Beethoven & Stravinskij
Marzena Diakun, direttore
Trio Dmitrij
12° concerto in abbonamento
Direttore:
Marzena Diakun
Trio Dmitrij:
Violino:
Henry Domenico Durante
Violoncello:
Francesco Alessandro De Felice
Pianoforte:
Michele Sampaolesi
I “Giovani interpreti italiani per Beethoven” questa volta sono tre per l’esecuzione del Triplo Concerto. Le formazioni da camera in Italia sono sempre più rare, per il sacrificio che richiede lavorare insieme anni e anni alla ricerca di un suono e un risultato espressivo comune. Il Trio Dmitrij che esce dalla scuola di Alta Formazione dell’Accademia di Santa Cecilia è una grande promessa. La giovane e affermata direttrice d’orchestra polacca completerà il programma con l’esecuzione completa dal celeberrimo balletto di Stravinskij in versione integrale.
-
Programma
-
Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Triplo Concerto in do magg. op. 56 per pianoforte, violino e violoncello
Allegro
Largo
Rondò alla polacca
Considerato fino a qualche tempo fa un lavoro minore, il Triplo Concerto di Beethoven fu composto su richiesta del giovane Arciduca Rodolfo d’Austria, suo allievo di pianoforte non tra i più dotati, che si dilettava a suonare in trio con il violinista Carl August Seidler e il violoncellista Anton Kraft. Pur essendo stato poco apprezzato dai contemporanei, come è testimoniato dal fatto che la casa editrice Breitkopf & Härtel si rifiutò per ben due volte di pubblicarlo, e dalla tardiva prima esecuzione pubblica avvenuta all’Augarten soltanto nel 1808, il Concerto, che Beethoven chiamava classicamente sinfonia concertante, si è affermato per il suo carattere gaio che si rifà più ai modelli francesi che a quelli di Haydn e Mozart e nel contempo esprime lo stato d’animo del compositore. In effetti il Triplo Concerto fu composto tra la seconda metà del 1803, dopo che l’Eroica era stata già completata, e i primi mesi del 1804, poco prima della stesura del Fidelio, in un periodo particolarmente felice per il compositore che stava vivendo un intenso quanto importante idillio con Josephine Brunswick, che egli avrebbe voluto sposare dopo la morte del primo marito della donna, il vecchio e geloso conte Joseph Deym von Stritetz. Per un momento il dramma della sordità e quello della solitudine sembrarono superati in virtù di questo amore espresso in questo Concerto attraverso una straordinaria ricchezza tematica, che emerge nonostante un certo squilibrio nelle parti solistiche la cui scrittura è stata dettata fondamentalmente dalle capacità tecniche degli esecutori a cui era destinata la partitura. La parte del pianoforte, che doveva essere eseguita dall’Arciduca Rodolfo, è, infatti, la più semplice, mentre molto complessa è quella del violoncello destinata ad Anton Kraft, il più virtuoso dei tre esecutori.
La ricchezza delle figurazioni ritmiche contraddistingue il primo movimento, Allegro, che si apre con una suggestiva e classica esposizione orchestrale, nella quale il primo tema, esposto inizialmente in pianissimo da violoncelli e contrabbassi, è ripreso dai violini dopo un crescendo, tipico dei lavori concertanti della scuola di Mannheim. Gaio è anche il secondo tema esposto dai violini in una solare tonalità di sol maggiore, mentre più complessa è l’esposizione dei tre solisti con il violoncello che riprende il tema iniziale, imitato dal violino e, con una certo distacco, anche dal pianoforte.
A questo primo movimento, ricco di figurazioni ritmiche e tematiche si contrappone il breve secondo movimento, Largo, strutturato su un unico tema estremamente melodioso. In questo movimento domina il violoncello che in alcuni passi raggiunge anche le zone più acute del suo registro ad ulteriore conferma del fatto che questa parte è stata scritta per un virtuoso dello strumento.
Nel Finale, un Rondò alla polacca, di grande effetto per la brillantezza ritmica, Beethoven utilizzò per la seconda volta, dopo la Serenata op. 8, questa danza dalla quale in questo movimento ha tratto il ritmo ternario e alcuni abbellimenti utilizzati nel refrain.
