DOMENICHE CIVICHE

Marcello Veneziani & Archi Sinfonici

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Domenica
    08 Maggio 2022

    Ore

    18,00

    Durata

    -

    Prezzi

    10 - 7 €

    Calendario

DOMENICHE CIVICHE

Incontri culturali, concerti cameristici, aperitivi al Politeama

16 eventi dal 16 gennaio al 29 maggio

Palermo, Politeama Garibaldi

Ingresso ore 17.30 – Inizio ore 18.00

 

"LA CAPPA che opprime e LA SPADA che libera"

Conversazione con Marcello Veneziani

 

Archi Sinfonici

Violini primi: Fabio Mirabella, Sergio Di Franco, lvana Sparacio, Andrea Cirrito

Violini secondi: Anna Chulkina, Giulio Menichelli, Antonino Alfano

Viole: Giuseppe Brunetto, Giorgio Chinnici

Violoncelli: Domenico Guddo, Sonia Giacalone

Contrabbasso: Damiano D'Amico

Musiche di Čajkovskij, Schubert

 

Al termine di ogni appuntamento, laddove ammesso dalle vigenti normative anti Covid, sarà offerto al pubblico un aperitivo.

 

Marcello Veneziani 

Marcello Veneziani

E’ nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. Proviene da studi filosofici. Ha fondato e diretto riviste, ha scritto su vari quotidiani e settimanali. È stato commentatore della Rai.

Si è occupato di filosofia politica scrivendo vari saggi, tra i quali La rivoluzione conservatrice in ItaliaProcesso all’OccidenteComunitari o liberalDi Padre in figlioElogio della TradizioneLa cultura della destra e La sconfitta delle idee (editi da Laterza), I vinti, Rovesciare il ’68Dio, Patria e FamigliaDopo il declino (editi da Mondadori), Lettere agli italiani. È poi passato a temi esistenziali pubblicando saggi filosofici e letterari come Vita natural durante dedicato a Plotino e La sposa invisibile, e ancora con Mondadori Il segreto del viandante e Amor fatiVivere non bastaAnima e corpo e Ritorno a sud. Ha poi pubblicato con Marsilio Lettera agli italiani (2015), Alla luce del mito (2016), Imperdonabili. Cento ritratti di autori sconvenienti (2017), Nostalgia degli dei (2019) e Dispera bene  (2020). Inoltre Tramonti (Giubilei Regnani, 2017) e Dante nostro padre (Vallecchi, 2020).

 

Archi Sinfonici

Archi sinfonici

Il gruppo “Archi Sinfonici” nasce da un’idea di alcuni professori della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Numerose rassegne hanno visto gli Archi Sinfonici protagonisti di performance; si ricordano la partecipazione a StringCity a Firenze per due anni consecutivi, gli eventi per gli “Amici della Musica” di Palermo al Teatro Politeama, i numerosi concerti organizzati dalla Fondazione presso le sue sedi invernali ed estive. Sotto la direzione del M° Panni il gruppo ha effettuato due concerti con musiche di Glass. Vasto il repertorio musicale proposto da un ensemble che mira a valorizzare la musica per soli archi scritta dal periodo barocco fino ai nostri giorni.

  • Programma

  • Pëtr Il'ič Čajkovskij
    Votkinsk, 1840 - San Pietroburgo, 1893

    Elegia in memoria di Ivan Vasil’evič Samarin per orchestra d’archi

    Andante non troppo

     

    Nel 1884 la Società degli Artisti aveva contattato Čajkovskij per scrivere una nuova composizione in occasione di una festa da essa organizzata per celebrare i cinquant’anni di carriera del grande attore e regista russo Ivan Samarin, collega del compositore al Conservatorio di Mosca e protagonista nella messa in scena dell’Evgenij Onegin. Čajkovskij fu informato della commissione da una lettera di indirizzatagli dal compositore Nikolaj Kaškin il 24 ottobre 1884:

    “Tu hai probabilmente ricevuto o riceverai tra breve una lettera da Ostrovskij con una richiesta di partecipare al quarto giubileo di Samarin. Il giubileo: qualcosa scritta da Vild’ per l’occasione, dal suo ex-collega Ostrovskij e una serie di quadri realizzati da Makovskij, da Pryanishnikov, e da altri – un divertimento in forma di balletto e l’ultimo atto della Foresta di Ostrovskij. Gli organizzatori vogliono che tu scrivi una forma di entr’acte musicale”.

