Haydn/ Mendelssohn

RENATO PALUMBO direttore

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi - Palermo

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Sabato
    28 Marzo 2026

    Ore

    17,30

    Durata

    80min.

    Prezzi

    30 - 18 €

    Calendario

  • Programma

  • Franz Joseph Haydn
    Rohrau, 1732 - Vienna, 1809

    Sinfonia n. 104 “London” (o “Salomon”, “Della zampogna”) in re maggiore Hob. I: 104

    Adagio, Allegro

    Andante

    Menuetto. Allegro

    Finale. Allegro spiritoso

     

    “L’intera compagnia si compiacque in modo completo e anch’io. Io feci 4000 gulden questa sera: una tale cosa è possibile solo in Inghilterra”.

    Haydn, la sera della prima esecuzione della Sinfonia n. 104 “London”, avvenuta al King’s Theatre in Haymarket di Londra il 13 aprile 1795 per l’organizzazione Opera Concerts sotto la sua personale direzione, era certamente soddisfatto non solo per il lauto guadagno a cui fece riferimento in questa annotazione sul suo diario, ma anche per il successo strepitoso, destinato a ripetersi poco meno di un mese dopo, il 4 maggio 1795, in un concerto di addio in cui erano in programma soltanto sue composizioni, fra cui appunto anche questa Sinfonia n. 104. La sinfonia, in effetti, è un vero e proprio addio nei confronti non solo del pubblico inglese, ma anche del genere sinfonico in senso ampio, in quanto, oltre ad essere l’ultima delle 12 sinfonie londinesi, è anche l’ultima composizione scritta in questa forma. Essa presenta tre titoli, di cui il primo, London, si riferisce alla città che gli aveva tributato i maggiori successi negli ultimi anni al punto tale da tentarlo di prendere la cittadinanza inglese, mentre il secondo, Salomon, è in onore dell’impresario Peter Salomon che nel 1790 aveva commissionato ad Haydn la composizione delle prime sei sinfonie londinesi. Infine, il terzo titolo, della zampogna, fa riferimento al lungo pedale della parte iniziale del Finale, affidato ai bassi e ai corni, che ricorda l’effetto della cornamusa.

    Come tutte le altre sinfonie londinesi, eccezion fatta per la n. 95, questo lavoro si apre con un Adagio introduttivo, teso e inquietante nella scrittura armonica e nella tonalità di re minore, ma anche marziale nel caratteristico ritmo puntato di apertura. Esso contrasta con il carattere sereno dell’Allegro, in forma-sonata e monotematico, in quanto il secondo tema non è nient’altro che la ripresa del primo trasposto in la maggiore. Il secondo movimento, Andante, è, per quanto riguarda la forma, una contaminazione tra quella del rondò e quella della variazione. Il tema, esposto dagli archi e ripreso dagli strumentini, è molto bello e prelude a una fortissima esplosione dell’intera orchestra a cui segue una pausa generale di tutti gli strumenti. La violenta sonorità orchestrale e, per contrasto, la successiva pausa degli strumenti con l’assoluto silenzio che l’accompagna, contribuiscono, assieme agli altri elementi citati, a rendere il movimento estremamente vario tanto da sorprendere e lasciare attonito l’uditorio. Il terzo movimento, un Menuetto anticipa, per l’andamento veloce, lo scherzo, mentre il Trio si segnala per la preziosa orchestrazione nella quale emerge il sottile gioco di richiami tra gli strumentini e gli archi. Il Finale riceve forma e ispirazione, come accade molto spesso negli ultimi movimenti delle sinfonie di Haydn, da un tema popolare tratto da una ballata croata e si segnala per i timbri da zampogna che caratterizzano i pedali, tenuti da archi e corni, dando alla sinfonia uno dei tre soprannomi con cui è conosciuta.

    Durata: 27'

    Felix Mendelssohn-Bartholdy
    Amburgo, 1809 - Lipsia, 1847

    Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 "Scozzese”

    Andante con moto, Allegro un poco agitato, Andante come I,

    Vivace non troppo

    Adagio

    Allegro vivacissimo, Allegro maestoso assai

     

