La musica e la Luna, a Gibellina concerto sotto le stelle
Pubblicato il 01 Agosto 2018
Martedì 31 luglio l'Orchestra Sinfonica Siciliana è a Gibellina, al Baglio di Stefano, per le Orestiadi. In programma "La musica e la Luna", osservatorio musicale per amanti della luna con musiche di Nino Rota. Saranno eseguite anche le musiche più famose del celebre film "Il gattopardo". Il concerto sarà diretto da Nicola Marasco. E al termine del concerto tutti in terrazza a vedere stelle e pianeti, con telescopi o ad occhio nudo.
Palermo, 31 luglio 2018 - Musica sotto le stelle e guardando le stelle. Il 31 luglio alle ore 21,15 al Baglio di Stefano di Gibellina l'Orchestra Sinfonica Siciliana in collaborazione con le Orestiadi di Gibellina, e con Urania, planetario museo astronomico di Palermo propone musica e osservazioni celesti. Sitfattadell'evento La musica e la luna, osservatorio musicale per amanti della luna, musiche di nino rota. L'Orchestra proporrà anche le celebri note del "Gattopardo" di Nino Rota ad allietare gli spettatori. Questo il programma: Nino Rota, Concerto per archi; Il Gattopardo, ballabili; 8 e 1/2, suite, La strada, suite. L'Orchestra sarà diretta da Nicola Marasco. Al termine del concerto, nella terrazza del Baglio di Stefano, avverrà un percorso descrittivo delle costellazioni e a seguire ci sarà l'osservazione diretta ai telescopi e proiezioni dei corpi celesti del sistema solare: il pubblico potrà fruire liberamente nel sito ed essere guidato dagli operatori. L'estate 2018 sarà una occasione per seguire nei mesi di luglio e agosto lo splendido allineamento dei pianeti Marte, Giove e Saturno. Il personale tecnico di Urania, accompagnerà lo spettatore di questo meraviglioso viaggio con strumenti di forte impatto e con grande professionalità ed esperienza.
Biglietto: 8 euro
Botteghino del Politeama e un'ora e mezza prima del concerto.
Botteghino Fondazione Orastiadi presso Baglio Di Stefano
info:
www.fondazioneorestiadi.it
biglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it
Tel. 091/6072532-3
L'Ufficio stampa
(Mario Pintagro)
Nicola Marasco, direttore
Nato a Foggia, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio Umberto Giordano dove si è diplomato col massimo dei voti in pianoforte e in musica elettronica sotto la guida di D. Caratori e D. Monacchi.
In seguito si è diplomato direzione d'orchestra con Donato Renzetti presso l'Accademia Musicale Pescarese perfezionandosi successivamente con P. Bellugi, L. Jia, J. Panula, L. Shambadal, B. Bartoletti e con A. Allemandi, R. Palumbo, E. Pessen, T. Pàl presso la Scuola dell'Opera Italiana di Bologna. Si è perfezionato negli studi in pianoforte con I. Ossipova (Conservatorio di Mosca), in fortepiano con R. Levine (Harvard University) e in direzione di coro con F. M. Bressan e M. Berrini. Ha anche studiato fagotto e canto lirico.
È stato invitato per concerti da diverse orchestre tra cui quella del Teatro Comunale di Bologna, Filarmonica Marchigiana, Sinfonica Tito Schipa di Lecce, Sinfonica di Pescara, G. Frescobaldi di Ferrara, Sinfonica di Grosseto, U. Giordano di Foggia, Sinfonica della Provincia di Bari, Filarmonia Veneta, Orchestra 1813, La FVG Mitteleuropa Orchestra, Orchestra Saverio Mercadante, Ensemble Novecento, Orchestra Sinfonica dell'Europa Unita e l' Orchestra Sinfonica Siciliana, Orchestra Sinfonica Abruzzese. Nell'ambito della collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna ha diretto partiture di Pergolesi/Offenbach e nel 2010 dirige Madama Butterfly di G. Puccini nei Teatri di Jesi, Fermo e Brindisi replicata poi per le stagioni dei Teatri di Rovigo e Treviso. Dirige nel 2011/2012 il nuovo allestimento di Così fan Tutte di W.A. Mozart del circuito As.Li.Co. e Il Signor Bruschino di G. Rossini per il Piccolofestival nei castelli del Festival del Friuli Venezia Giulia.
