Čajkovskij/Sollima /Beethoven

GIOVANNI SOLLIMA direttore/violoncello

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi - Palermo

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    09 Gennaio 2026

    Ore

    20,30

    Durata

    80min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Pëtr Il'ič Čajkovskij
    Votkinsk, 1840 - San Pietroburgo, 1893

    Variazioni Rococò per violoncello e orchestra op. 33

    Moderato assai quasi Andante – Tema: Moderato semplice

    Var. I: Tempo della thema

    Var. II: Tempo della thema

    Var. III: Andante sostenuto

    Var. IV: Andante grazioso

    Var. V: Allegro moderato

    Var. VI: Andante

    Var. VII e Coda: Allegro vivo

     

    La passione di Čajkovskij per Mozart e per il Settecento in generale costituisce la fonte d'ispirazione delle Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra, la cui genesi appare, in realtà, piuttosto travagliata. Non essendo, infatti, un violoncellista, come è dimostrato dall'esiguo numero di lavori da lui composti per questo strumento, complessivamente quattro, di cui due, l’Andante cantabile dal Quartetto n. 1 op. 11 e il Nocturne, quarto dei Six Morceaux op. 19 per pianoforte, sono delle trascrizioni, e un altro solo, Pezzo capriccioso op. 62, è una composizione originale, Čajkovskij si rivolse per dei consigli a Wilhelm Fitzenhagen, violoncellista tedesco che, oltre a essere docente al Conservatorio di Mosca, era anche direttore della Società Musicale e Orchestrale di Mosca. Amico di Čajkovskij, del quale aveva interpretato i primi tre Quartetti per archi, Fitzenhagen non solo diede al compositore importanti consigli, ma apportò sostanziali modifiche alla partitura che, composta nel 1876, vide, in questa versione ritoccata, la sua prima esecuzione a Mosca il 30 novembre 1877 con il violoncellista tedesco in qualità di solista e Nikolaj Rubinstein sul podio. Per ironia della sorte la versione di Fitzenhagen, che, qualche tempo dopo, senza interpellare il musicista, apportò nuove modifiche alla partitura facendo pubblicare questo lavoro per ben due volte nel 1878 (riduzione per violoncello e pianoforte) e nel 1889, fu quella conosciuta e correntemente eseguita per oltre 70 anni. Soltanto nel 1956 il violoncellista russo Victor Kubatsky, dopo aver sottoposto il manoscritto di Čajkovskij ai raggi x, riuscì a ricostruire la versione originale nella quale è possibile percepire con maggiore evidenza l'ispirazione settecentesca della partitura offuscata dagli intenti virtuosistici di Fitzenhagen che aveva modificato anche l'ordine delle variazioni. Pur essendo stata incisa da grandi violoncellisti come Steven Isserlis e Julian Lloyd Webber, la versione originale non si è del tutto affermata nel repertorio. La maggior parte dei violoncellisti, infatti, preferisce eseguire ancora quella con le modifiche di Fitzenhagen che, del resto, nonostante qualche irritazione, non fu mai apertamente contestata dal compositore. Si racconta, anzi, che ad Anatoliy Brandukov, un allievo di Fitzenhagen, il quale gli aveva chiesto se fosse opportuno ritornare alla versione originale, Čajkovskij abbia risposto che era meglio lasciare le cose come stavano.

    Nella versione correntemente eseguita, il brano si apre con una breve introduzione dell'orchestra conclusa da un assolo del corno, alla quale segue l'esposizione, da parte del solista, del tema in 2/4, di composizione di Čajkovskij e non tratto da lavori di quel periodo, il cui profilo aggraziato e semplice richiama perfettamente lo stile rococò. La prima variazione, nel «Tempo della Thema», come recita la partitura, si caratterizza per le eleganti fioriture del tema affidate al violoncello su leggeri pizzicati degli archi, mentre la seconda, sempre nello stesso tempo, è tutta giocata sulla contrapposizione tra le rapide scale affidate al violoncello e gli interventi dell'orchestra. Di carattere cantabile è la terza variazione (Andante sostenuto), che, in realtà, era la sesta della versione originale e che, in effetti, si allontana molto dal tema sia per la tonalità (do maggiore) che per la frazione 3/4. Nella quarta, un Andante grazioso di carattere manierato, si ritorna sia alla tonalità d'impianto (la maggiore) sia alla frazione iniziale di 2/4, mentre più virtuosistica è la quinta variazione, Allegro moderato, la vecchia quarta dell'originale, nella quale il solista esegue due cadenze, di cui la seconda costituisce un ponte con la sesta variazione (quinta nell'originale), un Andante in re minore in cui il tema appare intriso di un intenso lirismo. Virtuosistica è, infine, la settima variazione (terza dell'originale) che conduce alla brillante Coda.

