CONCERTO PER LA PACE EUROPEA

Gianna Fratta, direttrice

Oleksandr Semchuk, violino

Ksenia Milas, violino

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Domenica
    20 Marzo 2022

    Ore

    11,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

Ingresso libero fino a esaurimento di posti, con offerta volontaria presso i punti di raccolta allestiti dalla Croce Rossa Italiana-Comitato di Palermo al Politeama Garibaldi,

Manifestazione organizzata con il contributo solidale di Gianna Fratta, Oleksandr Semchuk, Ksenia Milas, Croce Rossa Italiana-Comitato di Palermo, Ordine dei Giornalisti Sicilia, Alessi, Damir, Massimo Dilio, Tipografia Mazzini, Davidoff.

  • Programma

  • Myroslav Mychaylovych Skoryk
    (Lviv 1938 – Kiev 2020)

    Melodia per due violini e archi

    Solenne

     

    Ucraino di nascita e deportato in Siberia con la sua famiglia durante il regime stalinista, Myroslav Mychaylovych Skoryk ha compiuto i suoi studi musicali presso il Conservatorio della sua città natale, dove il compositore ha potuto fare ritorno dopo la morte di Stalin, completandoli, in seguito, a Mosca. Docente, prima presso il Conservatorio di Lviv e, poi, presso quello di Kiev, Skoryk è autore di una vasta produzione in ogni genere, nella quale emerge con forza il folklore musicale ucraino che ispira anche lo struggente tema di questo lavoro, qui presentato nell’arrangiamento per due violini e archi di Stefano Delle Donne. È un brevissimo e famosissimo brano in tutta l’Ucraina, dove sono in molti a ritenere che il bellissimo tema, su cui questo lavoro si basa, sia di origine popolare come si evince da un aneddoto raccontato dal direttore d’orchestra Hobart Earle. Questi, seduto fuori da un caffè al centro di Kiev con il compositore, avendolo sentito suonare da un trio di musicisti di strada, chiese, in quell’occasione, alla cameriera se conoscesse l’autore di quel brano. Alla risposta della donna che affermò di conoscere il brano, ma non il suo autore, il direttore indicò l’anziano signore di fronte a lui, suscitando la meraviglia della cameriera stessa.

    Durata: 5'

    Johann Sebastian Bach
    Eisenach, 1685 - Lipsia, 1750

    Concerto in re minore per due violini, archi e basso continuo BWV 1043

    Vivace

    Largo ma non tanto

    Allegro

     

    Non si conosce con precisione l’anno di composizione dei tre Concerti per violino, ma si sa con certezza che questi lavori risalgono al felice periodo che va dal 1717 al 1723, trascorso da Bach a Köthen alle dipendenze del principe Leopold di Anhalt-Köthen dal quale era stato nominato Kappelmeister, carica che faceva del compositore di Eisenach il maggiore responsabile delle attività musicali della corte e della città. Nella brillante corte di Köthen veniva dato un grande rilievo all’attività musicale che trovava spazio in due settori: la musica di corte, detta Hofmusik, e quella domestica di carattere didattico e destinata all’intrattenimento privato, detta Hausmusik. L’Hofmusik, essendo destinata sia al Collegium musicum (l’orchestra di corte) sia ai virtuosi da camera del principe, chiamati in tedesco Kammermusiken, consentiva a Bach di scrivere musica strumentale a differenza di quanto aveva fatto a Weimar dove il suo incarico era limitato alla composizione di musica destinata alla liturgia. Da questa nuova occupazione ebbe origine la maggior parte della sua produzione di Concerti, della quale è rimasto un numero ridotto costituito dai due Concerti per violino, archi e basso continuo BWV 1041 e BWV 1042 e dal presente Concerto per due violini, archi e basso continuo composti per i due violinisti Joseph Spiess e Friedrich Markus. Nei 2 Concerti per violino e in quello per due violini Bach, pur mantenendosi fedele alla struttura formale del concerto solistico ereditata da Vivaldi, i cui lavori egli aveva trascritto per clavicembalo quando si trovava a Weimar, introdusse alcune importanti novità. Bach costruì, infatti, i suoi Concerti attorno a un solido e ben definito ritornello del Tutti e diede ad essi varie forme, come quella dell’aria italiana col da capo o quelle chiastica, creando, così, delle simmetrie interne. Non mancano al loro interno anche episodi in stile fugato che testimoniano la sua grande perizia contrappuntistica.

    Una grande energia ritmica informa il Concerto in re minore per due violini, archi e basso continuo BWV 1043, composto da Bach per i due violinisti della corte di Köthen, Joseph Spiess e Friedrich Marcus. In questo concerto,  unico esemplare per due strumenti solisti pervenutoci, del quale esiste anche una trascrizione per due cembali, l’energia ritmica e la chiarezza melodica si uniscono ad una scrittura imitativa che mette in risalto un dialogo tra i solisti e tra questi e gli altri strumenti. Molto bello è il secondo movimento, Largo ma non tanto, dall’andamento cantabile di siciliana con il suo ritmo di 12/8.

     

    Durata: 17'

    Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

    Poco sostenuto, Vivace

    Allegretto

    Presto

    Allegro con brio

     

    “Dare alle sue composizioni musicali la stessa materialità, la stessa fermezza sicura e concreta, chiaramente riconoscibile, che aveva provato con tanta consolante felicità nei fenomeni della natura: questa fu l’anima amante dell’istinto felice al quale dobbiamo la Sinfonia in la maggiore, il vero capolavoro. Ogni slancio, ogni aspirazione, e ogni tempesta del cuore si tramuta in un delizioso senso di gioia che ci strascina con onnipotenza orgiastica, attraverso gli spazi della natura, attraverso tutte le correnti e tutti gli oceani della vita, ci fa gridare di gioia, ci rende coscienti ovunque avanziamo nel ritmo fiero di questa danza umana delle sfere. Questa sinfonia è l’apoteosi della danza in se stessa: è la danza nella sua essenza superiore, l’azione felice dei movimenti del corpo incarnati nella musica”.

