Progetto Brahms & Mozart

Luigi Piovano, direttore

Angelo Cino, clarinetto

  • Luogo

  • Orto Botanico

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Sabato
    28 Settembre 2019

    Ore

    18,30

    Durata

    75min.

    Prezzi

    10 - €

    Calendario

Chiude il progetto Brahms/Mozart all'Orto Botanico con l'esecuzione del Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore KV  622  di Mozart e della Sinfonia n.4 in mi minore op.90 di Brahms

  • Programma

  • Wolfgang Amadeus Mozart
    Salisburgo 1756 – Vienna 1791

    Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore KV 622

    Allegro

    Adagio

    Rondò

     

    Composto in appena 10 giorni nell’ottobre del 1791, pochi mesi prima della morte che avrebbe colto Mozart la notte del 5 dicembre dello stesso anno, il Concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra KV 622 è uno dei suoi ultimi lavori scritti in un periodo di febbrile attività durante il quale aveva composto i suoi due capolavori teatrali, La clemenza di Tito e Il flauto magico. Il Concerto fu scritto per il clarinettista Anton Stadler, suo grande amico e coetaneo, per il quale aveva già composto il Trio KV 498, il Quintetto KV 581 e i due obbligati per clarinetto della Clemenza di Tito. Anton Stadler era un virtuoso di un nuovo strumento, il Klarinett mit Abnderung, oggi noto con il nome di clarinetto di bassetto, inventato nel 1788, che, oltre ad avere un’estensione maggiore verso i suoni più gravi, era molto più difficile da suonare rispetto al normale clarinetto. Il Concerto fu eseguito dallo stesso Stadler per la prima volta in questa versione originale il 16 ottobre del 1891 a Praga, città tradizionalmente favorevole a Mozart, con un discreto successo che si ripeté anche in successive esecuzioni; Stadler eseguì, infatti, il Concerto in altre città europee e la stampa, in particolar modo, non mancò di esaltare il suo virtuosismo, come si evince da un articolo pubblicato nel mese di gennaio del 1792 sul «Berlin Musikalisches Wochenblatt» nel quale si legge: «Herr Stadler, un clarinettista di Vienna. Un uomo di grande talento e riconosciuto come tale nella corte… Il suo modo di suonare è brillante e rappresenta una testimonianza della sua sicurezza».

    Essendo andato perduto l’autografo, non è possibile conoscere la versione originale del Concerto, pubblicato postumo dall’editore André nel 1801 in una forma adattata per il tradizionale clarinetto in la. In questa forma il Concerto ebbe un grande successo per tutto l’Ottocento determinando anche la fortuna dello strumento durante il Romanticismo. Soltanto nel Novecento si è cercato di ricostruire la versione originale e addirittura sono stati costruiti appositamente, per l’esecuzione di questo concerto, alcuni clarinetti di bassetto modellati sugli esemplari settecenteschi.

    La destinazione originaria della composizione è tradita dalla scrittura della parte solistica che anche in questa versione adattata mostra una particolare predilezione per i suoni gravi i quali contribuiscono a dare alla composizione un tono malinconico evidente già nel primo movimento, Allegro, in forma-sonata. Dopo una breve introduzione orchestrale il clarinetto, esaurita l’esposizione dell’elegante primo tema, intona, nella transizione, una melodia malinconica alla quale se ne contrappone un’altra di carattere sereno. Una scrittura virtuosistica informa, invece, il secondo tema nel quale il solista può mettere in mostra tutte le sue capacità esecutive. Il secondo movimento, Adagio, formalmente strutturato in tre parti con un’esposizione, una parte centrale e una ripresa, è caratterizzato da un tema estremamente espressivo, tipicamente mozartiano, di straordinaria semplicità al quale si contrappone, nella sezione centrale, un motivo quasi implorante. Il terzo movimento, Allegro, è, infine, un brillante Rondò nel quale il solista può esibire tutte le sue doti virtuosistiche.

