Cimarosa/Rossini
Alessandro Tirotta, direttore/basso-baritono
Palermo - Piazza Ruggiero Settimo
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Luogo
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Piazza Ruggiero Settimo
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Venerdì 20 Settembre 2024
Ore
21,00
Durata
90min.
Prezzi
10 - 5 €
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Programma
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Domenico Cimarosa
Aversa 1749 - Venezia 1801Il Maestro di Cappella, intermezzo giocoso per voce di basso-baritono
Composto tra il 1786 e il 1793, Il maestro di cappella di Cimarosa rappresenta un unicum nella storia del teatro musicale dal momento che si avvale della presenza di un solo cantante che impersona appunto il maestro di cappella. Per questa ragione, infatti, ancora oggi è abbastanza accreditata l'ipotesi secondo la quale l'opera sarebbe un ampliamento di un'aria per basso-baritono o di una cantata comica. Secondo il regista Marco Bellussi, questo lavoro, che si inserisce nel filone delle parodie nei confronti del teatro coevo di cui un esempio è L'impresario in angustie dello stesso Cimarosa, sarebbe da ascrivere al genere della cantata in forma scenica e non a quella dell'intermezzo. La trama, molto semplice, ha per protagonista il maestro di cappella del titolo che vorrebbe cantare un'aria di stile sublime scritta secondo gli insegnamenti degli antichi maestri, ma incontra delle difficoltà con gli strumentisti che sbagliano tutti gli attacchi. Il maestro, allora, canticchia le varie parti e, dopo esser riuscito a mettere insieme tutti gli strumenti, esegue un'aria di sua composizione. Questo breve intermezzo si apre con una brillante ouverture, una pagina leggera e ironica.
Durata: 43'
Gioachino Rossini
Pesaro, 1792 - Passy, 1868L'Italiana in Algeri. Sinfonia
Durata: 9'
La Cenerentola. Sinfonia
Durata: 9'
La gazza ladra. Sinfonia
Maestoso marziale, Allegro, Più mosso
Durata: 10'
Guglielmo Tell. Ouverture
Durata: 11'
“Dopo la morte di Napoleone c’è stato un altro uomo del quale si parla ogni giorno a Mosca come a Napoli, a Londra come a Vienna, a Parigi come a Calcutta. La gloria di quest’uomo non conosce limiti, se non quelli del mondo civile, ed egli non ha ancora trentadue anni!”.
Quando nel 1823 Stendhal pubblicò la sua Vita di Rossini, dalla cui prefazione sono tratte queste entusiastiche parole, Rossini era già al culmine del successo nonostante la giovanissima età e nulla faceva presagire che soltanto sei anni dopo ancora nel fiore degli anni il compositore pesarese avrebbe volontariamente abbandonato le scene con l’ultima sua opera, il Guglielmo Tell, lasciando, come aggiunse sempre lo scrittore francese, il ricordo delle sensazioni piacevoli di cui colma il cuore di tutti. Genio precocissimo, Rossini, dopo aver esordito a 18 anni al Teatro San Moisè con La cambiale di matrimonio, ottenne subito i favori del pubblico imponendosi soprattutto con opere buffe, che gli garantirono una fama duratura presso i posteri contribuendo a tramandare l’immagine leggendaria e, quindi, poco rispondente al vero, di un uomo dedito ai piaceri della vita e amante della burla. Non tutte le opere di Rossini sono eseguite, ma molte delle ouvertures, da lui composte e, a volte, trasferite da un’opera all’altra indipendentemente dal genere di appartenenze, sono sopravvissute alle opere. Le ouvertures rossiniane hanno quasi tutte una struttura formale piuttosto fissa con un’introduzione lenta a cui segue un Allegro in forma-sonata privato della sezione dello sviluppo e con il celebre crescendo che anima la coda sia dell’esposizione che della ripresa.
Composta nel 1813 e rappresentata, per la prima volta, il 22 maggio dello stesso anno al Teatro San Benedetto di Venezia, L’Italiana in Algeri, che Stendhal definì nella sua Vita di Rossini la perfezione del genere buffo, presenta tra le sue pagine più famose l'ouverture, la cui originalità si avverte già nell'Andante iniziale caratterizzato dalla contrapposizione tra l'organico classico, quello del quintetto d'archi a cui inizialmente sono affidati gli accordi in pizzicato, e quello turco che emerge dopo l'accordo in fortissimo con l'intervento dei legni. All'introduzione lenta segue al solito l'Allegro in forma-sonata senza sviluppo che vive del contrasto tra il primo tema fortemente connotato in senso ritmico e il secondo di carattere lirico che precede il travolgente crescendo.
Composta con la solita straordinaria rapidità, la Cenerentola, il cui soggetto è tratto da Cendrillon ou La petite pantoufle di Perrault, andò in scena circa un mese dopo al Teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817 durante la stagione del carnevale ottenendo uno strepitoso successo. La celeberrima Sinfonia, composta un anno prima per un’altra opera, la Gazzetta, presenta la classica struttura bipartita con un’introduzione lenta di carattere marziale (Maestoso) a cui segue un brillante Allegro in forma-sonata nel quale si insinuano toni malinconici.
Definita un capolavoro da Stendhal, che aveva assistito alla prima rappresentazione avvenuta al Teatro alla Scala di Milano il 31 maggio 1817, La Gazza ladra di Rossini è introdotta da una sinfonia, che, composta in brevissimo tempo, secondo quanto affermato dallo stesso Rossini in una lettera di dubbia attendibilità nella quale non figura né la data né il nome del destinatario, si apre con tre rulli di tamburo da cui scaturisce un Maestoso marziale che, con una certa ironia, intende probabilmente alludere all’atmosfera militaresca che pervade l’opera. Dopo 9 battute tutte giocate sull’accordo di dominante di mi maggiore, inizia, nella corrispondente tonalità minore, l’Allegro con brio dalla classica e tipicamente rossiniana struttura in forma-sonata senza lo sviluppo centrale conclusa da una coda più vivace. L’Allegro si basa su due temi che, pur non essendo particolarmente estrosi, come notato da Rognoni, conferiscono alla pagina sinfonica una straordinaria unità insistendo sulla terzina. A questi si aggiunge il tema del crescendo che appare come una sintesi di entrambi.
Andato in scena il 3 agosto 1829 al teatro dell’Opéra di Parigi, Guillaume Tell è l'ultima opera di Gioacchino Rossini che ad appena 38 anni chiuse la sua carriera piena di successi di compositore. L'opera si presenta perfetta nella cura dei particolari a dimostrazione che Rossini aveva ormai raggiunto una maturità di stile che gli permetteva di cimentarsi con ampie strutture in cui l’ambiente naturale e i personaggi sembravano muoversi in sintonia nella celebrazione della libertà, quella libertà il cui anelito aveva fatto capolino già nel Moïsè. Nell’opera, aderente al momento storico attuale, sono presenti temi divenuti cari a Rossini: amor di patria, libertà, lotta per il riscatto, natura come elemento vitale dell’ambiente; questi temi sono già definiti nei quattro quadri di cui si compone la celeberrima Sinfonia: la malinconia dell’attesa, realizzata dal quintetto dei violoncelli, la violenta esplosione dell’uragano che segna l’inizio della rivolta, la visione idillica del paesaggio alpino che fa da sfondo all’azione con il corno inglese a cui risponde il flauto in gioco di richiami paesaggistici, e, infine, l’inno della vittoria, aperto da una trionfale fanfara di trombe e corni a cui si uniscono alla fine anche i timpani.
Riccardo Viagrande
Durata: 90'