Exultate, jubilate!
63ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale
Quintetto Almeyda
Angelo Cino clarinetto - Francesca Gabriella Iusi violino primo - Salvatore Tuzzolino violino secondo - Giuseppe Brunetto viola -Domenico Guddo violoncello
(per l'I.C. Margherita di Navarra)
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Programma
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Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Quartetto per archi n. 15 KV 421 in re minore
Allegro-Andante-Menuetto-Allegretto Trio-Allegretto ma non troppo
Durata: 30'
Georg Friedrich Händel
Halle 1685 – Londra 1759Concerto Grosso HWV 316 op.3 n.5
Ouverture (Grave), Fuga (Allegro), Adagio-Allegro ma non troppo-Allegro
Durata: 10'
Georg Friedrich Händel
Halle 1685 – Londra 1759Lascia ch'io pianga, aria da "Rinaldo" HWV7b
Durata: 5'
Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Allelujah da Exultate Jubilate, mottetto KV165
Durata: 3'
Giacomo Meyerbeer
Tasdorf 1791 - Parigi, 1864Sonata per clarinetto con accompagnamento di quartetto d'archi in mi bemolle maggiore
Allegro moderato-Allegro scherzando-Adagio-Allegro scherzando e leggero
Durata: 21'
Composto nel 1783 e precisamente, secondo una leggenda, nella notte in cui la moglie Constanze partorì il loro primogenito Raimund Leopold, il Quartetto per archi n. 15 KV 421 in re minore è il secondo e anche il più breve della serie dei sei dedicati ad Haydn di Mozart. Eseguito, per la prima volta, al Burgtheater di Vienna il 15 gennaio 1785, questo quartetto, che condivide la tonalità di re minore con altre celeberrime opere come il Concerto per pianoforte e orchestra, l’ouverture del Don Giovanni e il Requiem, si segnala per un’atmosfera tragica e patetica che percorre già il primo movimento, Allegro caratterizzato da forti cromatismi e da una serrata scrittura contrappuntistica. Scritto nella forma della romanza, il secondo movimento, Andante, si configura come una perfetta sintesi tra le asperità di alcuni momenti e il carattere cantabile della melodia, mentre il Menuetto, lungi dal distendersi secondo le canoniche movenze della danza, presenta delle asimmetrie che ben evidenziano i toni drammatici. Questi toni contraddistinguono anche l’ultimo movimento, Allegretto ma non troppo, un tema, bipartito e dall’andamento di Siciliana, che è sottoposto a 4 variazioni nelle quali si assiste ad una progressiva intensificazione drammatica.
Il Concerto Grosso HWV 316 op.3 n.5 di Händel fa parte di una raccolta di 6 concerti grossi pubblicati a Londra nel 1734 presso l’editore Walsh che voleva ripetere il successo ottenuto con la pubblicazione dell’Op. 6 di Corelli. In questi lavori e, in particolar modo, nel Concerto op.3 n.5 si nota l’influenza italiana e corelliana nonostante manchi la tradizionale divisione tra tutti e concertino.
Tratta dal Rinaldo, opera composta da Händel su libretto di Giacomo Rossi nel 1711, l’aria Lascia ch'io pianga, cantata da Almirena nel secondo atto, si avvale di una musica scritta in precedenza per l’Almira (1705) e riutilizzata nell’oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno (1707).
L’Alleluja corrisponde alla quarta e ultima parte del mottetto Exultate Jubilate KV165, composto nel 1773 da Mozart quando si trovava a Milano per il castrato Venanzio Rauzzini, primo interprete del ruolo di Cecilio nell’opera Lucio Silla. Di questo mottetto, che fu eseguito per la prima volta il 17 gennaio 1773 presso il Convento dei Teatini a Milano, l’Alleluja con le sue agilità e un do acuto costituisce la parte più famosa, tanto che viene eseguita spesso da sola.
Nel XX sec. la fortuna di Giacomo Meyerbeer, il maggior compositore del Grand-Opéra dell’Ottocento, è andata declinando non solo a causa dell’ostruzionismo della critica tedesca che esaltava il Wort-Ton-Drama wagneriano, ma anche per la difficoltà di mettere in scena le sue opere grandiose e, per questo, economicamente dispendiose. Solo negli ultimi vent’anni la produzione di Meyerbeer è stata rivalutata con la ripresa di alcune sue opere importanti, come l’Africaine, Les Huguenots, Robert le Diable e L’étoile du Nord che hanno conosciuto anche interessanti produzioni discografiche. Insieme a quella operistica è stata anche rivalutata la rimante produzione di Meyerbeer da quella sacra a quella da camera della quale fa parte questo Quintetto con clarinetto in mi bemolle maggiore, composto nel 1813. Si tratta di una pagina di piacevolissimo ascolto, nella quale al clarinetto, che esegue nel finale del primo movimento anche una breve cadenza, è affidato un ruolo in un certo qual modo concertante, mentre gli archi accompagnano, limitandosi a rispondere qua e là in imitazione. In questo lavoro appare evidente la mano d’operista di Meyerbeer nel carattere lirico dei temi sin dal primo movimento, Allegro moderato, in forma-sonata. Aperto da un’introduzione affidata ai soli archi (Adagio), il secondo movimento si sviluppa in un lirico Andante, scritto nella forma del tema e variazioni. Il Quintetto si conclude con un brillante Rondò (Allegro scherzando).
Durata: 60'