Brahms & Haydn
David Crescenzi, direttore
Isabelle Faust, violino
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Programma
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Johannes Brahms
Amburgo, 1833 - Vienna, 1897Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 77
Allegro non troppo
Adagio
Allegro giocoso, ma non troppo vivace
Nell’estate del 1878 Brahms, di ritorno dall’Italia, si fermò nel villaggio di Pörtschach, in Carinzia, con l’intenzione di raggiungere presto Vienna, ma, attratto dalla bellezza e dalla serenità di quel luogo, vi restò più a lungo, come egli stesso ebbe modo di scrivere all’amico Billroth:
“Mi sono fermato in questo paese al ritorno dall’Italia, con l’intenzione di proseguire per Vienna. Ma il primo giorno è stato così bello che ho deciso di fermarmi anche il secondo; il secondo così bello che ho deciso di rimanere il terzo, e così via. Montagne bianche di neve, il lago azzurro, gli alberi ricoperti di un verde tenero, nessuno potrebbe darmi torto”.
È in questa splendida cornice che egli meditò di scrivere una nuova composizione, come si evince dal fatto che egli chiese che da Vienna gli fosse spedita molta carta da musica e in un lettera al critico Hanslick scrisse:
“In questo villaggio vagano così tante melodie che si deve stare attenti a non calpestarle”.
Nacque così il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77 che, composto in brevissimo tempo e completato nel mese di agosto, fu sottoposto da Brahms, mai soddisfatto, a ritocchi che lo impegnarono fino al mese di novembre. Pur essendo innamorato del violino, egli non aveva una perfetta competenza tecnica, e, per questo motivo, si rivolse al suo amico, il violinista Joachim, per alcune consulenze. Nonostante i consigli di Joachim, che eseguì il Concerto per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia il 1° gennaio del 1879, questo lavoro non fu subito compreso dal pubblico e dagli stessi musicisti che lo giudicarono, in certi passi, ineseguibile, come si evince da questo commento di Bussi:
“Ai violini di allora, secondo i correnti canoni esecutivi, il concerto prospettò difficoltà inaudite, se non proprio insormontabili, non tanto per un mero sfoggio di acrobatismo virtuosistico […] quanto per un certo perdurante impaccio di specie pianistica nel trattare il violino e insieme per le dure esigenze imposte alla mano sinistra dalle doppie corde o dagli ampi intervalli, che ne fecero, un tempo, un emblema di antiviolinismo, appunto perciò utile dal lato tecnicistico”.
Emblematiche furono anche alcune stroncature che, tuttavia, mettono in evidenza il carattere innovativo del Concerto, non ancora del tutto comprensibile né al pubblico né alla critica dell’epoca. Il Concerto fu definito, infatti, ora una Sinfonia con violino obbligato, ora un Concerto contro il violino secondo quanto affermato da Bülow, ora un Concerto tra violino e orchestra, in cui alla fine vince l’orchestra. Soltanto nel Novecento il Concerto fu rivalutato e considerato un capolavoro nel repertorio violinistico da paragonare a quelli di Beethoven, di Mendelssohn e di Čajkovskij.
Anche il Concerto per violino e orchestra, come i due per pianoforte, presenta un’impostazione sinfonica dalle proporzioni monumentali. Il primo movimento, Allegro non troppo, in forma-sonata, mostra sin dalle prime battute il suo carattere sinfonico con tre temi, dei quali il primo presenta toni di accentuato lirismo e di grande cantabilità. Ad esso si contrappone l’entrata del violino solista che si impone per una scrittura idonea ad esaltare le caratteristiche tecniche dello strumento. La scrittura sinfonica del primo movimento raggiunge il suo punto culminante nello sviluppo dove i temi sono sottoposti ad un’elaborazione molto complessa.
Un’impostazione classica presenta il secondo movimento, Adagio, la cui struttura formale tripartita è riassumibile nello schema A-B-A. Suggestiva e poetica è la melodia d’apertura, di carattere pastorale, che, secondo Max Bruch, deriva da una vecchia canzone boema. Affidata all’oboe, questa melodia ha dato adito anche alla celebre quanto maligna battuta di Pablo de Sarasate che affermò:
“Non posso negare che si tratti di buona musica. Ma non potete certo pensare che io sia così privo di buon senso da salire sul palco, con il violino in mano, per ascoltare un oboe che nell’Adagio esegue l’unica melodia di tutto il Concerto!”
Un intenso lirismo informa la sezione centrale, mentre nella conclusione dai toni soffusi grazie al timbro dolce dei fiati, come affermato da Kraemer, sembra davvero di respirare l’aria tiepida del lago di Worth.
