Da Lalo a Čajkovskij, la musica all’Orto
Pubblicato il 27 Giugno 2018
Giovedì 28 giugno, alle ore 21, all'Orto Botanico con l'Orchestra Sinfonica Siciliana il primo dei concerti nel settecentesco giardino dell'Università. Sul podio, Ottavio Marino, violino solista, Lorenzo Rovati. In programma musiche di Lalo e Čajkovskij
Mercoledì 27 giugno 2018 - Giovedì 28 giugno, alle ore 21, all'Orto Botanico, il primo dei concerti dell'Orchestra Sinfonica Siciliana nel settecentesco giardino dell'Università degli Studi di Palermo. L'Orchestra sarà diretta da Ottavio Marino (violino solista: Lorenzo Rovati). In programma: Édouard Victoire Antoine Lalo (1823-1892), Symphonie espagnole op. 21; Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840-1893), Sinfonia n.5 in mi minore op.64.
Ottavio Marino. Palermitano, 44 anni, diplomato in pianoforte, si è specializzato sotto la guida di F. Scala, L. Berman e A.Lonquich e si è affermato vincendo alcuni premi in concorsi pianistici internazionali. Si è poi diplomato in direzione d'orchestra al il Conservatorio "V.Bellini" di Palermo. Ha collaborato con artisti di fama internazionale quali Roberto Scandiuzzi, Annick Massis, Andrea Rost, Vladimir Chernov, Dimitra Theodossiou, Susan Neves, Raina Kabaivanska e ha svolto un'intensa attività direttoriale in alcuni tra i più importanti teatri europei.
Lorenzo Rovati. Trent'anni, si èdiplomato al «Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano», e si è poi perfezionato con Felice Cusano alla Scuola di Musica di Fiesole e alla Hochschule für Musik Nürnberg dove ha conseguito il Diploma di Bachelor e Master sotto la guida di Daniel Gaede. Alla sua formazione contribuiscono anche Gerhard Schultz, W. Steude, Heime Müller, Gregory Ahss e F. Eichhorn. È vincitore di premi nazionali e internazionali come il "Mozart verein Kammermusik wettbewerb Nürnberg», «Concorso Internazionale di Musica da Camera di Cervo», «Concorso Internazionale Rivera Etrusca».
Biglietto unico 5 euro.
Biglietti al Botteghino del Politeama Garibaldi e all'Orto botanico un'ora prima del concerto.
Info:
biglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it
www.orchestrasinfonicasiciliana.it
www.vivaticket.it
091 6072532.
L'Ufficio stampa
(Mario Pintagro)
Note biografiche
Ottavio Marino, direttore
E' nato a Palermo nel 1974 e all'età di diciotto anni consegue la maturità classica e si diploma in pianoforte col massimo dei voti, la lode e la Menzione d'Onore Ministeriale perfezionandosi quindi presso l'Accademia pianistica "incontri col Maestro" di Imola sotto la guida di F. Scala, L. Berman e A.Lonquich, ricevendo alcuni premi in concorsi pianistici internazionali e diplomandosi successivamente in composizione ed in direzione d'orchestra presso il Conservatorio"V.Bellini" di Palermo col massimo dei voti, la lode e la Menzione d'Onore Ministeriale . Ha svolto l'attività di maestro sostituto presso il teatro "G. Verdi" di Pisa debuttando poi come direttore d'orchestra all'età di ventitré anni sotto la guida di Piero Bellugi e collaborando successivamente col Maestro Antonello Allemandi che lo ha voluto come assistente in numerose produzioni operistiche presso prestigiosi teatri quali il Real di Madrid, l'Opera Bastille di Parigi, l'Opera di Colonia etc.
