I giovedì al Giardino dei Giusti
FossOttoni
Tromba 1 Salvatore Magazzù
Tromba 2 Giovanni Guttilla
Corno Rino Baglio
Trombone Calogero Ottaviano
Tuba Salvatore Bonanno
POSTI ESAURITI
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Programma
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Paul Dukas Fanfare da La Péri
Johann Christoph Pezel Sonata 22
Leonard Bernstein West Side Story, suite (brani scelti)
Giovanni Gabrieli Canzon per sonar n.24
Ludwig Maurer Three pieces
Jean-Baptiste Arban Fantaisie brillante
Georges Bizet Carmen Suite (brani scelti)
Isaac Albeniz Tango in re
David Short Tango for Brass Quintet
Hoagy Carmichael Stardust
Nicola Piovani La vita è bella
Ennio Morricone Nuovo Cinema Paradiso
Eldon Rathburg The Canadian Rag Brass
Fu il geniale impresario dei Ballets russes, Serge Diaghilev, a commissionare a Paul Dukas (Parigi 1865 – 1935) il breve balletto in un unico quadro La Péri, da cui è tratto il brano Fanfare, ma non fu nell'ambito delle manifestazioni della sua compagnia di danza che questo lavoro ebbe il suo battesimo teatrale. Composto tra il 1909 e il 1910 e dedicato alla ballerina Natacha Trouhanova che avrebbe dovuto danzare nel ruolo della Péri, insieme con il grande ballerino Vaslav Nijinsky, il balletto non fu messo in scena da Diaghilev. Questi, convinto che la Trouhanova non fosse abbastanza talentuosa per esibirsi insieme a Nijinsky, annullò, infatti, la rappresentazione. Fu grazie alla tenacia della Trouhanova, la quale chiese a Ivan Clustine di realizzarne la coreografia, che il balletto poté, finalmente, vedere le scene il 22 aprile 1912 al Théatre du Châtelet di Parigi con le scene e i costumi di René Piot, con l'orchestra dei Concerts Lemoureux diretta da Paul Dukas e naturalmente con la Trouhanova nella parte della protagonista, affiancata da Alfred Bekefi nel ruolo di Iskender. Questo balletto, il cui argomento verte attorno alla ricerca dell'immortalità da parte di Iskender, il nome in persiano di Alessandro Magno, che incontra la Peri la quale tiene in mano il fiore dell'immortalità, fu preceduto da una fanfara che aveva lo scopo di richiamare l'attenzione del pubblico particolarmente rumoroso all'inizio della rappresentazione.
Il nome di Johann Christoph Pezel (Gladtz 1639 – Bautzen 1694), famoso violinista e trombettista in vita, è stato quasi del tutto dimenticato dopo la sua morte. Di lui si sa che visse prevalentemente a Lipsia con l’eccezione di un breve periodo trascorso presso il monastero agostianino di Praga che, comunque, lasciò per convertirsi al protestantesimo. Morì ancora giovane, all’età di 55 anni, a Bautzen dove svolgeva la sua attività di musicista. Non si conosce con precisione la data di composizione della Sonata n. 22, brano rimasto nel repertorio per quintetto di ottoni, nel quale il compositore tedesco mostra un’ottima padronanza del contrappunto.
Già nel 1949 Leonard Bernstein (Lawrence 1918 – New York 1990) e i suoi amici Jerome Robbins e Arthur Laurents avevano pensato di scrivere un musical che avesse per soggetto la shakespeariana storia di Giulietta e Romeo ambientata in una moderna New York. Il progetto del musical, il cui libretto fu scritto da Arthur Laurents, fu realizzato solo otto anni dopo e la prima rappresentazione di West Side Story, avvenuta al Winter Gardens Theater di Broadway il 26 settembre del 1957, fu un tale successo da assicurare una fama imperitura come compositore a Bernstein il quale, tre anni dopo, trasse una suite che fu eseguita, per la prima volta, sotto la direzione di Lukas Foss il 13 febbraio 1961 in un concerto della New York Philarmonic Orchestra in onore di Bernstein stesso. In questa suite (di cui verranno eseguiti alcuni brani) è possibile riscontrare una sintesi di tecniche e stili musicali diversi, dal classico al jazz, in una scrittura orchestrale estremamente raffinata. Nel Prologue è rappresentato lo scontro tra le due gang, i bianchi Jets a cui appartiene Tony, e i portoricani Sharks, dei quali fa parte Maria, mentre in Somewhere i due protagonisti vagheggiano un luogo dove potranno vivere felici e in pace. Lo Scherzo, pagina leggera e ironica, nella quale si possono riconoscere echi dello stile di Copland, conduce direttamente al travolgente Mambo durante il quale Maria e Tony si incontrano per la prima volta. Nel successivo Cha Cha e nella sensuale Meeting scene i due amanti incominciano a frequentarsi prima di sentire una profonda reciproca attrazione. Una scrittura a tratti aspra e a tratti misteriosa caratterizza la Cool fugue, nella quale ritornano protagoniste le due gang, i cui capibanda muoiono nell’esplosivo Rumble. Nel dolce e cantabile Finale, dopo una cadenza del flauto, è citata la canzone di Maria I have a love che prelude alla tragica fine.
