Haydn/Sollima
Giovanni Sollima, direttore/violoncello
Concerto Anteprima
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Programma
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Franz Joseph Haydn
Rohrau, 1732 - Vienna, 1809A Selection of Original Scots Songs Hob. XXXIa (versione per violoncello e orchestra di Giovanni Sollima) - prima esecuzione a Palermo
Leader Haughs and Yarrow
On a Bank of Flowers
The Sheperd Adonis
La trascrizione di Haydn delle Canzoni originali scozzesi si deve a una circostanza imprevista e alquanto singolare: il fallimento dell’editore londinese William Napier, che, pur non avendo rapporti ufficiali di lavoro con Haydn, aveva pubblicato alcune sinfonie e quartetti del compositore austriaco. Proprio per aiutare Napier, Haydn trascrisse ben 150 canzoni scozzesi che pubblicò in due raccolte delle quali la prima uscì nel 1792 e la seconda nel 1795, ottenendo un grande successo dovuto al fatto che nell’Inghilterra dell’epoca questo repertorio, che poteva vantarsi, in questo caso, della presenza del nome di Haydn, le cui sinfonie erano già state applaudite a Londra, godeva di un grande mercato.
In questa occasione, tre delle 150 canzoni (Leader Haughs and Yarrow, On a Bank of Flowers e The Sheperd Adonis), vengono presentate in un’originalissima versione per violoncello e orchestra realizzata da Giovanni Sollima che si è avvalso di alcune fonti dello stesso Haydn, in quanto, come affermato dal violoncellista e compositore palermitano:
“almeno un paio della grande collezione sembrerebbero orchestrati di suo pugno, invece la maggior parte constano al massimo di due pagine - un po’ come accade nella musica popolare o nel rock quando si ritrova in notazione - in cui è presente la linea del canto (e il testo), una linea di violino (a volte 2 violini) e un basso continuo assai ricco. La versione che ho realizzato integra tutto ciò ed è riportata per esteso invece che con le varie ripetizioni (che prevedevano ovviamente ornamentazioni, diminuzioni, ecc). Il violoncello è solista perché ogni brano viene introdotto con la versione originale dei canti (tra l’altro ancora oggi popolarissimi in scozia) e riprende più tardi con le ornamentazioni. Mi ha ispirato anche una figura come John Gunn, musicista che studio da qualche anno e autore - tra l’altro - di un paio di trattati assai interessanti, in uno dei quali utilizza appunto diversi canti scozzesi corredati di diteggiature per il violoncello”.
Durata: 8'
Franz Joseph Haydn
Rohrau, 1732 - Vienna, 1809Concerto n. 2 in re maggiore per violoncello e orchestra Hob. VIIb:2
Allegro moderato
Adagio
Rondò. Allegro
Soltanto nel 1951, in seguito alla scoperta dell’autografo dove si legge la solita dicitura «di me Giuseppe Haydn mp. 783», sono stati fugati tutti i dubbi sull’autenticità e la data di composizione del Secondo concerto per violoncello e orchestra che Haydn compose nel 1783 presumibilmente per Antonin Kraft, primo violoncello dell’orchestra del principe Esterházy. Proprio a Kraft fu attribuita per tutto l’Ottocento la composizione del Concerto che visse una vicenda editoriale particolarmente complessa, in quanto, pubblicato nel 1804 come op. 101, acquistò una fama tale da essere sottoposto a un arrangiamento per flauto da C. F. Ebers e, in seguito, a ulteriori rimaneggiamenti ad opera del musicologo belga François Gevaert. Solo dopo la scoperta dell’autografo è stato possibile pubblicare nella sua forma originaria il Concerto, la cui paternità haydniana è stata messa ancora in dubbio sul finire degli anni Settanta dal musicologo americano Robbins Landon che nella sua monumentale biografia dedicata ad Haydn scrisse:
“Nonostante l’autografo, sussiste qualche probabilità che il concerto possa essere di Kraft. […] Nell’ipotesi più restrittiva, Kraft potrebbe aver dato consigli pratici sulla parte del violoncello; ma potrebbe aver esteso il suo contributo fino a fornire il materiale tematico di base per il concerto”.