Durata: 23'
Igor' Fëdorovič Stravinskij
Lomonosov, 1882 - New York, 1971L' Uccello di fuoco balletto completo,versione 1909
- Introduzione
- Quadro primo: Giardino incantato di Kascej
- Apparizione dell'Uccello di fuoco inseguito dallo Zarevic Ivan
- Danza dell'Uccello di fuoco
- Lo Zarecic Ivan cattura l'Uccello di fuoco
- Supplica dell'Uccello di fuoco
- Apparizione della Tredicesima Principessa Incantata
- Gioco della Principessa con le mele d'oro - Scherzo
- Improvvisa comparsa dello Zarevic Ivan
- Il Khorovod della Principessa
- Alba
- Carillon magico: apparizione dei mostri a guardia del giardino di Kascej; cattura dello Zarevic Ivan
- Arrivo di Kascej lImmortale; dialogo con lo Zarevic Ivan; intercessione della Principessa
- Apparizione dell'Uccello di fuoco
- Danza della scorta di Kascej sotto l'incanto dell'Uccello di fuoco
- Danza infernale di tutti i sudditi di Kascej
- Ninna-nanna
- Morte di Kascej
- Quadro secondo: Sparizione del palazzo e dissoluzione delle magie di Kascej; liberazione dei guerrieri pietrificati; ringraziamento generale
Composto tra il mese di novembre del 1909 e il 18 maggio del 1910, L’uccello di fuoco rappresenta il primo importante successo per Igor Stravinskij che, proprio con questo lavoro, assurse al ruolo di artista di fama internazionale; determinante per il suo successo fu l’incontro con Sergej Diaghilev, impresario dei Ballets Russes, che era rimasto particolarmente colpito da una delle sue opere giovanili, Feu d’artifice (Fuochi d’artificio), eseguito, per la prima volta, a San Pietroburgo il 6 febbraio 1909 sotto la direzione di Aleksander Ilijč Siloti. Grande scopritore di talenti, Diaghilev, che con la sua compagnia dei Ballets Russes, fondata nel 1909 grazie all’appoggio finanziario di esponenti della nobiltà russa e francese, si proponeva di diffondere l’arte russa organizzando spettacoli di balletto, avendo intuito le geniali capacità del giovane Stravinskij, gli commissionò l’orchestrazione di due pezzi di Chopin per il balletto Les Sylphides e, in seguito, la composizione di un intero balletto. Egli compose, allora, L’uccello di fuoco, un’opera ispirata alla tradizione dei balletti russi il cui argomento fu tratto dal coreografo Michel Fokine da una fiaba russa. La fiaba ha per protagonista un principe di nome Iván che viene aiutato dall’Uccello di fuoco dalle penne d’oro, da lui liberato, a salvarsi dal re Katscei, che trasforma le persone in pietre, e a conquistare la principessa amata. Il compositore, per differenziare gli elementi naturali da quelli soprannaturali, utilizzò linguaggi musicali diversi, ricorrendo al diatonismo per i primi e al cromatismo per i secondi. Da questo balletto, rappresentato a Parigi il 25 giugno 1910, Stravinskij ricavò, l’anno successivo, una suite, che rielaborò, una prima volta, nel 1919 per un diverso organico orchestrale e, una seconda volta, nel 1945. Nel balletto, che sarà eseguito nella sua versione originaria del 1909, il soprannaturale è rappresentato sia nell’Introduzione, dove la musica sembra descrivere un mondo che emerge dalle tenebre, sia nel Giardino incantato, sia nella Danza dell’Uccello di fuoco, sia nella Supplica e, infine, nella conclusiva Danza infernale, estremamente aspra negli impasti timbrici e armonici; l’atmosfera russa, che caratterizza l’intero lavoro, trova il suo punto culminante nel Chorovod, una danza ballata in tondo da principesse russe.
Numerosi sono gli elementi di scrittura che anticipano la grande futura arte di Stravinskij, come, per esempio, l’uso del tritono, la presenza di accordi, che preannunciano le strutture armoniche germinali di Petruška, e, infine, l’adozione di una scrittura politonale. Le immagini di magia evocate dalla musica, inoltre, si basano su una successione di quattro suoni che viene trattata secondo procedimenti precursori della tecnica seriale.
Riccardo Viagrande
Durata: 50'
Guida al concerto