Beethoven & Verdi

Teatro di Verdura

Salvatore Percacciolo, direttore

  • Luogo

  • Teatro di Verdura

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Giovedì
    24 Settembre 2020

    Ore

    21,00

    Durata

    60min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

Il concerto è organizzato da Lions Club International per la costruzione di un dormitorio, un refettorio e una cucina per le alunne del Liceo Regine Reine di Kutu - R.D. del Congo

INFO e prenotazioni: Comitato organizzativo 3389417721 - 337805064 - 336282728

  • Programma

  • Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

    Poco sostenuto, Vivace

    Allegretto

    Presto

    Allegro con brio

     

    “Dare alle sue composizioni musicali la stessa materialità, la stessa fermezza sicura e concreta, chiaramente riconoscibile, che aveva provato con tanta consolante felicità nei fenomeni della natura: questa fu l’anima amante dell’istinto felice al quale dobbiamo la Sinfonia in la maggiore, il vero capolavoro. Ogni slancio, ogni aspirazione, e ogni tempesta del cuore si tramuta in un delizioso senso di gioia che ci strascina con onnipotenza orgiastica, attraverso gli spazi della natura, attraverso tutte le correnti e tutti gli oceani della vita, ci fa gridare di gioia, ci rende coscienti ovunque avanziamo nel ritmo fiero di questa danza umana delle sfere. Questa sinfonia è l’apoteosi della danza in se stessa: è la danza nella sua essenza superiore, l’azione felice dei movimenti del corpo incarnati nella musica”.

    Questo giudizio, articolato e composito, espresso da Wagner nel suo scritto dal titolo L’opera d’arte dell’avvenire, coglie in pieno i caratteri essenziali di questa sinfonia che segna una svolta nella produzione musicale di Beethoven. La Settima Sinfonia, iniziata nel 1811 mentre Beethoven si trovava nella città termale di Teplitz, in Boemia, dove si era recato nella speranza di qualche miglioramento per il suo udito, fa trasparire, nonostante ciò, una gioia apparentemente in contrasto con la dolorosa situazione che egli stava vivendo. L’opera, terminata nel 1812, ebbe la sua prima esecuzione l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna in occasione di un concerto di beneficienza tenuto in onore dei soldati austriaci e bavaresi che erano stati feriti nella battaglia di Hanau durante le guerre napoleoniche. Lo stesso Beethoven diresse l’orchestra fornitagli dall’amico Ignaz Schuppanzigh e comprendente alcuni dei migliori musicisti del periodo, come Ludwig Spohr, Johann Hummel, Giacomo Meyerbeer, Antonio Salieri, Anton Romberg e il contrabbassista italiano Domenico Dragonetti del cui virtuosismo il compositore fu così entusiasta da affermare che suonava con grande fuoco e potenza espressiva. L’esecuzione ebbe un notevole successo, come testimonia lo stesso Spohr nella sua Autobiografia:

    “Le nuove composizioni di Beethoven piacquero enormemente, in particolare la Sinfonia in la maggiore; il meraviglioso secondo movimento dovette essere ripetuto e anche su di me fece un’impressione profonda e duratura. L’esecuzione fu un assoluto capolavoro, malgrado la direzione di Beethoven fosse incerta e spesso comica. Si vedeva chiaramente che il grande maestro del pianoforte, ora un povero sordo, non riusciva a sentire la sua stessa musica. La cosa fu particolarmente notata in un passaggio della seconda parte del primo Allegro della sinfonia. In quel punto si trovano due pause in rapida successione, la seconda delle quali è in pianissimo. Beethoven se n’era probabilmente dimenticato, perché tornò a segnare il tempo prima che l’orchestra avesse eseguito la seconda pausa. In questo modo, senza saperlo, si trovava già dieci o dodici battute avanti all’orchestra quando essa eseguì il pianissimo. Beethoven, per indicare quell’effetto a modo suo, si era completamente rannicchiato sotto il leggio. Sul crescendo che segue fece di nuovo la sua comparsa e prese a rialzarsi sempre di più, finché non saltò in alto come una molla nel momento in cui, secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuto iniziare il forte. Poiché questo non arrivò, si guardò intorno spaventato, vide tutto stupito che l’orchestra stava ancora eseguendo il pianissimo, e si riprese soltanto quando, finalmente, il forte tanto atteso ebbe inizio e poté udirlo anche lui. Fu una vera fortuna che questa scena non avesse luogo durante l’esecuzione pubblica, perché di certo avrebbe fatto ridere il pubblico”.

    La sinfonia, definita dallo stesso Beethoven la più eccellente, presenta una grande vitalità ritmica e un uso sperimentale delle relazioni tonali.