    Come annunciato nella lettera, qualche giorno dopo giunse effettivamente la commissione che Čajkovskij accettò con entusiasmo come si evince dalla sua risposta alla missiva di Ostrovskij con la quale gli era stato conferito ufficialmente l’incarico. Čajkovskij scrisse, infatti:

    “Non potrei sentirmi più carico di prendere parte ad esso e con la presente accetto la sua commissione”.

    Pur essendo impegnato con le prove dell’Evgenij Onegin a Pietroburgo, Čajkovskij completò in appena quattro giorni questa composizione il 18 novembre 1884. Questa composizione, intitolata inizialmente Saluti di gratitudine, fu eseguita per la prima volta il 28 dicembre 1884 e in seguito fu riproposta con il titolo definitivo di Elégie da Čajkovskij all’interno delle musiche di scena di Amleto. Per la pubblicazione del 1890, Čajkovskij aveva scritto al suo editore che il pezzo poteva essere considerato come un’Elegia in memoria di Ivan Vasil’evič Samarin, in quanto il grande regista russo era già morto, ma l’editore decise di stamparlo con il titolo originario.

    Aperta da una breve introduzione in cui appare un accenno del tema, Elegia è una pagina poetica basata su un tema di intenso lirismo esposto dai primi violini; nella parte centrale si insinua un elemento nuovo caratterizzato da una figurazione di note ribattute in terzine.

    Franz Schubert
    Vienna, 1797 - Vienna, 1828

    Quartetto per archi n. 14 in re minore, D. 810 “La morte e la fanciulla”

    Allegro - Andante con moto - Scherzo. Allegro molto e Trio - Presto

    Versione orchestrale di G. Mahler

     

     

    "Amico mio, non c'è nulla di buono in quest'opera. È meglio che continui con i tuoi Lieder".

    Secondo un aneddoto, del quale, però, è impossibile verificare l'attendibilità, Ignaz Schuppanzig, primo violino del quartetto d'archi, avrebbe liquidato il Quartetto n. 14 in re minore di Schubert con questo sbrigativo quanto incomprensibile giudizio formulato la sera della prima esecuzione, il 1° febbraio 1826, soprattutto se considerato il successo arriso a questo lavoro dopo la morte del suo compositore.  Composto due anni prima nel 1824, il quartetto, che è considerato il testamento spirituale di Schubert non solo perché è il penultimo lavoro in questo genere, ma anche perché è pervaso dal sentimento tragico della morte, trae il suo titolo dalla scelta del compositore austriaco di desumere la maggior parte del materiale melodico da un suo omonimo Lied del 1816, intitolato La morte e la fanciulla. Ciò appare evidente già nel celebre attacco del primo movimento, Allegro, il cui motto iniziale, enunciato all'unisono e in fortissimo da tutti gli strumenti, è un corale tratto dall'episodio in cui la fanciulla manifesta il suo terrore; questo sentimento tragico sembra trovare un po'  di pace nel secondo tema di carattere cantabile in fa maggiore. Lo stesso sentimento di angoscia pervade il secondo movimento, Andante con moto, formalmente un tema con cinque variazioni, che trae il suo materiale melodico sempre dal corale del Lied. Molto breve è il nervoso e sincopato Scherzo, il cui Trio si ricollega dal punto di vista tematico al secondo movimento, mentre più sviluppato è l'ultimo movimento, Presto, una tragica tarantella in forma di rondò-sonata che sembra rappresentare l'ineluttabilità del destino. Dopo la morte di Schubert, il quartetto è stato fatto oggetto di diverse trascrizioni tra le quali riveste una certa importanza quella eseguita da Mahler nel 1896 per orchestra d'archi; mai completata, questa versione oggi è eseguita nell'edizione curata dal compositore David Matthews.

     

    Riccardo Viagrande

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