Oggi nessuno metterebbe più in dubbio la paternità haydniana del Concerto il cui primo movimento Allegro moderato in 4/4, ma non alla breve, come in altre composizioni di questo periodo, si sviluppa nella tradizionale forma-sonata, anche se manca un vero contrasto dialettico tra i due temi dal momento che il secondo, esposto alla dominante, appare più una rielaborazione del primo che un’idea del tutto nuova. Estremamente raffinato è il secondo movimento, Adagio, costituito da tre esposizioni del lirico tema iniziale, separate da episodi caratterizzati da varianti o ampliamenti del tema stesso, tra i quali spicca il penultimo, in minore, di grande forza espressiva. L’ultimo movimento, Allegro, è un brillante Rondò nel quale il solista può dare sfogo alle sue capacità virtuosistiche.
Durata: 23'
Giovanni Sollima
Palermo, 1962Folktales Concerto per violoncello e orchestra - prima esecuzione a Palermo
Di Folktales, composto nel 2009 su commissione della Budapest Festival Orchestra che lo ha eseguito sotto la direzione di Ivan Fisher in occasione del Budapest Malher Festival 2009, lo stesso Giovanni ha ricordato la genesi, descrivendone nel contempo le caratteristiche principali in questa breve nota:
"There was once a lad whom everyone called Dauntless Little John, since he was afraid of nothing...
È solo un piccolo frammento da Italian Folktales di Italo Calvino, un libro – visionario e onirico - che, assieme a Le città invisibili, amo molto.
Tuttavia ho preso spunto soltanto in parte dalla forma narrativa e non ho affrontato nello specifico alcun racconto del libro. Mi interessava l’idea di raccogliere materiale tematico in una sorta di forma stabile – direi quasi classica, come il concerto, nel caso della musica, o come il racconto nel caso della narrativa - ma al tempo stesso estremamente flessibile. Del concerto resta una sorta di relitto, di impalcatura esterna all’interno della quale si avvicendano diversi temi e dove il materiale stesso può gravitare in assoluta libertà. Nel brano - malgrado il titolo dall’inequivocabile riferimento al popolare - non faccio uso di temi popolari o di materiale etnico anche se la natura stessa di certe melodie o figure ritmiche può darne l’impressione.
Non è la prima volta che mi trovo a lavorare su elementi di radice popolare (a volte si è trattato di “indagini” su sequenze intervallari che compongono certe scale musicali…), in altri lavori come I canti, Concerto Rotondo, Lamentatio e The Taranta Project l’intervento è stato di volta in volta di natura assai diversa, nei brani per violoncello – come nel caso di Folktales – l’approccio a tecniche “vocali” o strumentali che rievocano parentele lontane con altri strumenti ad arco o, soprattutto da qualche tempo a questa parte, a tecniche o aspetti espressivi della musica barocca, determina gran parte dell’estetica stessa del lavoro.
Il fatto di essere siciliano e di aver sempre presente, anche solo in modo immaginario, una sorta di crocevia di suoni e di stratificazioni di ogni genere che si ammassano senza un ordine preciso (non mi riferisco soltanto ai suoni… il senso della stratificazione è evidentissimo nell’architettura, nel cibo, nei nomi, nei rituali…) mi spinge a cercare quasi sempre una qualche forma tipo “contenitore” dove appunto tento di far dialogare anche la materia apparentemente più incompatibile ed eterogenea.
Folktales si articola in otto blocchi fra loro collegati nel cui interno si alternano aree solistiche di tipo improvvisativo che si rifanno alle “fermate” dei concerti pre-classici a zone di dialogo continuo con l’orchestra. È presente anche un’ampia citazione vivaldiana da un Concerto per violoncello (uno dei due in cui è presente la forma del tema con variazioni sopra una linea di basso)”.
Riccardo Viagrande