Il Prete rosso
63ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale
Fabio Biondi, direttore/violino
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Luogo
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Duomo di Monreale
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Sabato 23 Ottobre 2021
Ore
21,00
Durata
90min.
Prezzi
- €
Vivica Genaux, mezzosoprano
Orchestra Europa Galante
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Programma
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Antonio Vivaldi
Venezia, 1678 - Vienna, 1741Sonata in mi bemolle maggiore “Al Santo Sepolcro” per archi e basso continuo RV 130
Largo molto-Allegro ma poco
Durata: 8'
Mottetto per mezzosoprano, archi e basso continuo RV 626 “In Furore justissimae irae”
In furore iustissimae irae - Allegro
Miserationum Pater piissime - Recitativo
Tunc meus fletus evadet laetus - Largo
Alleluia - Allegro
Durata: 15'
“Nisi Dominus” Salmo in sol minore per contralto, viola d'amore, archi e basso continuo RV 608
Nisi Dominus - Allegro
Vanum est vobis ante lucem surgere - Largo
Surgite postquam sederitis - Presto. Adagio
Cum dederit dilectis suis - Largo. Andante
Sicut sagittae in manu potentis - Presto. Allegro
Beatus vir qui implevit - Andante
Gloria Patri et Filio - Larghetto
Sicut erat in principio - Allegro
Amen - Allegro
Durata: 22'
Le quattro stagioni
La Primavera, Concerto in mi maggiore per violino, archi e clavicembalo (Allegro-Largo-Allegro)
L’Estate, Concerto in sol minore per violino, archi e clavicembalo (Allegro non molto-Adagio, Presto, Adagio, Presto, Adagio, Presto, Adagio, Presto, Adagio, Presto-Presto)
L’Autunno, Concerto in fa maggiore per violino, archi e clavicembalo (Allegro, Allegro assai-Adagio molto-Allegro)
L’Inverno, Concerto in fa minore per violino, archi e clavicembalo (Allegro molto-Largo-Allegro)
Durata: 40'
Alla stregua della Sinfonia RV 169 di Vivaldi che condivide con questa sonata il sottotitolo “Al Santo Sepolcro”, anche della Sonata RV 130 non è possibile stabilire con precisione né la data di composizione né le circostanze che hanno ispirato questo lavoro. Dato che questa Sonata è testimoniata da un manoscritto non datato conservato a Torino, si può ipotizzare che, come la Sinfonia RV 169, sarebbe stata scritta per la Cappella del Santo Sepolcro facente parte del Sacro Monte di Varallo e chiamata così perché è una riproduzione in scala ridotta della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il brevissimo primo movimento Largo molto, che vede il prevalere del primo violino, al quale nel finale è affidata una breve sezione concertante, si basa su un tema enunciato in canone, mentre il secondo, Allegro ma poco, è una mirabile doppia fuga nella quale si nota la perizia contrappuntistica di Vivaldi.
Anche del Mottetto per mezzosoprano, archi e basso continuo RV 626 “In Furore” non si conoscono né la data di composizione né le circostanze che la precedono. È, tuttavia, molto probabile che questo lavoro, come la maggior parte della produzione sacra di Vivaldi sia stato scritto per l’Ospedale della Pietà di Venezia, dove il compositore lavorò dapprima come insegnante di violino e poi come primo violino e direttore, nonostante egli non abbia mai ricoperto il ruolo di maestro di coro al quale spettava il compito di provvedere alla composizione di musica sacra. È, infatti, più che plausibile che a Vivaldi sia stato chiesto di comporre musica sacra nei momenti in cui la carica di maestro del coro era vacante. Al di là delle ipotesi, un dato di fatto è costituito dal ricco catalogo sacro del “prete rosso” che consta di una sessantina di composizioni tra lavori scritti su testi liturgici ed altri che, invece, si avvalgono di testi non liturgici. Tra questi vanno annoverati i 12 mottetti, tra i quali ricopre una certa importanza il presente “In furore”, composto probabilmente per un periodo penitenziale o forse per le cosiddette Rogazioni, pubbliche processioni di supplica accompagnate da litanie, che si facevano per propiziare il raccolto, come suggerirebbe il testo che si configura come una preghiera di ringraziamento del peccatore a Dio. Questo mottetto non sfugge alla forma che aveva assunto questo genere in Italia e che, come testimoniato dal teorico e compositore Johann Joachim Quantz (Oberscheden 1697 – Potsdam 1773), corrispondeva a “una cantata sacra per solista, in latino, comprendente due arie e due recitativi, conclusi da un Alleluja, e interpretata da uno dei migliori cantanti, durante la Messa, dopo il Credo”. Il Mottetto si apre con un’aria, “In furore iustissimae irae” di grande forza drammatica e dall’incedere tempestoso, a cui segue il tradizionale recitativo Miserationum Pater piissime e la seconda aria Tunc meus flatus evadet laetus, una pagina di carattere riflessivo e raccolto. Il mottetto è concluso dall’Alleluja.
