Bizet, Lovreglio-Verdi, Françaix

Alessandro Bonato, direttore

Kevin Spagnolo, clarinetto

Palermo - Piazza Ruggiero Settimo

  • Luogo

  • Piazza Ruggiero Settimo

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Domenica
    02 Luglio 2023

    Ore

    21,00

    Durata

    80min.

    Prezzi

    10 - 5 €

    Calendario

  • Programma

  • Georges Bizet
    Parigi, 1838 - Bougival, 1875

    Carmen, suite n. 1 (Ernest Guiraud)

    Prélude (Andante maestoso)

    Aragonaise (Allegro vivo)

    Intermezzo (Andantino quasi allegretto)

    Seguedille (Allegretto)

    Les Dragons D’Alcala (Allegro moderato)

    Les Toréadors (Allegro giocoso)

     

    Come è accaduto per molti altri capolavori del teatro musicale, anche Carmen di George Bizet non ebbe, alla sua prima rappresentazione avvenuta il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi, un’accoglienza tale da far presagire la straordinaria fortuna di cui avrebbe goduto in seguito. Il benpensante pubblico parigino, saldamente ancorato al moralismo e al perbenismo della borghesia che proprio in quel periodo celebrava i suoi fasti, rimase scandalizzato dal soggetto dell’opera che i librettisti H. Meilhac e L. Halévy trassero da una novella di Mérimée, in cui tutti i valori borghesi dell’Ottocento romantico venivano sistematicamente colpiti e il lieto fine, tipico di quel genere teatrale, era disatteso per la morte della protagonista per mano del suo gelosissimo amante Don José. La Carmen, alla cui composizione Bizet si era dedicato sin dal 1872 con grande entusiasmo, rimane un’opera importante per aver anticipato il verismo e il realismo psicologico nel teatro lirico oltre che il mito decadente della femme fatale, suprema dispensiera di piacere, ma anche di morte. L’opera, che conobbe il successo già nell’autunno dello stesso anno in una rappresentazione a Vienna con i dialoghi parlati sostituiti con recitativi da Guiraud, annoverò, tra i suoi estimatori, il filosofo Nietzsche che la considerò espressione della solarità mediterranea e di un ritorno alla natura e alla gioia.

    Protagonista dell’opera è Carmen, una zingara di straordinaria bellezza, che lavora come sigaraia in una manifattura di tabacco nei pressi di una piazza di Siviglia. Al suo fascino nessuno riesce a sottrarsi, nemmeno Don Josè, un brigadiere dei dragoni, che non esita a sacrificare il suo onore favorendone la fuga dopo l’arresto in seguito a una rissa in cui la donna ha ferito una sua compagna e la sua stessa carriera aggregandosi ad un gruppo di contrabbandieri di cui Carmen faceva parte. Queste prove d’amore non sono sufficienti a conquistare definitivamente l’amore di Carmen che, divenuta l’amante del torero Escamillo, viene uccisa dal brigadiere geloso.

    La prima Suite, costituita da alcuni dei passi più significativi dell’opera, si apre con l’Ouverture, formata dai due brani iniziali, Toréadors, dove, con un ritmo travolgente, vengono presentati i temi della scena iniziale dell’atto quarto che preparano l’atmosfera della corrida, e Prélude in cui è esposto il minaccioso e inquietante tema del destino su un angoscioso tremolo degli archi. Segue il preludio all’atto quarto, Aragonaise, in cui il colore spagnolo emerge nei ritmi e nelle sonorità orchestrali. Di carattere lirico è il successivo Intermezzo, preludio all’atto terzo, caratterizzato da una poetica melodia del flauto. La suite si conclude con una stilizzata marcia, Les Dragons D’Al­cala.

