66ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale

Musiche per la Cappella Sistina

Peter Phillips direttore

The Tallis Scholars

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    18 Ottobre 2024

    Ore

    21,00

    Durata

    -

    Prezzi

    - €

    Calendario

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti

  • Programma

  • Giovanni Pierluigi da Palestrina
    Palestrina 1525 - Roma 1594

    Kyrie (dalla Missa In te Domine speravi, a 6 voci)

    Cristóbal de Morales
    Siviglia 1500 - Malaga 1553

    Regina caeli

    Giovanni Pierluigi da Palestrina
    Palestrina 1525 - Roma 1594

    Gloria (dalla Missa Tu es Petrus, a 6 voci)

    Costanzo Festa
    1490 circa – Roma 1545

    Quam pulchra es

    Eleazar Genet de Carpentras
    Carprentas 1470 - Avignone 1548

    Lamentazioni

    Giovanni Pierluigi da Palestrina
    Palestrina 1525 - Roma 1594

    Credo (dalla Missa Papae Marcelli)

    Gregorio Allegri
    Roma 1582 - 1652

    Miserere

    Giovanni Pierluigi da Palestrina
    Palestrina 1525 - Roma 1594

    Sanctus (dalla Missa Confiteor tibi Domine)

    Josquin Desprez
    1450 circa - Condé-sur-l'Escaut 1521

    Praeter rerum seriem

    Giovanni Pierluigi da Palestrina
    Palestrina 1525 - Roma 1594

    Agnus (dalla Missa brevis)

     

    Considerato il principe della musica e preso a modello non solo dai compositori a lui contemporanei, ma anche da quelli delle generazioni successive, Giovanni Pierluigi da Palestrina fu autore di una vastissima produzione, costituita da 102 Messe, per la maggior parte, a 4 e a 5 voci, da una copiosa produzione di Mottetti, Inni, Magnificat, Madrigali e altre composizioni di varia natura, nelle quali è evidente la grande perizia contrappuntistica che informa anche il breve, ma intenso Kyrie, della Missa In te Domine speravi (1594), dove il tema esposto dai soprani è ripreso in imitazione dalle altre voci. Nella forma della Messa parodia, consistente nel fatto che venivano utilizzati e rielaborati temi di origine sacra o profana, è, invece, la Missa Tu es Petrus, pubblicata postuma nel 1601, il cui Gloria è una pagina particolarmente suggestiva. Dedicata al papa Marcello II, il quale, durante il suo brevissimo pontificato durato appena 22 giorni, lo mantenne al suo posto di cantore pontificio della Cappella Sistina, nonostante fosse sposato, la Missa Papae Marcelli è un autentico capolavoro nel quale Palestrina realizzò al massimo grado l’esigenza di semplicità e di chiarezza che avvertiva in questo genere di musica. Composta intorno nel 1577 per due cori spezzati, la Missa Confitebor tibi Domine è un altro esempio di Messa scritta nella forma della parodia dal momento che si basa sul tema del mottetto da cui prende il nome. Nel Sanctus, in particolare, viene introdotta da Palestrina la scala che nel mottetto era utilizzata in corrispondenza della parola Exsulta. Pubblicata per la prima volta nel 1570, la Missa brevis è una delle più famose ed eseguite di Palestrina che decise di concluderla con due Agnus Dei, di cui uno a 4 e uno a 5 voci con una seconda voce superius in canone con il cantus.

    Cristóbal de Morales, considerato il primo compositore che innalzò la musica spagnola ad alti livelli con la sua grande capacità di fondere la tradizione spirituale con l’architettura polifonica della scuola fiamminga, dopo aver svolto attività di organista, e, poi, di maestro di cappella a Siviglia, nel 1531 venne in Italia come tenorista nella cappella papale. Ritornato in patria nel 1540 per un breve soggiorno, vi si trasferì definitivamente nel 1545 dopo il fallito tentativo di trovare un’occupazione presso la corte dei Medici a Firenze. In Spagna fu maestro di cappella nella cattedrale di Toledo, poi in quella di Siviglia e infine nel duomo di Malaga. Compose musica prevalentemente sacra, tra cui mottetti, Messe, Magnificat, tra le quali spicca l’antifona Regina Coeli, che, con il suo canone in subdiatesseron (alla quarta inferiore), mostra l’altissimo magistero contrappuntistico di De Morales.