Nel 2000 ha diretto in Germania per la stagione "Festspiele Mecklenburg Vorpommern" e subito dopo in Francia un concerto sinfonico con l'Orchestra Filarmonica di Marsiglia; nel 2001 dirige il Don Carlo presso il Teatro "G.Verdi" di Pisa e a seguire nello stesso Teatro il concerto di Capodanno del 2002 ed una nuova produzione della Carmen di G.Bizet che lo ha portato nei teatri di Livorno, Lucca e Rovigo. Sempre nel 2002 chiude la Settimana di Musica Sacra presso il Duomo di Monreale con l'orchestra e il coro di voci bianche del Teatro Massimo di Palermo. La stampa nazionale lo definisce "il più giovane direttore d'orchestra d'Italia".
Nel 2003 viene invitato dall'Accademia Chigiana di Siena come docente a fianco di Raina Kabaivanska per il "corso d'Opera 2003".
Dopo aver diretto dei concerti lirico-sinfonici a Trieste e Pordenone con l'orchestra e il coro del teatro "G. Verdi" di Trieste all'interno della "stagione sinfonica di Primavera 2003" chiude la stagione d'opera del 2003 del Teatro delle Muse di Ancona con Tosca di G.Puccini.Nel 2005 debutta in Corea del Sud con "Un ballo in maschera" di G.Verdi presso il Seoul Arts Center con la Korean Symphony Orchestra ottenendo un grandissimo successo che lo porta ad essere invitato pochi mesi dopo ad inaugurare con il Faust di C.Gounod un nuovo Teatro d'opera a Seoul : il "Seongnam Arts Center". Subito dopo è in Francia con "La Traviata"di G.Verdi e a seguire in Spagna con l'Orchestra del Teatro Regio di Torino per un concerto col basso Roberto Scandiuzzi per il Festival di Santander che lo invita a dirigere "La Sonnambula" per la regia di Hugo De Ana nella stagione estiva del 2007 e sempre in Spagna, ad Oviedo e Salamanca, alla fine del 2005 dirige due concerti lirico-sinfonici con l'Orchestra Sinfonica Ciudad de Oviedo. Nel 2006 è ancora in Corea del Sud per due concerti sinfonici con la Incheon Symphony Orchestra e di nuovo presso il Seoul Arts Center con il Don Giovanni di W.A.Mozart, in coproduzione con la Royal Opera House di Londra e ancora una nuova produzione del Don Carlo di Verdi e "La Bohème" di Puccini presso l'Opera di Busan. A maggio del 2007 in Andalusia un concerto con il basso Roberto Scandiuzzi e il successivo Novembre a Seoul per due concerti sinfonici con la Incheon Symphony Orchestra oltre a "Rigoletto" di G.Verdi. Nella stagione estiva 2007 è stato sul podio dell'Orchestra Sinfonica Siciliana e a Gennaio 2008 ha diretto nella stagione del Teatro dell'Opera di Roma; subito dopo ancora a Seoul per una serie di concerti sinfonici con la Seoul Philharmonic Orchestra, con la KBS Orchestra della Radiotelevisione coreana e una nuova produzione di Aida con la Busan Philharmonic Orchestra. ed infine a Mosca nella prestigiosa Cajkovskij Hall. A dicembre del 2009 ha debuttato al Teatro degli Champs Elysèes in un recital con il soprano Annick Massis e ad Aprile del 2010 è stato Mosca alla Tchaikovskij Hall per dirigere "Les Pecheurs de perles" di Bizet con l'Orchestra Filarmonica Nazionale di Mosca ed il coro della Radio Nazionale. Nell'Ottobre del 2010 ha diretto "Mefistofele" di Boito per la regia di Davide Livermore presso il Seoul Arts Center e a Marzo del 2011 sempre presso il Seoul Art Center il Faust di Gounod col basso Samuel Ramey ed il soprano Alexia Voulgaridou. Subito dopo è stato invitato dal Teatro Bolshoj di Mosca per "La Bohème" di G.Puccini. Nel mese di Settembre 2012 è stato invitato a dirigere "La traviata" per il Festival Internacional de Opera di Tenerife e l'anno successivo ha diretto West Side Story di L.Bernstein presso il Teatrodell'opera di Regensburg in Germania.
