosca 1872 - Mosca 1915Concerto in fa diesis minore op.20 per pianoforte e orchestra
Allegro
Andante
Allegro moderato
Primo vero lavoro sinfonico di Skrjabin, se si eccettua un suo Allegro sinfonico che, iniziato nel 1896, fu completato solo nel 1899 e pubblicato postumo, il Concerto per pianoforte e orchestra op.20 è l’unico concerto per pianoforte e orchestra all’interno della sua produzione che già annoverava una trentina di lavori pianistici dei quali 19, come si evince anche dal numero d’opera, erano stati ritenuti dal compositore russo degni di figurare nel catalogo ufficiale delle sue composizioni. Nel 1896, già acclamato pianista, Skrjabin, spinto dall’esigenza di mostrare il suo virtuosismo anche nella forma del concerto, decise di comporre questo Concerto per pianoforte, la cui stesura rivela il rapporto privilegiato del compositore con il suo strumento; Skrjabin compose, infatti, in pochi giorni, nell’autunno del 1896, la versione pianistica, ma non riuscì a completarne l’orchestrazione prima del mese di maggio del 1897, nonostante l’intenso lavoro. La fretta e una certa mancanza di esperienza furono, infatti, la causa delle difficoltà mostrate da Skrjabin nell’orchestrazione di questo suo Concerto; proprio per questa ragione Skrjabin aveva inviato la partitura sia a Ljadov sia a Rimskij-Korsakov per dei consigli, ma alla fine i cambiamenti apportati all’orchestrazione furono minimi. Certamente contribuì a rendere più difficile il lavoro di orchestrazione anche la scelta di Skrjabin di prendere come modello i due giovanili Concerti per pianoforte e orchestra di Chopin che aveva gli stessi problemi con l’orchestrazione tanto da decidere di non scrivere più musica sinfonica. Nonostante tutto, il Concerto, che fu eseguito per la prima volta il 23 ottobre 1897 a Odessa con il compositore al pianoforte, ha goduto di una discreta fortuna e fu particolarmente apprezzato da Rachmaninov che, oltre a dirigerlo in concerto nel 1911 con Skrjabin al pianoforte, lo interpretò lui stesso al pianoforte nel 1915 in un concerto in memoria del suo collega, scomparso qualche tempo prima.
Protagonista del primo movimento (Allegro) è sin da subito il pianoforte che, dopo una brevissima introduzione orchestrale aperta da una nota tenuta del corno, a cui rispondono prima gli archi e poi il primo clarinetto, espone il lirico primo tema che, non essendo molto diverso dal secondo, conferisce alla pagina una straordinaria omogeneità. Scritto nella forma del tema e variazioni, il secondo movimento (Andante) si apre con un poetico tema esposto dagli archi, mentre il pianoforte interviene nella prima variazione ancora vicina allo spirito del tema. Alla seconda variazione, che si può accostare formalmente a uno Scherzo, seguono la terza dai toni scuri e la quarta che si contrappone alla precedente per l’insistenza sul registro acuto del pianoforte che dà un senso di leggerezza. L’ultimo movimento (Allegro moderato) è un Rondò-sonata, estremamente espressivo, ma anche, in alcuni passi, virtuosistico che si conclude con una lunga e, per certi versi, estatica coda.
Durata: 28'
Dmitrij Dmtrevič Šostakovič
San Pietroburgo, 1906 - Mosca, 1975Sinfonia n.9 in mi bemolle maggiore op.70
Allegro
Moderato
Presto
Largo
Allegretto
"Sì, penso già alla mia prossima sinfonia, la Nona. Se potessi trovare un testo che mi convenga, mi piacerebbe non comporla per la sola orchestra ma aggiungere un coro e dei solisti".