    Durata: 20'

    Giovanni Sollima
    Palermo, 1962

    Terra con variazioni per violoncello e orchestra

    Andante, Moderato con libertà, Moderato, Presto, Moderato, Lento con libertà, Allegro, Andante, Allegro

     

    Della genesi di Terra con variazioni, composizione per violoncello e orchestra, eseguita per la prima volta il 30 aprile del 2015 al Teatro dal Verme di Milano con l’orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Carlo Boccadoro, lo stesso Sollima ci ha fornito alcune notizie:

    Terra con variazioni nasce da un jingle che, nel 2014, i Pomeriggi musicali di Milano mi avevano commissionato per l’Expo 2015, che si svolgeva nel capoluogo lombardo. Per la precisione, si trattava dell’Expo in città, consistente in un segmento della manifestazione che, a differenza dello spazio in cui erano concentrati i padiglioni, si svolgeva in diversi quartieri della città mettendo in risalto artigiani, cucine del mondo, ecc. Il jingle consisteva in un brevissimo brano per orchestra di un minuto e trenta secondi, con versioni di 45, 30 e 15 secondi per sole sezioni (archi, corni, ecc). Ricordo che era possibile imbattersi in esso entrando in metropolitana o nei luoghi più disparati ed essere accolti da un loop del brano o di un solo minuscolo frammento o addirittura di una parte interna. Qualche mese dopo, sempre da parte dei Pomeriggi musicali, mi è stato chiesto di svilupparlo in un brano per violoncello e orchestra. In questo lavoro il tema (praticamente il jingle per intero) fa la sua comparsa soltanto alla fine, senza il solista. La parte rimanente del brano, costituita dalle variazioni, si basa sul materiale desunto o dalla struttura armonica o da brandelli intervallari dello stesso tema che, rielaborati, generano altri minuscoli temi. Il brano si configura come un percorso a ritroso, dal momento che l’ultima cosa che ho scritto è stata l’introduzione. C’è un continuo gioco di specchi e un incessante “viaggio” tra tecniche strumentali (il riferimento a certe vocalità credo si evinca) e luoghi, anche se intesi come luoghi/generi di radice popolare (hora, ecc). C’è anche una cadenza, che qui forse sarebbe meglio definire un rituale”.

    Composto per un organico identico a quello delle Variazioni su un tema rococò op. 33 di Čajkovskij e formalmente strutturato secondo i classici principi del tema e variazioni, questo lavoro presenta straordinari elementi di modernità, identificabili nella grande varietà agogica e in alcune influenze della cosiddetta alea controllata, come la scelta, che, per la verità, è anche di matrice barocca, di improvvisare sul tema, o ancora la ripetizione a piacere di una battuta da parte solista o del loop anche questa a piacere ma con il limite della durata che non deve essere inferiore a quella di 10 secondi. Il carattere originale di questo brano non si riduce a questi elementi di novità, che già da soli trasformano Terra con variazioni in un lavoro che vive nella performance rinnovandosi ogniqualvolta viene eseguito, ma trova la sua peculiarità nel rovesciamento della forma del tema e variazioni, dal momento che il tema non è esposto all’inizio, come da tradizione, ma alla fine e solo dall’orchestra, dopo che la musica ha svolto un percorso o meglio un viaggio ideale nel carattere mediterraneo del jingle, evocando, nel contempo, luci, odori, sapori, temperatura, canto e acqua.