Ha collaborato con artisti di fama internazionale quali Roberto Scandiuzzi, Annick Massis, Andrea Rost, Vladimir Chernov, Dimitra Theodossiou, Susan Neves, Bruno Canino etc.
Ha effettuato diverse registrazioni radiofoniche e ha inciso per la RTVE Radio Televisione Spagnola e per la KBS National Broadcasting Company di Seoul (Corea del Sud).
Lorenzo Rovati, violino
Nato nel 1988, si avvicina allo studio del violino all'età di 4 anni.
Diplomato col massimo dei voti al «Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano», si perfeziona con Felice Cusano alla Scuola di Musica di Fiesole e presso la Hochschule für Musik Nürnberg consegue il Diploma di Bachelor e Master sotto la guida di Daniel Gaede. Alla sua formazione contribuiscono anche Gerhard Schultz, W. Steude, Heime Müller, Gregory Ahss e F. Eichhorn.
È vincitore di premi nazionali e internazionali come il "Mozartverein Kammermusikwettbewerb Nürnberg», «Concorso Internazionale di Musica da Camera di Cervo», «Concorso Internazionale Rivera Etrusca».
Si è esibito in veste di solista e camerista in Italia, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Svizzera, Svezia, Francia, Albania, Croazia.
Nel 2008 è stato selezionato per un concerto in occasione del Bicentenario del Conservatorio di Milano, dove si è esibito in quintetto con il pianista Bruno Canino.
Nel 2010 si è esibito in un concerto dei migliori studenti nell' «International Musik Forum Trenta» nella prestigiosa Brahms Saal del Musik Verein a Vienna.
Nel 2011 ha debuttato con il Concerto per Violino op.77 di J. Brahms accompagnato dalla «Westbohemischer Symphonieorchester».
Dal 2013 è un componente del progetto Spira Mirabilis, con cui ha suonato in tutta Europa.
Svolge un'intensa attività orchestrale, collaborando con l' Orchestre Philharmonique de Strasbourg, Camerata Nordica e in qualità di prima parte con il Teatro Carlo Felice di Genova.
Da febbraio 2017 collabora in qualità di Spalla dei primi violini con l'Orchestra Sinfonica Siciliana.
Note di sala a cura di Riccardo Viagrande
Édouard Lalo
(Lilla 1823 – Parigi 1922)
Symphonie espagnole per violino e orchestra op. 21
Allegro non troppo
Scherzando (Allegro molto)
Intermezzo (Allegretto non troppo)
Andante
Rondò (Allegro)
Durata: 31'
"Ho mantenuto il titolo Symphonie Espagnole per prima cosa perché rendeva bene il mio pensiero - vale a dire un violino solo che volteggia sopra la forma rigida di una vecchia sinfonia - e poi perché il titolo era assai meno banale di quelli che erano stati proposti. Le grida e le critiche sono cessate, il titolo resterà".
Così un risentito Édouard Lalo rispose alle critiche mossegli dai contemporanei a proposito di questa composizione che non segue in realtà i canoni classici della sinfonia, ma che è, invece, più simile a un concerto per violino e orchestra. Abile violinista, Lalo compose questo lavoro nel 1874 per Pablo de Sarasate che, diventato ancora giovanissimo uno dei più grandi virtuosi del violino del panorama musicale europeo e desideroso di ampliare il suo repertorio con composizioni di celebri autori che potessero mettere in rilievo le sue grandi doti di violinista, aveva chiesto ad eminenti compositori tra cui Saint-Saëns e Lalo di scrivere espressamente per lui dei concerti. Eseguita per la prima volta ai Concerts Populaires di Parigi il 7 febbraio 1875 con Sarasate in qualità di solista, questa Symphonie, è, in effetti, un concerto nel quale la Spagna viene evocata attraverso l'inserimento di ritmi e melodie provenienti dalla tradizione musicale della nazione iberica.