    Durata: 13'

    Donato Lovreglio
    Bari 1841 - Napoli 1907 Giuseppe Verdi
    Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901

    Fantasia da Concerto su temi della Traviata per clarinetto e orchestra

    La Fantasia da concerto su temi d’opera sia per pianoforte sia per strumento solista e pianoforte o orchestra fu uno dei generi più curati in Italia nell’Ottocento che fu, appunto, nel Bel Paese il secolo del melodramma. Eccezione fatta per Liszt, autore delle sue famose e virtuosistiche fantasie e parafrasi per pianoforte che si segnalano per il loro carattere virtuosistico, in questo genere si distinsero compositori meno noti al largo pubblico, alcuni dei quali furono comunque autentici virtuosi del loro strumento. Tra questi va ricordato sicuramente Donato Lovreglio, stimato flautista e clarinettista, che, nato a Bari nel 1841, si esibì spesso in duo con la moglie, la pianista Adelina Castelli. Scrisse, inoltre, diverse fantasie e variazioni per clarinetto e orchestra su temi di opere, soprattutto, di Verdi (La Traviata, Simon Boccanegra, Don Carlo e Un ballo in maschera), di Donizetti (Maria Stuarda) e di Bellini (Norma). Una delle più famose è quella sui temi tratti dalla Traviata che, aperta da un breve episodio di carattere improvvisativo e cadenzale sul tema del cantabile del duetto tra Alfredo e Violetta del primo atto (Di quell’amore) prosegue con l’esposizione e una variazione virtuosistica del cantabile di Violetta della scena finale dell’atto primo (Ah, forse è lui). Dopo l’esposizione e la variazione dei temi del celebre brindisi, qui presentato in un inedito 6/8, e del preludio all’atto primo che riprende l’appassionata dichiarazione d’amore di Violetta ad Alfredo (Amami, Alfredo), la fantasia si conclude con la travolgente variazione del tema della cabaletta Sempre libera.

    Durata: 12'

    Jean Françaix
    Le Mans 1912 - Parigi 1997

    Tema con variazioni per clarinetto e orchestra d'archi

    Nato in una famiglia di musicisti, dal momento che il padre era un compositore e pianista oltreché direttore del Conservatorio di Le Mans nel quale la madre era insegnante di canto, Jean Françaix, avendo manifestato sin dalla più tenera età una certa attitudine per la composizione, all’età di 10 anni iniziò a studiare privatamente con Nadia Boulanger che lo ritenne uno dei suoi migliori allievi, se non il migliore in assoluto. Dopo aver vinto il primo premio di pianoforte al Conservatorio di Parigi, da lui frequentato sin dall’età di 14 anni, Jean Françaix iniziò una brillante carriera di pianista che lo vide spesso esibirsi insieme con Poulenc, al quale fu legato da profonda amicizia, nel Concerto per due pianoforti, e con il violoncellista Maurice Gendron. All’interno della sua vasta produzione costituita da circa 200 opere, nelle quali Françaix si mantenne sempre fedele alla scrittura tonale, spicca Tema con variazioni per clarinetto e orchestra d’archi, che, nonostante sia stato composto inizialmente nel 1974 per clarinetto e pianoforte su commissione del Conservatorio di Parigi, dove venne utilizzato come pièce de concours nel dipartimento di clarinetto, fu dedicato dal compositore a suo nipote Olivier. Rielaborato, quattro anni dopo, in una versione per clarinetto e orchestra d’archi, che non ha goduto dello stesso successo di quella originale per pianoforte e clarinetto, questo lavoro si distingue per il carattere piacevole e per la sua scrittura scorrevole nella quale non manca quell’ironia che caratterizza tutta la produzione di Françaix.

    Durata: 8'

    Georges Bizet
    Parigi, 1838 - Bougival, 1875

    L’Arlésienne (L’Arlesiana), Suite n. 1 per orchestra

    Prélude (Allego deciso. Tempo di Marcia-Andantino-Allegro molto)

    Menuet (Allegro giocoso)

    Adagietto

    Carillon (Allegro moderato-Andantino-Tempo I)

     