    Considerato il primo polifonista italiano di fama europea, Costanzo Festa, dopo aver studiato nell’Italia settentrionale e aver soggiornato in Francia, si trasferì a Roma nel 1517, dove svolse la funzione di cantore e, poi, di maestro di cappella nella Cappella Sistina. La sua produzione è, in massima parte, sacra, ma eccelse anche nella composizione di madrigali apprezzati per l’eleganza, la scioltezza e la cantabilità. Le sue opere sacre, di cui molti manoscritti sono conservati nella Cappella Pontificia, comprendono 3 Messe a quattro voci, Inni, Litanie, Magnificat e un Te Deum che viene cantato ancora oggi, come ringraziamento, quando viene eletto un nuovo papa. Compose, inoltre, numerosi mottetti tra i quali spicca Quam pulchra es, che si distingue per la semplice e melodiosa struttura polifonica.

    Elzéar Genet, detto il Carpentrasso dalla città natale di Carpentras, dopo aver preso gli ordini religiosi, trascorse la sua vita tra Avignone e Roma. Tra i suoi lavori più importanti vanno ricordate le Lamentazioni che ebbero grande successo e furono eseguite per molto tempo a Roma anche, a volte, in versioni non autentiche e scorrette, delle quali lo stesso compositore si accorse una volta ritornato nella città dei papi per volere del nuovo papa Clemente VII. Fu proprio a Clemente VII che Genet presentò una raccolta, questa volta, emendata delle sue Lamentazioni che furono eseguite fino al 1587, anno in cui ne fu commissionata la composizione di nuove a Palestrina. In questi lavori è evidente il suo stile che risente molto della scrittura polifonica di Josquin e che si segnala per l’alternanza di passi in stile imitativo con altri di carattere omofonico.

    La fama di Gregorio Allegri, il quale, oltreché compositore, fu anche presbitero, è legata al Miserere, il cui successo è testimoniato da quanto affermato da Andrea Adami da Bolsena, maestro di cappella presso la Cappella Sistina, il quale nelle sue Osservazioni per ben regolare il coro dei cantori della Cappella Pontificia (1711), scrisse: “Tra questi degni compositori merita al par d’ogn’altro una lode eterna il già nostro Compagno Gregorio Allegri, il quale con poche note, ma sì ben modulate, e meglio intese ha composto il Miserere, che in tal giorno ogn’anno si canta, reso in vero la meraviglia de’ nostri tempi, per esser concepito con proporzioni tali, che rapisce l’animo di chi l’ascolta”. Composto intorno al 1630, questo Miserere è un lavoro a 9 voci per due cori di cui uno di cinque e l’altro di quattro che ottenne una fama tale da esserne proibite, pena scomunica che fu tolta dopo la trascrizione realizzata da Mozart nel 1770, la realizzazione di copie, di cui soltanto tre, in possesso di Padre Martini, Leopoldo I d’Asburgo e del re del Portogallo, erano quelle autorizzate, e l’esecuzione al di fuori dalla Cappella Sistina, dove rimase in repertorio fino al 1870 Charles Burney, che poté analizzare sia la copia di Mozart che quella di padre Martini, tuttavia, non rimase così entusiasta della partitura, come egli stesso scrisse:

    “Questa musica, che per oltre centocinquant’anni è stata eseguita ogni anno nella settimana della Passione nella cappella pontificia il Mercoledì ed il Venerdì Santo, è, in apparenza, assai semplice; tanto che, vedendola soltanto scritta sulla carta, ci si chiede dove risiedano la sua bellezza e i motivi dell’impressione che suscita. In effetti deve la sua fama più al modo in cui viene eseguita che al valore della composizione: lo stesso motivo è ripetuto più volte con parole diverse, ed i cantori hanno conservato per tradizione tali usi, «certe espressioni e Gruppi» che producono grande effetto: come il rinforzare e il diminuire il suono, accelerare o rallentare il tempo in corrispondenza di determinate parole, cantare interi versetti più presto di altri”.

    L’opera di Josquin Desprez ricopre una grandissima importanza nella storia della musica dell’epoca in quanto se, da un lato, si volge al passato chiudendo l’Umanesimo, dall’altro, guarda al futuro anticipando i successivi sviluppi della polifonia rinascimentale. Nell’opera di Desprez, infatti, è possibile rilevare una perfetta sintesi tra produzione profana e sacra che si esplica in reciproche interferenze coinvolgenti le stesse tecniche compositive, portando, in conseguenza, ad un arricchimento di entrambe. Nella sua produzione, inoltre, è possibile notare un’attenzione alla parola, mai riservata ad essa fino a quel momento, che viene sottolineata e integrata dalla musica in un perfetto connubio che supera il pregiudizio umanistico della superiorità della prima sulla seconda. Nella sua produzione spicca per la raffinata scrittura contrappuntistica il mottetto per il periodo natalizio Praeter rerum seriem a 6 voci.

     

    Riccardo Viagrande

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