Exultate, jubilate!

63ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale

Quintetto Almeyda

  • Luogo

  • Auditorium Scuola Navarra - Monreale

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Martedì
    26 Ottobre 2021

    Ore

    17,00

    Durata

    60min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

Angelo Cino clarinetto - Francesca Gabriella Iusi violino primo - Salvatore Tuzzolino violino secondo - Giuseppe Brunetto viola -Domenico Guddo violoncello

 

(per l'I.C. Margherita di Navarra)

  • Programma

  • Wolfgang Amadeus Mozart
    Salisburgo 1756 – Vienna 1791

    Quartetto per archi n. 15 KV 421 in re minore

    Allegro-Andante-Menuetto-Allegretto Trio-Allegretto ma non troppo

    Durata: 30'

    Georg Friedrich Händel
    Halle 1685 – Londra 1759

    Concerto Grosso HWV 316 op.3 n.5

    Ouverture (Grave), Fuga (Allegro), Adagio-Allegro ma non troppo-Allegro

    Durata: 10'

    Georg Friedrich Händel
    Halle 1685 – Londra 1759

    Lascia ch'io pianga, aria da "Rinaldo" HWV7b

    Durata: 5'

    Wolfgang Amadeus Mozart
    Salisburgo 1756 – Vienna 1791

    Allelujah da Exultate Jubilate, mottetto KV165

    Durata: 3'

    Giacomo Meyerbeer
    Tasdorf 1791 - Parigi, 1864

    Sonata per clarinetto con accompagnamento di quartetto d'archi in mi bemolle maggiore

    Allegro moderato-Allegro  scherzando-Adagio-Allegro scherzando e leggero

     

    Durata: 21'

    Composto nel 1783 e precisamente, secondo una leggenda, nella notte in cui la moglie Constanze partorì il loro primogenito Raimund Leopold, il Quartetto per archi n. 15 KV 421 in re minore è il secondo e anche il più breve della serie dei sei dedicati ad Haydn di Mozart. Eseguito, per la prima volta, al Burgtheater di Vienna il 15 gennaio 1785, questo quartetto, che condivide la tonalità di re minore con altre celeberrime opere come il Concerto per pianoforte e orchestra, l’ouverture del Don Giovanni e il Requiem, si segnala per un’atmosfera tragica e patetica che percorre già il primo movimento, Allegro caratterizzato da forti cromatismi e da una serrata scrittura contrappuntistica. Scritto nella forma della romanza, il secondo movimento, Andante, si configura come una perfetta sintesi tra le asperità di alcuni momenti e il carattere cantabile della melodia, mentre il Menuetto, lungi dal distendersi secondo le canoniche movenze della danza, presenta delle asimmetrie che ben evidenziano i toni drammatici. Questi toni contraddistinguono anche l’ultimo movimento, Allegretto ma non troppo, un tema, bipartito e dall’andamento di Siciliana, che è sottoposto a 4 variazioni nelle quali si assiste ad una progressiva intensificazione drammatica.

    Il Concerto Grosso HWV 316 op.3 n.5 di Händel fa parte di una raccolta di 6 concerti grossi pubblicati a Londra nel 1734 presso l’editore Walsh che voleva ripetere il successo ottenuto con la pubblicazione dell’Op. 6 di Corelli. In questi lavori e, in particolar modo, nel Concerto op.3 n.5 si nota l’influenza italiana e corelliana nonostante manchi la tradizionale divisione tra tutti e concertino.

    Tratta dal Rinaldo, opera composta da Händel su libretto di Giacomo Rossi nel 1711, l’aria Lascia ch'io pianga, cantata da Almirena nel secondo atto, si avvale di una musica scritta in precedenza per l’Almira (1705) e riutilizzata nell’oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno (1707).

    L’Alleluja corrisponde alla quarta e ultima parte del mottetto Exultate Jubilate KV165, composto nel 1773 da Mozart quando si trovava a Milano per il castrato Venanzio Rauzzini, primo interprete del ruolo di Cecilio nell’opera Lucio Silla. Di questo mottetto, che fu eseguito per la prima volta il 17 gennaio 1773 presso il Convento dei Teatini a Milano, l’Alleluja con le sue agilità e un do acuto costituisce la parte più famosa, tanto che viene eseguita spesso da sola.

    Nel XX sec. la fortuna di Giacomo Meyerbeer, il maggior compositore del Grand-Opéra dell’Ottocento, è andata declinando non solo a causa dell’ostruzionismo della critica tedesca che esaltava il Wort-Ton-Drama wagneriano, ma anche per la difficoltà di mettere in scena le sue opere grandiose e, per questo, economicamente dispendiose. Solo negli ultimi vent’anni la produzione di Meyerbeer è stata rivalutata con la ripresa di alcune sue opere importanti, come l’Africaine, Les Huguenots, Robert le Diable e L’étoile du Nord che hanno conosciuto anche interessanti produzioni discografiche. Insieme a quella operistica è stata anche rivalutata la rimante produzione di Meyerbeer da quella sacra a quella da camera della quale fa parte questo Quintetto con clarinetto in mi bemolle maggiore, composto nel 1813. Si tratta di una pagina di piacevolissimo ascolto, nella quale al clarinetto, che esegue nel finale del primo movimento anche una breve cadenza, è affidato un ruolo in un certo qual modo concertante, mentre gli archi accompagnano, limitandosi a rispondere qua e là in imitazione. In questo lavoro appare evidente la mano d’operista di Meyerbeer nel carattere lirico dei temi sin dal primo movimento, Allegro moderato, in forma-sonata. Aperto da un’introduzione affidata ai soli archi (Adagio), il secondo movimento si sviluppa in un lirico Andante, scritto nella forma del tema e variazioni. Il Quintetto si conclude con un brillante Rondò (Allegro scherzando).

    Durata: 60'

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