    Questo giudizio, articolato e composito, espresso da Wagner nel suo scritto dal titolo L’opera d’arte dell’avvenire, coglie in pieno i caratteri essenziali di questa sinfonia che segna una svolta nella produzione musicale di Beethoven. La Settima Sinfonia, iniziata nel 1811 mentre Beethoven si trovava nella città termale di Teplitz, in Boemia, dove si era recato nella speranza di qualche miglioramento per il suo udito, fa trasparire, nonostante ciò, una gioia apparentemente in contrasto con la dolorosa situazione che egli stava vivendo. L’opera, terminata nel 1812, ebbe la sua prima esecuzione l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna in occasione di un concerto di beneficienza tenuto in onore dei soldati austriaci e bavaresi che erano stati feriti nella battaglia di Hanau durante le guerre napoleoniche. Lo stesso Beethoven diresse l’orchestra fornitagli dall’amico Ignaz Schuppanzigh e comprendente alcuni dei migliori musicisti del periodo, come Ludwig Spohr, Johann Hummel, Giacomo Meyerbeer, Antonio Salieri, Anton Romberg e il contrabbassista italiano Domenico Dragonetti del cui virtuosismo il compositore fu così entusiasta da affermare che suonava con grande fuoco e potenza espressiva. L’esecuzione ebbe un notevole successo, come testimonia lo stesso Spohr nella sua Autobiografia:

    “Le nuove composizioni di Beethoven piacquero enormemente, in particolare la Sinfonia in la maggiore; il meraviglioso secondo movimento dovette essere ripetuto e anche su di me fece un’impressione profonda e duratura. L’esecuzione fu un assoluto capolavoro, malgrado la direzione di Beethoven fosse incerta e spesso comica. Si vedeva chiaramente che il grande maestro del pianoforte, ora un povero sordo, non riusciva a sentire la sua stessa musica. La cosa fu particolarmente notata in un passaggio della seconda parte del primo Allegro della sinfonia. In quel punto si trovano due pause in rapida successione, la seconda delle quali è in pianissimo. Beethoven se n’era probabilmente dimenticato, perché tornò a segnare il tempo prima che l’orchestra avesse eseguito la seconda pausa. In questo modo, senza saperlo, si trovava già dieci o dodici battute avanti all’orchestra quando essa eseguì il pianissimo. Beethoven, per indicare quell’effetto a modo suo, si era completamente rannicchiato sotto il leggio. Sul crescendo che segue fece di nuovo la sua comparsa e prese a rialzarsi sempre di più, finché non saltò in alto come una molla nel momento in cui, secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuto iniziare il forte. Poiché questo non arrivò, si guardò intorno spaventato, vide tutto stupito che l’orchestra stava ancora eseguendo il pianissimo, e si riprese soltanto quando, finalmente, il forte tanto atteso ebbe inizio e poté udirlo anche lui. Fu una vera fortuna che questa scena non avesse luogo durante l’esecuzione pubblica, perché di certo avrebbe fatto ridere il pubblico”.

    La sinfonia, definita dallo stesso Beethoven la più eccellente, presenta una grande vitalità ritmica e un uso sperimentale delle relazioni tonali.

    Il primo movimento si apre con un’introduzione, Poco sostenuto, grandiosa negli imponenti accordi dell’orchestra sostenuti dai timpani e, nello stesso tempo, in netto contrasto con la serena atmosfera agreste evocata nella dolce melodia affidata ai legni e ripresa nella parte conclusiva; il primo tema, esposto dal flauto, del successivo Vivace, in forma-sonata, è un’esplosione di gioia attraverso la danza in un crescendo che finisce per coinvolgere tutta l’orchestra nel clima festante venutosi a determinare. Questo clima di festa prosegue anche con l’esposizione del secondo tema affidato a un dialogo tra archi e fiati il cui materiale motivico è derivato dal primo tema. L’intero sviluppo si basa sul primo tema che viene rielaborato passando in imitazione fra i vari strumenti fino alla perorazione che conduce alla ripresa alla quale segue una grandiosa coda conclusiva. Il clima gioioso della danza muta totalmente nel secondo movimento, Allegretto, che si apre con un aforistico accordo di la minore il quale in modo icastico annuncia il carattere triste dell’intero movimento. Da questo accordo scaturisce un tema sommesso che, presentato inizialmente dalle viole, cerca di librarsi in zone più acute passando, dapprima, ai secondi e ai primi violini e, dopo, ai legni in una perorazione orchestrale, per sovrapporsi ad una nuova idea tematica. Un secondo tema, esposto dai fiati, appare nella sezione centrale che conduce alla ripresa della prima parte qui presentata in forma di variazioni. Il movimento si conclude con la ripresa della seconda sezione e con una breve coda. Il terzo movimento, Presto, costituisce il momento più brioso e danzante dell’intera sinfonia con il tema principale che, coinvolgendo l’intera orchestra con il suo carattere gioioso, dissipa le nubi di tristezza del movimento precedente. Su un pedale di dominante tenuto dai violini viene esposto il tema del Trio (Assai meno presto) che, dopo la ripresa della prima parte, ritorna nuovamente. Una seconda ripresa della prima parte, seguita da una coda, conclude il  movimento. Lo stesso clima festoso informa il quarto movimento, Allegro con brio, in forma-sonata, con un primo tema brillante in sedicesimi affidato ai primi violini, a cui si contrappone il secondo, di carattere trionfale, affidato ai fiati.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 38'

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