Diversamente dalla musica sacra della Scuola Romana, caratterizzata dallo stile a cappella (per coro senza accompagnamento), quella della Scuola veneziana, nel periodo rinascimentale, si presentava più fastosa e più ricca dal punto di vista sonoro non solo perché era accompagnata da strumenti che potevano essere o i due organi della Basilica di S. Marco o strumenti a corda e a fiato come viole, cornetti e trombe, ma era anche composta secondo la tecnica dei cori battenti o spezzati e, quindi, destinata al canto di più cori disposti in cantorie contrapposte. Questa tecnica, chiamata policorale, informa la produzione veneziana di questo periodo e, quindi, anche quella di Giovanni Gabrieli (Venezia 1557 - Venezia 1612), che fu titolare prima del secondo organo e poi del primo della Basilica di San Marco. Non molto vasta, questa sua produzione, nella quale si nota la sua predilezione per la mescolanza di voci e strumenti, annovera, accanto a composizioni liturgiche, sonate e canzoni strumentali tra cui spicca la Canzon per sonar n. 24 proposta in concerto.
Compositore tedesco, Ludwig Maurer (Postdam 1789 – San Pietroburgo 1878), dopo aver studiato a Mitau in Lettonia e aver debuttato come violinista all’età di 13 anni a Berlino, si trasferì ancora giovanissimo in Russia, dove trascorse la maggior parte della sua vita. Fu un apprezzato autore di opere e di musica strumentale della quale fanno parte anche questi Tre pezzi, tratti dalla raccolta 12 Kleine Stücke (12 Piccoli pezzi), pubblicata nel 1881 a San Pietroburgo. Al brano iniziale, Maestoso alla marcia, seguono un Andante con moto di carattere lirico e uno spiritoso Allegro grazioso.
Jean-Baptiste Arban (Lione 1825 – Parigi 1889), che fu uno dei primi virtuosi della cornetta a pistoni, costituisce ancora oggi un punto di riferimento per chi studia gli ottoni. Entrato nel 1841, a 16 anni, al Conservatorio di Parigi, suscitò nel 1848 la meraviglia dei docenti eseguendo con la cornetta un difficile brano per flauto di Theobald Boehm. Grande didatta, Arban, nel l864, pubblicò il suo Grande Metodo completo per cornetta a pistoni e saxhorn e nel 1869 inaugurò la prima classe di cornetta a pistoni del Conservatorio di Parigi, dove sarebbe morto nel 1889. Testimonianza del su virtuosismo è questa Fantaisie brillante, composta nella forma del tema e variazioni per tromba solista.
Come è accaduto per molti altri capolavori del teatro musicale, anche la Carmen di George Bizet (Parigi 1838 – Bougival 1875) non ebbe, alla sua prima rappresentazione avvenuta il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi, un’accoglienza tale da far presagire la straordinaria fortuna di cui avrebbe goduto in seguito. Il benpensante pubblico parigino, saldamente ancorato al moralismo e al perbenismo della borghesia che proprio in quel periodo celebrava i suoi fasti, rimase scandalizzato dal soggetto dell’opera che i librettisti H. Meilhac e L. Halévy trassero da una novella di Mérimée, in cui tutti i valori borghesi dell’Ottocento romantico venivano sistematicamente colpiti e il lieto fine, tipico di quel genere teatrale, era disatteso per la morte della protagonista per mano del suo gelosissimo amante Don José. Dalla Carmen sono state ricavate due Suite, delle quali la prima, costituita da alcuni dei passi più significativi dell’opera, si apre con l’Ouverture, formata dai due brani iniziali, Toreadors, dove, con un ritmo travolgente, vengono presentati i temi della scena iniziale dell’atto quarto che preparano l’atmosfera della corrida, e Prelude in cui è esposto il minaccioso e inquietante tema del destino. Segue il preludio all’atto quarto, Aragonaise, in cui il colore spagnolo emerge nei ritmi. Di carattere lirico è il successivo Intermezzo, preludio all’atto terzo, caratterizzato da una poetica melodia del flauto; la suite si conclude con una stilizzata marcia, Les Dragons D’Alcala. Non meno famosi sono i brani della Seconda suite che si apre con la Marche des contrabandiers, originariamente un brano corale che introduce un’atmosfera notturna; ad esso segue la celeberrima, Habanera, cantata da Carmen nell’atto primo, nella quale il carattere gitano della femme fatale è espresso da un tema che Bizet trasse da una canzone popolare del compositore spagnolo Yradier. Un’atmosfera notturna contraddistingue il terzo brano, Nocturne, che corrisponde alla lirica canzone di Micaela dell’atto terzo. Famosissima è la successiva Chanson du toréador, mentre La garde montante corrisponde al coro dei bambini dell’atto primo. Tratto dall’atto secondo è l’ultimo brano della Suite, Danse Bohème, un’energica danza gitana di grande effetto. In questo concerto ascolteremo alcuni dei brani più significativi delle due suite.
Definito da Norman Lloyd “il più famoso tango della musica da concerto”, il Tango in re op. 165 n. 2 di Isaac Albéniz (Camprodón, Catalogna, 1860 – Cambo-les-Bains, Bassi Pirenei, 1909) è tratto dalla suite España, Op. 165 (1890). Scritto originariamente per pianoforte è qui presentato in una trascrizione per quintetto di ottoni, mentre composto direttamente per questa formazione è Tango for Brass Quintet del compositore statunitense David Short (Cincinnati 1951).
A Stardust, una canzone jazz composta nel 1927 da Hoagy Carmichael (Bloomington 1899 – Rancho Mirage 1981) seguono le versioni per quintetto di ottoni della celebre colonna sonora di Nicola Piovani del film di Roberto Benigni La vita è bella, che valse al compositore l'Oscar, grazie alla bellezza dei suoi temi da quello lirico ai ballabili della festa del matrimonio e all'adagio tragico, e di quella composta da Ennio Morricone (Roma 1928 – Roma 2020) per il film di Giuseppe Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso (1988). Il concerto si conclude con The Canadian Rag Brass, brano del 1989 del compositore canadese Eldon Rathburg (1916 -2008).
Riccardo Viagrande