Beethoven, Mendelssohn
Concerto Anteprima
Nicola Marasco, direttore
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Programma
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Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Fidelio, ouverture op. 72b
Allegro
Ultima delle quattro ouvertures composte per l’opera Fidelio, è, a differenza delle tre precedenti, l’unica che non presenta alcun riferimento tematico all’opera, della quale esistono tre versioni tutte introdotte da brani sinfonici tra loro diversi. Dopo aver scartato la prima versione dell’ouverture, nota con il titolo Leonora n. 1 e pubblicata postuma nel 1838, perché conteneva soltanto qualche riferimento all’aria In des Lebens Frülhingstagen (Nella primavera della vita) di Florestano languente nel carcere dove si trovava rinchiuso, Beethoven ne scrisse, già per la prima rappresentazione assoluta del Fidelio, avvenuta al Theater an der Wien il 20 novembre 1805 sotto la sua direzione, una seconda che, conformemente al principio gluckiano secondo cui l’ouverture doveva contenere i temi dell’opera e costituirne una sintesi, presenta molti spunti tematici tratti da essa. Non soddisfatto di questa seconda versione, Beethoven decise di scriverne, per la ripresa del Fidelio, allora conosciuto con il titolo Leonora, l’anno successivo al Teatro an der Wien, una terza che, costituendo una magistrale sintesi dell’opera, dalla critica è stata definita all’unanimità come uno dei suoi più grandi capolavori sinfonici. Non ancora soddisfatto di quest’ouverture, nota con il titolo Leonora n. 3, che per la sua bellezza ha trovato una collocazione stabile nel repertorio sinfonico ed è stata reintegrata nell’atto secondo nell’opera prima dell’ultimo quadro, Beethoven ne scrisse un’altra tra febbraio e maggio del 1814 per la ripresa del Fidelio ampiamente rimaneggiato in una terza versione e rappresentato per la prima volta al Teatro di Porta Carinzia di Vienna il 23 maggio 1814 sotto la direzione di M. Ninlauf.
L’opera, scritta nella sua versione originale su libretto di Joseph Sonnleithner, è tratta da un dramma di Jean-Nicolas Bouilly che si ispirò ad un fatto realmente accaduto nella Turenna francese durante il periodo del terrore e di cui fu protagonista una dama impegnata nel tentativo di salvare il marito da un’ingiusta condanna. Quest’ultima versione dell’ouverture, pur non avendo alcun riferimento tematico all’opera, introduce in una forma straordinariamente sintetica e icastica, un’atmosfera carica di forte tensione drammatica. Di grande effetto è l’attacco costruito su un semplicissimo tema di tre note interrotto per ben due volte da un passo lento e dai toni soffusi che si contrappongono ad esso in modo netto. Dalla cellula ritmica iniziale scaturisce anche il tema del corno che si dispiega in una melodia cantabile e particolarmente suggestiva, ma l’ouverture è interamente percorsa da un fremito ritmico coinvolgente nella sua tensione drammatica.
Durata: 9'
Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Coriolano, ouverture in do minore op. 62
Allegro con brio
Composta nel 1807 per la tragedia Coriolano di Heinrich Joseph Collin, ormai quasi del tutto dimenticata, l’ouverture rimase l’unico brano di un progetto originario che prevedeva la composizione di un intero ciclo di musiche di scena per questo testo teatrale. Al pari di altre ouverture beethoveniane, anche questa trovò subito una stabile collocazione nel repertorio sinfonico indipendentemente dalla rappresentazione della tragedia per la quale era stata composta. Molto probabilmente l’ouverture venne eseguita soltanto in occasione della prima rappresentazione della tragedia, il 24 aprile 1807, anche se già un mese prima la sua musica era stata apprezzata in un concerto, tenuto nel palazzo del principe Lobkovitz sotto la direzione di Beethoven stesso, durante il quale furono eseguite anche la Quarta sinfonia e il Quarto concerto per pianoforte e orchestra.
In questa ouverture emerge la tragica grandiosità di un personaggio della cui realtà storica non si ha certezza, Coriolano, che, dopo aver conquistato la città volsca di Corioli, era stato esiliato dai Romani per aver esercitato in modo dispotico il potere. Rifugiatosi presso i Volsci, aveva deciso di vendicarsi dei Romani guidando l’esercito volsco contro la sua patria. Quando ormai era alle porte dell’Urbe, Coriolano fu raggiunto dalla madre Veturia e dalla moglie Volumnia con i due figlioletti in braccio. Le due donne lo implorarono di non muovere le armi contro Roma, per cui il condottiero, esaudendo la loro ardente preghiera, si ritirò, ma fu messo a morte dai Volsci che lo accusarono di tradimento.
Tutta l’ouverture, che si apre in un tragico do minore con tre celeberrimi unisoni degli archi in crescendo che preparano l’esplosione in accordi di tutta l’orchestra, vive del contrasto tra lo spirito combattivo di Coriolano, efficacemente rappresentato nel primo tema, e quello implorante della moglie Volumnia espresso in modo altrettanto efficace nel secondo tema dalla forte caratterizzazione lirica. Molto suggestiva è la coda, dove, dopo la ripresa delle battute introduttive, il tema si dissolve quasi a far presagire la tragica fine di Coriolano.