Sempre nell’ambito delle manifestazioni musicali dell’Ospedale della Pietà e in particolare per i Vespri afferenti a solennità mariane e molto probabilmente a quella della Visitazione che si celebra il 2 luglio e che costituiva la festa patronale del famoso orfanotrofio, è stato composto il Salmo 126 “Nisi Dominus”, che risalirebbe al 1716. Di ampie dimensioni, essendo costituito da ben 9 numeri musicali, il Salmo Nisi Dominus si apre con un Allegro nel quale la voce si alterna all’orchestra che esegue un tipico ritornello vivaldiano. Ad esso segue un arioso (Largo), Vanum est vobis ante lucem surgere nel quale la voce e il basso continuo si imitano, mentre elementi teatrali caratterizzano il successivo Surgite postquam sederitis a partire dallo spettacolare esordio orchestrale. Il Salmo prosegue con Cum sederit (Andante), pagina dal cullante ritmo di 12/8, suggerito dalla parola somnum, con l’energico Sicut Sagittae (Presto. Allegro), nel quale le saette sembrano materializzarsi nelle figurazioni da fanfara dell’incipit, con il contrastante e raccolto arioso Beatus vir e con lo splendido Gloria Patri, un Larghetto di intenso e sincero sentimento religioso. A concludere il Salmo sono il Sicut erat, nel quale ritornano elementi del movimento iniziale, e il virtuosistico Amen nel quale la voce si produce in passi d’agilità.
Della vastissima produzione di Antonio Vivaldi all’inizio del Novecento si conoscevano soltanto i primi quattro concerti, noti con il titolo Le quattro stagioni, appartenenti alla raccolta, Il cimento dell’armonia e dell’invenzione, pubblicata intorno al 1725 con una dedica al conte Vecenslao Morzin nella quale si legge:
“Pensando frà me stesso al lungo corso dè gli anni, né quali godo il segnalatissimo onore di servire à V.S. Ill.ma in qualità di maestro di musica in Italia, ho arossito nel considerare che non per anco le ho datto un saggio della profonda veneratione che le professo; ond’è che ho risolto di stampare il presente volume per umiliarlo à piedi di V. S. Ill.ma troverà le quattro stagioni sino dà tanto tempo compatite dalla Generosa Bontà di V. S. Ill.ma, mà creda, che ho stimato bene stamparle perché ad ogni modo che siano le stesse pure essendo queste accresciute, oltre li Sonetti con una distintissima dichiaratione di tutte l’e cose, che in esse si spiegano, sono certo, che le giungeranno, come nuove”.
Come si evince da questa dedica, i concerti furono composti prima del 1725 e solo nell’edizione a stampa furono dotati dei quattro sonetti dimostrativi che stabiliscono un legame talmente forte tra parola e musica da far ritenere le Quattro stagioni un’anticipazione della musica a programma. È molto probabile, tuttavia, che nella versione originale ascoltata dal conte Morzin certamente diversa anche nella parte musicale, l’intento descrittivo fosse minore. Nella versione a stampa i 4 concerti sono, quindi, preceduti da un sonetto dimostrativo il cui testo, esprimente situazioni tipiche della stagione, funge quasi da canovaccio per la musica che riproduce ora i suoni della natura ora i sentimenti ispirati dagli elementi caratteristici della stagione trattata. Nei primi due concerti la corrispondenza tra il testo letterario e la musica è quasi totale dal momento che si afferma uno schema fisso nel quale i primi otto versi (le due quartine) sono utilizzati per il primo movimento, mentre la prima e la seconda terzina ispirano rispettivamente il secondo e il terzo movimento. Nell’Autunno e nell’Inverno questo schema non è rispettato e la musica segue in modo piuttosto libero il testo poetico. La scelta di accompagnare la musica con un testo poetico non altera la struttura formale del concerto con l’alternanza del tutti e del solo. Molto interessante, a tale proposito, è il rapporto tra il primo episodio e il ritornello della Primavera che, affidato a tutti gli strumenti, rappresenta perfettamente il primo verso Giunt' è la Primavera e festosetti, mentre il primo episodio, in cui il violino solista dialoga con il primo e il secondo violino, con la sua scrittura adornata da trilli, descrive il secondo verso La Salutan gl’Augei con lieto canto. Anche nell’Estate il compositore rende magistralmente le situazioni descritte nel sonetto; così il caldo sembra pesare come le appoggiature discendenti nella parte iniziale del primo movimento, mentre i veloci ribattuti esprimono perfettamente i tuoni e gli scrosci di grandine dell’ultima terzina del sonetto nell’ultimo movimento. Non meno forte è il legame con il testo nell’Autunno i cui tre movimenti presentano i seguenti sottotioli: Ballo e canto di villanelli nel quale è descritta una scenetta bacchica; Ubriachi dormienti, in cui il sonno collettivo è rappresentato da armonie quasi immobili; La caccia con il violino solista che rappresenta la belva mentre fugge. Il ghiaccio, rappresentato da trilli, e il vento, che spira nei rapidi disegni del solista, sono i protagonisti dell’Inverno i cui rigori sono rappresentati nel primo e nel terzo movimento, mentre una soave melodia, che evoca le gioie e il calore confortevole del focolare domestico, si diffonde sullo sfondo di una pioggia battente che imperversa fuori ed è resa efficacemente dal pizzicato degli archi.
Riccardo Viagrande
Durata: 90'