    Durata: 27'

    Johannes Brahms
    Amburgo, 1833 - Vienna, 1897

    Sinfonia n.4 in mi minore op.98

    Allegro non troppo

    Andante moderato

    Allegro giocoso

    Allegro energico e appassionato

     

    Composta nell’estate del 1885 nel villaggio di Mürzzuschlag, in Stiria, dove Brahms stava trascorrendo un soggiorno estivo delizioso, come egli stesso confidò a Clara Schumann, la Sinfonia n. 4 conobbe un successo tanto grande quanto inatteso, nonostante la decisione del compositore di non presentare la sinfonia in pubblico perché poco soddisfatto del lavoro compiuto. Hans Neunzig, uno dei suoi biografi, scrisse a tale proposito:

     

    “Terminata la Quarta Sinfonia e finita l’estate, Brahms rientra a Vienna. Il rituale si ripete: come di consueto tocca a Brahms e a Ignaz Brüll presentare il nuovo lavoro in casa di Ehrbar, fabbricante di pianoforti, ai primi d’ottobre (nella trascrizione per due pianoforti approntata dall’autore): presenti Hanslick, Billroth, Dömpke, il critico Pohl e il direttore d’orchestra Richter. Brahms e Brüll erano ai due pianoforti; Hanslinck e Billroth voltavano le pagine. Le reazioni? Silenzio generale. Alla fine della prova, pare che i presenti si siano messi a parlare di tutto, tranne che della nuova Sinfonia. Gli amici viennesi, scelti tra i più fedeli, rimangono però sconcertati, tanto che Brahms decide di organizzare una seconda audizione. Le cose non sembrano andare meglio. Brahms rimane scosso ed è quasi deciso a non rischiare di presentare al pubblico la nuova Sinfonia. Bülow manifesta il proprio entusiasmo e gli chiede di venire a Meiningen per preparare la prima esecuzione pubblica. Rincuorato, Brahms parte immediatamente per Meiningen, portando con sé i primi movimenti della partitura. […] Il 25 ottobre Brahms, assai inquieto, sale sul podio. Si rende conto che la sinfonia non può essere un fiasco: eppure è lontanissimo dal prevedere il successo che gli verrà riservato. Dopo il primo e dopo il secondo movimento si scatena un’ovazione prolungata ed entusiasta. Dopo il terzo, il pubblico tenta di ottenere il bis, ma Brahms attacca subito il quarto movimento, che culmina in un’autentica apoteosi. La notizia si diffonde nell’intera Europa musicale e tutti i grandi centri si prenotano per presentare il lavoro”.

     

    Il successo fu strepitoso e Brahms, forse troppo geloso del suo lavoro, diresse sempre personalmente in tutta Europa la sua sinfonia senza lasciare nemmeno per una volta il podio a Bülow che sperava di dirigerla a Francoforte. La rottura tra i due musicisti fu immediata quanto irreparabile.

    Il primo movimento, Allegro non troppo, in forma-sonata si distingue per la straordinaria ricchezza tematica, in quanto ai due temi principali si affiancano quattro idee secondarie per lo più derivate da essi. Il primo tema, basato su un ritmo di ciaccona, domina l’intero movimento mentre il secondo è costituito da una frase melodica di intenso lirismo. Ad esso segue una terza idea tematica affidata agli strumenti a fiato e nello spirito della fanfara. Nello sviluppo emerge la grande perizia contrappuntistica di Brahms che si mescola a una scrittura molto intensa dal punto di vista espressivo che raggiunge toni esasperati nella coda. Molto semplice dal punto di vista formale è il secondo movimento, Andante moderato, di carattere malinconico il cui tema nobile, affidato prima ai corni e poi ai legni, si distingue per le sue modulazioni arcaizzanti che evocano un clima leggendario di ballata. Questo clima si alterna con un secondo tema di vaga ascendenza beethoveniana e dalla scrittura più lirica e solenne. Tale tema, esposto dagli archi, finisce per permeare di sé anche quello iniziale. L’energico terzo movimento, Allegro giocoso, che per il suo ritmo in 2/4 si avvicina allo Scherzo, è, dal punto di vista formale, un rondò-sonata con un secondo episodio di carattere lirico. Il Finale, Allegro energico e appassionato, costituisce una mirabile sintesi dell’intera composizione con le sue ben 36 variazioni su un tema di otto note  che ricorda, per la sua struttura, la ciaccona della cantata Meine Tage in den Leiden di Bach. Le variazioni sono disposte in modo da formare dei nuclei ben definiti con le prime dodici che presentano un carattere vigoroso e si contrappongono alle altre espressive. Bella è l’impetuosa coda di questo Finale che si può considerare come una vera e propria apoteosi della variazione, forma nella quale Brahms eccelse e di cui ci lasciò, nella sua produzione pianistica e sinfonica, fulgidi esempi.

    Riccardo Viagrande

    Durata: 44'