Durata: 9'
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Amburgo, 1809 - Lipsia, 1847Sinfonia n. 3 “Scozzese” in la minore op. 56
Andante con moto, Allegro un poco agitato, Andante come I,
Vivace non troppo
Adagio
Allegro vivacissimo, Allegro maestoso assai
“Io credo di aver trovato oggi l’inizio della mia Sinfonia Scozzese”.
Questo breve accenno, contenuto in una lettera del 28 luglio 1829 indirizzata da Mendelssohn alla famiglia mentre si trovava ad Edimburgo durante il suo viaggio in Scozia, ci permette di stabilire con certezza la data del primo abbozzo della Sinfonia n. 3 “Scozzese” in la minore op. 56 che, come molte altre sue opere, ha avuto una lunga gestazione, durata circa 13 anni, dal 28 luglio 1829 appunto al 20 gennaio 1842, data in cui fu ultimata. La composizione della Sinfonia n. 3, contemporanea a quella della Sinfonia n. 4 “Italiana”, iniziata nel 1830, eseguita il 13 maggio 1833 e mai pubblicata dall’autore mentre era in vita, ha fatto sorgere il problema della sua corretta numerazione. Le date di inizio dei due lavori giustificherebbero la numerazione ufficiale del catalogo, mentre le date del loro completamento darebbero ragione a chi, al contrario, ritiene che sia più corretta una diversa numerazione. Prescindendo dalla numerazione ufficiale, la “Scozzese” rimane l’ultima sinfonia di Mendelssohn in ordine cronologico. La Sinfonia fu eseguita, per la prima volta, il 3 marzo del 1842, sotto la direzione dell’autore, al Gewandhaus di Lipsia riscuotendo un successo tale da essere ripresa nel concerto successivo del 17 marzo sotto la direzione del Kappelmeister del Teatro K. Bach. Anche la prima inglese della Sinfonia, eseguita a Londra presso la Società Filarmonica il 13 giugno, si trasformò in un notevole successo per il compositore che decise di pubblicarla l’anno seguente presso la casa editrice Breitkopf & Härtel con una dedica alla regina Vittoria.
La Sinfonia, pur essendo stata composta in un arco di tempo molto lungo, presenta una straordinaria unità formale, ottenuta non solo con l’espediente, adottato anche nel Concerto in mi minore per violino e orchestra, in base al quale i quattro movimenti si susseguono senza soluzione di continuità, ma soprattutto grazie ad una struttura ciclica, dominata dal motivo dell’introduzione (Andante con moto), proprio quello a cui sembra riferirsi il compositore nella suddetta lettera. Il motivo iniziale di questa introduzione, che Mendelssohn avrebbe riutilizzato nella prima delle Tre fantasie op. 16 e nella Erster Walpurgisnacht, rappresenta perfettamente lo stato d’animo del compositore di fronte a strutture architettoniche quali l’Holyrood Palace e la cappella dell’incoronazione di Maria Stuarda che avevano suscitato in lui un senso di mistero in stridente contrasto con il carattere sereno e limpido del cielo, come egli stesso annotò nella lettera di cui sopra. La composizione della sinfonia, ripresa nell’inverno del 1830-31 durante il soggiorno romano, come si apprende da una lettera del 23 novembre dove si legge che stava scrivendo una Sinfonia in la minore, fu subito interrotta per il nuovo progetto relativo alla composizione della Sinfonia “Italiana”, secondo quanto egli stesso scrisse in una lettera successiva del 29 marzo 1831:
“sono stato costretto a mettere da parte la Sinfonia scozzese, essendo impossibilitato a riportarla nell’incerta atmosfera scozzese”
Dell’incerta atmosfera scozzese restò, in realtà, poco in questa sinfonia almeno per quanto riguarda le citazioni di melodie popolari, se si eccettua quello della pipe band del secondo movimento.
Come già accennato in precedenza, il primo movimento si apre con un’introduzione lenta che viene ripresa nella parte conclusiva incastonando l’Allegro un poco agitato in forma-sonata, il cui primo tema deriva dal motivo iniziale, mentre il secondo è affidato al timbro caldo del clarinetto. Nel secondo movimento, Vivace non troppo, il protagonista è il folklore scozzese che, permeando di sé sia il primo tema pentatonico affidato al clarinetto sia il secondo molto vicino allo spirito della pipe-band scozzese, genera un improvviso cambio di atmosfera che diventa gaia, mentre nel terzo movimento, Adagio, la musica si dipana in una scrittura di straordinario lirismo espresso soprattutto nel primo tema intonato dai violini. La tradizione popolare scozzese ritorna, infine, nel quarto movimento, Allegro vivacissimo, dove su un ostinato affidato ai corni, ai fagotti e alle viole si erge il primo tema dal caratteristico ritmo di danza scozzese. Anche il secondo tema, intonato dagli oboi e dai clarinetti, è di derivazione popolare. Tutto il movimento presenta un carattere brillante compromesso soltanto nella parte conclusiva da un breve episodio di collegamento che conduce all’Allegro maestoso che si configura come una maestosa marcia trionfale.
Riccardo Viagrande
Durata: 42'