Nel 2013 dirige in prima assoluta in Puglia la Phaedra op. 93 di B. Britten per il progetto "Note sul Mito III" dell'Università di Foggia. Tra le ultime produzioni il tour Japan 2017 dell'Orchestra di Roma (debuttando alla Tokyo Opera City e nelle sale di Osaka, Hamamatsu, Kyoto, Yokohama), la prima assoluta all'Auditorium della Conciliazione di Roma "Tristano e Isotta, Eros e Thanatos. una fiamma senza tempo" e il Barbiere di Siviglia di G. Rossini al Teatro Marrucino di Chieti con la regia di Pierfrancesco Pingitore.
Ha diretto Sinfonia di L. Berio al Teatro La Fenice di Venezia con gli SwingleSingers e l'Orchestra Filarmonica del Teatro La Fenice. Nel 2016 ha diretto la ThüringenPhilharmonie Gotha debuttando all'Alte Oper di Frankfurt.
Attivo anche come compositore, è stato interprete al pianoforte delle sue "5 liriche da M. Wesendonck" eseguite a Mosca presso la Rachmaninov's Hall; il Majdanek- Requiem e il Rapsodiequartett commissionato del Comune della sua Città per commemorare l'anniversario della morte di Gramsci.
Ha scritto il saggio "Nuove tecniche d'analisi musicale" pubblicato nel volume "Sciamboli e canti all'altalena" (Squilibri, Roma 2011), "Phaedra nel teatro Musicale del Novecento" (Il castello, 2014) e i "50 Solfeggi Parlati e Cantati per studenti di canto" (2014).
Nel 2005 vince la borsa di studio per Maestri Collaboratori al Teatro Lirico Sperimentale collaborando con R. Bruson, R. Kabaivanska, M. Boemi, E. Ferrari e C. Ventura. Ha lavorato come Maestro Collaboratore per le masterclass di M. Freni, F. Araiza, F. Patanè, I. Cotrubas, F. Cedolins, M. Trombetta, L. Serra e A. Antoniozzi e in produzioni d'opera con R. Abbado, K.L. Wilson, D. Livermore.
Ha insegnato direzione d'orchestra e prassi esecutiva dell'Opera Italiana all'Accademia Internazionale delle Arti a Seoul tenendo corsi anche ad Anyang, Cheonan, Changwon.
Ha inciso per KZ-Musik i dischi 6, 7 e 12 dell'Enciclopedia di Musica scritta nei Campi di concentramento, curando l'integrale delle composizioni corali con il gruppo vocale ConcentusFoveanus (Coro dell'Università di Foggia) di cui è direttore principale, il disco The Breaths con l'Orchestra Saverio Mercadante e Le quattro stagioni di A. Vivaldi con l'Orchestra di Roma.
Note di sala a cura di Riccardo Viagrande
Nino Rota
(Milano 1911 – Roma 1979)
Concerto per archi
Preludio (Allegro ben moderato);
Scherzo (Allegro comodo);
Aria (Allegretto quasi adagio);
Finale (Allegro Calmo)
Durata: 17'
Ballabili da "Il Gattopardo"
1. Valzer Brillante (G. Verdi, strumentazione di N. Rota)
2. Mazurka
3. Controdanza
4. Polka
5. Quadriglia
6. Galop
7. Valzer del commiato
Durata: 29'
8 ½ , suite
Durata: 22'
"La Strada", suite dal balletto
1. Nozze in campagna. È arrivato Zampanò.
2. I tre suonatori e il matto sul filo
3. Il circo (Il numero di Zampanò-I giocolieri-I violini del "Matto")
4. La rabbia di Zampanò
5. Zampanò uccide il "Matto". Gelsomina impazzisce di dolore
6. L'ultimo spettacolo sulla neve. "Addio Gelsomina"
7. Solitudine e pianto di Zampanò
Durata: 17'
Noto soprattutto per le sue colonne sonore di film, Nino Rota si dedicò a tutti i generi musicali con lo stesso impegno, componendo circa 150 lavori, e con quelle straordinarie doti musicali, che alla precocissima età di 8 anni, dopo un solo anno di studio di solfeggio, gli avevano consentito di riempire quaderni di musica con abbozzi di sinfonie e oratori. Alla manifestazione precoce del suo genio musicale contribuì certo il fatto che egli nacque in una famiglia di musicisti; la madre, eccellente pianista, era figlia di Giovanni Rinaldi, compositore ormai quasi del tutto sconosciuto, che insieme ad altri musicisti, alla fine dell'Ottocento, aveva cercato di contrastare l'egemonia del melodramma in Italia, rivalutando la musica strumentale. Pur essendo stato allievo di Pizzetti, di Casella e grande ammiratore di Stravinskij, che conobbe personalmente, Nino Rota fu un compositore originale nel panorama musicale del Novecento; egli, convinto che la musica debba essere una forma di espressione immediata e ingenua, si tenne lontano dalle tecniche musicali novecentesche senza mai polemizzare con chi le propugnava e rimase fedele ad una concezione musicale ancora ottocentesca basata sul primato della melodia e su una struttura tonale semplice aliena da complicati giri armonici. Questo suo ritorno alla musica dell'Ottocento costituisce l'aspetto artistico di un animo semplice e sincero, di cui è testimonianza un aneddoto raccontato dal regista Sergej Bondarchuk che, ricordando la sua collaborazione con Rota per il film Waterloo, affermò: "Quando ho visto la partitura della colonna sonora, mi sono subito voluto informare, come sempre, delle necessità tecniche del Maestro. Allora ho chiesto a Rota: «Quanti tromboni le servono?». E lui: «Tre sono più che sufficienti». «Appena tre?», gli ho ribattuto: «certi compositori me ne chiedono cento, centocinquanta...». E lui, di rimando: «Tre o cento... fa lo stesso»".