    Nonostante il lieto evento della nascita del figlio Jacques, il 1872 non fu un anno particolarmente felice, dal punto di vista professionale, per Bizet la cui opera Djamileh, rappresentata per la prima volta all’Opéra-Comique di Parigi il 22 maggio dello stesso anno, fu accolta piuttosto freddamente dal pubblico. Una sorte non diversa toccò alle musiche di scena composte per il dramma L’Arlésienne di Alphonse Daudet su commissione del direttore del Théâtre du Vaudeville, Carvalho, che, così, volle riprendere un vecchio genere teatrale, il mélodrame, consistente in un dramma accompagnato e commentato da musiche di scena. Bizet, entusiasta di tale commissione, si mise subito al lavoro portando a termine in meno di sei settimane questa composizione originariamente costituita da 27 numeri per voce, coro e piccola orchestra, ridotta, quest’ultima, per ragioni economiche, a 26 elementi. Questa limitazione rappresentò uno stimolo piuttosto che un ostacolo per Bizet il quale, intuendo anche le possibilità timbriche di strumenti fino a quel momento poco usati, come il sassofono, scrisse un autentico capolavoro in cui espresse perfettamente la forza drammatica del soggetto penetrando, nel contempo, nella psiche dei personaggi. Il compositore fu, infatti, particolarmente ispirato dal dramma di Daudet, il cui soggetto si riferiva a un fatto realmente accaduto: l’amore infelice di un parente del poeta provenzale Mistral per una giovane di Arles e il conseguente tragico suicidio. Nonostante l’impegno e l’entusiasmo di Bizet nel comporre queste musiche, la prima rappresentazione al Théâtre du Vaudeville di Parigi il 1° ottobre 1872 si rivelò un insuccesso e l’opera, dopo ventuno repliche a sala praticamente vuota, finì per essere ignorata. Nemmeno i critici furono particolarmente favorevoli e uno di loro, Gustav Bertrand, dalle colonne dell’autorevole giornale «Ménestrel» stroncò l’opera con eccessiva durezza. L’unica voce fuori dal coro fu quella del compositore e critico musicale Ernest Reyer che scrisse: “Andate ad ascoltare L’Arlésienne, giovani musicisti che sinora avete dato molto da sperare ai vostri professori, e forse vi sentirete incoraggiati e diventerete più assidui nei vostri studi quando avrete visto a che grado di valentia sia giunto uno che, soltanto pochi anni fa, sedeva come voi sui banchi di scuola”.

    Bizet, convinto della qualità della composizione, realizzò poco dopo una suite sinfonica che venne eseguita il 10 novembre dell’anno seguente a Parigi, mentre la seconda suite fu realizzata da Ernest Guiraud quattro anni dopo la morte del compositore. Il primo movimento della prima suite, Prélude, tratto senza alcuna variazione dalle musiche di scena, è caratterizzato da un ritmo marziale, mentre il secondo brano, Menuet, che nella partitura originale era indicato con il titolo di Intermezzo, è appunto un minuetto estremamente delicato. Un’atmosfera lirica e sognante informa l’Adagietto, mentre in Carillon il suono delle campane è reso grazie ad una raffinatissima orchestrazione.

    Durata: 18'

    Georges Bizet
    Parigi, 1838 - Bougival, 1875

    Carmen, suite n. 2 (Ernest Guiraud)

    Marche des contrabandiers
    Habanera

    Nocturne

    Chanson du toréador

    La garde montant

    Danse Bohème

     

    Non meno famosi sono i brani della Seconda suite della Carmen di Bizet che si apre con la Marche des contrabandiers, originariamente un brano corale che introduce un’atmosfera notturna. Ad esso segue la celeberrima, Habanera, cantata da Carmen nell’atto primo, nella quale il carattere gitano della femme fatale è espresso da un tema che Bizet trasse da una canzone popolare del compositore spagnolo Yradier. Un’atmosfera notturna contraddistingue il terzo brano, Nocturne, che corrisponde alla lirica canzone di Micaela dell’atto terzo. Famosissima è la successiva Chanson du toréador, nella quale si distingue un assolo della tromba, mentre La garde montante corrisponde al coro dei bambini dell’atto primo, che, aperto da una fanfara militare, prosegue con il clarinetto e i violini che imitano le voci dei fanciulli. Tratto dall’atto secondo è l’ultimo brano della Suite, Danse Bohème, un’energica danza gitana di grande effetto, nella quale la parte di Carmen è sostenuta dai legni e da un assolo della tromba.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 22'