Dvořák, Schumann

Christoph Eschenbach, direttore

Claudio Bohórquez, violoncello

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    02 Dicembre 2022

    Ore

    21,00

    Durata

    80min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    03 Dicembre 2022

    Ore

    17,30

    Durata

    80min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Programma

  • Antonín Dvořák
    Nelahozeves 1841 - Praga 1904

    Karneval, ouverture da concerto op. 92, B. 169

    Allegro

     

    Il 1891 fu un anno particolarmente importante per Antonín Dvořák che, divenuto docente di composizione e strumentazione presso il Conservatorio di Praga, da lì a poco sarebbe stato raggiunto dalla proposta della mecenate statunitense Jeannette Thurber di dirigere il National Conservatory of Music a New York da lei fondato nel 1885. Proprio a questo periodo particolarmente intenso risale la composizione di Karneval, seconda di tre ouverture da concerto, inizialmente raccolte in un trittico intitolato Natura, vita e amore, che, comprendente Nel regno della natura e Othello, si configurava come una sorta di trascrizione filosofica delle impressioni e delle riflessioni filosofiche del compositore. Dedicata all'Università di Praga per la laurea honoris causa conferitagli per i meriti conseguiti a livello nazionale come musicista, l'ouverture, che fu eseguita a Praga il 28 aprile 1892 con grande successo, è la più famosa del trittico e quella che ha trovato maggiore spazio nel repertorio sinfonico. Scritta in forma-sonata, si segnala per una grande vitalità ritmica che contraddistingue il tema iniziale al quale si contrappone il secondo il carattere lirico (Poco tranquillo). All'interno della partitura si staglia una seconda oasi lirica (Andante con moto) di carattere agreste della quale sono protagonisti i legni.

    Durata: 10'

    Robert Schumann
    Zwickau, 1810 - Bonn, 1856

    Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129

    Nicht zu chnell (Non troppo veloce)

    Langsam (Lento)

    Sehr Lebhaft (Molto vivace)

     

    “Lo scorso mese Schumann ha composto un Concerto per violoncello che mi è piaciuto moltissimo. Esso sembra che sia stato scritto in perfetto stile violoncellistico”.

     

    Così il 16 novembre 1850 annotava nel suo diario Clara Schumann a proposito del Concerto in la minore per violoncello e orchestra che, composto in circa due settimane dal 10 al 24 ottobre 1850, in un arco di tempo estremamente breve e di prodigiosa creatività, è la prima composizione scritta da Schumann durante il suo soggiorno a Düsseldorf, dove era giunto il 2 settembre per assumere l’incarico di direttore dei concerti. Qui egli fu accolto trionfalmente con l’organizzazione di un concerto, durante il quale furono eseguite sue composizioni, di una cena e di un ballo in suo onore. Nonostante l’accoglienza calorosa, si apriva un periodo di grande e febbrile attività, non certo semplice per il compositore tedesco che, sebbene avesse poca esperienza nella direzione d’orchestra, fu costretto a dirigere una compagine orchestrale formata, tra l’altro, da artisti di profilo professionale non proprio altissimo, per ottemperare agli obblighi contratti con questo nuovo incarico. Tale frenetica attività, piuttosto che ostacolare la composizione di nuove opere, servì da stimolo efficacissimo per Schumann che in questo periodo scrisse alcuni dei suoi lavori più importanti, come Le scene dal Faust di Goethe, la Sinfonia n. 3 “Renana” e questo Concerto per violoncello e orchestra.

    Autentico capolavoro della letteratura per violoncello e orchestra, questo Concerto è la prima opera concertante scritta nell’Ottocento per questo strumento solista, in quanto prima di Schumann soltanto Haydn nel Settecento aveva composto due concerti per violoncello, il secondo dei quali risale al 1783. Probabilmente Schumann aveva pensato di scrivere un Concerto per violoncello già nel 1849, ma soltanto nei primi felici mesi del suo soggiorno a Düsseldorf trovò il tempo e l’ispirazione per realizzare questo suo progetto. Egli, inoltre, conosceva abbastanza bene la tecnica del violoncello, di cui aveva iniziato lo studio, sia pure per un breve periodo di tempo, nel 1832 quando, dopo la perdita dell’uso dell’anulare della mano destra che aveva posto fine alla sua carriera di pianista, aveva deciso di intraprendere tale studio. Oltre alla conoscenza del violoncello è possibile che abbia influito sulla sua scelta dello strumento solista anche la sua convinzione che la grande stagione dei Concerti per pianoforte e orchestra si era ormai esaurita. Lo stesso Schumann, recensendo il Secondo concerto per pianoforte e orchestra di Mendelssohn, aveva scritto:

     

    “Sarebbe certamente una spiacevole perdita per l’arte se andasse completamente fuor d’uso il concerto per pianoforte e orchestra; d’altra parte non si può dar torto ai pianisti quando dicono: «Noi non abbiamo bisogno di nessun aiuto, anche da solo il  nostro strumento è assolutamente completo». Così dobbiamo aspettare come si possa unire l’orchestra al pianoforte in modo nuovo e scintillante, tanto da lasciare al virtuoso la possibilità di sviluppare la ricchezza della sua arte e del suo strumento”.