Di grande respiro sinfonico è il Finale con il solista, che introduce un tema di carattere tzigano, eroico e rude al tempo stesso, che, molto probabilmente, sarebbe stato apprezzato da Haydn, ma che fu ritenuto da Joachim quasi ineseguibile, in contrasto con l’orchestra. Vivace e marcato è anche il secondo tema, mentre il terzo è estremamente dolce e melodico. Tutto il movimento è un brillante Rondò nel quale il solista può mettere in evidenza le sue doti tecniche.
Durata: 37'
Franz Joseph Haydn
Rohrau, 1732 - Vienna, 1809Sinfonia n. 100 “Militare” in sol maggiore Hob: I: 100
Adagio, Allegro
Allegretto
Menuet. Moderato
Finale. Presto
“Un’altra delle nuove Sinfonie di Haydn è stata eseguita per la seconda volta e il movimento centrale è stato ancora una volta ricevuto con scrosci di applausi. Bis! Bis! Bis! si levava da ogni poltrona: neppure le signore riuscivano a controllarsi. È come l’avanzare in battaglia; il passo degli uomini; il suono della carica; il fragore dell’attacco, il clamore delle armi, i gemiti dei feriti e tutto ciò che a ragione viene definito l’infernale rombo della guerra, che cresca fino al culmine di un sublime che incute terrore! e quel che altri sono forse in grado di concepire, egli solo è in grado di realizzare; per lo meno lui solo, fino ad ora, è riuscito a compiere queste meraviglie”.
L’anonimo cronista del «Morning Chronicle» descrive così lo strepitoso successo ottenuto dalla Sinfonia n. 100 “Militare” in sol maggiore in occasione della replica nel concerto del 7 aprile del 1794. La Sinfonia, eseguita già in prima assoluta il 31 marzo alle Hannover Square Rooms di Londra in occasione dell’ottavo concerto della stagione organizzata da Johann Peter Salomon, era stata molto probabilmente concepita nei 18 mesi trascorsi a Vienna tra i due soggiorni londinesi come si evince dall’analisi del tipo di carta utilizzata. L’autografo del Minuetto è scritto sulla tipica carta italiana che Haydn usava quando era ancora in Austria, mentre il primo e il quarto su un tipo di carta diffuso in Inghilterra. In questo periodo Haydn, ormai perfettamente consapevole dei gusti e delle aspettative del pubblico inglese, amante di una scrittura semplice costituita da elementi facili da ricordare, compose interamente la Sinfonia n. 99 e una parte della Sinfonia n. 100 e della 101. La Sinfonia n. 100, inoltre, si distingue per la presenza delle percussioni nel movimento centrale lento dove Haydn ha così evocato immagini di guerra alle quali il pubblico londinese era molto sensibile. Non si era spenta, infatti, l’eco della Rivoluzione francese e del Terrore che aveva prodotto sgomento in tutta Europa e provocato la reazione delle nazioni del vecchio continente alleatesi e scese in guerra contro la Francia. Per esprimere con maggiore efficacia i fragori delle battaglie, Haydn scelse un andamento marciante il cui materiale musicale era stato tratto dalla romanza di uno dei Concerti per lira organizzata scritti nel 1786 per il re di Napoli Ferdinando IV, cultore di questo strumento. La Sinfonia “Militare” è quindi uno dei lavori più importanti e famosi ispirati alle guerre condotte contro la Francia rivoluzionaria.
Il primo movimento inizia con un classico Adagio introduttivo caratterizzato da due crescendi particolarmente suggestivi, dei quali il secondo si conclude sull’accordo della dominante di sol maggiore; il successivo Allegro, in forma-sonata, si apre con un ritmo di marcetta che cede il posto alla seconda idea tematica particolarmente sviluppata. Proprio il materiale musicale del secondo movimento, Allegretto, di cui è impossibile formulare alcuna ipotesi plausibile circa la data e il luogo di composizione per la perdita dell’autografo, è, come già affermato in precedenza, tratto dalla romanza di uno dei Concerti per lira organizzata; questa melodia, ispirata ad una canzone popolare francese La gentille et belle Lisette particolarmente cara ad Haydn, che l’aveva utilizzata già nella Sinfonia n. 85 “La regina”, è qui rielaborata nella forma del rondò. Maestoso e, per certi aspetti, pomposo è il Minuetto che presenta una struttura ritmica quasi da brano eroico. Ad esso si contrappone la cantabilità del Trio che si distingue per una certa grazia nelle movenze ritmiche. Il Finale, Presto, è un brillante rondò all’interno del quale Haydn ha dato libero sfogo alle percussioni con un a solo fortissimo dei timpani che nella fragorosa coda diventano protagonisti insieme ai triangoli, ai piatti e alla grancassa.
Riccardo Viagrande
Durata: 28'