In questa risposta a un suo collega è contenuto il primo accenno di Šostakovič alla composizione della Nona sinfonia, alla quale il compositore nell'inverno del 1944-1945 lavorò inizialmente con un certo ardore per interromperne la composizione in modo del tutto inspiegabile. Dopo un periodo di silenzio e di stretto riserbo da parte di Šostakovič sulla composizione della sinfonia, nell'estate del 1945 fu l'agenzia Tass ad annunciare la prossima prima esecuzione della sua Nona sinfonia, un'opera che, si leggeva nel comunicato, «era dedicata alla nostra grande vittoria». Proprio in quell'estate e precisamente tra il 26 luglio e il 30 agosto nella quiete della Casa dei Compositori di Ivanovo, costruita con lo scopo di dare ai musicisti, in quei difficili anni, l'opportunità di continuare a comporre garantendo loro le condizioni di vita di base soprattutto nei mesi estivi, la Nona sinfonia vide la luce in un prodigioso stato di grazia, come testimoniato dal suo amico Danil Jitomirski, il quale scrisse:
"All'osservatore esterno, la composizione della Nona sinfonia dava l'impressione di farsi «tra altre cose». Il suo autore non mostrava alcun segno particolare di interesse e nemmeno di concentrazione; tuttavia, il processo di creazione proseguì in modo molto intenso. Šostakovič si sedeva tutte le mattine a un piccolo tavolo per due o tre ore. Non reclamava allora né la solitudine né il silenzio […]. Per ogni movimento, leggeva uno schizzo schematico (definendo soltanto due o tre voci preponderanti), poi scriveva in bella tutta la partitura. Creò con una facilità e una rapidità sorprendenti quest'opera cesellata come un gioiello".
Alla prima esecuzione, avvenuta a Leningrado il 3 novembre 1945, esattamente 74 anni fa, sotto la direzione di Evgenij Mravinskij, la sinfonia fu accolta in modo piuttosto tiepido dalla critica come era stato previsto dal compositore che aveva dichiarato: «i musicisti la suoneranno con piacere, ma i critici la stroncheranno». In effetti così fu: Israel Nest'ev, oltre a condannare sulla rivista «Cultura e vita» il «cinismo» e la «fredda ironia» della musica, attribuiti da lui all'influenza di Stravinskij, affermò, infatti, che questo lavoro di Šostakovič era sorprendente e molto lontano «dalle emozioni che tutti provano attualmente». Contrastanti i giudizi anche in Occidente e, se, dopo la prima esecuzione negli Stati Uniti avvenuta a Tanglewood, il 25 luglio 1946, questa sinfonia fu ritenuta su un giornale «diversa dalle altre opere di Šostakovič», «banale» e «così poco suggestiva e priva d'interesse», Sergei Kussevitzki la definì come «una delle più belle fra le nostre opere contemporanee». In Unione Sovietica questa sinfonia, nata come ultimo tempo di una trilogia dedicata alla celebrazione della vittoria della nazione sovietica contro la Germania nazista, fu ritenuta troppo gaia e spensierata e per questo priva di contenuto e soprattutto di quella grandiosità che corrispondeva alle attese del pubblico e della critica. In realtà questo aspetto era stato notato già in occasione di un'esecuzione con il compositore e Svjatoslav Richter al pianoforte, avvenuta due settimane prima di quella ufficiale, davanti al comitato incaricato degli affari artistici. Il critico David Rabinovič, ricordando questo evento, scrisse:
"Ci aspettavamo tutti una nuova fresca sinfonia monumentale, e scoprimmo qualcosa del tutto differente, qualcosa che ci scioccò immediatamente per la sua singolarità".
Vicina al modello neoclassico, la sinfonia si apre con un Allegro di appena cinque minuti, in cui appare evidente il modello di Haydn. In forma-sonata, questo primo movimento si impone immediatamente per il carattere gaio dei due temi che non sono messi in contrapposizione tra di loro nemmeno nello sviluppo dove manca il carattere drammatico, tipico di questa sezione, a favore di un'elaborazione tematica di ascendenza haydniana. Di rara bellezza è il secondo movimento (Moderato) che si segnala per un lirismo di carattere meditativo pieno di sfumature armoniche e di colori. Il tono gaio dell'Allegro iniziale ritorna nel terzo movimento (Presto), formalmente uno Scherzo, mentre il successivo Largo è di carattere contrastante soprattutto nell'episodio solistico del fagotto e negli interventi drammatici degli ottoni che ricordano alcuni passi dell'Ottava sinfonia. Il clima gaio e satirico, che aveva contraddistinto lo Scherzo ritorna nell'ultimo movimento (Allegretto) che si conclude con una vorticosa coda.
Riccardo Viagrande
Durata: 24'