Koetsier & Čajkovskij
Jacopo Sipari, direttore
Giuseppe Bonanno, Francesco Tolentino, Calogero Ottaviano, Andrea Pollaci, tromboni
Venerdì 21 giugno nella Piazza Matrice di Ciminna, il concerto dell'Orchestra Sinfonica Siciliana con direttore Jacopo Sipari, presenta, assieme alla notissima Quinta Sinfonia di Ciaikovsky, un brano singolare e raro,un Concertino per 4 Tromboni e orchestra d’archi del compositore olandese Jan Koetsier (1911/2006), eseguito dalla nostra fila di tromboni.
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Programma
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Jan Koetsier
Concertino per quattro tromboni e orchestra d'archi op. 115
Allegro con brio
Intermezzo: Andantino quasi allegretto
Rondò: Presto
Compositore olandese ma di formazione tedesca, essendosi trasferito all'età di 2 anni a Berlino nella cui Hochschule für Musik studiò composizione, pianoforte e direzione d'orchestra annoverando tra i suoi maestri anche Alexander von Zemlinsky, Jan Koetsier, dopo alcuni incarichi a Lubecca, a l'Aja e ad Amsterdam, dove fu secondo direttore dell'orchestra del Concertgebouw, nel 1950 divenne primo Kapellmeister dell'Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, ruolo che svolse insieme a Rafael Kubelik e a Eugen Jochum fino al 1966, anno in cui ottenne presso la Hochschule für Musik und Theater di Monaco la cattedra di direzione d'orchestra che mantenne fino al 1976. Dal 1966 Koetsier si dedicò con maggiore impegno alla composizione dando vita ad una vasta produzione nel cui catalogo figurano lavori in diversi generi che vanno dalla musica da camera a quella sinfonica e all'opera. Nella sua produzione sinfonica Koetsier ha spesso riservato una certa attenzione agli ottoni, come è dimostrato dalla Brass Symphony, che, composta nel 1979, è il suo lavoro più famoso, dal Concertino per tuba e orchestra del 1982 e da questo Concertino per quattro tromboni e orchestra d'archi del 1988. In questo lavoro, l'insolito organico formato da quattro tromboni "solisti", è trattato da Koetsier in modo alquanto originale come si può notare nel primo movimento, Allegro con brio, ascrivibile alla forma-sonata, dove i quattro strumenti, in alcuni passi, diventano un unico grande strumento che, in altri momenti, si scompone per dar vita ad episodi in cui essi dialogano tra di loro. In questo lavoro Koetsier ha trovato, inoltre, un perfetto equilibrio tra i quattro tromboni e l'orchestra d'archi, evidente anche nel secondo movimento, Intermezzo: Andantino quasi allegretto, che, aperto da un suggestivo tema degli archi, si segnala per una scrittura di intenso lirismo. L'ultimo movimento, Presto, è un brillante Rondò nel quale i solisti possono mettere in evidenza le loro doti virtuosistiche.
Durata: 24'
Pëtr Il'ič Čajkovskij
Votkinsk, 1840 - San Pietroburgo, 1893Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64
Andante, Allegro con anima
Andante cantabile con alcuna licenza, Moderato con anima, Tempo I, Andante mosso, Allegro non troppo, Tempo I
Valse (Allegro moderato)
Finale (Andante maestoso, Allegro vivace, Molto vivace, Moderato assai e molto maestoso)
Composta tra il 30 maggio e il 26 agosto 1888 a distanza di undici anni dalla Quarta, la Quinta sinfonia di Čajkovskij costituisce il secondo atto della cosiddetta trilogia del destino e si pone in relazione con la precedente che ne rappresenta il primo e con la Sesta, la celebre Patetica, che corrisponde a quello conclusivo. Tema conduttore delle tre sinfonie è il destino che incombe spesso sulle vicende umane con esperienze drammatiche di cui il compositore fu protagonista, suo malgrado. Dedicata a Theodor Avé-Lallemant, musicista influente molto vicino alla Società Filarmonica di Amburgo ed eseguita, con un’ottima accoglienza del pubblico, ma non della critica, sotto la direzione dell’autore per la prima volta a San Pietroburgo il 17 novembre 1888, la Sinfonia n. 5 segue un programma interiore, che il compositore negò ufficialmente di avere utilizzato, quando ne parlò con il Granduca Konstantin Konstantinovič; tuttavia ciò è in contrasto con quanto si può leggere in una annotazione diaristica ritrovata in seguito tra gli abbozzi:
“Programma del primo movimento: Introduzione. Intera sottomissione al Destino o, il che è lo stesso, agli imperscrutabili disegni della Provvidenza”.
Non si conoscono le ragioni profonde che indussero Čajkovskij a non rendere esplicito il contenuto del programma che, in realtà, sembra contraddetto almeno in apparenza dalla musica e in particolar modo dal fatto che il tema iniziale, con il quale è rappresentato il Destino, inizialmente esposto in minore, si evolve positivamente nel Finale in maggiore. Il primo movimento, in forma-sonata, si apre con un Andante che realizza perfettamente le parole del programma grazie al celeberrimo tema del Destino, esposto dai clarinetti nel registro grave, la cui struttura mostra un’evidente origine russa soprattutto nel disegno discendente. L’atmosfera funerea di questo esordio sembra modificata nell’Allegro con anima, nel quale, secondo il programma già citato, il compositore cercò di rappresentare Mormorii, dubbi, lamenti, rimproveri contro XXX (nel testo sono indicate tre croci); ciò si realizza nella prima idea tematica dove il tema del destino è variato con disegni ascendenti che intendono mostrare una forma di reazione alla sua inesorabilità, ma una seconda idea tematica dolente, che ricorda lontanamente la seconda frase del tema dello Scherzo della Quinta di Beethoven, considerata anch’essa sinfonia del destino, riconduce l’ascoltatore alla situazione iniziale. È possibile trovare la pace nella fede? Questo è l’interrogativo che il compositore si pone nel secondo movimento Andante cantabile, con alcuna licenza. La grande libertà agogica e ritmica, che aveva contraddistinto il primo movimento, caratterizza anche questo Andante in cui il compositore cerca nella fede, alla quale non riesce o non sa aggrapparsi, una ragione di vita destinata a rivelarsi illusoria. Per quanto illusoria, la possibilità di una fuga dal destino incombente e terribile sembra l’unica ancora di salvezza per il compositore che nel terzo movimento, Valse (Allegro moderato), si affida alla danza, ma ecco che di nuovo il tema del destino, esposto dai clarinetti e dai fagotti, si insinua e turba l’apparente serenità del valzer che, poco incline al sorriso, tende a ricoprirsi di un sia pur tenue velo di tristezza. Quest’apparente serenità, nel quarto movimento, viene definitivamente sopraffatta dal crudele destino con il suo tema che apre e chiude questo Finale dai toni drammatici e, al tempo stesso, rabbiosi.
Riccardo Viagrande
Durata: 50'