Questa semplicità, che si rispecchia anche nella sua poetica musicale caratterizzata da strutture simmetriche, è evidente in tutta la sua produzione compresa quella destinata a fare da supporto all'immagine. A questa semplicità si unisce una spontaneità particolarmente evidente nella produzione di colonne sonore, ma anche nel Concerto per archi che, composto tra il 1964 e il 1965 e rivisto nel 1977, due anni prima morte, pur caratterizzandosi per un impianto tradizionale in quattro movimenti, sintetizza al suo interno elementi diversissimi tratti ora dal contrappunto di ascendenza bachiana ora dall'esperienza di Rota di compositore di colonne sonore. Ciò è evidente non solo nello Scherzo, una pagina che ricorda alcune musiche scritte per i film di Fellini, ma in tutto il Concerto dove le idee musicali si susseguono con la stessa spontaneità riscontrabile nelle più celebrate colonne sonore e sembrano quasi evocare delle immagini.
Autentico capolavoro è la colonna sonora, composta nel 1961 per il film di Luchino Visconti, Il Gattopardo, nel quale il regista aveva previsto una lunga scena danzante di 45 minuti circa che costituisce il punto culminante dell'intera pellicola. Per Il Gattopardo Rota si adeguò alla concezione realistica di Luchino Visconti che, per questa scena, volle una colonna sonora perfettamente in stile, capace di ricreare con i suoni l'ambientazione ottocentesca e, a tale fine, diede a Rota un valzer inedito di Giuseppe Verdi, regalatogli da un amico, l'attore Romolo Valli, che, a sua volta, lo aveva acquistato in una bancarella. Il compositore non solo orchestrò il brano per un piccolo organico capace di riprodurre un'orchestrina d'occasione, ma scrisse altri sei ballabili perfettamente in stile che fece registrare in gran fretta per fornire i playback a Luchino Visconti il quale, a sua volta, preferì utilizzare queste registrazioni di fortuna come colonna sonora perché giudicate più realistiche, rendendo la scena del ballo una delle più famose della storia del cinema italiano non solo per la bravura degli attori Burt Lancaster e della bellissima Claudia Cardinale, ma anche per una musica che si imprime nell'orecchio e nella memoria per la sua straordinaria e affascinante melodia.
Tra i film di Fellini, per i quali Rota compose la colonna sonora, ricordiamo 8 ½ con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni, la cui musica vinse il Nastro d'argento, mentre, composto su commissione del Teatro alla Scala di Milano, dove andò in scena il 2 settembre 1966, il balletto La Strada, da dove è tratta questa Suite, presenta alcune delle melodie più famose delle colonne sonore scritte da Rota non solo per i film di Federico Fellini, ma anche per Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Il balletto, il cui soggetto è ispirato all'omonimo film di Fellini che meritò l'Oscar nel 1954, ebbe un notevole successo di pubblico, al quale non corrisposero, però, i giudizi della critica che accusarono Rota, per l'orecchiabilità della sua musica, di essere inattuale. In realtà il compositore milanese è riuscito con la sua musica a rappresentare perfettamente i sentimenti e gli avvenimenti descritti nel balletto dilatando gli scarni e densi temi scritti per la colonna sonora in forme musicali ampie e libere dalle costrizioni dei tempi imposti dalla pellicola. La capacità di Rota di rendere vivi i sentimenti attraverso le sue melodie è evidente in tutti i brani di questa Suite dall'iniziale brillante scena delle Nozze in campagna al malinconico tema che rappresenta nell'ultimo brano la Solitudine e il pianto di Zampanò.