66ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale

Il “Prete rosso” a Monreale: Concerti di Antonio Vivaldi

Ensemble di Musica Antica del Conservatorio “A. Scarlatti” di Palermo

Ignazio Maria Schifani, maestro al clavicembalo

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Giovedì
    17 Ottobre 2024

    Ore

    21,00

    Durata

    60min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

Nicholas Robinson, Rossella Croce violini

Giorgio Chinnici viola

Alessandro Palmeri, Daniele Lorefice violoncelli

Marco Lo Cicero contrabbasso

Alessandro Nasello fagotto

 

Concerto realizzato in collaborazione con il Conservatorio “A. Scarlatti” di Palermo

 

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti

  • Programma

  • Antonio Vivaldi
    Venezia, 1678 - Vienna, 1741

    Concerto per archi e basso continuo in sol minore RV 157

    (Allegro-Largo-Allegro)

    Durata: 7'

    Sinfonia “Al Santo Sepolcro” in si minore RV 169

    (Adagio molto - Allegro ma poco)

    Durata: 5'

    Concerto per archi e basso continuo in re minore “Madrigalesco” RV 129

    (Adagio, Allegro – Adagio – Allegro)

    Durata: 5'

    Concerto per fagotto, archi e basso continuo in sol minore RV 495 (Alessandro Nasello fagotto)

    (Presto-Largo-Allegro)

    Durata: 9'

    Sinfonia da “La Senna festeggiante” RV 693

    (Allegro-Andante molto-Allegro molto)

    Durata: 5'

    Sonata a 4 “Al Santo Sepolcro” in mi bemolle maggiore RV 130

    (Largo molto – Allegro ma poco)

    Durata: 6'

    Concerto per archi e basso continuo in sol minore RV 154

    (Allegro-Adagio-Allegro)

    Durata: 6'

    Concerto per due violoncelli, archi e basso continuo in sol minore RV 531 (Alessandro Palmeri, Daniele Lorefice violoncelli)

    (Allegro-Largo-Allegro)

     

    Durata: 11'

    Risulta alquanto difficile in epoca moderna ricostruire le date e le circostanze immediatamente precedenti alla composizione della maggior parte della vastissima produzione del prete rosso, come Vivaldi era definito per il colore rosso della sua capigliatura, sia perché nessun biografo prima del Novecento si è occupato del compositore veneziano, sia perché molto scarse e, per lo più, indirette sono le testimonianze tramandateci sulla sua vita. La difficoltà di ricostruire in modo esatto le date di composizione delle opere vivaldiane è essenzialmente dovuta al fatto che soltanto un quinto dei suoi lavori fu pubblicato quando il compositore era ancora in vita, in quanto, secondo la tradizione barocca, la partitura era considerata uno strumento di lavoro destinato all’esecuzione prima ancora che alla pubblicazione. La parte più cospicua della sua produzione è contenuta nel suo repertorio personale, costituito da un incartamento formato da un gran numero di manoscritti che Vivaldi portava con sé durante i suoi viaggi proprio per farli eseguire in concerto. Ciò ha determinato la scarsa conoscenza della musica di Vivaldi fino agli inizi del Novecento quando il suo nome era conosciuto solo perché alcuni suoi concerti erano stati trascritti per strumento a tastiera da Bach e soltanto negli anni Settanta fu curata la catalogazione delle sue opere da Peter Ryon, che ordinò il corpus vivaldiano per generi.

    Della sua produzione una parte cospicua, di circa mezzo migliaio di composizioni, è costituita dai concerti per strumenti solisti e orchestra o solo per orchestra tra i quali ve ne sono sei per viola d’amore, uno strumento inventato molto probabilmente in Inghilterra verso la metà del Seicento, molto diverso dalla viola moderna dalla quale si distingue per la presenza di sette corde melodiche di budello al di sotto delle quali sono posizionate altre sette di risonanza. La maggior parte della produzione concertistica fu composta per l’attività dell’Ospedale della Pietà, un orfanotrofio femminile, dove egli prima svolse l’attività di insegnante di violino e viola all’inglese e, poi, quella di massimo responsabile delle attività musicali che culminavano nei concerti domenicali così descritti dal viaggiatore inglese Edward Wright nel 1720:

     

    “Tutte le domeniche e le festività, si svolgono nelle cappelle di questi ospedali dei concerti vocali e strumentali eseguiti dalle ragazze; esse sono sistemate in una galleria e nascoste alla vista del pubblico da una grata di ferro. L’esecuzione è straordinariamente buona: molte fra loro hanno una voce stupenda, e il fatto che siano celate alla vista rende tutto più affascinante”.

     

    Proprio per l’Ospedale della Pietà tra il 1720 e il 1724 fu scritto il Concerto per archi e basso continuo in sol minore RV 157, il cui primo movimento, Allegro, è un vero e proprio gioello compositivo basato su un basso cromatico di ciaccona, sul quale i due violini eseguono una decina di variazioni scambiandosi i ruoli. Un carattere severo, realizzato con i ritmi puntati, aleggia sul secondo movimento, Largo, nel quale emerge il forte impianto contrappuntistico nella scrittura imitativa, mentre il brillante Allegro conclusivo si basa su una versione diatonica del basso di ciaccona del primo.