    “Io credo di aver trovato oggi l’inizio della mia Sinfonia Scozzese

    Questo breve accenno, contenuto in una lettera del 28 luglio 1829 indirizzata da Mendelssohn alla famiglia mentre si trovava ad Edimburgo durante il suo viaggio in Scozia, ci permette di stabilire con certezza la data del primo abbozzo della Sinfonia n. 3 “Scozzese” in la minore op. 56 che, come molte altre sue opere, ha avuto una lunga gestazione, durata circa 13 anni, dal 28 luglio 1829 appunto al 20 gennaio 1842, data in cui fu ultimata. La composizione della Sinfonia n. 3, contemporanea a quella della Sinfonia n. 4 “Italiana”, iniziata nel 1830, eseguita il 13 maggio 1833 e mai pubblicata dall’autore mentre era in vita, ha fatto sorgere il problema della sua corretta numerazione. Le date di inizio dei due lavori giustificherebbero la numerazione ufficiale del catalogo, mentre le date del loro completamento darebbero ragione a chi, al contrario, ritiene che sia più corretta una diversa numerazione. Prescindendo dalla numerazione ufficiale, la “Scozzese” rimane l’ultima sinfonia di Mendelssohn in ordine cronologico. La Sinfonia fu eseguita, per la prima volta, il 3 marzo del 1842, sotto la direzione dell’autore, al Gewandhaus di Lipsia, riscuotendo un successo tale da essere ripresa nel concerto successivo del 17 marzo sotto la direzione del Kappelmeister del Teatro K. Bach. Anche la prima inglese della Sinfonia, eseguita a Londra presso la Società Filarmonica il 13 giugno, si trasformò in un notevole successo per il compositore che decise di pubblicarla l’anno seguente presso la casa editrice Breitkopf & Härtel con una dedica alla regina Vittoria.

    La Sinfonia, pur essendo stata composta in un arco di tempo molto lungo, presenta una straordinaria unità formale, ottenuta non solo con l’espediente, adottato anche nel Concerto in mi minore per violino e orchestra, in base al quale i quattro movimenti si susseguono senza soluzione di continuità, ma soprattutto grazie a una struttura ciclica, dominata dal motivo dell’introduzione (Andante con moto), proprio quello a cui sembra riferirsi il compositore nella suddetta lettera. Il motivo iniziale di questa introduzione, che Mendelssohn avrebbe riutilizzato nella prima delle Tre fantasie op. 16 e nella Erster Walpurgisnacht, rappresenta perfettamente lo stato d’animo del compositore di fronte a strutture architettoniche quali l’Holyrood Palace e la cappella dell’incoronazione di Maria Stuarda che avevano suscitato in lui un senso di mistero in stridente contrasto con il carattere sereno e limpido del cielo, come egli stesso annotò nella lettera di cui sopra. La composizione della sinfonia, ripresa nell’inverno del 1830-31 durante il soggiorno romano, come si apprende da una lettera del 23 novembre dove si legge che stava scrivendo una Sinfonia in la minore, fu subito interrotta per il nuovo progetto relativo alla composizione della Sinfonia “Italiana”, secondo quanto egli stesso scrisse in una lettera successiva del 29 marzo 1831: “sono stato costretto a mettere da parte la Sinfonia scozzese, essendo impossibilitato a riportarla nell’incerta atmosfera scozzese”.

     

    Dell’incerta atmosfera scozzese restò, in realtà, poco in questa sinfonia almeno per quanto riguarda le citazioni di melodie popolari, se si eccettua quello della pipe band del secondo movimento.

    Come già accennato in precedenza, il primo movimento si apre con un’introduzione lenta che viene ripresa nella parte conclusiva incastonando l’Allegro un poco agitato in forma-sonata, il cui primo tema deriva dal motivo iniziale, mentre il secondo è affidato al timbro caldo del clarinetto. Nel secondo movimento, Vivace non troppo, il protagonista è il folklore scozzese che, permeando di sé sia il primo tema pentatonico affidato al clarinetto sia il secondo molto vicino allo spirito della pipe-band scozzese, genera un improvviso cambio di atmosfera che diventa gaia, mentre nel terzo movimento, Adagio, la musica si dipana in una scrittura di straordinario lirismo espresso soprattutto nel primo tema intonato dai violini. La tradizione popolare scozzese ritorna, infine, nel quarto movimento, Allegro vivacissimo, dove, su un ostinato affidato ai corni, ai fagotti e alle viole, si erge il primo tema dal caratteristico ritmo di danza scozzese. Anche il secondo tema, intonato dagli oboi e dai clarinetti, è di derivazione popolare. Tutto il movimento presenta un carattere brillante compromesso soltanto nella parte conclusiva da un breve episodio di collegamento che conduce all’Allegro maestoso che si configura come una maestosa marcia trionfale.

     

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 39'