    Il primo movimento si apre con un’introduzione, Poco sostenuto, grandiosa negli imponenti accordi dell’orchestra sostenuti dai timpani e, nello stesso tempo, in netto contrasto con la serena atmosfera agreste evocata nella dolce melodia affidata ai legni e ripresa nella parte conclusiva; il primo tema, esposto dal flauto, del successivo Vivace, in forma-sonata, è un’esplosione di gioia attraverso la danza in un crescendo che finisce per coinvolgere tutta l’orchestra nel clima festante venutosi a determinare. Questo clima di festa prosegue anche con l’esposizione del secondo tema affidato a un dialogo tra archi e fiati il cui materiale motivico è derivato dal primo tema. L’intero sviluppo si basa sul primo tema che viene rielaborato passando in imitazione fra i vari strumenti fino alla perorazione che conduce alla ripresa alla quale segue una grandiosa coda conclusiva.

    Il clima gioioso della danza muta totalmente nel secondo movimento, Allegretto, che si apre con un aforistico accordo di la minore il quale in modo icastico annuncia il carattere triste dell’intero movimento. Da questo accordo scaturisce un tema sommesso che, presentato inizialmente dalle viole, cerca di librarsi in zone più acute passando, dapprima, ai secondi e ai primi violini e, dopo, ai legni in una perorazione orchestrale, per sovrapporsi ad una nuova idea tematica. Un secondo tema, esposto dai fiati, appare nella sezione centrale che conduce alla ripresa della prima parte qui presentata in forma di variazioni. Il movimento si conclude con la ripresa della seconda sezione e con  una breve coda.

    Il terzo movimento, Presto, costituisce il momento più brioso e danzante dell’intera sinfonia con il tema principale che, coinvolgendo l’intera orchestra con il suo carattere gioioso, dissipa le nubi di tristezza del movimento precedente. Su un pedale di dominante tenuto dai violini viene esposto il tema del Trio (Assai meno presto) che, dopo la ripresa della prima parte, ritorna nuovamente. Una seconda ripresa della prima parte, seguita da una coda, conclude il  movimento.

    Lo stesso clima festoso informa il quarto movimento, Allegro con brio, in forma-sonata, con un primo tema brillante in sedicesimi affidato ai primi violini, a cui si contrappone il secondo, di carattere trionfale, affidato ai fiati.

    Durata: 38'

    Giuseppe Verdi
    Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901

    I Vespri siciliani, sinfonia

    Largo, Allegro agitato, Prestissimo

     

     

    Tra le sinfonie verdiane quella dei Vespri Siciliani è una delle più famose, amate dal pubblico ed eseguite con maggiore frequenza. L'opera ebbe, però, una lunghissima e difficoltosa gestazione, dovuta al fatto che Verdi, poco versato al genere del Grand-Opéra, lavorò ad essa lentamente e senza particolare passione, forse anche perché infastidito dall’ambiente musicale che ruotava attorno all’Opéra di Parigi, allora chiamata Académie Impériale de Musique. Dopo vari problemi, che si verificarono durante le prove, l’opera, il cui libretto è un adattamento realizzato da Eugène Scribe e da Duveyrier di un vecchio Duc d’Albe, preparato prima per Halévy e, poi, per Donizetti, andò in scena il 13 giugno del 1855, diventando l’attrazione più importante dell’Esposizione Univerale, con un grande successo del quale Verdi rimase soddisfatto. Scrisse, infatti, dopo la prima alla contessa Clarina Maffei: «I Vespri Siciliani mi pare non vadano troppo male. […] Il giornalismo di qui è stato o conveniente o favorevole, se si eccettuino tre soli che sono italiani: Fiorentini, Montazio e Scudo».

    La sinfonia dei Vespri Siciliani è l’ultima composta da Verdi seguendo la struttura formale tipica delle ouvertures rossiniane con un’introduzione lenta e un Allegro riconducibile alla forma-sonata, anche se i temi sono tratti dall’opera, alla quale risulta collegata. L’introduzione, Largo, si apre con un tono mesto, conferito ad esso da un motivo ritmico, comunemente associato alla rappresentazione della morte, che Verdi aveva già usato nel Finale della Traviata e nel Miserere del Trovatore, e da un secondo elemento tematico, esposto dai clarinetti e dai fagotti, che è tratto dal canto dei monaci che intonano un salmo per i morituri. Un momento di serenità sembra aprirsi in questa introduzione nel Cantabile, tutto strutturato sul tema dell’aria di apertura di Hélène, ma le percussioni e gli archi con la figurazione ritmica della morte sembrano minacciare una sventura che giunge puntuale nell’Allegro agitato, il cui primo tema, introdotto da un rullo dei timpani in crescendo, è quello del massacro. Dopo il secondo tema, costruito su quello del duetto dell’atto terzo tra Henri e Monfort, parte il crescendo a cui segue una terza idea tematica, tratta dall’aria dell’addio di Hélène alla sua amata Sicilia. La ripresa è mutila del primo tema, che, però, appare in brevi cenni a disturbare la ripresa del melodico secondo tema. L’ouverture si conclude con una travolgente coda, Prestissimo, nella quale Verdi ha rivelato tutta la sua maestria di strumentatore.

     

    Riccardo Viagrande

     

    Durata: 9'

Salvatore Percacciolo

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