Aperto da un'energica introduzione, il primo movimento, Allegro non troppo, in forma-sonata, mescola momenti virtuosistici ad altri d'intensa cantabilità. Di carattere brillante è il secondo movimento, Scherzando, nel quale il pizzicato degli archi ricorda le sonorità di una chitarra. Al suo interno si distingue la sezione marcata con l'andamento, Poco più lento, una sorta di languido Trio. Nel terzo movimento, la Spagna è evocata con l'inserimento di un'habanera, mentre intriso di caldo lirismo è il successivo Andante. Brillante è il Rondò conclusivo, una pagina di carattere festoso nella quale appaiono ritmi gitani.
Pëtr Il'ič Čajkovskij
(Votkinsk, Urali, 1840 – Pietroburgo 1893)
Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64
Andante, Allegro con anima
Andante cantabile con alcuna licenza, Moderato con anima, Tempo I, Andante mosso, Allegro non troppo, Tempo I
Valse (Allegro moderato)
Finale (Andante maestoso, Allegro vivace, Molto vivace, Moderato assai e molto maestoso)
Durata: 50'
Composta tra il 30 maggio e il 26 agosto 1888 a distanza di undici anni dalla Quarta, la Quinta sinfonia di Čajkovskij costituisce il secondo atto della cosiddetta trilogia del destino e si pone in relazione con la precedente che ne rappresenta il primo e con la Sesta, la celebre Patetica, che corrisponde a quello conclusivo, il terzo. Tema conduttore delle tre sinfonie è il destino che incombe spesso sulle vicende umane con esperienze drammatiche di cui fu protagonista, suo malgrado, lo stesso compositore quando si trovò a dover affrontare la grave crisi matrimoniale conclusasi con la separazione dalla giovane e innamoratissima moglie Antonina Ivanovna Miljakova, o quando fu sconvolto dal dolore per la morte, nel 1881, dell'amico fraterno Nikolaj Rubinštejn, dal quale trasse l'ispirazione per il celebre Trio, o, infine, quando andò aggravandosi la crisi esistenziale determinata dall'insuperabile stato di depressione; nemmeno la sicurezza economica raggiunta grazie ad un vitalizio assegnatogli dallo zar valse a restituire serenità al suo animo tormentato dall'angoscia e dalla depressione. Egli aveva composto la Quarta sinfonia dopo la crisi matrimoniale, mentre, nella Quinta, espresse in una musica caratterizzata da accenti di sublime e commosso lirismo rispettivamente il dolore per la perdita dell'amico e il crescente disagio esistenziale.
Dedicata a Theodor Avé-Lallemant, musicista influente molto vicino alla Società Filarmonica di Amburgo ed eseguita, con un'ottima accoglienza del pubblico, ma non della critica, sotto la direzione dell'autore per la prima volta a San Pietroburgo il 17 novembre 1888, la Sinfonia n. 5 segue un programma interiore, che il compositore negò ufficialmente di avere utilizzato, quando ne parlò con il Granduca Konstantin Konstantinovič; tuttavia ciò è in contrasto con quanto si può leggere in una annotazione diaristica ritrovata in seguito tra gli abbozzi:
"Programma del primo movimento: Introduzione. Intera sottomissione al Destino o, il che è lo stesso, agli imperscrutabili disegni della Provvidenza".
Non si conoscono le ragioni profonde che indussero Čajkovskij a non rendere esplicito il contenuto del programma che, in realtà, sembra contraddetto almeno in apparenza dalla musica e in particolar modo dal fatto che il tema iniziale, con il quale è rappresentato il Destino, inizialmente esposto in minore, si evolve positivamente nel Finale in maggiore. È molto probabile che Čajkovskij, al di là degli aspetti puramente extramusicali e contenutistici, abbia seguito un percorso musicale di tipo classicista.