     

    Anche per questo Concerto per violoncello come per il precedente per pianoforte  Schumann si propose di rinnovare questa  forma evitando il virtuosismo fine a se stesso alla ricerca della genuinità dell’espressione musicale, come egli stesso aveva avuto modo di affermare a proposito del suo Concerto per pianoforte e orchestra:

     

    “Il mio Concerto è un compromesso fra una Sinfonia, un Concerto, e una vasta Sonata. Mi accorgo che non posso scrivere un Concerto per i virtuosi – debbo progettare qualcos’altro”. 

     

    Tale poetica musicale di Schumann trova la sua piena affermazione anche in questo Concerto per violoncello e orchestra che fu eseguito in forma privata con Christian Reimers al violoncello e con Clara Schumann al pianoforte il 23 marzo 1851. La donna, dopo questa esecuzione, annotò nel suo diario:

     

    “Io ho suonato il Concerto per violoncello di Robert di nuovo e ciò ha procurato a me stessa un’ora di musica veramente felice”.

     

    Nonostante il giudizio entusiastico di Clara il Concerto non ebbe un immediato successo e sarebbe stato eseguito in pubblico postumo soltanto il 9 giugno 1860 con Ludwig Ebert al violoncello.

    Dal punto di vista formale il Concerto è costituito da tre movimenti, che vanno eseguiti senza soluzione di continuità, nei quali emerge la voce del solista in una scrittura lirica finemente accompagnata dall’orchestra. Già nel primo movimento, Nicht zu chnell (Non troppo veloce), in forma-sonata, la scrittura della parte solistica si evidenzia per una spiccata vena lirica mentre l’orchestra, dopo essersi prodotta in una breve introduzione, dialoga con il violoncello in un rapporto paritetico. La vena lirica della parte solistica è maggiormente evidente nel secondo movimento, Langsam (Lento), formalmente una romanza tripartita secondo lo schema A-B-A, in cui particolarmente suggestivo appare il duetto iniziale tra il solista e il primo violoncello dell’orchestra. L’ultimo movimento, Sehr Lebhaft (Molto vivace), infine, è un brillante rondò-sonata.

     

    Durata: 22'

    Antonín Dvořák
    Nelahozeves 1841 - Praga 1904

    Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88

    Allegro con brio

    Adagio

    Allegretto grazioso, Molto vivace

    Allegro ma non troppo

     

    Composta in brevissimo tempo tra il 26 agosto e l’8 novembre del 1889  e dedicata all’Accademia boema di Scienze, Arte e letteratura dell’imperatore Francesco Giuseppe in ringraziamento per la sua elezione, l’Ottava sinfonia di Dvořák è, insieme alla Nona, uno dei suoi lavori in questo genere più popolari e originali. Come affermato dallo stesso compositore, con la sua composizione Dvořák intese scrivere un'opera diversa da tutte le altre Sinfonie, con idee personali e lavorate in modo nuovo. Eseguita per la prima volta a Praga il 2 febbraio 1890 sotto la direzione dell’autore, la Sinfonia si distingue per un largo uso di temi tratti dalla musica popolare magiara e per un’abbondanza di materiale melodico tale da lasciare perplesso lo stesso Brahms, che, pur essendo amico di Dvořák, stroncò con poca delicatezza questa composizione giudicandola troppo frammentaria, con troppi elementi secondari e nessun contenuto sostanziale. In realtà Brahms aveva notato quella mancanza di rigore formale che effettivamente contraddistingue questa sinfonia e che, lungi dall’essere un aspetto negativo, è la testimonianza della direzione intrapresa dalla ricerca compositiva del compositore boemo.

    Dal punto di vista musicale appare straniante già l’attacco del primo movimento (Allegro con brio) della Sinfonia che, pur essendo in sol maggiore, si apre con un tema in sol minore di carattere lirico, esposto da violoncelli, corni, clarinetti e fagotti. La tonalità di sol maggiore è affermata nell’esposizione del secondo tema, affidato al flauto, che per il suo carattere bucolico è stato accostato ad un richiamo di uccelli. Il primo movimento, che si nutre del contrasto di queste idee tematiche e sembra quasi rappresentare la gioia del compositore di fronte ai colori e ai suoni della natura in un ambiente slavo di feste di paese, si chiude con una breve ed energica coda.  Di carattere malinconico è il secondo movimento, Adagio, che ricorda una composizione pianistica di Dvořák, intitolata Il vecchio castello, mentre il terzo movimento, Allegretto grazioso, si nutre del contrasto tra il semplice incedere di valzer della sezione iniziale e il carattere popolare e boemo del Trio. L’ultimo movimento, Allegro ma non troppo, che formalmente è riconducibile al tema a variazioni, si apre con una fanfara di trombe che, come affermato dal direttore ceco Rafael Kubelik durante le prove della sinfonia, in Boemia non annunciano la guerra, ma la danza. Dopo la fanfara è esposto dai violoncelli il tema principale del movimento all’interno del quale si possono distinguere altre due idee tematiche.

     

    Riccardo Viagrande

       

    Durata: 38'