Nuove Musiche: Clementi, Pennisi, Filotei, Ligeti&Donatoni
Fabio Maestri, direttore
Roberto Fabbriciani, flauto
Ensemble percussioni Conservatorio Scarlatti&Orchestra Sinfonica Siciliana
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Sabato 19 Ottobre 2019
Ore
18,00
Durata
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Prezzi
5 - €
Nuove Musiche 2019 si svolge dal 2 al 20 ottobre al Teatro Massimo e al Politeama Garibaldi. Il concerto del 19 ottobre si svolgerà al Politeama Garibaldi e sarà eseguito dall'Ensemble di percussioni del Conservatorio A. Scarlatti di Palermo e dall'Orchestra Sinfonica Siciliana
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Programma
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Aldo Clementi
Catania 1925 - Roma 2011L’Orologio di Arcevia per campane, gong medio, 2 celeste, 2 glockenspiel, pianoforte, 2 vibrafoni (1979)
Francesco Pennisi
Acireale 1934 - Roma 2000Mould per celesta, clavicembalo, armonium, pianoforte, gong, 3 piatti sospesi (1968)
Marcello Filotei
Nessun luogo è lontano per 6 percussionisti (2017)
György Ligeti
Târnăveni 1923 - Vienna 2006Ramifications per orchestra archi (1968)
Franco Donatoni
Verona 1927 - Milano 2000Puppenspiel n.2 per flauto e orchestra (premio Marzotto 1966)
Due brani famosi dell’avanguardia del secondo novecento, che cercano altre strade dal serialismo integrale di Boulez e Stockhausen. Ramifications di Ligeti per soli archi, del 1968, si pone al culmine di altri lavori degli anni sessanta del grande compositore ungherese, in cui egli esplora una tecnica orchestrale personalissima di grumi sonori (tecnicamente detti cluster) che si espandono, scivolano, si addensano e si ramificano. Dopo l’esordio di questa tecnica con Apparitions (1958) e Atmosphères (1961) che lo rese famoso per essere stato usato da Kubrick come colonna sonora in Odissea nello spazio, Ligeti si spinge fino a Lux Aeterna (1966)) in cui la stessa tecnica di grumi microtonali viene estesa anche al coro, e subito dopo con Lontano (1967) esplora le possibilità del pianissimo orchestrale.
Puppenspiel n.2 di Donatoni è stato composto come una proliferazione del precedente Puppenspiel per orchestra sola, che proprio a Palermo nell’ottobre del 1962 ebbe la sua prima esecuzione alle Settimane di Nuova Musica con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, direttore Daniele Paris, ma che allo stesso organico orchestrale aggiunge un flauto /ottavino solista. Vincitore del premio Marzotto ed eseguito la prima volta nella sede di Valdagno nel 1968, complice il grande flautista Severino Gazzelloni, è un esempio perfetto della tecnica donatoniana, diversa ma simile a quella di Ligeti: una trasformazione continua di cellule che si rigenerano in un discorso apparentemente insensato, iperattivo e grottesco, che mima un linguaggio artificiale, senza arrivarci, con lacerti di suoni del passato.
La prima parte del concerto sarà dedicata a musiche per tastiere e percussioni di Marcello Filotei, attualmente nel consiglio direttivo di Nuova Consonanza, l’associazione romana di cui i due compositori catanesi Aldo Clementi e Pennisi, anch’essi eseguiti, furono fondatori: in ricordo di un gemellaggio di 60 anni fa’, che qui idealmente si rinnova.
Nessun luogo è lontano - dichiara Marcello Filotei - è un lavoro sulla necessità dell'armonia tra persone, popoli, nazioni, ritmi e qualche volta pure metronomi. Pur mantenendo un linguaggio riconducibile alla contemporaneità occidentale e senza inseguire alcun tipo di contaminazione, il brano riflette sulla possibilità di far convivere atteggiamenti esecutivi e timbri provenienti da luoghi solo apparentemente distanti. Il surdo brasiliano, i timbales cubani, lo djembe africano, il rullante europeo, il tam tam asiatico sono solo alcuni degli strumenti che vengono utilizzati da sei percussionisti che continuamente oscillano tra una completa omoritmia e una poliritmia complessa raggiunta attraverso la sovrapposizione di cellule elementari. Sei metronomi, poggiati sulla pelle di una gran cassa al centro dell'ensemble, vengono attivati uno per volta per poi sincronizzarsi lentamente tenendo conto ognuno del movimento dell'altro grazie alla pelle dello strumento che li mette in comunicazione. Poggiati su un piano rigido rimarrebbero fuori sinc fino a scaricarsi, ognuno chiuso nel proprio battito. Allo stesso modo ogni esecutore, pur mantenendo la propria specificità timbrica, entra in relazione con gli altri cinque, con i suoi simili, che hanno voci diverse ma dicono le stesse cose. Gli incisi ritmici sono gli stessi, a cambiare sono i colori, così come i bisogni sono simili a qualsiasi latitudine e le diversità sono solo sfumature. Un modo per affacciarsi sull'abisso che a volte ci separa dagli altri, per scoprire che in realtà lo scarto è minimo, perché nessun luogo è lontano.
Marcello Panni