Il primo movimento, in forma-sonata, si apre con un Andante che realizza perfettamente le parole del programma grazie al celeberrimo tema del Destino, esposto dai clarinetti nel registro grave, la cui struttura mostra un'evidente origine russa soprattutto nel disegno discendente. L'atmosfera funerea di questo esordio sembra modificata nell'Allegro con anima, nel quale, secondo il programma già citato, il compositore cercò di rappresentare Mormorii, dubbi, lamenti, rimproveri contro XXX (nel testo sono indicate tre croci); ciò si realizza nella prima idea tematica dove il tema del destino è variato con disegni ascendenti che intendono mostrare una forma di reazione alla sua inesorabilità, ma una seconda idea tematica dolente, che ricorda lontanamente la seconda frase del tema dello Scherzo della Quinta di Beethoven, considerata anch'essa sinfonia del destino, riconduce l'ascoltatore alla situazione iniziale. Tutta l'esposizione di questo primo movimento si snoda dialetticamente attraverso il contrasto tra il destino e i timidi tentativi di opporsi ad esso che si materializzano in brevi episodi più gai. Questo contrasto trova la sua più compiuta espressione nello sviluppo dove si fronteggiano il motivo gaio, già esposto nella sezione Un pochettino più animato, e il primo tema.
È possibile trovare la pace nella fede? Questo è l'interrogativo che il compositore si pone nel secondo movimento Andante cantabile, con alcuna licenza, come si evince anche dalla nota diaristica in cui si legge: Devo gettarmi nella fede??? Un programma superbo, se solo fossi capace di realizzarlo. La grande libertà agogica e ritmica, che aveva contraddistinto il primo movimento, caratterizza anche questo Andante in cui il compositore cerca nella fede, alla quale non riesce o non sa aggrapparsi, una ragione di vita destinata a rivelarsi illusoria; se nella prima sezione del movimento la fede sembra garantire un momento di serenità, nella seconda parte l'irruzione del tema del destino, declamato con forza dagli ottoni, ne sancisce lo scacco.
Per quanto illusoria, la possibilità di una fuga dal destino incombente e terribile sembra l'unica ancora di salvezza per il compositore che nel terzo movimento, Valse (Allegro moderato), si affida alla danza, suo genere musicale preferito, ma ecco che di nuovo il tema del destino, esposto dai clarinetti e dai fagotti, si insinua e turba l'apparente serenità del valzer che, poco incline al sorriso, tende a ricoprirsi di un sia pur tenue velo di tristezza. Quest'apparente serenità, nel quarto movimento, viene definitivamente sopraffatta dal crudele destino con il suo tema che apre e chiude questo Finale dai toni drammatici e, al tempo stesso, rabbiosi. Il doloroso Andante maestoso introduttivo è dominato dal tema del destino che in un drammatico crescendo finisce per coinvolgere tutte le sezioni dell'orchestra, dagli archi ai legni e agli ottoni, assumendo ora toni dolenti con i primi, ora drammatici con gli ultimi. Nel primo tema del successivo Allegro vivace al dramma si unisce la rabbia ben espressa dai violenti accordi strappati degli archi, la cui "ferocia" sembra mitigata dal dolce secondo tema affidato ai legni in un continuo contrasto che caratterizza tutta la sinfonia e conduce alla definitiva vittoria del destino. Tale vittoria è sancita dalla travolgente stretta finale, dove appare il primo tema del primo movimento che, privo di ogni maschera seduttrice e ingannatrice, rivela la sua forza tragica, nonostante il tema del destino avesse precedentemente assunto un'insolita veste in maggiore che sembrava, in modo ingannevole, far intravedere all'ascoltatore una sua possibile sconfitta.
Il destino ha, invece, vinto e Čajkovskij non può far altro che prenderne atto con una rabbia che, alla fine, esplode con tutta la sua forza.