    Durata: 20'

    Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Sinfonia n.1 in do maggiore op. 21

    Adagio molto, Allegro con brio

    Andante cantabile con moto

    Minuetto

    Adagio, Allegro molto e vivace

     

    Composta tra il 1799 e gli inizi del 1800 quando Beethoven era ormai sulla soglia dei trent’anni, la Sinfonia n. 1 in do maggiore si pone come un magnifico ponte tra la produzione di Haydn e Mozart, da una parte, e i suoi successivi lavori dall’altra. Grande sinfonista, Beethoven si accostò relativamente tardi a questa forma, consapevole della difficoltà di introdurre novità in un genere nel quale era molto forte il peso della tradizione, rappresentata da Haydn che nel 1795 aveva presentato al pubblico inglese le sue due ultime sinfonie londinesi, la n. 103 col rullo di timpani e la n. 104 London. Tra il 1794 e il 1795 anche Beethoven aveva progettato di scrivere una sinfonia, ma, dopo aver lavorato ad un abbozzo alquanto frammentario di un primo movimento nella tonalità di do minore, decise di interrompere il lavoro per completare altre composizioni, riprendendolo appunto nel 1799. La Sinfonia fu eseguita, per la prima volta, sotto la direzione del compositore, il 2 aprile 1800 all’Hofburgtheater di Vienna in un’Accademia a beneficio di Beethoven che vendette personalmente i biglietti nella sua residenza dopo aver messo un regolare annuncio sulla “Wiener Zeitung” il 26 marzo 1800 che recitava: «La Imperial Regia Direzione ha concesso il beneficio di un’Accademia nell’Imperial Regio Teatro di Corte al sig. van Beethoven. Questi rende noto allo spettabile pubblico che l’accademia è fissata per il 2 aprile. Palchi e posti riservati si possono ottenere i giorni 1 e 2 aprile presso il sig. van Beethoven al n. 241, Tiefen Garten, terzo piano».

    In questa prima esecuzione, che giunse al termine di un concerto di circa cinque ore in cui furono eseguite altre composizioni, la Sinfonia fu accolta favorevolmente sia dal pubblico che dalla stampa, come si apprende dalla recensione pubblicata sull’“Allgemeine Musikalische Zeitung”: «Anche il Sig. Beethoven ha finalmente ottenuto il Teatro [l’Hofburgtheater], ed è stata probabilmente l’Accademia più importante da lungo tempo a questa parte. Egli ha suonato un nuovo Concerto [molto probabilmente il Concerto n. 1 op. 15 per pianoforte] di sua composizione che comprende molte cose belle – soprattutto i primi due movimenti. Poi è stato eseguito un suo Settimino scritto con molto buon gusto e con sentimento. Indi ha improvvisato magistralmente [sull’Inno all’Imperatore di Haydn] e alla fine è stata eseguita una Sinfonia [la Sinfonia n. 1 op. 21 appunto] di sua composizione che ha rivelato molta arte, novità e ricchezza di idee».

    Questa Sinfonia, i cui elementi di novità convivono con altri legati alla tradizione, soprattutto nella parte introduttiva del primo movimento, Adagio molto, abbastanza ampia sebbene non raggiunga le proporzioni di quelle delle Londinesi di Haydn, è innovativa nella struttura tonale nella quale si evidenzia una certa ambiguità tonale ottenuta all’inizio con un’immediata, quanto transitoria modulazione alla sottodominante. Nell’Allegro con brio, in forma-sonata, traspaiono alcune caratteristiche del personale linguaggio beethoveniano nel contrasto dei due temi, dei quali il primo ricorda quello iniziale della Jupiter di Mozart, mentre il secondo si distende in disegni melodici affidati all’oboe e al flauto, che dialogano tra di loro. Proprio questo aspetto fu giudicato innovativo dalla critica, come è testimoniato dal rimprovero mosso a Beethoven dall’anonimo recensore dell’“Allgemeine Musikalische Zeitung” che notò un uso eccessivo dei legni. Più tradizionale è il secondo movimento, Andante cantabile con moto, anch’esso in forma-sonata, nel quale emerge, come tema principale, dalla voce dei secondi violini che la espongono inizialmente, una melodia gentile e aggraziata. Estremamente innovativo è, invece, il terzo movimento che, pur conservando il tradizionale titolo di Minuetto, è scritto in un andamento Allegro molto e vivace che lo allontana dalle corrispondenti pagine salottiere di Haydn e Mozart. L’ultimo movimento, aperto da una breve introduzione, Adagio, inesistente nei finali delle sinfonie di Haydn o di Mozart, si snoda in un brillante Allegro molto e vivace in forma di rondò, il cui primo tema è tratto dall’abbozzo della sinfonia progettata nel 1795. 

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 27'