    È sconosciuta la data di composizione della Sinfonia RV 169 in si minore Al Santo Sepolcro, per archi e basso continuo che, testimoniata da un manoscritto non datato conservato a Torino, sarebbe stata scritta da Vivaldi per la Cappella del Santo Sepolcro facente parte del Sacro Monte di Varallo e chiamata così perché è una riproduzione in scala ridotta della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. In due movimenti, la sinfonia si apre con un sommesso Adagio molto, armonicamente instabile e con intervalli piuttosto dissonanti per l’epoca come il tritono (mi-la diesis) della seconda battuta che conduce all’accordo di si minore. Il secondo movimento, Allegro ma poco, è formalmente una doppia fuga di carattere drammatico e piena di un forte pathos ad essa conferito dal disegno cromatico discendente che contraddistingue il tema.

    Non si conosce con precisione nemmeno la data di composizione del Concerto per archi e basso continuo in re minore “Madrigalesco” RV 129, il cui primo movimento si apre con un’introduzione lenta dalla scrittura fondamentalmente omofonica di carattere meditativo, a cui segue un Allegro in stile fugato. Un’atmosfera di carattere meditativo informa anche il secondo movimento, Adagio, una pagina intensa intrisa di cromatismi e di carattere essenzialmente omofonico, mentre una scrittura contrappuntistica ritorna nell’Allegro conclusivo.

    Sebbene a Venezia non sia attestata una grande tradizione di composizioni per fagotto, la produzione di concerti di Vivaldi per questo strumento è piuttosto vasta dal momento che consta di ben 39 lavori, ivi compresi due incompleti. Sembra comunque piuttosto probabile che, eccezion fatta per i Concerti RV 502 e RV 496, dedicati, rispettivamente, a Giuseppe Bianciardi e al Conte Morzin, tutti gli altri, tra cui il Concerto per fagotto, archi e basso continuo in sol minore RV 495, siano stati scritti per l’Ospedale della Pietà. Il primo movimento, Presto, è una pagina brillante nella quale il solista può mettere in mostra le sue doti virtuosistiche, mentre il secondo movimento, Largo, aperto da un tema basato su un ritmo puntato, si segnala per la scrittura cantabile della parte solistica. Pagina brillante e virtuosistica è, infine, l’Allegro conclusivo.

    Non si conoscono con precisione le circostanze per le quali Vivaldi compose la serenata, La Senna festeggiante, il cui libretto di Domenico Lalli sembra voglia rendere omaggio in modo piuttosto generico al re di Francia Luigi XV. Si presume, sulla base del fatto che il coro finale è un adattamento di quello finale del Giustino, che questa serenata non sia stata scritta prima del 1724, mentre appare destituita di fondamento l’ipotesi, formulata da Roland de Candé, secondo la quale sia stata scritta per celebrare la nascita del delfino, avvenuta il 4 settembre 1729, in quanto nel testo si fa riferimento a non ben precisati figli del re e soprattutto perché per quell’occasione fu eseguita la serenata di Albinoni, Il concilio de’ pianeti. È abbastanza plausibile che la prima esecuzione sia avvenuta a Versailles, come si evince dall’indicazione “2 hautbois”, presente nel primo coro, che fa riferimento alla prassi francese e non veneziana di raddoppiare le parti dei fiati. La Sinfonia, che nella struttura in tre movimenti è chiaramente nello stile italiano, mostra, però, la destinazione francese in altri elementi come i ritmi puntati presenti già nel primo movimento Allegro, al quale seguono un Andante molto di carattere lirico e un brillante Allegro molto dalla struttura bipartita.

    Scritta, come la Sinfonia, probabilmente per la Cappella del Santo Sepolcro facente parte del Sacro Monte di Varallo e destinata all’esecuzione durante le quarant’ore destinate alla visita dei sepolcri, la Sonata RV 130 in mi bemolle maggiore ne condivide anche la struttura in due movimenti con un’introduzione lenta (Largo molto) e dolorosa a cui segue una fuga (Allegro ma poco).

    Sesto dei 12 cosiddetti Concerti di Parigi e altre pagine virtuose, una raccolta rimasta in forma di manoscritto e mai pubblicata nonostante fosse probabilmente destinata alla stampa, il Concerto per archi e basso continuo in sol minore, RV 154 si distingue per un Allegro iniziale in 3/8 di carattere vivace, un Adagio in 4/4 particolarmente curato nella struttura armonica e un Allegro conclusivo in tempo di allemanda.

    Non si conosce la data di composizione del Concerto per 2 violoncelli, archi e basso continuo in sol minore RV 531, che, secondo quanto affermato da Walter Kolneder, non sarebbe anteriore al decennio che va dal 1720 al 1730, lasso di tempo in cui la tecnica violoncellista compì notevoli progressi grazie a grandi virtuosi come Giuseppe Jacchini. Al primo vigoroso movimento, Allegro, si contrappone un Largo di carattere meditativo, a cui segue un brillante Allegro finale.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 60'

Ensemble Musica Antica Conservatorio A.Scarlatti di Palermo